Sol Invictus

Sol Invictus

Il segreto svelato

Sol Invictus ("Sole invitto") o, per esteso, Deus Sol Invictus ("Dio Sole invitto") era un appellativo religioso usato per diverse divinità nel tardoImpero romano: Helios, El-Gabal, Mitra che finirono per essere assimilate, nel periodo della dinastia dei Severi, all'interno di un monoteismo "solare"[2][3].

Al contrario del precedente culto agreste di Sol Indiges ("Sole nativo" o "Sole invocato" - l'etimologia ed il significato del termine indiges sono dubbie), il titolo Deus Sol Invictus fu formato per analogia con la titolatura imperiale Pius, Felix, Invictus (Devoto, Fortunato, Invitto).

Galleria Foto: https://it.wikipedia.org/wiki/Sol_Invictus#/media/File:Disc_Sol_BM_GR1899.12-1.2.jpg

Storia

In Egitto e Siria

Moneta dell'imperatore Marco Aurelio Probo (ca. 280), con Sol Invictus alla guida di una quadriga, con iscrizione SOLI INVICTO, "Al Sole Invitto". Notare come l'imperatore porti una corona radiata, attributo del dio.

Il culto del Sol Invictus ha origine in Oriente: ad esempio, le celebrazioni del rito della nascita del Sole in Siria ed Egitto erano di grande solennità e prevedevano che i celebranti ritiratisi in appositi santuari ne uscissero a mezzanotte, annunciando che la Vergine aveva partorito il Sole, raffigurato come un infante. In particolare, è l'apologeta cristiano Epifanio di Salamina [4] a segnalare che in alcune città d'Arabia e d'Egitto i pagani celebravano una festa dedicata al trionfo della luce sulle tenebre, e incentrata sulla nascita del dio Aîon, generato dalla vergine Kore, con un evidentissimo rimando alla dottrina dell'eterno ritorno: si noti che nella tradizione cosmologica greca "Aîon" era uno degli aspetti del Tempo, inteso nella sua valenza di eterno presente; in greco, inoltre, "kore" è la parola che designa genericamente la "fanciulla" ossia il femminile nelle sue infinite potenzialità, e Kore è anche il nome con cui è nota la figura mitologica di Persefone. La testimonianza di Epifanio è confermata anche da Cosma di Gerusalemme[5], che ancora nel sec. VII d.C. menziona la celebrazione di analoghe cerimonie nella notte tra il 24 e il 25 dicembre.

Eliogabalo e Mitra

Caracalla: antoniniano[6]ANTONINUS PIUSAVG GERM, testa laureata a destra, in uniforme militare (Paludamentum) P M TR P XVIII COS IIIIP P, il Sole in piedi tiene nella mano sinistra un globo, la destra alzata. 
23 mm, 4.95 g, coniato nel 216 durante lacampagna militare in Oriente contro i Parti. 

Il culto acquisì importanza a Roma per la prima volta con l'imperatore Eliogabalo(sebbene vi siano emissioni monetali antecedenti del Sole, almeno dell'epoca diCaracalla), che tentò prematuramente di imporre il culto di Elagabalus Sol Invictus, il Dio-Bolide solare della sua città natia, Emesa, in Siria. Eliogabalo fece costruire un tempio dedicato alla nuova divinità sul Palatino[7]. Con la morte violenta dell'imperatore nel 222 questo culto cessò di essere coltivato a Roma, anche se molti imperatori continuarono ad essere ritratti sulle monete con l'iconografia della corona radiata solare per quasi un secolo.

Il Sol Invictus, inoltre, compare come divinità subordinata associata al culto diMitra. Il termine Invictus compare anche riferito a Mitra stesso e al dio Marte nelle iscrizioni private dei dedicanti e dei devoti.

Culto solare romano

Aureliano con la corona radiata, su una moneta di bronzo argentato rinvenuta a Roma, 274-275Mitra al centro e il Sol Invictus in alto a sinistra, Musei Vaticani

Nel 272 Aureliano sconfisse la principale nemica dell'impero (riunificandolo), la Regina Zenobia del Regno di Palmira, grazie all'aiuto provvidenziale della città stato di Emesa (arrivato nel momento in cui le milizie romane si stavano sbandando). L'imperatore stesso dichiarò di aver avuto la visione del dio Sole di Emesa, che interveniva per rincuorare le truppe in difficoltà nel corso della battaglia decisiva[8].

In seguito, nel 274, Aureliano trasferì a Roma i sacerdoti del dio Sol Invictus e ufficializzò il culto solare di Emesa, edificando un tempio sulle pendici del Quirinale e creando un nuovo corpo di sacerdoti (pontifices solis invicti). Comunque, al di là dei motivi di gratitudine personale, l'adozione del culto del Sol Invictus fu vista da Aureliano come un forte elemento di coesione dato che, in varie forme, il culto del Sole era presente in tutte le regioni dell'impero. Anche molte divinità greco-romane, come Giove e Apollo, erano identificate con il sole. Inoltre, come riferisce l'apologista cristiano Tertulliano, molti credevano erroneamente che gli stessi cristiani adorassero il sole.

Sebbene il Sol Invictus di Aureliano non sia ufficialmente identificato con Mitra, richiama molte caratteristiche del mitraismo, compresa l'iconografia del dio rappresentato come un giovane senza barba.

Aureliano consacrò il tempio del Sol Invictus in una data ignota verso la fine del274[9], facendo del dio-Sole la principale divinità del suo impero ed indossando egli stesso una corona a raggi. Si presume che a lui risalga la festa solstiziale del Dies Natalis Solis Invicti, "Giorno di nascita del Sole Invitto". La scelta di questa data poteva rendere più importante la festa, in quanto la innestava, concludendola, sulla festa romana più antica, i Saturnali.

La celebrazione del Sole Invitto proprio il 25 dicembre è tuttavia testimoniata solo nel Cronografo del 354 insieme alla testimonianza del Natale. Durante il regno di Licinio la celebrazione del Sol Invictus si svolse il 19 dicembre, data forse più prossima al solstizio astronomico nel calendario allora in vigore.[10][11]. La festa, inoltre, del Sole Invitto era celebrata anche in altre date, ad esempio dal 19 al 22 ottobre[12].

La prima testimonianza della celebrazione del Natale cristiano successiva al Cronografo del 354 risale al 380, grazie ai sermoni di san Gregorio di Nissa. La festa del Natale di Cristo, infatti, non è riportata nei più antichi calendari delle festività cristiane in quanto i cristiani prediligevano altre feste fra cui oltre alla Pasqua anche l'Epifania/Battesimo di Gesù e ilconcepimento, ipotizzato 33 anni esatti prima della morte di Gesù. Fra le date festive più antiche figurano proprio il 6 gennaio e il 28 marzo (o altra data pasquale per il presunto anno di nascita di Gesù).

"Al compagno Sole Invitto"

Moneta di Costantino, con una rappresentazione del Sol Invictus e l'iscrizione SOLI INVICTO COMITI, "al compagno (di Costantino), il Sole Invitto".

Anche l'imperatore Costantino sarebbe stato un cultore del Dio Sole, in qualità diPontifex Maximus dei romani. Egli, infatti, raffigurò il Sol Invictus sulla sua monetazione ufficiale, con l'iscrizione SOLI INVICTO COMITI, "Al compagno Sole Invitto", definendo quindi il dio come un compagno dell'imperatore.[13]

Con un decreto del 7 marzo 321 Costantino stabilì che il primo giorno della settimana (il giorno del Sole, Dies Solis) doveva essere dedicato al riposo:

(LA ...)

« Imperator Constantinus.Omnes iudices urbanaeque plebes et artium officia cunctarum venerabili die solis quiescant. ruri tamen positi agrorum culturae libere licenterque inserviant, quoniam frequenter evenit, ut non alio aptius die frumenta sulcis aut vineae scrobibus commendentur, ne occasione momenti pereat commoditas caelesti provisione concessa. * const. a. helpidio. * <a 321 pp. v non. mart. crispo ii et constantino ii conss.> »

(IT)

« Nel venerabile giorno del Sole, si riposino i magistrati e gli abitanti delle città, e si lascino chiusi tutti i negozi. Nelle campagne, però, la gente sia libera legalmente di continuare il proprio lavoro, perché spesso capita che non si possa rimandare la mietitura del grano o la semina delle vigne; sia così, per timore che negando il momento giusto per tali lavori, vada perduto il momento opportuno, stabilito dal cielo. »


(Codice giustinianeo 3.12.2) 
Natale 

Letteralmente natale significa "nascita". La festività delDies Natalis Solis Invicti ("Giorno di nascita del Sole Invitto") veniva celebrata nel momento dell'anno in cui la durata del giorno iniziava ad aumentare dopo il solstizio d'inverno: la "rinascita" del sole. Il termine solstizio viene dal latino solstitium, che significa letteralmente "sole fermo" (da sol, "sole", e sistere, "stare fermo").

Infatti nell'emisfero nord della Terra tra il 22 e il 24 dicembre il sole sembra fermarsi in cielo (fenomeno tanto più evidente quanto più ci si avvicina all'equatore). In termini astronomici, in quel periodo il sole inverte il proprio moto nel senso della "declinazione", cioè raggiunge il punto di massima distanza dal piano equatoriale. Il buio della notte raggiunge la massima estensione e la luce del giorno la minima. Si verificano cioè la notte più lunga e il dì più corto dell'anno. Subito dopo il solstizio, la luce del giorno torna gradatamente ad aumentare e il buio della notte a ridursi fino al solstizio d'estate, in giugno, quando avremo il giorno più lungo dell'anno e la notte più corta. Il giorno del solstizio cade generalmente il 21, ma per l'inversione apparente del moto solare diventa visibile il terzo/quarto giorno successivo. Il sole, quindi, nel solstizio d'inverno giunge nella sua fase più debole quanto a luce e calore, pare precipitare nell'oscurità, ma poi ritorna vitale e "invincibile" sulle stesse tenebre. E proprio il 25 dicembre sembra rinascere, ha cioè un nuovo "Natale". Questa interpretazione "astronomica" può spiegare perché il 25 dicembre sia una data celebrativa presente in culture e paesi così distanti tra loro. Tutto parte da una osservazione attenta del comportamento dei pianeti e del sole, e gli antichi, per quanto possa apparire sorprendente, conoscevano bene gli strumenti che permettevano loro di osservare e descrivere movimenti e comportamenti degli astri.


Dopo aver abbracciato la fede cristiana, nel 330 l'imperatore ufficializzò per la prima volta il festeggiamento cristiano della natività di Gesù, che con un decreto fu fatta coincidere con la festività pagana della nascita di Sol Invictus. Il "Natale Invitto" divenne il "Natale" Cristiano (v. sotto, Sol Invictus ed il Cristianesimo).[14]

Verso la metà del IV secolo papa Giulio I ufficializzò la data delNatale da parte della Chiesa cattolica, come tramandato daGiovanni Crisostomo nel 390:

« In questo giorno, 25 dicembre, anche la natività di Cristo fu definitivamente fissata in Roma. » 
(Giovanni Crisostomo) 

L'editto di Teodosio

La religione del Sol Invictus restò in auge fino al celebre editto di Tessalonica di Teodosio I del 27 febbraio 380, in cui l'imperatore stabiliva che l'unica religione di Stato era il Cristianesimo di Nicea, bandendo di fatto ogni altro culto.

Il 3 novembre 383 il Dies Solis, che era chiamato anche Dies Dominicus, giorno del Signore, in accordo con l'uso cristiano attestato da quasi tre secoli (cfr. Apocalisse 1, 16), fu dichiarato giorno di riposo obbligatorio per le liti giuridiche, per gli affari e per la riscossione dei debiti, comandando che fosse considerato sacrilego chi non ottemperava all'editto:

« Idem aaa. ad Principium praefectum praetorio. Solis die, quem dominicum rite dixere maiores, omnium omnino litium et negotiorum quiescat intentio; debitum publicum privatumque nullus efflagitet; ne aput ipsos quidem arbitros vel e iudiciis flagitatos vel sponte delectos ulla sit agnitio iurgiorum. Et non modo notabilis, verum etiam sacrilegus iudicetur, qui a sanctae religionis instinctu rituve deflexerit. Proposita III non. nov. Aquileiae Honorio n. p. et Evodio conss. » 
(Codice teodosiano, xi.7.13) 

Sol Invictus e cristianesimo

La terminologia relativa alla luce e alle sue fonti: lucerna, fuoco, stelle, Luna e -primo fra tutti- Sole si riferisce innanzitutto alla loro realtà fisica. In seguito all'esperienza umana questi termini si caricarono di ulteriori significati e divennero metafora o simbolo, assumendo significati più ampi e complessi. Ad es. la luce si contrappone all'oscurità, il giorno alla notte e per questo motivo la luce diventa simbolo di verità, di conoscenza, di consapevolezza che si contrappone all'oscurità dell'ignoranza e della menzogna. Questo processo è molto antico e ha portato per esempio i popoli mesopotamici ad attribuire al dio sole Šamaš il compito di garantire la giustizia e il rispetto degli accordi.Già nella stele di Hammurabi il re babilonese è ritratto mentre riceve da Shamash le leggi, che promulgherà.

Il Sole come simbolo ebraico del Messia

Un legame tra il Sole e la figura del Messia atteso dal popolo ebraico compare nella seguente profezia biblica:

« la mia giustizia sorgerà come un Sole e i suoi raggi porteranno la guarigione...il giorno in cui io manifesterò la mia potenza, voi schiaccerete i malvagi... » 
(Libro di Malachia, 3, 20-21.) 

Questa immagine della giustizia di Dio come un astro splendente risale al libro di Isaia (Is 30, 26 e Is 62, 1) ed è ripreso anche nel libro della Sapienza (Sap 5, 6).

L'utilizzo del Sole come simbolo messianico nel periodo immediatamente precedente la nascita del giudeo-cristianesimo si ritrova nei manoscritti del Mar Morto[15]:

« La sua parola è come parola del cielo; il suo insegnamento è secondo la volontà di Dio. Il suo eterno Sole splenderà e il suo fuoco sarà fulgido in tutti i confini della terra; sulla tenebra splenderà. Allora la tenebra sparirà dalla terra, l'oscurità dalla terraferma. » 
(Apocrifo di Levi (4Q541), frammento 9, colonna 1, righe 2-6.) 

Simbolismo solare associato a Gesù

L'annuncio dell'arrivo di un Sole di giustizia presente nel libro di Malachia, che conclude il Tanakh, è stato interpretato dai cristiani come un annuncio profetico della nascita di Gesù. La presenza di un importante annuncio era resa ancora più verosimile dal fatto che Malachia non è il nome dell'autore del libro, ma significa messaggero. Questa interpretazione è implicita già nel primo capitolo del vangelo secondo Luca (Lc 1, 79-79), in cui Zaccaria, quando preannuncia che Giovanni Battista andrà "dinanzi al Signore a preparargli la via", profetizza che la misericordia di Dio "ci verrà incontro dall'alto come luce che sorge", ed infatti nel capitolo successivo Gesù è presentato come "luce per illuminare le nazioni" (cfr. Lc 2, 32).

Il simbolismo teologico "Cristo-Luce" è caratteristico del Vangelo secondo Giovanni (cfr. Gv 1, 4-9 e Gv 8, 12), che mette spesso in evidenza la contrapposizione tra luce e tenebra. Nelle epistole paoline la simbologia della luce è molto presente con una grande ricchezza di sfumature e significati (ad es. Ef 5, 8-14), tra i quali viene associato anche il Messia citato in modo simile nella letteratura rabbinica[16].

Se la simbologia della luce è ben presente nel Nuovo Testamento, il Sole non viene quasi mai associato esplicitamente a Cristo. Il Sole come termine ricorre 22 volte e solo due volte viene usato come paragone per lo splendore del volto di Gesù. La prima circostanza è la trasfigurazione, durante la quale il volto di Gesù splendeva come il Sole (Mt 17, 2). Anche nell'Apocalisse di Giovanni, quando Cristo appare all'apostolo: "il suo volto somigliava al sole quando splende in tutta la sua forza" (Ap 1, 16).

Il simbolismo solare è invece molto comune fra i primi scrittori cristiani, che distinsero il "vero Sol iustitiae da quello venerato dai pagani e dai manichei"[17]. Il simbolismo era anche stimolato dal racconto della risurrezione, di cui il risorgere quotidiano del Sole può essere considerato una metafora.

Il simbolismo solare nell'iconografia cristiana

Mosaico del III secolo nellaNecropoli vaticana sotto la basilica di San Pietro, nella volta nel Mausoleo dei Giulii: è stata avanzata l'ipotesi che sia una raffigurazione di Gesù nelle vesti del dio-sole Apollo-Helios/Sol Invictusalla guida del carro.

L'iconografia cristiana delle origini utilizzò sistematicamente temi iconografici pagani, soprattutto nei primi tre secoli, quando il rischio delle persecuzioni impediva l'utilizzo di simboli troppo esplicitamente cristiani in luoghi come le catacombe. Furono perciò utilizzati anche attributi solari per alludere a Cristo come la corona radiata del Sol Invictus o, in alcuni casi, il carro solare. Un mosaico forse raffigurante Gesù comeApollo-Helios è stato scoperto in un mausoleo sotto la basilica di San Pietro e datato circa al 250, nel periodo cioè delle persecuzioni di Valeriano. La valenza cristiana del mosaico si dedurrebbe dai tralci di vite che circondano l'immagine del dio Helios[18].

Fin dagli albori del cristianesimo le chiese cristiane - dove era possibile - furono orientate con l'abside ad Oriente. Ciò potrebbe avere un'interpretazione solare dato che l'Oriente può essere considerato simbolicamente il punto dove sorge il sole (invitto dopo la lotta contro le tenebre) e sale nel cielo. La presenza di affreschi del Cristo Pantocratore nell'abside delle prime chiese rafforzerebbe l'identificazione del Risorto con il Sole. Tuttavia, già secoli prima del culto del Sol invictus, il Tempio di Salomone era orientato lungo l'asse Est-Ovest (ma con l'ingresso a Est). Anche le sinagoghe dovevano essere orientate a Est tutte le volte che non era possibile orientarle verso Gerusalemme.

L'utilizzo del sole come simbolo cristologico è durata nei secoli sino a oggi. Anche nell'abside esterna del Duomo di Milano vi è la raffigurazione della Trinità, in cui il Cristo è raffigurato non come una persona umana ma come un sole fiammeggiante di pietra. Il monogramma IHS sormontato da una croce e posto dentro una razza fiammante è uno dei più comunicristogrammi (ripreso come simbolo della Compagnia di Gesù, per esempio). Gli ostensori, che avevano inizialmente una forma di teca (ostensori architettonici) hanno per lo più la forma di disco solare. La razza (o raggera) fiammante è considerata uno dei simboli più tipici del sole.

Sovrapposizione fra culto solare e culto cristiano

Sol Invictus presso il Museo nazionale romano

Molto prima che Eliogabalo e i suoi successori diffondessero a Roma il culto siriaco del Sol invictus, molti romani ritenevano che i cristiani adorassero il sole:

« Gli adoratori di Serapide sono cristiani e quelli che sono devoti al dio Serapide chiamano se stessi Vicari di Cristo » 
(Adriano) 
« ...molti ritengono che il Dio cristiano sia il Sole perché è un fatto noto che noi preghiamo rivolti verso il Sole sorgente e che nel Giorno del Sole ci diamo alla gioia » 
(Tertulliano, Ad nationes, apologeticum, de testimonio animae

Questa confusione era senz'altro favorita dal fatto che Gesù era risorto nel primo giorno della settimana, quello dedicato al sole, e perciò i cristiani avevano l'abitudine di festeggiare proprio in quel giorno (oggi chiamato domenica):

« Nel giorno detto del Sole si radunano in uno stesso luogo tutti coloro che abitano nelle città o in campagna, si leggono le memorie degli apostoli o le scritture dei profeti, per quanto il tempo lo consenta; poi, quando il lettore ha terminato, il presidente istruisce a parole ed esorta all'imitazione di quei buoni esempi. Poi ci alziamo tutti e preghiamo e, come detto poco prima, quando le preghiere hanno termine, viene portato pane, vino e acqua, e il presidente offre preghiere e ringraziamenti, secondo la sua capacità, e il popolo da il suo assenso, dicendo Amen. Poi viene la distribuzione e la partecipazione a ciò che è stato dato con azioni di grazie, e a coloro che sono assenti viene portata una parte dai diaconi. Coloro che possono, e vogliono, danno quanto ritengono possa servire: la colletta è depositata al presidente, che la usa per gli orfani e le vedove e per quelli che, per malattia o altre cause, sono in necessità, e per quelli che sono in catene e per gli stranieri che abitano presso di noi, in breve per tutti quelli che ne hanno bisogno. » 
(Giustino, II secolo d.C.) 

Questa scelta liturgica era inevitabile. Il giorno del sole, infatti, non solo era proprio il primo della settimana, quello in cui Gesù era risorto, ma anche aveva una valenza metaforica teologicamente e scritturalmente corretta. L'abitudine di chiamare tale giorno "giorno del Signore" (dies dominica, da cui, appunto il nome domenica) compare per la prima volta alla fine del primo secolo (Apocalisse 1, 10) e poco dopo nella didachè, prima cioè che il culto del Sol Invictus prendesse piede.

Anche la decisione di celebrare la nascita di Cristo in coincidenza col solstizio d'inverno ha dato origine a molte controversie, dato che le date di nascita di Gesù fornite dai Vangeli sono imprecise e di difficile interpretazione. Le prime notizie di feste cristiane per celebrare la nascita di Cristo risalgono circa all'anno 200. Clemente Alessandrino riporta diverse date festeggiate in Egitto, che sembrano coincidere con l'Epifania o col periodo pasquale (cfr. Data di nascita di Gesù). Nel 204 circa, invece, Ippolito di Roma propone il 25 dicembre (e la correttezza storica di tale scelta sembrerebbe essere stata approssimativamente confermata da recenti scoperte[19]). La decisione, tuttavia, di uniformare la data delle celebrazioni proprio il 25 dicembre potrebbe essere stata stabilita in buona parte per motivi "politici" in modo da congiungersi e sovrapporsi alle feste pagane dei Saturnali e del Sol invictus.

La confusione fra i culti continuò per alcuni secoli, anche perché ovviamente l'editto di Tessalonica, che proibiva i culti diversi dal cristianesimo, non determinò la conversione dei pagani. Ancora ottanta anni dopo, nel 460, il papa Leone Isconsolato scriveva:

« È così tanto stimata questa religione del Sole che alcuni cristiani, prima di entrare nella Basilica di San Pietro in Vaticano, dopo aver salito la scalinata, si volgono verso il Sole e piegando la testa si inchinano in onore dell'astro fulgente. Siamo angosciati e ci addoloriamo molto per questo fatto che viene ripetuto per mentalità pagana. I cristiani devono astenersi da ogni apparenza di ossequio a questo culto degli dei. » 
(Papa Leone I, 7° sermone tenuto nel Natale del 460 - XXVII-4

La sovrapposizione fra culto solare e culto cristiano ha dato origine a molte controversie, tanto che alcuni hanno sostenuto che il cristianesimo sia stato pesantemente influenzato dal mitraismo e dal culto del Sol invictus o addirittura trovi in essi la sua radice vera. Questa tesi si forma durante il Rinascimento, ma si è diffusa negli ultimi decenni, tanto da essere considerata se non accettata perfino negli ambienti più progressisti delle chiese cristiane. Un esempio ce lo fornisce ilvescovo siriano Jacob Bar-Salibi che, alla fine del XII secolo, scrive:[20]:

« Era costume dei pagani celebrare al 25 dicembre la nascita del Sole, in onore del quale accendevano fuochi come segno di festività. Anche i Cristiani prendevano parte a queste solennità. Quando i dotti della Chiesa notarono che i Cristiani erano fin troppo legati a questa festività, decisero in concilio che la "vera" Natività doveva essere proclamata in quel giorno. » 
(Jacob Bar-Salibi) 

Anche l'allora cardinale Joseph Ratzinger (poi papa Benedetto XVI) parla della cristianizzazione della festa dedicata al sole e agli dei che lo rappresentavano.[21]

Note

  1. ^ Secondo vari autori la festa del Sol Invictus non fu sempre celebrata il 25 dicembre, ma anche in altri periodi dell'anno, come il mese di ottobre (Cfr. M. R. Salzman, New Evidence for the Dating of the Calendar at Santa Maria Maggiore in Rome, Transactions of the American Philological Association (111) 1981, pp. 215-227, a p. 221) o il 19 dicembre (Cfr. Lucio De Giovanni, Costantino e il mondo pagano: studi di política e legislazione, M. D'Auria Editore, 1989). Va anche considerato che, secondo Gaston H. Halsberghe, Aureliano riformò un culto, quello del dio Sol Invictus, che aveva perso seguito tra i fedeli negli anni precedenti, e lo fece per unificare l'impero e rinnovare i legami con l'autorità centrale dopo le varie guerre e i vari imperatori succedutisi rapidamente. Compì quindi non solo una riforma religiosa ma anche una vera e propria riforma amministrativa: «La Cristianità era infatti in pieno sviluppo -scrive Halsberghe- e i culti orientali avevano scosso la fede nelle antiche divinità romane e le aveva derubate della loro capacità di sostenere la devozione». Per Halsberghe quindi, in un periodo storico in cui l'aspirazione religiosa conduceva verso il monoteismo, il nuovo culto del Sol Invictus suggellò gli sforzi di Aureliano per stabilire la centralizzazione e il coordinamento dell'impero: «Lo Stato romano era tornato ad essere uno, ma aveva un leader, l'imperatore, e un unico dio per proteggerlo, il dio Sol Invictus». Il dio Sole fu lo strumento con il quale Aureliano si identificò nella divinità, e con il quale rafforzò la sua autorità. La conseguenza immediata del monoteismo del Sole, dice ancora Halsberghe, «è stata così l'unità religiosa dell'impero e la divinizzazione dell'Imperatore nella sua persona». Cfr.: Gaston H. Halsberghe, The Cult of Sol Invictus, Brill Archive, 1972, pp. 130-157
  2. ^ Cfr. a titolo esemplificativo Giovanni Filoramo, Che cos'è la religione, Torino, Einaudi, 2004 p.190.
  3. ^ Per una disamina più approfondita sul "monoteismo solare" cfr., ad esempio, il capito VIII, Monoteismo solare, in Storia della religiosità greca di Wilhelm Nestle tradotto in lingua italiana dalla Nuova Italia di Firenze nel 1973.
  4. ^ Contro le eresie, 51,22,8-11, in: GCS (Die griechischen christlichen Schriftsteller der ersten drei Jahrhunderte, "Scrittori cristiani greci dei primi tre secoli"), Epiphanius, II, 285-286.
  5. ^ Discorso 51, in: PG (Patrologia Graeca, a cura dell'abate Jacques Paul Migne) 38,464.
  6. ^ Roman Imperial Coinage, Caracalla, IV, 281a; RSC 358; Cohen 358.
  7. ^ Dettagli su queste vicende sono fornite dalla controversa Historia Augusta, un'opera probabilmente della fine del IV secolo, il cui autore/i sembra essere pagano e anti-imperiale, vicino alla classe senatoria: «Sed ubi primum ingressus est urbem, omissis quae in provincia gerebantur, Heliogabalum in Palatino monte iuxta aedes imperatorias consecravit eique templum fecit, studens et Matris typum et Vestae ignem et Palladium et ancilia et omnia Romanis veneranda in illud transferre templum et id agens, ne quis Romae deus nisi Heliogabalus coleretur. Dicebat praeterea Iudaeorum et Samaritanorum religiones et Christianam devotionem illuc transferendam, ut omnium culturarum secretum Heliogabali sacerdotium teneret.» (Cfr. "Heliogabalus", 3, 4-5).
  8. ^ Historia Augusta, 25, 3-6.
  9. ^ Christian Körner, De imperatoribus romanis, Online encyclopedia of roman emperors
  10. ^ L'ordine ufficiale dato all'esercito di Licinio di celebrare la festa il 19 dicembre è tramandato in una iscrizione citata a p. 480 e nota 128 di: Allan S. Hoey, "Official Policy towards Oriental Cults in the Roman Army" Transactions and Proceedings of the American Philological Association, 70, (1939:456-481)
  11. ^ Cfr. anche Lucio De Giovanni, Costantino e il mondo pagano: studi di política e legislazione, M. D'Auria Editore, 1989
  12. ^ In questo periodo si svolgevano i Ludi Solis, cioè i "Giochi del Sole", sempre secondo il Cronografo del 354. La maggiore durata delle celebrazioni sembra indicare una maggiore importanza di questa festa rispetto a quella del solstizio di dicembre. (M. R. Salzman, "New Evidence for the Dating of the Calendar at Santa Maria Maggiore in Rome" Transactions of the American Philological Association 111 (1981, pp. 215-227) p. 221.
  13. ^ E. Horst, Costantino il grande, Milano 1987, p. 31.
  14. ^ vedi Treccani Enciclopedia Italiana di Scienze, Lettere ed Arti, voce Natale
  15. ^ Il testo citato è databile alla fine del II secolo a.C.; cfr. Giovanni Ibba, Qumran. Correnti del pensiero giudaico (II a.C.-I d.C.), Carocci, Roma-Urbino, 2007, p.111.
  16. ^ Grande Enciclopedia Illustrata della Bibbia, Edizioni PIEMME, Casale Monferrato, 1997, Vol. II, p.279.
  17. ^ Agostino, Enarrationes in Psalmos, 25, 2, 3.
  18. ^ Giuseppe Bovini, Mosaici paleocristiani di Roma (secoli III-VI), Pàtron ed., Bologna, 1971, pp.1-9; Maurizio Chelli, Manuale dei simboli nell'arte. L'era paleocristiana e bizantina, EDUP, Roma, 2008, p.32.
  19. ^ La nascita di Gesù è avvenuta secondo i vangeli circa quindici mesi dopo l'annuncio a Zaccaria della nascita del Battista. La collocazione di questo evento nell'ultima settimana di settembre, in accordo con la tradizione cristiana, è compatibile con le notizie oggi disponibili sul turno di servizio sacerdotale al tempio della classe sacerdotale di Abia, alla quale apparteneva Zaccaria. Cfr. Data di nascita di Gesù
  20. ^ da Christianity and Paganism in the Fourth to Eighth Centuries, Ramsay MacMullen. Yale, 1997, p. 155
  21. ^ La scelta del 25 dicembre per celebrare il Natale cristiano: dal dies natalis del Sol invictus, espressione del culto solare di Emesa (e del dio Mitra), alla celebrazione del Cristo, "sole che sorge", GliScritti.it. URL consultato il 3 gennaio 2014.

Bibliografia

  • Cumont, F., Le religioni orientali nel paganesimo romano, Laterza, Bari, 1967
  • Rigon, R., Il culto di Mithra tra mito e storia, Quaderno nº 1, Ed. Barbarossa, Saluzzo, 1983
  • Merkelbach, R., Mitra, Ecig, Genova, 1988
  • Altheim. F., Storia della religione romana, Settimo Sigillo, Roma, 1996
  • Arcella, S., I Misteri del sole, Controcorrente, Napoli, 2002

Indice

Sol Invictus - Mitra...

Da festa pagana del Culto del Sole a Natale

Come la corona di Mitra divenne l'aureola di Gesù

La luce del sole e la festa di Natale. Di primo acchito sembrerebbero due estremi: lo splendore luminoso del giorno e il chiarore argenteo della luna d'inverno, il trionfo della natura illuminata dai raggi del sole e il silenzio freddo dell'Avvento, quello denso di timore sacro che accompagna la nascita divina. Eppure alle radici del Natale c'è proprio una festa dedicata al sole, al Sol invictus, l'astro invitto e quindi anche invincibile, quello che sempre sconfiggerà la tenebra, la luce della notte per gli iniziati ai misteri sacri. Da festa pagana del Sole a commemorazione della nascita di Gesù.

Il sole affascina l'umanità dall'alba dei tempi, e il motivo è ovvio. Senza il sole, così come senza l'acqua, non ci sarebbe vita sul pianeta. Al suo splendore rosso-dorato è contrapposto il fievole chiarore lunare. Sol e Luna, due elementi di primaria importanza negli scritti alchemici. Giorno e notte. Caldo e freddo. Maschile e femminile, per quanto in altri idiomi il ruolo maschile spetti alla Luna e quello femminile al Sole. Nella lingua tedesca: der Mond(maschile: la luna) e die Sonne (femminile: il sole).

E se la luna, come scriveva il mago Agrippa da Nettesheim nella sua Occulta Philosophia, era lo scrigno di tutti i segreti degli antichi, il sole rappresentava invece il centro dell'universo, la sapienza raggiante, la luce della Conoscenza, lo spirito di tutte le cose. Il mitico Ermete Trismegisto lo identificò con una divinità maschile invisibile ma sempre presente, il Nascosto. Il faraone eretico Akhenaton ne fece il dio per eccellenza, l'incontrastato Aton signore del cielo.

Eppure la divinità accadica maschile Shamash, raffigurata con il disco solare a otto raggi davanti a sé e la fune di misurazione in pugno, originariamente era...una donna. Cambiò sesso in seguito all'incontro con il dio del sole sumero Utu, allorché si fuse con l'immagine di questi e divenne tutt'uno con essa. Così si trasformò in un potente signore barbuto dal copricapo cornuto. Il santuario principale di Shamash era la ziqqurat di Sippar, città del sole per antonomasia, in cui venivano conservate le tre tavole della Conoscenza.

Sol Invictus e Jupiter Dolicenus, II sec. d. C., Terme di Diocleziano. La divinità solare porta la tpica corona a raggi che appare anche sul capo degli imperatori romani e più tardi, nell'iconografia cristiana, diverrà l'aureola. Dominio pubblico.

Nel cielo egizio, quale pendant di Shamash, splendeva il dio Ra. Il suo ingresso ufficiale nel pantheon degli dèi risale alla III dinastia, fu allora che le sue immagini giunsero a decorare i templi di re Djoser. Forse il fulgore dei suoi raggi aveva oscurato l'importanza di un culto stellare originario che continuò a esistere, ma asservito al dominio di Ra. Signore guerriero, Ra presenta intriganti paralleli con le divinità protoindoeuropee del cielo sempre pronte alla battaglia. Al suo fianco c'è Horus, il falco, che colpisce i nemici con l'arpione. E come i signori indoeuropei portavano il loro carro di battaglia con sé sin nella tomba, così i faraoni egizi si fecero seppellire accanto alla loto barca, la lignea nave di Ra che attraversava il regno del Duat - l'Oltretomba - durante le ore notturne.

Anche la Roma antica di Romolo e Remo aveva il suo dio del sole. La tradizione vuole il culto della divinità Sol Indiges già presente su suolo latino ai tempi della fondazione, istituito dal leggendario re dei Sabini Tito Tazio. Il Sol Indiges veniva adorato insieme al suo pendant Luna in un tempio proprio, che era situato nel Circo Massimo. La giornata in onore del Sol Indiges e della Luna era il 28 agosto, giorno di fine estate. Ma la popolarità di questa divinità antichissima aumentò nel periodo finale della Repubblica e il Sole finì per divenire la divinità protettrice degli imperatori romani.

Vespasiano fece innalzare in suo onore una statua gigantesca, con Traiano e Adriano l'astro fece la sua apparizione sulle monete d'oro degli imperatori, i solidi. A partire dal regno di Commodus, la denominazione invictus divenne un appellativo degli imperatori romani. Traccia archeologica del passaggio del Sole nelle pratiche cultuali, è l'iscrizione di un altare del 158 d. C. che recita "Soli Invicto Dei". Ma già nel I secolo d. C. il simbolo del Sole accompagnava il nome del dio Mitra, divinità di origine iraniana le cui radici affondano approssimativamente nel 1400 a. C..

Tale processo sincretistico appare abbastanza logico, poiché il Mitra iranico veniva da sempre associato al cielo, alla luce e al calore e, di conseguenza, anche alla crescita e alla fertilità. Anche Mitra, come Sol, era dispensatore di vita e al contempo un dio guerriero. Dalla Persia (antico Iran) il culto di Mitra si diffuse in tutta l'Asia Minore e la Mesopotamia, poi anche nell'impero romano. Nelle raffigurazioni dell'Urbe, Mitra si presentava come giovane eroe immortalato nell'atto di sgozzare un toro. Sul suo capo posava il tipico berretto frigio, attributo che svelava il transfer di tradizione avvenuto attraverso l'Asia Minore.

Il misterioso culto di Mitra

Il culto di Mitra era una religione misterica di iniziazione. Poco sappiamo, dunque, sulle pratiche riservate ai soli iniziati e tenute segrete. In ogni caso i seguaci del mitraismo si riunivano nel cosiddetto mitreum, un luogo sotterraneo, una caverna, una cripta. Indicativo del mitreum erano il vestibolo e la caverna vera e propria, stanza rettangolare con altare, munita di panche alle pareti e detta spelunca. Le panche rivestivano un'importanza particolare nel santuario, perché i riti in onore di Mitra prevedevano dei pasti sacri che venivano consumati in gruppo dai fedeli. Una vicina sorgente d'acqua caratterizzava il mitreum. Diversi simboli che fanno parte dell'iconografia dell'eroe Mitra, richiamano alla memoria i segni zodiacali. Secondo alcuni studiosi l'uccisione del toro rappresentava un fase del ciclo solare, l'equinozio di primavera; secondo altri stava a indicare l'era astrologica del toro.

Il culto di Mitra aveva cominciato a diffondersi a Roma nel I secolo d. C., soprattutto come culto guerresco praticato dai legionari. I più antichi santuari del dio risalgono al II secolo. Però già nel III secolo d. C., e proprio in seguito alla fusione di Mitra con il simbolo del Sol Invictus, il mitraismo stesso iniziò a impallidire, sopraffatto dal più potente culto solare. Soprattutto durante il regno di Aureliano, dopo che la madre dell'imperatore, ardente seguace del Sol invictus, fece costruire un tempio al Sole e fondò una casta sacerdotale allo scopo di attribuire maggiore ufficialità al culto dell'astro dispensatore di vita.

Moneta dell'imperatore Costantino su cui il regnante è raffigurato come Sol invictus, inizio IV secolo. Panairjdde CC-BY-SA-3.0

Tuttavia l'importanza del mitraismo nel mondo romano fu talmente grande, che alcuni studiosi lo considerano il primo concorrente del cristianesimo e altri suo precursore. Sta di fatto che il culto di Mitra era aperto esclusivamente a un pubblico maschile, mentre il cristianesimo accolse anche le donne. Ma i paralleli fra il personaggio Mitra e la figura di Gesù sono tanti. Anche Mitra, come Gesù, era stato mandato sulla terra dal padre per combattere contro il Male; anche Mitra era attorniato da dodici seguaci; anche Mitra celebrò con essi l'ultima cena prima di morire; anche Mitra resuscitò dal regno dei morti; anche Mitra, in qualità di Sol invictus, ha il capo circondato da un'aureola (di raggi solari); anche il culto di Mitra parlava di inferno e cielo, di giudizio universale; anche il giorno dedicato a Mitra era la domenica; anche il gran sacerdote del culto di Mitra veniva chiamato papa e portava il copricapo frigio di colore rosso, un mantello rosso, un anello e un bastone pastorale; anche gli iniziati al mitraismo praticavano un rito di consumazione di pane, vino e acqua.

Poiché il culto di Mitra è molto più antico del cristianesimo, ovviamente sono stati i cristiani a inserire nella propria religioni elementi propri al mitraismo, e non viceversa. Comunque fu dal sincretismo del culto di Mitra e del culto del Sol invictus che si sviluppò la festività del 25 dicembre, originariamente come ricorrenza della nascita di Mitra. Era ilDies solis invicti. Nel periodo più buio dell'anno, alla fine del giorno più breve dell'anno, si festeggiava la festa della luce. Un gesto dal sapore atavico e propiziatorio, che ricorda senz'altro il calendario celtico: la festa di Yule (21 dicembre), notte in cui la dea della fertilità partorisce nel ventre della terra colui che, nel corso del ciclo annuale, sarebbe diventato il dio della luce e suo nuovo compagno.

In hoc signo? La vittoria del cristianesimo

Senza la scelta fatidica dell'imperatore Costantino (ca. 280-337 d. C.), il quale privilegiò il culto cristiano - altresì garantendo per mezzo dell' Editto di Milano del 313 la libertà di religione in tutto l'impero -, forse il cristianesimo non avrebbe mai raggiunto la popolarità e diffusione che riscontrò in tutto il mondo. Altro fattore decisivo allo sviluppo del cristianesimo è stata l'organizzazione ben funzionante della Chiesa Cattolica, che già alla fine del I secolo d. C. aveva assunto la sua struttura portante ed era in grado di effettuare un'efficiente missione di apostolato. Quando poi l'imperatore Teodosio (ca. 347-395 d. C.) innalzò di fatto il cristianesimo a religione di Stato, la vittoria dell'astro Gesù era ormai suggellata. Con somma sfortuna per i seguaci dei tanti altri culti esistenti nell'impero, che si videro da un momento all'altro accusati di paganesimo ed eresia, e quindi sottoposti a crudeli persecuzioni. Dunque Costantino spianò la via a Teodosio, il luminoso percorso che portò alla vittoria del cristianesimo. Lo storico Hartwig Brandt osserva:

"Il passo dal Sol invictus a Gesù Cristo era breve, e il suo superamento da parte di Costantino fu di certo il risultato di una decisione pragmatica." (B. Seewald, "Kaiser Konstantin, der brutale Machtpolitiker" da: Die Welt online del 02.12.2014)

Santuario di Mitra, detto mitreum. Santa Maria Capua Vetere. Sullo sfondo è visibile il dio Mitra che uccide il toro. . Foto: Manuel-Mauer GFDL

Nessuna visione divina sul campo di battaglia, quindi. Nessun "In hoc signo vinces". Come qualsiasi capo di Stato, Costantino era in primis un freddo calcolatore. E può essere che, proprio per un'ironia del destino, quella nuova religione privilegiata dall'imperatore per appoggiare i propri giochi di potere, un giorno abbia contribuito al disfacimento dell'impero stesso. Brandt aggiunge:

"I cristiani non furono di certo i becchini dell'impero. Ma una cosa è chiara: l'impero romano affondava le sue radici in un rapporto di fiducia fra culti e religione. Questa lealtà fu gravemente lesa e distrutta in gran parte proprio dall'intolleranza militante del cristianesimo." (ibidem)

Ora, dalla penombra della cripta cristiana che tanto ricorda il misterioso mitreum, saliamo i gradini ed entriamo nella chiesa inondata di luce del giorno. Poi abbandoniamo anche l'edificio sacro, le superstizioni del passato. Lasciamo le guerre di religione alle nostre spalle e con esse il colorato universo degli dèi, la lungimiranza politica della pax romana, l'intransigenza dei primi padri della Chiesa e i tanti martiri, pagani o cristiani che fossero.

Nel buio di un inverno come tanti altri e che sempre si ripeterà, cerchiamo la luce dentro noi stessi. Il divino ci circonda nell'aria che respiriamo, nella bellezza della natura e di tutte le meraviglie intorno a noi. Adesso possiamo festeggiare il Natale senza pregiudizi, come si festeggia la notte che precede il ritorno della luce.

La verità sul Natale

La verità storica sul Natale

La verità Storica del Natale

Natale: la festa per eccellenza, l'apoteosi dei regali, il trionfo dei buoni sentimenti; e poi alberi, palline colorate, festoni, città adrenaliniche e illuminate come flipper, neve, buffi omoni rubicondi vestiti di rosso e gonfi d'ovatta...

Oppure, la magica notte, la messa cantata, voci bianche che sussurrano «...tu scendi dalle stelle...», la gioia dei bambini, il mistero di Gesù, Babbo Natale, Santa Lucia, San Nicola, renne che svolazzano, slitte che se ne fregano del multanova e dell'aumento dei carburanti, poesie e leggende di grotte e pastori, sguardi mistici, tavolate ancor più mistiche... Natale, insomma.

Ma cos'è in realtà il Natale? Davvero è l'anniversario della nascita del Gesù storico? La commemorazione di una notte che ha inaugurato un'era, condotto alla formazione di una nuova religione e trasformato il pensiero che sta alla base della cultura occidentale?

No. Niente di tutto questo è vero perchè il Natale - tradizione millenaria di molti popoli dell'antichità - è stato espropriato (come tanti altre tradizioni) e ricondotto ad utilizzo pratico della religione dominante.

In realtà si tratta di qualcosa collegato a molto prima che non duemila anni fa, un'epoca lontana in cui gli antichi vivevano una religiosità - un senso del divino - in totale sintonia con i cicli della natura, dell'espressione della vita. Come non pensare, dunque, che quando d'inverno il sole interrompe nel cielo il suo incessante cammino ciò non corrisponda a un evento "speciale"? Sembra che tutto debba finire... e invece, in capo a pochi giorni, il sole riprende a muoversi nel cielo. Il senso del nuovo inizio, il principio della nascita.

Ecco perché il 25 di dicembre, da sempre, in realtà si celebra "la nascita", intesa come principio di rigenerazione, di vita nuova che s'annuncia, di promessa di continuità e rinnovamento.

Per questo ogni "iniziatore" nasce quel giorno. E per questo anche il "nostro" Natale può essere occasione di "rinascita": almeno per una questione di tradizione...

1. Il Natale - Antichità e Solstizio

In realtà, la data della maggiore festività cristiana del mondo occidentale ´così come oggi la conosciamo) è stata fissata, o meglio, "accettata" ufficialmente dalla Chiesa con papa Giulio I il quale, probabilmente, si rese conto che in quella data cadeva una festa popolare troppo importante perché potesse essere semplicemente cancellata: andava fatta coincidere con qualcosa di altrettanto importante, come la nascita di Gesù.

Questa operazione fu concepita perché, come anche la Nuova Enciclopedia Cattolica dell'ordine Francescano ammette: «La data di nascita di Cristo non è nota. I Vangeli non indicano né il giorno, né l'anno»... e quindi: «fu assegnata la data del solstizio d'inverno, perché in quel giorno in cui il Sole comincia il suo ritorno nei cieli boreali, i pagani che adoravano Mitra celebravano il Dies Natalis solis Invicti (giorno della nascita del sole invincibile...)».

Il 25 dicembre è da secoli una delle ricorrenze più ricche di richiami culturali e religiosi comuni alle più disparate epoche e più lontani luoghi della storia umana. Il Natale, infatti, affonda le sue radici in culture e religioni antiche quali quelle della Mesopotamia, della Persia della Siria, dell'Egitto, dell'Arabia e persino dall'antica Roma.

Divinità precedenti la comparsa di Cristo, quali il dio Horus egiziano e il dioMitra indo-persiano, sono anche loro nati Il 25 dicembre... In tale data vengono anche situate la nascita di Khrisna, Zarathustra, Adone, Dioniso e altre divinità venerate secoli o millenni prima di Cristo, non a caso in concomitanza con i festeggiamenti del solstizio d'inverno.

Nell'antichità troviamo alcune celebrazioni anche in Messico e in India. Basti pensare che, in corrispondenza del nostro 25 dicembre, le popolazioni azteche e pre-azteche celebravano la nascita del Dio del Sole Huitzilopochtli e di Bacabnello Yucatan.

Anche nell'emisfero Sud le popolazioni incaiche e pre-incaiche celebravano laFiesta del Sol. Ovviamente, essendo le stagioni rovesciate essa cadeva il 24 giugno (Inti Raymi). Questa festa è celebrata ancora oggi nelle regioni andine.

Natale in cielo: il solstizio d'inverno e l'astronomia

Ed ecco la spiegazione astronomica e simbolica. Nell'emisfero boreale, dal punto di vista astronomico i giorni 22, 23, 24 dicembre sono quelli in cui il sole si "ferma" per invertire il proprio moto (Solstizio significa, infatti, sole fermo) e in cui l'astro raggiunge la massima distanza dall'equatore. Ovviamente si tratta del movimento della terra, e il fenomeno (apparente) è dovuto all'inclinazione dell'asse terrestre.

In questi giorni abbiamo la notte più lunga ed il giorno più corto dell'anno. Poi, gradatamente, le ore di buio diminuiscono e aumentano quelle di luce, fino a giugno, quando - ovviamente - ci saranno il giorno più lungo e la notte più corta.

Il solstizio cade per convenzione il 21, ma per quel fenomeno celeste definito "inversione apparente del moto solare", diventa visibile solo tre, quattro giorni dopo.

Solstizio d'inverno era, dunque, il momento in cui il Sole, giunto nella fase in cui sembrava soccombere nella battaglia fra luce e tenebre diventava, invece, "invitto" (invictus), invincibile, riprendeva vigore avendo così un nuovo "Natale". Appunto il"Natale del Sole Invincibile".

L'interpretazione astronomica del 25 dicembre spiega così perché in questa data si svolgessero festeggiamenti presso quasi tutte le popolazioni antiche, dall'Europa del nord, all'India, al Messico.


Dies Natalis Solis Invicti

Il Natale del Sole Invincibile

2. Natale - Il primo Natale del Sole 

Ma perché si chiama Natale? Perché "giorno che celebra una nascita"? Perché è la data in cui nasce il bambin Gesù? No, niente di tutto questo. Chi nasce - anzi rinasce - è il sole, che riprende il suo cammino nel cielo dopo essersi come "fermato"...

L'abbiamo già spiegato ieri: si tratta del solstizio d'inverno, il momento in cui il sole, giunto nella fase in cui sembra soccombere nella battaglia fra luce e tenebre riprende vigore, diventando, così, "invitto" (invictus), invincibile. A Roma, fu l'Imperatore Aureliano che, nel 274 D. C. decretò che il 25 dicembre fosse celebrato in tutto l'impero come il Dies Natalis Solis Invicti, il Natale del Sole Invincibile. Ecco da dove arriva il termine "Natale"...

L'impero romano era da poco stato riunificato in seguito alla grande vittoria conseguita da Aureliano sulla regina Zenobia, del Regno di Palmira. Il trionfo era avvenuto in seguito allo schieramento a favore dei romani della città di Emesa, i cui sacerdoti erano appunto cultori del Sol Invictus. Inoltre, Aureliano aveva avuto anche una visione del Dio Sole di Emesa alla vigilia della battaglia decisiva, il che fu interpretato come un segno bene augurante.

Ecco così che, in seguito alla dimostrazione di tanto favore da parte del Dio Sole, in segno di ringraziamento, l'Imperatore trasferì a Roma la classe sacerdotale e il culto del Sole di Emesa. Inoltre, in onore del Dio Sole Invincibile, fece edificare un tempio di Stato a Roma, sulle pendici del Quirinale.

Tra l'altro, all'imperatore non sfuggiva certo come l'adozione del culto del Sole in tutto l'Impero potesse servire a consolidare la riunificazione ed essere elemento di unità culturale. Nelle diverse forme, il culto del Sole era infatti presente in tutte le regioni dell'impero, dall'Egitto all'Anatolia, tra le popolazioni celtiche fino a quelle arabiche, così come tra i Greci e gli stessi Romani. Un atto anche politico, dunque, come nella miglior tradizione italica...

Una strabiliante coincidenza con l'immagine cristiana del Natale risiede nel fatto che gli Egizi raffiguravano il Sole (Horus) come un bambino. Si pensi che in Egitto e in Siria si svolgeva un rito nel quale i celebranti si ritiravano in appositi santuari e ne uscivano a mezzanotte, annunciando che una Vergine aveva partorito il Sole. Interessante vero?

Anche grazie a queste "coincidenze", la festa del Sol Invictus si affermò come la festa più importante dell'Impero, con grande partecipazione popolare a Roma, anche perché si innestava ed andava a concludere la festa romana più antica, i Saturnali.

Non è poi quindi tanto un caso che i riti cristiani si confondessero con i culti solari, tanto che l'imperatore Adriano scriveva nel 134 d. C.: «Gli adoratori di Serapide sono cristiani e quelli che sono devoti al dio Serapide chiamano se stessi Vicari di Cristo».

Tertulliano (circa 160-220 d.C.), vescovo di Cartagine, cristiano e Padre della Chiesa, così scriveva: «...molti ritengono che il Dio cristiano sia il Sole perché è un fatto noto che noi preghiamo rivolti verso il Sole sorgente e che nel Giorno del Sole ci diamo alla gioia» (Ad Nationes I, 13).

Ancora quasi duecento anni dopo (praticamente un periodo che corrisponde all'intera storia degli Stati Uniti d'America!!) Sant'Agostino è costretto ad esortare i "fratelli cristiani" a non festeggiare - il 25 dicembre - il Sole, bensì chi lo aveva creato...

3. Natale - I culti solari a Roma

Il sole riprende il suo cammino nel cielo, dunque. Una legge cosmica che si rinnova ogni anno e fornisce all'uomo il senso della rinascita dopo la morte apparente. Qualcosa di più di un culto pagano: una vera e propria riminescenza della sentenza ermetica «come in alto, così in basso».

Qualcosa che data fin dalla notte dei tempi. Ma ora siamo a Roma, e ai secoli dell'Impero.

Ben prima della nascita di Cristo infatti, a Roma esisteva già un culto solare, chiamato del Sol Indiges, che proveniva dai culti d'Oriente come quelli di Iside, Serapide e Cibele.

Si ha notizia di un romanzo, scritto da un Nabateo, Iambulo, nel 120-100 a. C. in cui l'autore prefigurava un utopistico nuovo ordinamento sociale, con comunanza dei beni, sotto il governo di Helios, il Sole. Anche da questi dati, possiamo immaginare quanto il Sole avesse importanza nel mondo mediterraneo.

Nei primi secoli dell'era cristiana, a Roma vi fu un incredibile fiorire di culti provenienti da ogni dove, soprattutto dall'Oriente; in linea di massima ben tollerati dagli Imperatori perché accettabili nell'universo politeistico della religione romana. Presero piede in particolare culti solari come quello monoteista persiano di Mitra nel II-III Secolo d. C. (che diventò il culto più "concorrenziale" al cristianesimo), il culto egiziano di Horus eIside (o di Serapide)eil culto ellenico-orientale di Dioniso e Apollo.

Nel primo secolo d. C., scriveva Petronio: «Il nostro territorio pullula di presenze divine, a tal punto che si incontra più facilmente un dio che un uomo».

Nel secondo secolo d. C., scriveva Celso: «Molte persone anonime si aggirano dentro e fuori dei templi come volessero emettere responsi... Ciascuna di esse è sempre pronta a dire: "Io sono Dio", "Io sono Figlio di Dio", "Sono uno Spirito Divino"».

Il culto del Sole, fin dai tempi delle campagne di Giulio Cesare in Egitto, era già penetrato nell'Impero. Cesare infatti aveva fatto trasportare a Roma non solo gli obelischi di Heliopolis e di altre città egizie, ma anche i sacerdoti del culto di Helios (uno dei nomi del dio Sole egiziano) che trovarono subito seguaci nella capitale. Cesare fece introdurre il calendario solare egiziano; l'anno solare egizio (redatto dall'astronomo alessandrino Sosigene) venne successivamente adottato col nome di Calendario Giuliano, di 12 mesi come quello attuale, salvo la correzione apportata da Papa Gregorio nel 1582, che tolse 10 giorni in totale e introdusse l'anno bisestile ogni quattro anni(e molto ci sarebbe dire - e diremo, state certi che diremo - su questo aspetto importantissimo).

In questi secoli, anche a rappresentazione delle nuove tendenze culturali e religiose solari, furono eletti numerosi imperatori cultori del Dio Sole.

L'imperatore Comodo (161-192) si fa raffigurare in compagnia di Iside eSerapide (altro nome del Dio Sole egiziano). Segue poi la dinastia degli imperatori Severi che prima favoriscono il culto di Iside e Serapide e costruiscono il tempio più bello della città sul Quirinale (dove c'è ancora un obelisco egiziano), poi favoriscono il culto di Eracle e Dioniso, infine introducono il culto del dio Sole di Emesa(precedentemente ad Aureliano). Con l'imperatore Caracalla si ha il passaggio dalle divinità solari egiziane a quelle siriane, e anche il massimo della "contaminazione" culturale: con lui si invoca il «solo dio Zeus Serapis Helios, invincibile signore del mondo». L'imperatore Massimino il Trace è invece cultore del dio Sole Mitra come sembra lo fosse stato Nerone. Nel 218 divenne imperatore Elagabalus (già sacerdote del Sole ad Emesa), che si attribuì il nome del dio Sole (El Galab = Dio Sole) e che fece costruire un tempio sul Palatino dedicato al dio Sole Invictus siriano. Successivamente l'imperatore Aureliano stabilì la festa del Sol Invictus, che continuò con Diocleziano ed altri fino a Costantino compreso, chefece incidere il Sole sul suo famoso "arco" in Roma (andate a vedere: vale la pena...). In quei secoli furono fatte coniare da molti imperatori monete con l'effige del Sole sul fronte e, sul retro, la propria, in altre monete è raffigurata Iside che allatta il dio Sole bambino Horus. Anche le insegne militari dell'esercito imperiale portavano i simboli del Sol Invictus.

In quei secoli Roma era piena di templi e luoghi di culto delle diverse divinità solari. Basti pensare che la Basilica di San Pietro è stata costruita sopra il tempio del dio Sole Mitra e ha tuttora, al centro della piazza, un obelisco egiziano. Ancora oggi le guide turistiche di Roma offrono escursioni nei mitrei, luoghi catacombali, santuari ricavati in ambienti sotterranei dai cultori di Mitra: le cripte dove avveniva questo culto sono state trovate in tutta Europa, fino in Irlanda.

I culti di Iside ed Horus - che ebbero addirittura in Roma il loro centro nel II secolo d. C. - durarono fino alla fine del IV secolo.

Questo quadro dimostra la forte presenza di culti dedicati al dio Sole dopo la nascita di Cristo e nel periodo precedente al Natale cristiano. Prima ancora della decisione di Aureliano di festeggiare il "Dies Natalis Solis Invicti" il 25 dicembre, in tale giorno ricorreva il festeggiamento per la nascita del dio Horus in Egitto, la festa del "Sol Invictus" a Emesa, del dio Sole Dusares nel Regno di Palmira, delle divinità solari Shamas e poi Yule a Babilonia. A tale data veniva inoltre attribuita la nascita di Mitra e poi del suo profeta Zoroastro (Zarathustra).


I Saturnali

I culti solari a Roma

4. Natale - I Saturnali 

Ma chi ha detto che siamo tanto diversi dagli antichi? Davvero siamo sicuri che la modernità non celi, tra le pieghe della tecnologia, gli stessi atteggiamenti di un'umanità che è cambiata davvero pochissimo?

Restiamo ancora per un poco all'antica Roma, nella nostra "storia" natalizia...

I Romani cercarono sempre di adattare la tradizione di popoli vinti a quella romana, e questo soprattutto in nome dell'unità dell'Impero. All'inizio della lunga civiltà romana si trovano influenze latine, etrusche e sabine, poi greco-ellenistiche e orientali.

I Saturnali, feste religiose dedicate all'antico dio Saturno (da Satus = semina), furono tra le feste latine più antiche dell'Impero Romano; iniziavano il 17 Dicembre e furono prolungate fino al 24 dicembre sotto l'imperatore Domiziano.

Saturno (il Cronos greco), nella più antica leggenda, era re del Lazio prima della fondazione di Roma.

I Saturnali erano una festa religiosa e sociale molto complessa, ben descritta da Frazer nel monumentale Il ramo d'oro(12 volumi): durava un lungo periodo durante il quale si ribaltavano i ruoli sociali, uno schiavo faceva il re per tutte le feste e poi veniva sacrificato. A Saturno si dedicavano quindi all'inizio sacrifici umani, fino a quando, dice la leggenda, Eracle (Ercole) passando dal Lazio, convinse gli abitanti a non sacrificare vite umane ma a offrire piuttosto statue di argilla e ceri accesi.

Da qui iniziò l'usanza di scambiarsi doni nei giorni dei Saturnali. Nella Roma degli imperatori durante questa festa le scuole restavano chiuse e permase l'usanza di scambiarsi doni (candele, noci, datteri, miele).

I Saturnali iniziavano con il rito del "lettisternio": statue degli Dei venivano stese sui letti; si offriva poi il cibo a Giove e a dodici dèi, cibo che veniva in seguito consumato pubblicamente dai partecipanti.

Il primo giorno c'era la celebrazione religiosa con processione fino al tempio di Saturno, posto alle falde del Campidoglio, e si facevano sacrifici sull'ara posta in quel luogo; si accendevano le candele e s'imbandiva un grande banchetto al quale tutti erano invitati; si facevano anche i brindisi e gli auguri. Il tutto a spese dello Stato! (Una discreta differenza da oggi, allorché il nostro premier ci esorta a tenere alti i consumi natalizi, ma... a spese nostre...).

Vi era l'uso di giocare a tombola, considerato il "grande gioco di Saturno": questo era però caricato di sacralità, in quanto serviva per predire il futuro attraverso i numeri e aveva funzioni oracolari (oggi ritroviamo le stesse caratteristiche oggi nel gioco del Lotto, con le associazioni di eventi o sogni ai numeri: la Smorfia).

I pagani facevano la veglia per tutta la notte per attendere e salutare la nascita del Sole nuovo.

Quando giunse a Roma il culto di Dioniso, nei Saturnali si festeggiava la sua eterna giovinezza e si regalavano i suoi tre simboli: il mirto, il lauro e l'edera.

Durante i Saturnali gli schiavi erano liberi e non avevano obblighi verso i loro padroni.

Per gran parte della popolazione, che svolgeva lavoro agricolo, i Saturnali annunciavano un lungo periodo di riposo in attesa della primavera.

Come possiamo notare, molte delle usanze dei Saturnali si sono conservate fino ad oggi e caratterizzano il nostro modo di festeggiare il Natale: accendere le luci (candele una volta, elettriche oggi), il banchetto, lo scambio di doni, la celebrazione religiosa, regalarsi i ceri, i datteri, le noci e cibi dolci come il miele, fare i brindisi e gli auguri, la chiusura delle scuole, la lunga festa, ecc.

Lo facciamo a modo nostro, seguendo inconsapevolmente una tradizione che, nel tempo, si è fatta consumistica, ma altrettanto pagana: della celebrazione dell'incarnazione (pur fasulla nella data) di un Grande Maestro che ha caratterizzato la trasformazione dell'era dei Pesci, importa ormai poco. Siamo tornati ai Saturnali, insomma, con l'iconografia ingombrante di un Babbo Natale che proviene direttamente dall'Ufficio Marketing della Coca Cola (è proprio così: ne parleremo più avanti...). Poca poesia, tanto business. Ma la sostanza non cambia: festeggiamo sempre per esorcizzare, con la "rinascita" simbolica del sole, la fottuta paura che abbiamo di morire.


Culto solare di Mitra

Culti solari in Siria e nella Mesopotamia

5. Natale - Siria e Mesopotamia 

L'epoca romana sta certamente alla base di molte nostre tradizioni, ma non rappresenta affatto l'inizio della storia. L'impero, a sua volta, ha attinto a civiltà assai più antiche, presso le quali i culti solari non costituivano "materiale d'importazione"...

Facciamo dunque una breve carrellata, consapevoli che stiamo appena "sfiorando" la materia, sebbene quanto basta per connettere qualche "collegamento" mancante.

Città di Emesa in Siria e culto del sole

Settimio Severo imperatore prese in moglie Giulia, nata dalla stirpe dei sacerdoti del dio Sole di Emesa, in Siria, e portò il culto a Roma già prima di Aureliano.

L'imperatore Aureliano, che successivamente istituì il "Dies Natalis Solis Invicti"il 25 dicembre 274, si ispirò al Deus Sol Invictus e alla sua festa, che si svolgeva nella città di Emesa e che cadeva il 25 dicembre. Emesa (odierna Homs, in Siria) diede tre imperatori a Roma e la sua influenza sulla istituzione della Festa del Natale è stata storicamente la più significativa.

Da Emesa proveniva l'imperatore Elagabalus che portò a Roma il culto, i sacerdoti e la sacra pietra a forma di cono con base circolare. Sulla pietra era scolpita un'aquila con un serpente nel becco: un simbolo del Sole. Quando Elagabalus fu ucciso, la pietra sacra fu rimandata a Emesa.

Secondo alcune teorie, molti particolari, come la presenza di una pietra cultuale, i nomi delle dinastie reali, l'evirazione del sommo sacerdote, il divieto di mangiare carne di maiale, lasciano intendere che il culto del Sole di Emesa fosse di origine araba, in particolare dei nomadi beduini. Altre teorie, invece, sostengono la provenienza di questo culto dall'egiziana città di Heliopolis o da Babilonia, sempre in un epoca antecedente al 1400 a. C.

Eliodoro di Emesa scrisse nel III secolo d. C. il romanzo forse più completo di quel secolo, Le Etiopiche, che ben descriveva questa "contaminazione" tra culti solari egiziani, siriani, arabi ed etiopi.

Mesopotamia: il culto solare di Mitra

Il culto di Mitra è quello che ha influenzato più di tutti il rito religioso del Natale e la stessa religione cristiana. Sia Mitra (dio Sole), sia il suo profeta, Zarathustra (o Zoroastro), si dice siano nati proprio il 25 dicembre, e questo molti secoli prima della nascita di Cristo.

Molte sono le similitudini tra il dio Mitra e il Cristo: Mitra è fatto partorire da una vergine, è denominato "il buon pastore", aveva 12 compagni, compiva miracoli, sepolto in una tomba è risorto dopo tre giorni e la sua resurrezione veniva celebrata ogni anno. Il mitraismo è una religione che ha avuto il suo massimo sviluppo in Persia, ma sembra sia di origine indiana. Altri storici sostengono che sia di origine mesopotamica.

Del nome - Mitra in Persia, Varuna in India - si trovano tracce fin dal 1400 a.C. (compare nei testi sacri indiani Rig Veda), ma è possibile che questa divinità risalga ad epoche ancora più remote. Gli Arii lo tenevano in grande considerazione. Mitra, col nome di Bel, compare anche nel 1400 a.C. tra gli dèi di Stato dell'Impero dei Mitanni in Mesopotamia, dove veniva festeggiato il 25 dicembre con la festa del Son ("sole" in babilonese) invincibile.

Zarathustra è un profeta che si ritiene nato nel 714 a.C. in Persia. Considerato figlio del Sole - e Sole egli stesso - combatté il politeismo dei popoli nomadi e favorì la nascita di un codice di leggi civili e morali, valido per la crescente popolazione che da nomade diventava agricola e stanziale. Propose una religione universale e monoteista basata sul «giusto sentire, giusto parlare, giusto operare» richiamandosi all'antico culto del dio Sole Mitra e facendolo confluire successivamente in quello del nuovo dio Mazda. La sua religione è nota anche come Parsismo o Zoroastrismo ed è ancora praticata in alcune zone dell'India e della Persia. Dai suoi detti, pensieri ed insegnamenti fu scritto il libro sacro Avesta, già noto ad Alessandro Magno. Si dice che nessuna religione più dello Zorohastrismo abbia affermato il valore della cultura.

Questa religione avrà enormi influenze sulle successive religioni monoteiste, come l'islamismo, il cristianesimo e l'ebraismo (le famose Leggi di Mosè sono le leggi introdotte dal re di Giuda, Gioisa, nel 621 a.C. nel suo Deuteronomio, quindi posteriori a Zarathustra).

Con la conquista persiana di Babilonia il mitraismo entrò in relazione con le religioni mesopotamiche ed ebraiche (gli ebrei erano in esilio a Babilonia e i persiani ne furono i liberatori). Successivamente, il culto mitraico ebbe una grande ripresa con l'imperatore persiano Artaserse II e nel periodo ellenistico, quando si diffuse nelle province dell'impero Romano e nella stessa Roma, portato dai soldati romani che, già sotto Pompeo, si convertivano in massa.

Il culto veniva celebrato in grotte o luoghi sotterranei; l'iniziazione prevedeva il battesimo con l'acqua santa e anche il pasto in comune, con condivisione di pane e acqua.

L'origine di molti dei rituali cristiani è attribuita al mitraismo. Per esempio:

- la recitazione delle preghiere;- l'atto delle mani giunte;- la genuflessione;- la confessione delle colpe, che contemplavano penitenze (prima corporali, poi sostituite da lavori socialmente utili);- la confermazione (cresima);- il "segnarsi" la fronte con le dita;- l'esposizione dell'ostia (disco solare) sull'altare;- il sacerdozio solo maschile;- la credenza nei premi e nelle pene nell'aldilà, e nel giudizio divino;- il paradiso (parola che in persiano ancor oggi vuol dire "giardino");- l'inferno con fuoco e fiamme (ma qui non è eterno e i "cattivi" verranno restituiti al mondo nel giorno della resurrezione);- la disposizione dell'altare (il banco di pietra davanti all'abside);- la stola, il copricapo dei vescovi (che si chiama ancora mitria o mitra), le vesti, i colori;- l'uso dell'incenso, l'aspersorio, e dei lumi accesi davanti all'altare,- la stessa architettura delle basiliche, dove si celebravano i riti solenni.

Mitra, soprannominato "il Salvatore" salì al cielo col Carro del Sole dopo aver consumato il pasto sacro; la sua resurrezione avveniva in primavera e i suoi sacerdoti così recitavano: «Rallegratevi, iniziati, il vostro Dio è risorto dalla morte. Le sue pene e sofferenze saranno la vostra salvezza».

Nel Terzo secolo d.C. l'imperatore di Persia Ardashir, della dinastia dei Sassanidi, dopo aver riunificato l'impero, fece riscrivere in ventun libri l'Avesta perduto, e fece del Mitraismo una religione di Stato; ciò sarà d'esempio per i successivi imperatori romani. Le liturgie e litanie saranno poi mutuate dal Cristianesimo, prima con i riti bizantini, poi con quelli della Chiesa Romana (Rituale Romanum); l'Avesta sarà d'esempio anche a Maometto per la stesura del Corano.


Il culto di Horus, Osiride e Iside

Il culto di Horus, Osiride e Iside e le analogie con la Chiesa Cristiana

6. Natale - Il culto di Horus, Osiride e Iside

Proseguiamo il nostro viaggio nella tradizione del Natale, questa volta in Africa nord-orientale. Le analogie più sconcertanti con molti elementi che ordinariamente consideriamo cristiani, infatti, si riscontrano nella tradizione egizia, che affonda le sue radici oltre i 3000 anni prima della nascita di Cristo.

Nell'antico Egitto, Il 24/25 Dicembre era festa grande: in tale data si festeggiava la nascita di Horus il dio Sole Bambino. Il culto di Horus e della madre Iside - come abbiamo già visto - ebbe successivamente molta diffusione in Roma nei primi due secoli d.C. Alcuni imperatori edificarono templi in suo onore e furono suoi devoti.

In Egitto vi era addirittura una città dedicata al dio Sole - la famosa Heliopolis - con una numerosa classe sacerdotale dedicata al suo culto e alla sua diffusione. Ad Heliopolis il 24-25 dicembre, già nel 1400 A. C., si celebrava la festa del dio Sole, Ra, considerato anche lui Figlio del Sole e Sole egli stesso. A sua volta, Horus - il dio Sole bambino - era frequentemente rappresentato con la corona solare in testa. Il Colosso di Rodi (300 a.C.), una delle sette meraviglie dell'antichità, rappresentava proprio il dio Sole Helios e richiese dodici anni di lavoro.

Nel corso dei millenni, in Egitto, il dio sole assunse svariati nomi: Ra, Aton,Osiride, Horus e Serapide (quest'ultimo, introdotto da Tolomeo nel III secolo A. C., comparve come attributo addirittura a fianco di nomi di imperatori romani). Interessante il culto del dio Sole Aton, introdotto circa nel 1350 a.C. dal Faraone Amenophi IV - poi Akhenaton - marito di Nefertiti. Fu il primo culto monoteista e universalista della storia umana, ma fu molto presto spazzato via dalla rivolta dei sacerdoti politeisti (alla morte di Akhenaton, il figlioletto Tutankamon, cooptato dai sacerdoti integralisti, divenne faraone, ripristinando il politeismo. Curiosamente, circa un secolo dopo (ma per certe ipotesi storiche più o meno proprio in quel periodo) un popolo monoteista migrò (o fuggì?) dall'Egitto verso la Palestina, guidato dal profeta Mosè. Risulta davvero strana la coincidenza...

Comunque, i culti egiziani del dio Sole hanno forse più di tutti influenzato il cristianesimo e lo stesso ebraismo(gli ebrei vissero per secoli in Egitto) essendo precedenti ad entrambe queste ultime religioni.

Ma vediamo le strabilianti coincidenze: Horus è partorito da una vergine, ha avuto dodici discepoli, è stato sepolto e poi resuscitato, ha ridato vita a un morto (El Azar us= Lazzaro), era soprannominato la "Verità", la "Luce", il "Messia", il "buon Pastore", il "Krist" (l'Unto). Era denominato anche "fanciullo divino" e Iusa, figlio prediletto.

Il padre divino di Horus era Osiride, con cui egli si identificava («Io e mio Padre siamo Uno»), mentre il padre terreno era Seb (Giuseppe); il dio Thot annuncia adIside che concepirà un figlio virginalmente. Horus nasce in una grotta, annunciato da una stella d'oriente, viene adorato da pastori e da tre uomini saggi che gli offrono doni. A dodici anni insegna nel tempio e poi scompare fino ai trent'anni.Horus viene poi battezzato sulle rive di un fiume da Anup (Giovanni) il battista, il quale in seguito verrà decapitato. Combatte quaranta giorni nel deserto controSet (Satana), compie numerosi miracoli e cammina sulle acque... Sembrerebbe abbastanza, no?

Sia chiaro che non intendo qui affatto negare la realtà dell'esistenza di Gesù, né della sua natura divina. Il suo compito è stato immenso e ciò che Egli ha portato ha davvero contraddistinto la sua era, producendo un salto evolutivo planetario. Tuttavia, il racconto delle sue "gesta" è - come sempre - stato influenzato dalla cultura esistente, attingendo a piene mani dalla Tradizione. Tutto qui. Quando prendiamo alla lettera certe vicende, quindi, forse dovremmo farci venire un dubbio, e invece di accettarle paro paro, dovremmo interrogarci sul loro valore simbolico, culturale e - magari - esoterico...

Torniamo all'Egitto: con Iside e Osiride, Horus costituisce la "trinità" egizia. A Luxor, su edifici risalenti al 1500 a.C. si possono vedere immagini relative all'Annunciazione e all'Immacolata Concezione di Iside.

Osiride, il padre di Horus, risale a tempi ancora più arcaici dell'antico Egitto, anch'egli rappresentava il dio Sole. Osiride aveva oltre 200 definizioni, avendo egli assorbito nel tempo altre divinità egiziane. Il suo culto prevedeva che si mangiassero in comunione focacce di frumento, considerate la sua "carne", e l'elevazione al cielo dell'ostensorio. Osiride fu dall'inizio alla fine considerato il dio che soffrì e morì e, come per il Cristo, al momento della sua morte il cielo si oscurò. Vi era in suo onore un inno che assomiglia nell'invocazione al Padre Nostro: «O Amen, che sei nei cieli...». Il salmo 23 della Bibbia è considerato la copia di un testo egiziano che nomina Osiride come "Buon Pastore". Spesso Osiride era rappresentato da un occhio racchiuso in un triangolo equilatero, immagine che si può rivedere all'interno delle Chiese cristiane.

A proposito dell'Ostensorio, la cui elevazione rientrava nei rituali di Osiride, contrariamente a quanto si pensa nella liturgia cristiana, non prende il nome dall'ostia, ma piuttosto il contrario: si chiamava ostensorio almeno un millennio prima di Cristo;ostiare corrispondeva a un etimo egizio (che si traslò anche nel latino) e significava "mostrare", "far vedere", cioè mostrare il disco solare ai fedeli.

La liturgia cristiana conservò anche l'abbassamento del capo, perché nei primi riti diOsiride-Aton all'aperto, vi era l'accorgimento di abbassare la testa per non guardare il Sole evitando così il rischio di perdere la vista. Quando i riti di Osiride-Aton furono trasferiti all'interno dei templi, i sacerdoti ricorsero a un disco d'oro con i raggi intorno - appunto l'ostensorio - elevato in alto, ma rimase l'abitudine di abbassare il capo.

Nel culto cristiano l'ostia consacrata risale alla fine del 1400 d.C., mentre la "forma" dell'ostia fu stabilita dal Concilio di Trento. Per spezzare i legami con il Sole pagano raffigurato nell'ostensorio, all'inizio del 1400, san Bernardino da Siena sostituì il disco d'oro luccicante con una teca contenente il simbolo dell'eucarestia, il pane.

Vi sono studiosi che sostengono che molte storie presenti nei Vangeli si possono ritrovare molto tempo prima nel Libro di Enoch e nei testi dei monaci egiziani chiamati i Terapeuti, successivamente associati agli Esseni. Ma ne parleremo...

Un'ultima nota: nei sotterranei di Roma (a Regina Coeli, ironia della sorte...) vi è una rappresentazione di Horus, allattato dalla madre-vergine Iside, risalente al Secondo secolo dopo Cristo (lo stile non è propriamente egizio...).


Il dio Sole Babilonese Shamash 

Il dio del Sole Babilonese Shamash

7. Natale - Il dio sole a Babilonia Shamash

Babilonia: la "Porta di Dio". Faro dell'era del Toro e città sacra. Prima metropoli della storia umana (pare un milione di abitanti), vide calcare le sue strade grandi uomini come Nabucodonosor, Alessandro Magno, Hammurabi.Dalla porta di Ishtar un lungo viale, costeggiato dai giardini pensili (una delle sette meraviglie del mondo) portava alla zikkurat, il "tempio del Themenos del cielo e della terra".

Nel mondo antico, Babilonia si può paragonare a quello è che oggi New York, la città-simbolo della modernità dell'epoca e del progresso. Potere, ricchezza, ma soprattutto scuole di conoscenza. Pitagora, ivi deportato e rimasto per dodici anni, forse vi apprese gran parte della sua scienza e filosofia.

Anche qui, troviamo importanti espressioni del culto solare che influenza le culture successive. Toro e Leone (l'era e la dimensione di appartenenza) sono raffigurati dovunque. Anche negli splendidi mosaici di mattonelle smaltate della Porta di Ishtar, ricostruita oggi nel Pergamon Museum di Berlino (andate a vederla: c'è da commuoversi!).

Nel 3000 a.C. il dio del Sole Babilonese Shamash, era celebrato nel giorno corrispondente al nostro 25 dicembre. Shamash è una divinità popolare in tutta la storia della Mesopotamia; il suo nome si riferisce al Sole, ma anche alla giustizia e alla predizione, in quanto il Sole vede tutto, compreso il futuro. È rappresentato da un disco solare e risiede, insieme alla sua sposa, in templi chiamati "la Casa Bianca". Tra gli egiziani, come tra altri popoli di antica tradizione, gli dèi mutano il nome nel tempo.

In Babilonia comparve il culto della Regina del Cielo, Ishtar e di suo figlio Tammuz, il dio ritenuto la reincarnazione del Sole. La nascita di questo Dio avveniva proprio durante il solstizio d'inverno: in questa veste di bambino, a Babilonia il dio SoleTammuz prendeva il nome di Yule e il "Giorno di Yule" veniva festeggiato il 25 dicembre. Un altro Natale sulla nostra strada...

La dea Ishtar veniva rappresentata anch'essa (come Iside in Egitto) avente tra le braccia il suo "unico figlio", con una aureola di dodici stelle intorno al capo. Il culto di Tammuz eYule era talmente forte e diffuso che nella Bibbia troviamo il profeta Ezechiele, nel VI secolo a.C, rimproverare le donne di Gerusalemme perché piangevano la morte di Tammuz (in questo culto Tammuz dio-pastore muore e poi risorge dopo tre giorni).

Altra grande divinità dell'antica Babilonia era Marduk, - o Bel-Marduk - che in babilonese voleva dire "vitello del Sole" (non dimenticate stiamo parlando dell'era del Toro...).

Insomma, andando a ritroso nel tempo, troviamo sempre più tracce di tutta la simbologia che attribuiamo al Natale. Quelli che sto proponendo sono solo frammenti: a voi ricostruire il quadro di insieme. Gli elementi esistono: ci sono testi, vestigia, ritrovamenti, reperti museali, iscrizioni, citazioni nelle sacre scritture, riferimenti filosofici ed esoterici... Da appassionarsi per una vita intera!

La storia ricostruisce gli eventi, a noi interessano invece i significati, le ricorrenze, le simbologie... Bene: vediamo se qualcuno può aggiungere qualche traccia... Negli articoli precedenti abbiamo già visto l'Egitto, Zarathustra, Roma... e altro ancora andremo a scoprire. Tutti tasselli di un puzzle che è andato a formare quello che è oggi la nostra civiltà. Ma, nel tempo, quanti fraintendimenti, quante interpretazioni, quante... appropriazioni indebite...

Dei solari: Dusares e Krishna

Dusares, krishna e altri culti solari

8. Natale - Dusares, Krishna e altri culti solari 

Dopo quanto abbiamo visto, si può dire che fra due giorni è tradizionalmente la festa del sole. Ma il nostro viaggio non è ancora finito... Esaminiamo qui, in breve, qualche altra suggestione proveniente da differenti tradizioni. Ah! Attenzione: l'altro ieri, esattamente alle 23 e 03 minuti è avvenuto il Solstizio d'inverno. Ora il sole è apparentemente "fermo", in attesa di ripartire - appunto - il 25. Deciderà di farlo anche stavolta?

Dusares, il dio sole arabo

Già dal 600 a.C., a Petra (capitale del Regno di Palmira, nell'attuale Giordania), il dio Sole Dusares era celebrato nella giornata del 25 dicembre. Epifanio, storico e padre della Chiesa, nonché vescovo della città di Salamina, ce ne dà notizia nel IV secolo d.C. Si trattava della festa più importante di questo Regno, nel suo momento massimo di espansione governato da una donna.

Il regno di Palmira si estendeva dalla penisola arabica fino all'Etiopia e a buona parte dell'Egitto, prima di essere distrutto dall'imperatore romano Aureliano nel III secolo d.C.

Dusares veniva celebrato su una pietra nera quadrangolare di cm 60 di lato e 120 di altezza; la presenza della pietra richiama ad una origine animista (i culti delle pietre) della divinità, ma alcuni studiosi ne sostengono l'origine dalla città egiziana di Heliopolis, o dalla mesopotamica Babilonia.

Krishna, figlio del Sole dei soli

In una sua traduzione un po' enfatica del RgVeda, Schuré (autore del "classico" I Grandi Iniziati), riporta queste parole: «Il capo degli anacoreti chiamò a sé Devaki e le disse: "Vergine e madre, salve! Nascerà da te un figlio e sarà il salvatore del mondo. Ma fuggi, perché il tiranno Kansa ti cerca per farti morire col tenero frutto che rechi nel seno. Darai al mondo il figlio divino e lo chiamerai Krishna il sacro"».

Il RgVeda (Veda della Lode) è forse la più importante di quattro raccolte di testi (RgVeda, YajurVeda, SamaVeda, AtharvaVeda) - ordinariamente chiamati i Veda (che significa "conoscere", o meglio: "ciò che è stato visto dai saggi")) - che rappresentano i più antichi documenti riguardanti lo Spirito umano, e probabilmente anche i più antichi testi riguardanti quella che è stata definita la Scienza Sacra.

Comunque, anche nel mito indiano di Krishna si ripete il motivo della nascita di un essere divino da una Vergine: «Mahadeva, il Sole dei Soli, le apparve nel lampo di un folgorante raggio sotto forma umana. Allora ella concepì il figlio divino».

La storia di Krishna ha certamente influenzato in modo significativo le religioni posteriori, compreso il cristianesimo. La vita di Krishna è ricchissima di particolari che ritroviamo nella storia narrata di Cristo. La radice del suo nome è la stessa di quella di Cristo (ricordiamo che il nome completo di Gesù Cristo fu definito integralmente e ufficialmente solo nel 325 d. C., nel Concilio di Nicea).

Inoltre, come abbiamo notato, viene anch'egli partorito da una vergine, chi la feconda compare sotto forma di luce, è perseguitato da un tiranno che ordina l'uccisione di migliaia di bambini, è la seconda persona della trinità indiana, è denominato il dio pastore, fa miracoli e ascende al cielo...

Altri culti solari

E molti sono ancora gli dèi nati o festeggiati ogni anno nel corso del solstizio d'inverno: tra gli altri, ricordiamo quindi Dioniso (di cui Microbio riferisce: «...subito dopo la sua sepoltura, egli risuscitò dalla morte e salì al cielo...»), Apollo, Eracle (meglio conosciuto con il nome italianizzato di Ercole)il dio siriano Adone, il dio frigio Ati (Attis), lo scandinavo Freyr (figlio di Odino) e il celtico-irlandese Samhein (anche lui - straordinaria coincidenza - risorto dalla morte dopo tre giorni...).

Inoltre, anche nelle Americhe del Centro-Nord, nel periodo del solstizio invernale, si celebrano i festeggiamenti di altri dèi con le medesime caratteristiche: Bacab (nello Yucatan, Messico), messo al mondo dalla vergineChiribirias, così come pure il dio azteco del Sole, Huitzilopochtli.

Natale cristiano 

Natale cristiano e Riforma

9. Natale - Natale cristiano e Riforma

Viviamo comunque in un contesto cristiano (anzi, cattolico) e tutta la nostra cultura è profondamente condizionata da questa "impronta". Come abbiamo già detto, non è stato sempre così: la festa del Sol Invictus del 25 dicembre fu infatti trasformata in Festa Cristiana dall'Imperatore Costantino che era un cultore del Dio Sole, ma che in seguito, divenendo cristiano, fece coincidere il pagano solstizio con la nascita di Cristo.

In precedenza (7 marzo 321) Costantino aveva cambiato anche il nome del primo giorno della settimana, festivo: da Dies Solis (il "venerabile" giorno del Sole) a Dominus (giorno del Signore). Questi cambiamenti non furono sempre graditi, tanto che nel centro-nord Europa è rimasto l'antico nome di giorno del Sole (Sunday tra i Sassoni, Sontag tra i germanici).

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Nel 337 Papa Giulio I ufficializzò la data del Natale cristiano da parte della Chiesa Cattolica, come riferito da San Crisostomo nel 390: «In questo giorno, 25 dicembre, anche la natività di Cristo fu ultimamente fissata in Roma». Nel 354, si menziona per la prima volta in un calendario della liturgia romana la festa del 25 dicembre cristiano. Nel 461 questa scelta sarà riconfermata da Papa Leone Magno. Altri autori ecclesiastici rinviano al 354 con Papa Liberio la prima apparizione del Natale in Occidente.

Naturalmente, la scelta della Chiesa di Roma di far coincidere la nascita di Cristo con la festa pagana più celebrata fu un tentativo di rispondere alla grande partecipazione che il culto del sole conservava tra la popolazione dell'Impero, adattando il culto alla nuova religione.

Precedentemente, nei primi tre secoli del Cristianesimo, la nascita di Cristo aveva date diverse: per S. Cipriano era il 28 marzo, per S. Ippolito il 23 aprile, secondo Clemente Alessandrino il 20 maggio o il 10 gennaio o il 6 gennaio; quest'ultima data poi si affermò in Oriente e da lì giunse a Roma fino al cambiamento deciso da Costantino e poi ratificato dal Papa Giulio I. L'imperatore Giustiniano, circa duecento anni dopo, legalizzò questa data per tutto l'Occidente.

Altre Chiese cristiane, come quella ortodossa, copta, armena, continuano invece a celebrarla il 6 gennaio (Epifania = Annunciazione).

Una curiosità: i cristiani della Mesopotamia accusarono i loro fratelli "romani" di idolatria e di adorare il Sole per aver adottato la Festa del Sole come festa della nascita di Cristo. Quando si dice la polemica! La verità è proprio un diamante dalle tante facce...

Anche le Chiese della Riforma, a cominciare dai Calvinisti, accusarono la Chiesa di Roma di cedimento dei cristiani al paganesimo. In effetti, la dimensione pagana nel Natale durò a lungo.

Ancora centotrenta anni dopo la decisione di Costantino - nel 460 - il Papa san Leone Magno sconsolato scriveva: «È così tanto stimata questa religione del Sole che alcuni cristiani, prima di entrare nella basilica di S. Pietro, dopo essere salito la scalinata, si volgono verso il Sole e piegando la testa si inchinano in onore dell'astro fulgente. Siamo angosciati e ci addoloriamo molto per questo fatto che viene ripetuto per mentalità pagana. I cristiani devono astenersi da ogni apparenza di ossequio a questo culto degli dei» (sermone tenuto nel Natale del 460). Lo stesso S. Ambrogio dovette ammettere: «Cristo è il nostro nuovo Sole».

Nel 376 venne soppresso il culto di Mitra a Roma per ordine del prefetto. Con l'editto dell'imperatore Teodosio del 392 che diede inizio alle persecuzioni contro i riti pagani (da "pagos"=villaggio"), si conclusero a Roma le ultime celebrazioni alla dea Iside, madre di Horus (il dio Sole egiziano), e infine - nel 536 - con i decreti dell'Imperatore Giustiniano, con cui si chiudeva l'ultimo tempio ad Iside in Egitto, il Natale lentamente si affermò come festa cristiana in tutto l'impero.

La Riforma e il Natale

La scelta ecclesiale del 25 Dicembre come data della nascita di Cristo fu considerata dai protestanti della Riforma un "cedimento" al paganesimo. Il cristianesimo, secondo la loro visione, avrebbe fatto rientrare dalla finestra culti solari di Babilonia passati ai pagani romani!

Nella città di Ginevra di Calvino si poteva essere multati e persino messi in prigione per aver celebrato il Natale.

Il Parlamento Inglese proibì l'osservanza del Natale, definendola una festa pagana. Quando i cristiani puritani andarono in America, stabilirono questa stessa legge nella "Nuova Inghilterra" e il 25 dicembre del 1620 lavorarono più del solito. Quarant'anni più tardi la Corte civile e penale del Massachussets decretò le punizioni per chiunque avesse osservato le festività natalizie: «Chiunque venga trovato ad osservare, astenendosi dal lavoro e festeggiando, tali giorni come il cosiddetto Natale, pagherà per questa trasgressione cinque scellini».

Fino al 1800 il Natale non ebbe alcuna rilevanza nelle chiese della "Riforma".

L'Albero di Natale 

L'Albero di Natale Simbolo cosmico

10. Natale - L'Albero di Natale Simbolo cosmico

L'Albero è da considerarsi una sorta di "cattedrale" delle culture animiste più antiche e il suo culto è tuttora piuttosto diffuso. Presente in tutte le religioni arcaiche, è l'albero cosmico della mitologia germanica (e la tradizione del nostro abete natalizio prende piede proprio dai germani), ma anche l'albero indiano dei Veda, l'albero della Vita persiano e biblico, e così via...

D'altronde, si tratta di un elemento che si presta: rappresenta la vita, dà alimento e rifugio, purifica l'aria che respiriamo, collega terra e cielo, ha a che fare con tutti e quattro gli elementi, affonda solide radici nella Terra Madre e si eleva, con una struttura piramidale, verso le gerarchie celesti (e le conifere si prestano perfettamente a tale lettura).

Chi ha viaggiato nell'India del Nord, in Asia Centrale, in Cina, in Tibet, in Siberia e in diversi Paesi africani, avrà sicuramente notato che alcuni alberi - in genere i più antichi o maestosi - sono oggetto di culto: vengono legati sottili fili intorno al tronco per accendervi incensi e infilarvi ghirlande di fiori; alla base dell'albero vengono deposti fiori, cibo, lumi accesi. Una tradizione ancor viva un po' in tutto il mondo.

Su una tavoletta babilonese molto antica (1850 a.C.) è raffigurato un albero stilizzato, ai cui rami sono appese delle losanghe che raffigurano gli astri mentre, alla sommità, è raffigurato il Sole, che domina. Si tratta certamente del più antico albero di Natale finora rinvenuto (ricordiamo, come abbiamo scritto qualche giorno fa, che a Babilonia il Dio Sole Samash era festeggiato il 25 dicembre). Si sa comunque che i babilonesi usavano anche decorare l'albero appendendovi diverse varietà di frutti.

Celti, Sassoni, Normanni portavano alberi in casa per tener lontani gli spiriti cattivi, gli Egiziani vi portavano le palme e i Romani gli abeti. Come segno di venerazione verso gli alberi consacrati, gli antichi erano soliti appendere mele e altri frutti come offerte alle divinità. La tradizione era estesa in tutto il nord Europa: per ringraziare la terra della sua generosità, e in segno di buon auspicio per i successivi raccolti, i contadini appendevano sugli alberi i frutti dei loro raccolti. Gli antichi Germani appendevano anche pietre ai rami delle querce, per far tornare gli spiriti fuggiti con la caduta delle foglie. Successivamente, gli alberi si arricchirono di frutti colorati, ghirlande, e candeline.

La prima ripresa di questa antica usanza viene documentata a Strasburgo, in Germania, nel 1539, ma pare che fino all'Ottocento sia rimasto un semplice fenomeno locale. In questo secolo, fabbricanti germanici e svizzeri cominciarono a produrre ninnoli di vetro soffiato, gli americani successivamente aggiunsero l'idea delle lampadine. Poi, nel 1840, la duchessa di Orléans, imitando l'ambasciatore asburgico, fece addobbare un enorme albero nel giardino delle Tuilleries a Parigi, e la moda dilagò così tra tutte le corti europee.



La Cintura di Orione e i Re Magi

Una storia curiosa, ma vera.

LA CINTURA DI ORIONE E I RE MAGI: UNA STORIA CURIOSA, MA VERA.

La costellazione di Orione è certamente tra le più facili da osservare nel cielo invernale. Lo è grazie anche alle tre stelle perfettamente allineate tra loro, Mintaka, Alnilam e Alnitak, che formano la cosiddetta cintura del gigante e la cui retta immaginaria che tracciano porta dritti alla grande stella fissa Sirio.

Nella tradizione popolare dell'Italia centro-settentrionale, queste tre stelle della Cintura erano anche chiamate i Tre Re, i Re Magi, e non a caso.

Nel giorni vicini al Natale, infatti, le tre stelle della cintura oltre ad indicare Sirio, si allineano, ad est, con il Sole, inteso come Luce, come Cristo, come qualcosa che giunge a illuminare. Ma non solo.

I Re Magi calcolarono la levata eliaca (ovvero il punto in cui una stella appare all'orizzonte al suo sorgere) della stella Sirio, la ''stella Mastra'' che nell'esoterismo è vista come ''stella dell'iniziazione''. Il fatto che in quel momento la levata fosse in asse con il Sole e le tre stelle della Cintura fece loro pensare che un Messia sarebbe giunto a portare luce. Iniziava l'era dei Pesci.

La levata eliaca segnava l'inizio della nuova era, e ogni era astrologica, secondo l'esoterismo, ha una energia divina che viene a manifestarsi, in quel caso era il Logos dei Pesci (di Gesù).

Le tre stelle, i tre Re Magi, vanno verso Cristo, verso la luce, verso la divinità. 

Il Natale e la Stella Cometa

Natale - Presepe, vischio, Stella Cometa

11. Natale - Presepe, vischio, strenne e le stelle comete

E completiamo la maratona. Si tratta di curiosità un po' fini a se stesse, ma con l'indubbia utilità di sottolineare che ogni nostro gesto, ogni apparente "luogo comune", in realtà appartiene a un patrimonio storico che ci sovrasta e - in qualche modo - ci condiziona. Nulla di male, naturalmente: basta saperlo. E rendersi conto che spesso,quello che facciamo in modo un po' abitudinario, proviene da serbatoio di energie emotive accumulate nei secoli di nostri progenitori. Ciò rende potente la tradizione, ma fa pensare...

...Fa pensare a quanto ogni cosa che venga sufficientemente protratta a lungo nel tempo, alla fine, anche se senza senso, assurge a verità. Invece si tratta solo di abitudine, consuetudine, azione meccanica, che uccide sul nascere ogni forma di originalità ed espressione creativa.

L'intelligenza ne deve certamente tenere conto, ma quanto alle possibilità che la vita offre in ogni momento, per certi versi quest'attitudine spegne gli impeti e uccide il "nuovo".

Non si tratta di un sermone (me ne guardo bene!), ma di una semplice, anche forse banale, osservazione.

Un prosit a tutti i miei ventiquattro lettori!

Il presepe e altre storie

I Vangeli Apocrifi (considerati non "ispirati", quindi non accettati dalla Chiesa) parlano della grotta nella quale era collocata la stalla dove nacque Gesù, e indicano la presenza del bue e dell'asino che, con il loro alito, riscaldano l'umile culla. La parola presepe significa "mangiatoia" e indica la greppia nella quale, come racconta anche il Vangelo di Luca, fu posto il Bambino Gesù alla sua nascita.

Cito dal sito di Calogero Martorana: «Per comprendere il significato originario del presepe, occorre chiarire la figura dei lares familiares, profondamente radicata nella cultura etrusca e latina. I larii erano gli antenati defunti che, secondo le tradizioni romane, vegliavano sul buon andamento della famiglia. Ogni antenato veniva rappresentato con una statuetta di terracotta o di cera chiamata sigillum. Le statuette venivano collocate in apposite nicchie e, in particolari occasioni, onorate con l'accensione di una fiammella. In prossimità del Natale si svolgeva la festa detta Sigillaria (20 dicembre), durante la quale i parenti si scambiavano in dono i sigilla dei familiari defunti durante l'anno. In attesa del Natale, il compito dei bimbi delle famiglie riunite nella casa patriarcale, era di lucidare le statuette e disporle, secondo la loro fantasia, in un piccolo recinto nel quale si rappresentava un ambiente bucolico in miniatura. Nella vigilia del Natale, dinnanzi al recinto del presepe, la famiglia si riuniva per invocare la protezione degli avi e lasciare ciotole con cibo e vino. Il mattino seguente, al posto delle ciotole, i bambini trovavano giocattoli e dolci, "portati" dai loro trapassati nonni e bisnonni. Dopo l'assunzione del potere nell'impero (IV secolo), in pochi secoli i cristiani tramutarono le feste tradizionali in feste cristiane, mantenendone i riti e le date, ma mutando i nomi ed i significati religiosi».

Rappresentazioni della natività compaiono già su alcuni sarcofaghi del IV secolo, ma la vera e propria origine del Presepio è da ricondurre alle antiche rappresentazioni sacre che si svolgevano durante le feste natalizie e dalle quali S. Francesco, secondo tradizione, avrebbe tratto l'idea del presepe, realizzandolo per la prima volta in un bosco, presso Greccio, nel Natale del 1223.

Alla fine del 1200 apparvero rappresentazioni artistiche della natività: la più antica è "L'oratorium Praesepis" di Arnolfo di Cambio, conservato nella Basilica di Santa Maria Maggiore a Roma, su commissione del Papa Onorio IV. La popolarità del presepio ebbe però inizio solo nel 1400, in particolare nell'Italia centro-meridionale e per l'opera divulgatrice dei frati francescani e domenicani. Nella seconda metà del secolo, l'uso di disporre semplicemente una serie di statuine contro uno sfondo dipinto fu sostituito dall'elaborazione di paesaggi in rilievo.

A Napoli sorse una vera e propria arte del presepio: famoso fu quello con figure in legno di S.Giovanni a Carbonara nel 1484. Nell'Italia settentrionale si producevano invece opere grandi in terracotta.

A Napoli, nel 1700, nacque il "figurinaro", cioè creatore di statuette, e comparvero così gli specialisti di pastori, gli animalisti ecc. Anche le composizioni diventarono più complesse, con scene di vita quotidiana. Da Napoli questa arte si diffuse in Spagna (figure in creta in Catalogna), in Portogallo, in Francia: in Provenza venivano allestiti presepi in teatrini o negozi, composti di vari quadri divisi da fondali e le figurine erano marionette mosse da un congegno interno. L'Italia del nord esportava presepi nel nord Europa, in particolare su richiesta delle chiese in Polonia.

Esistono presepi ritagliati nella carta o nella stagnola, presepi splendidi a forma di cattedrale gotica in Polonia; Nel presepe è tradizione del nord Italia raffigurare la capanna, e del sud Italia raffigurare la grotta.

La stella cometa

La stella cometa è entrata nella tradizione del Natale cristiano, ma anch'essa indica la confusione che circonda le radici del Natale. Come abbiamo visto, nessuna cometa è osservata e registrata negli anni presunti della nascita di Cristo, e il fenomeno luminoso fu da addebitarsi alla congiunzione di Giove e Saturno il 13 novembre del 7 a.C., nella costellazione dei Pesci.

Tutta la storia della cometa nasce da un quadro di Giotto nel 1301, alla Cappella degli Scrovegni quando il pittore, accanto alla Natività, dipinse l'Epifania e inserì sopra la capanna una cometa.

Giotto aveva dipinto in questo modo la Natività per perché, proprio in quell'anno, il 1301, a Dicembre, era apparsa in cielo la famosa cometa di Halley, allora molto luminosa e appariscente.

Il ceppo, il vischio, la strenna

Dalla festa del Sol Invictus proviene l'usanza di bruciare un ceppo a Natale. Il ceppo doveva essere di quercia e doveva bruciare per 12 giorni: da come era bruciato o dalle scintille si prediceva il futuro. Le ceneri venivano conservate e usate come rimedi contro malattie e calamità.

Il culto del fuoco, come pure il culto degli alberi, vanno inseriti nella grande cornice dei riti del "solstizio" invernale. Il calore e la luce del fuoco evocano la luce solare che, negli ultimi giorni dell'anno, è al minimo astrale. Mentre, l'albero (specialmente i sempreverde), simbolo di vita, elemento cosmico per eccellenza, con i suoi culti, richiama in essere le forze della natura, assopite nel letargo invernale. Ed è proprio in questo orizzonte cultuale "bipolare" (fuoco-albero) che va collocata la tradizione del ceppo di Natale.

Il vischio, invece, proviene ancora dalla tradizione nordica. Nei culti dei druidi, i sacerdoti celtici, c'era l'usanza di tagliare il vischio con un falcetto a forma di serpe d'oro. Veniva poi raccolto in un drappo bianco avendo cura di non farlo toccare per terra e lo si immergeva nell'acqua di un lago.

Abbracciarsi sotto il vischio per il Natale-festa del Sole era benaugurante; infatti, il vischio era anche chiamato "guarisci-tutto" per le sue proprietà medicinali.

Questa sua natura invita a superare ogni dolore e calamità; secondo i druidi il vischio assicurava il bel tempo, il raccolto abbondante e la protezione contro i malefici: per questo si usa regalarlo ad inizio d'anno.

Con l'affermazione della religione cristiana, il vischio, a causa dei suoi legami con la tradizione pagana, fu sostituito dall'agrifoglio.

Quanto alla strenna - usanza di cui abbiamo già parlato a proposito dei Saturnali - con il termine, nell'antichità romana, si indicavano i rami d'albero che venivano regalati alle Calende di Gennaio come augurio di prosperità ed abbondanza. I Re dei Sabini volevano che questi rami fossero raccolti nel bosco dedicato alla Dea Strenia. Da qui il nome.


Babbo Natale

La leggenda di Babbo Natale

12. NATALE - BABBO NATALE E LO SPOT INFINITO

Babbo Natale, una leggenda che risale al Trecento dopo Cristo...

Cominciamo col dire che il personaggio di Babbo Natale si ispira alla leggenda diSan Nicola, il giovane figlio di una coppia di cristiani benestanti di Patara, città della Licia romana, situata nella parte anatolica meridionale dell'odierna Turchia.

Persi i genitori prematuramente, a causa della peste, il giovane Nicola si trovò improvvisamente erede di una piccola fortuna che - si dice - utilizzò da subito per aiutare concittadini bisognosi (una leggenda racconta, per esempio, che venuto a conoscenza di un ricco uomo decaduto che voleva avviare le sue tre figlie alla prostituzione, Nicola abbia preso una buona quantità di denaro, lo abbia avvolto in un panno e, di notte, l'abbia gettato nella casa dell'uomo, che così poté onestamente sposare le figlie).

Successivamente, da Patara, Nicola si trasferì a Myra, sede vescovile delle prime chiese cristiane d'Oriente, dove venne ordinato sacerdote. Alla morte del vescovo della città, Nicola venne acclamato a furor di popolo nuovo vescovo. Fu anche imprigionato da Diocleziano e liberato successivamente da Costantino.

Non è del tutto certo il fatto che abbia partecipato al Concilio di Nicea (325 d.C), ma fu certamente acerrimo avversario dell'arianesimo, una dottrina cristologia elaborata da Ario (monaco e teologo egiziano) che sosteneva lanon consustanzialità del Figlio con il Padre: affermava cioè che Dio era unico, eterno ed indivisibile, e quindi Gesù (il "Figlio" di Dio) non poteva essere considerato Dio come il Padre, visto che la natura divina è unica. Essendo un "figlio", Egli non esisteva dunque dall'eternità, ma era stato creato e non generato, poiché la natura divina è indivisibile. Fra Padre e Figlio non sussisterebbe un legame di natura, dunque, ma di creazione.

Fu proprio al Concilio di Nicea che questa dottrina venne dichiarata eretica, affermando invece la consustanzialità (homousia) di Padre e Figlio (ricordate nel Credo, la frase «...generato, non creato, dalla stessa sostanza del Padre...»?). Bene.Nicola fu acerrimo avversario delle idee di Ario, e anzi la leggenda dice che, in un momento d'ira, prese addirittura personalmente a schiaffi il teologo egiziano. Quando si dice «un sereno scambio di opinioni...»! (Anche perché Dio non intervenne mai personalmente nella questione e, per quanto se ne sappia, ancora oggi non si è espresso sull'argomento...).

Beh, facciamola breve: Nicola morì a Myra (6 dicembre, probabilmente del 343 d.C.) e lì venne sepolto. Già in vita, si affermava tra il popolo che il vescovo compisse miracoli; tale convinzione si consolidò dopo la sua morte, e un gran numero di leggende si diffusero in tutto il Medio Oriente. Fu fatto quindi santo.

Ciak! Scena seconda. Sette secoli dopo, nel 1087, quando Myra cadde in mano musulmana, Bari e Venezia (dirette rivali nei traffici marittimi con l'Oriente) entrarono in competizione per assicurarsi le reliquie del santo. Dai baresi fu organizzato un vero e proprio blitz: una spedizione di sessantadue marinai, su tre navi, compì l'impresa: la salma e il presunto tesoro del santo furono trafugati e portati a Bari. Così, San Nicola diventò il santo protettore di questa città. Di lui parla anche Dante nel Purgatorio (XX-31-33 «...Esso parlava ancor de la larghezza/ che fece Niccolò a le pulcelle,/ per condurre ad onor lor giovinezza...»).

E questo è un punto interessante: come abbiamo già accennato (e come ricorda Dante) la leggenda racconta delle tre giovani povere destinate alla prostituzione. Pare che un nobiluomo caduto in miseria volesse sposarne una, così andò da S. Nicola che promise il suo aiuto. Il Santo, per due notti consecutive, lanciò un sacco di monete d'oro all'interno della casa delle tre fanciulle. Al terzo giorno trovò le finestre chiuse, così fece entrare in casa il sacco calandolo dal camino. Intorno al camino erano stese delle calze, che si riempirono di monete d'oro.

Bingo! Nella fantasia popolare S. Nicola diventò così "il portatore di doni", nella notte del 6 dicembre (S. Nicola) e - successivamente - la tradizione si estese anche alla notte di Natale.

Ciak! Scena terza. Il culto del santo, nel tempo (e lasciamo stare i dettagli), si diffuse particolarmente nell'Europa del Nord, dove fu conosciuto come Sankta Klaus (corruzione da Sanctus Nicolaus) e rappresentato come il buon vecchio dalla barba bianca, che porta doni ai bimbi buoni. Secoli dopo, la tradizione fu trasferita in America dagli immigrati olandesi: il santo, in olandese, veniva chiamato Sinter Klass, ma negli Stati Uniti si affermò come Santa Klaus.

Ciak! Scena quarta. E qui viene il bello: gli americani si appropriarono della storia (naturalmente tralasciandone le origini mediorientali): nel 1809 lo scrittore Washington Irvin raccontò per la prima volta gli spostamenti di Babbo Natale nel cielo per la distribuzione dei regali; nel 1821 il pastore americano Clement Clarice Moore scrisse una favola sul Natale, per i bambini, nella quale il personaggio di Babbo Natale appariva con una slitta tirata da otto renne (e immaginate quanto il povero Nicola originale, in Anatolia, sarebbe diventato matto a reperire delle renne tra le rocce desertiche...).

Nel 1860 Thomas Nast, illustratore e caricaturista del giornale New Yorkais Illustrateur Weekly, rivestì Babbo Natale di una lunga mantella guarnita di pelliccia. Per quasi 30 anni Nast illustrò tutti gli aspetti della leggenda di Natale e nel 1885 stabilì la residenza di Babbo Natale al Polo Nord. L'Anno seguente, lo scrittore americano Gorge P. Webster precisò che la fabbrica di giocattoli e la dimora di Babbo Natale erano nascosti tra i ghiacciai del Polo Nord.

Ciak! Scena quinta (occhio: arriva lo sponsor!). Nel 1931 la Coca Cola decise di usare Babbo Natale nelle sue campagne pubblicitarie e commissionò ad un artista americano, tale Haddon Sundblom, l'incarico di ridisegnare e standardizzare il vecchio santo gentiluomo. L'artista si ispirò al suo vicino di casa, commesso viaggiatore sempre indaffarato con pacchi e pacchetti, un uomo grasso con barba bianca e fare pacioso.

Bene: Vicino di casa + colori bianco e rosso della coca cola = Babbo Natale.L'immagine convinse i dirigenti della Coca Cola che la riportarono su una delle prime pubblicità: un folletto ciccione con la pancia a botte, il barbone bianco, che indossa un abito rosso bordato di pelliccia bianca, stivali neri e cinturone con in mano una bottiglia di Coca Cola...

Da quando quella campagna pubblicitaria fu conclusa, nessuno al mondo ha mai più visto Babbo Natale raffigurato con colori diversi. E il povero San Nicola - del tutto ignaro del suo nuovo look - probabilmente si sta ancora interrogando sulla transustanzialità di Padre e Figlio...

Capodanno

Una fine, un inizio...

13. Capodanno. Una fine, un inizio...

Archiviamo. Senza rimpianti né recriminazioni. Vivere "qui ed ora" significa anche saper collocare il passato - ciò che non è più - nella sua giusta prospettiva del prendere atto che ci ha fornito materia di vita. Inutile lamentarsi se l'abbiamo saputa cogliere o no.

Ma neppure riponiamo troppa speranza in un futuro che "non è ancora", e come sarà dipenderà solo dalla nostra capacità di vivere appieno ogni momento. Il presente, infatti, è l'unico tempo disponibile.

Fine della filosofia (o del sermone). Adesso un po' di storia sul Capodanno (ma proprio pochina, perché non è serata...).

Nella nostra civiltà, il Capodanno prende origine dalla festa del dio romano Giano (quello bifronte, quasi stesse a guardare l'anno passato e, nel contempo, quello che verrà...). Chiamato in epoca romana "Caledae Ianuariae", a partire dal 332 d.C. il capodanno si trasforma nella festa liturgica della Circoncisione di Gesù Cristo.

Tuttavia c'è una questione di date: in accordo all'introduzione del calendario Gregoriano (1582), in Occidente si fa cominciare l'anno solare il 1° gennaio. Fino a quel momento vigeva il calendario Giuliano, ovvero un calendario solare, basato sul ciclo stagionale. Tuttavia, in quel sistema di calcolo, l'equinozio di primavera tendeva a regredire sempre più. Nel 1582 era arrivato addirittura all'11 di marzo. Per questo papa Gregorio XIII decise di intervenire con una riforma.

Il calendario gregoriano entrò così in vigore il 15 ottobre 1582 (5 ottobre secondo il calendario giuliano) in Italia, Francia, Spagna, Portogallo, Polonia - Lituania e Belgio - Olanda - Lussemburgo, e negli altri paesi cattolici in date diverse nell'arco dei cinque anni successivi). Gli altri paesi si uniformarono in epoche successive: gli stati luterani, calvinisti e anglicani nel corso del XVIII secolo, quelli ortodossi ancora più tardi.

Le Chiese ortodosse russa, serba e di Gerusalemme continuano tuttavia a tutt'oggi a seguire il calendario giuliano: da ciò nasce l'attuale differenza di 13 giorni tra le festività religiose "fisse" ortodosse e quelle delle altre confessioni cristiane. I cristiani ortodossi infatti celebrano invece l'anno nuovo il 14 gennaio.

In Cina l'anno inizia con la prima luna nuova nel segno dell'Acquario. I mussulmani (che hanno come anno d'inizio delle datazioni il 622 d.C.) seguono un calendario luni-solare e la data del loro capodanno, come per i cinesi, varia ogni anno. Indiani, persiani, curdi festeggiano l'anno nuovo il 21 marzo, i buddhisti dello Sri Lanka il 14 aprile. A settembre sono festeggiati il capodanno ebraico e l'antico capodanno cristiano-copto.

Prossimamente parleremo di qualcosa di più interessante, che ha a che vedere con la divisione dell'anno in 365 giorni (e sei ore). Cosa che nelle antichità più remote non era così... Ma non per un capriccio di uomini e popoli, bensì perché il nostro pianeta si comportava diversamente nell'Universo...

Influenza egizia sul cristianesimo

L'influenza egizia sul cristianesimo e sul simbolismo massonico

L'influenza egizia sulla cultura globale, sul cristianesimo e sul simbolismo massonico

"Nei secoli precedenti le dinastie dei faraoni, quando gli eventi storici non venivano ancora tramandati ai posteri, esistevano degli uomini intelligenti come noi.

Quegli uomini sentivano il bisogno di conoscere il cosmo e di capire il significato dell'esistenza. Ma ignorando la scienza e non possedendo la tecnologia necessaria, facevano ricorso alla loro intelligenza e al loro genio, usavano, cioè, una forma del pensiero che abbiamo da lungo tempo dimenticato, mi riferisco alla ricerca spirituale interiore e intuitiva" (Robert Bauval).

Agli albori della storia, migliaia di anni prima di Cristo, una civiltà chiamò a raccolta le sue forze per costruire i monumenti più grandi della terra: le piramidi di Giza.

13 milioni di tonnellate di blocchi di pietra, sufficienti a costruire la città di Londra, furono trasportati attraverso il deserto. Perchè? Quale visione del mondo giustificava una simile impresa? Gli esponenti del pensiero archeologico classico affermano che si trattava di tombe per tre faraoni.

Robert Bauval, scrittore e ricercatore inglese, nato ad Alessandria d'Egitto, ha passato gran parte della sua vita all'ombra delle grandi piramidi.

Egli ritiene che uno scopo molto più elevato sia alla base della loro costruzione e negli ultimi vent'anni ha cercato di scoprire quel significato di cui si avverte l'eco in antiche storie che parlano di stelle, di divinità discese sulla terra e della creazione come la concepivano gli egizi.

Il mito della creazione

All'inizio tutto era avvolto dalle tenebre e regnava il caos. Poi dal caos emerse un monte e su di esso spuntò Ra, il sole. Infine, un uccello fiabesco: la fenice si alzò in volo e il prime verso che emise fece muovere il mondo. In quel luogo, in seguito, sorse la città di Eliopoli, attorno ad una colonna sormontata dalla sacra pietra Benben, simbolo del monte all'origine della creazione.

Eliopoli era considerata una delle città più sacre del mondo antico. Il nome Eliopoli era rappresentato da un geroglifico: un pilastro sormontato da una croce. Gli antichi egizi la chiamavano "Innu Mehret", "la colonna settentrionale", simbolo di uno dei pilastri della Terra.

Sappiamo, da antiche iscrizioni, che lì si ergeva, infatti, un obelisco, molto tempo prima che a Giza fossero costruite le piramidi. Sappiamo anche che in cima alla stele era collocata una sacra reliquia: la pietra Benben.

Questa pietra era a forma di cono o di piramide, e per gli antichi egizi era come la croce per la cristianità, il più sacro dei simboli. Questo simbolo è custodito nel museo del Cairo ed è la pietra di coronamento di una piramide.

I sommi sacerdoti di Eliopoli erano secondi solo al faraone ed erano noti come costruttori, maghi, guaritori e astronomi. Di uno di loro si conosce il nome: Imhotep. In seguito sarà venerato dai greci come "Asclepio", per i romani "Esculapio", inventore della medicina. Ma Asclepio è noto anche per la sua conoscenza delle stelle e come ideatore delle grandi piramidi.


Il destino dell'Uomo dopo la morte

Migliaia di anni prima dell'era cristiana, nell'antico Egitto si parlava del giudizio dopo la morte. I peccati di un uomo venivano pesati opponendoli a ciò che quella persona era stata realmente nel corso della sua vita, a quello che ne rimaneva dopo aver scartato tutto il resto. Quella egizia, insomma, era una civiltà in cerca di una verità interiore.


"Oggi, la visione del mondo che ci viene trasmessa dagli scienziati, ci dice che la verità è fuori di noi e dobbiamo cercarla all'esterno. Per gli egizi, invece, la verità va cercata all'interno, nel nostro mondo interiore, in noi", spiega Robert Bauval su History Channel.

"Credevano che in ogni individuo ci fosse una scintilla del divino. Allo scopo di imparare ad espandere questa scintilla, portarla al massimo dello splendore, era necessario parlare con essa, interiormente, in un linguaggio che chiamavano "linguaggio degli dei".

Come percepivano questo linguaggio? Se si fa parte del cosmo, bisogna comunicare con esso, e loro comunicavano percependo con i sensi, raccogliendo messaggi portati dal vento, dalle stelle, dalla luna, dalla fertilità del suolo, dalle stagioni, dalla nascita dei figli.

Questa è la lingua della natura, la lingua del cosmo e cominciarono a capire che si poteva codificare questo linguaggio, in un linguaggio sacro e simbolico, legato ai principi cosmici. Questo è il motivo per cui fu inventata la "scrittura sacra". I miti egizi ci dicono che gli inventori di questa scrittura sacra furono gli dei.

Influenze sul cristianesimo gnostico

Nei secoli che seguirono la costruzione delle grandi piramidi, religioni che veneravano altri dei sorsero e si diffusero nel mondo allora conosciuto. Ma il mito di Osiride sfidò il tempo, anche se il nome stesso di Osiride sparì, sostituito da quello di Serapide. Numerosi templi a Osiride e Serapide, furono edificati in regioni molto distanti tra loro, quali erano l'Inghilterra, la Germania e la Francia.

Nel I secolo a.C., il culto si diffuse il tutto l'Impero Romano, competendo con la supremazia della nascente religione cristiana e finendo, persino, di influenzarla. All'interno del movimento cristiano, si sviluppo una fazione la quale fece propria l'idea che, al fine di giungere alla condizione divina, l'uomo dovesse acquisire al conoscenza mediante la ricerca interiore. Questa idea veniva direttamente dalla religione iniziatica egizia.

Alessandria d'Egitto fu, per molto tempo, luogo di iniziazione per i convertiti a questa nuova fede religiosa: qui, i primi cristiani venivano qui per ricevere la "gnosi", ovvero la conoscenza mediante l'iniziazione, per cercare Dio in se stessi e la verità interiore.

Gesù, per questa corrente cristiana, era colui che li guidava a scoprire in loro la scintilla divina e per questo, non avevano bisogno né di chiese, né di gerarchie. La religione praticata dai primi cristiani ad Alessandria, rappresenta il collegamento fra il culto misterico dell'antico Egitto e la religione gnostica.

Influenza sul cristianesimo cattolico

La cultura e la mitologia egizia hanno influenzato anche lo sviluppo delle religione cattolica? Alcuni indizi possono essere scovati all'interno del vangelo di Matteo, nel quale si parla della natività di Gesù Cristo, bimbo divino nato dalla vergine Maria, collegando questo avvenimento con l'Egitto.

Il vangelo di Matteo è unico per tre cose importanti collegate alla storia della natività: la prima riguarda la sacra famiglia che scappa in Egitto per sfuggire alla strage degli innocenti voluta da Erode e che trova rifugio ad Eliopoli.

In una chiesa cristiana vicina a Eliopoli, è raffigurata la fuga in Egitto della Sacra Famiglia. La seconda si riferisce alla stella che indicava il luogo della nascita di Gesù; la terza riguarda proprio i Re Magi, figure misteriose che venivano dall'oriente. Che cosa voleva dire l'evangelista Matteo con questi dettagli?


La vergine e il bambino

Siccome sappiamo che il vangelo di Matteo, molto probabilmente, è stato redatto ad Alessandria d'Egitto, Robert Bauval ipotizza che Matteo abbia creato l'immagine di Maria e di Gesù Bambino per parlare agli egizi, ai quali, un'immagine del genere, era molto familiare, in quanto richiama l'immagine più potente della religione egizia: quella della dea Iside che reca in braccio un fanciullo divino.

E' chiaro dunque che si cercò di fare accettare una nuova religione, un nuovo culto, a persone che per tre millenni aveva visto nell'infante divino il figlio della dea Iside. In un certo senso, Matteo rubò agli egizi il mito stellare di Iside, di Horus e della stella Sirio e lo trapiantò nella mitologia cristiana. E' plausibile pensare che i primi cristiani d'Egitto, considerassero Iside come la madre di Gesù. Solo in seguito la vergine assunse l'identità di Maria.

La stella nel cielo

C'è però un simbolo ancora più potente attraverso il quale i primi cristiani cercarono di veicolare il mito di Iside nella nuova religione. Il riferimento è alla stella di Betlemme.

E' essa la stella di Iside, l'antica stella di origine divina? Dopo 3 mila anni, a causa del fenomeno delle precessione, è cambiato il tempo in cui Sirio sorge e tramonta.

Durante l'epoca dell'antico Egitto, la stella Sirio sorgeva durante il periodo del solstizio d'estate. All'epoca della nascita di Gesù, invece, questa stella appariva in cielo, più o meno, nel periodo del solstizio d'inverno, intorno al 25 dicembre, precisamente dopo il tramonto del sole.

Ora, siccome sappiamo che per gli ebrei e i primi cristiani il giorno cominciava al crepuscolo, il 25 dicembre vedevano sorgere la costellazione di Orione e subito dopo la stella Sirio spuntare all'orizzonte.

Questa era la stessa immagine che gli Egizi osservarono per migliaia di anni, quando celebravano la nascita di Horus, l'infante divino durante il solstizio d'estate. E' lecito dunque ipotizzare che la stella della divinità sia stata presa da un antico mito egizio e fatto proprio dalla religione cristiana.

I Re Magi

Anche i magi che si mettono in viaggio per seguire la stella potrebbe essere il tentativo di uniformarsi a un altro antico mito egizio. Lacostellazione di Orione, con le sue tre stelle splendenti che formano la cintura, sorgendo sembrano annunciare la nascita di Sirio. Ebbene, è solo Matteo che parla dei Re Magi. Possiamo ipotizzare che le tre stelle della cintura di Orione siano diventati i "tre" magi del vangelo di Matteo?

La rinascita dallo gnosticismo

Sul finire dell'epoca classica, gli ultimi gnostici sopravvissuti affidarono alla scrittura i loro vangeli e la filosofia antica, per sottrarli ai loro persecutori. I testi religiosi degli gnostici sono riapparsi solo di recente, ma quelli filosofici erano venuti alla luce alcuni secoli fa a Firenze, culla del rinascimento.

Nel 1460, un monaco consegnò a Cosimo De' Medici un pacco di manoscritti. Si trattava dell'"Ermetica", una raccolta delle ultime parole di Ermete Trismegisto, ovvero del dio egizio Thoth. Cosimo De' Medici chiese a Marsilio Ficino di mettere da parte la traduzione delle opere di Platone e di dedicarsi a quella degli scritti ermetici.

Improvvisamente, gli intellettuali europei entrarono in contatto con la saggezza degli egizi e questo divenne un fatto di notevolissima importanza culturale, tanto che nei trecento anni che seguirono, servi da stimolo agli artisti europei d'avanguardia, agli intellettuali e ai filosofi.

Alla base del Corpus Haermeticum c'è l'idea della forza dei simboli, l'idea che i simboli non sono solo qualcosa grazie alla quale si riconosce qualcuno o qualcosa, ma che hanno un significato più profondo e che il simbolo stesso possa portare all'iniziazione.

L'ermetismo diventò così popolare che perfino Rodrigo Borgia (papa Alessandro VI)fece decorare i suoi appartamenti nel Vaticano con scene in cui sono raffigurati Iside, Osiride e Thoth Ermes, così come li immaginavano i pittori del rinascimento. Si stava diffondendo una religione molto più antica, e da alcuni ritenuta più saggia, di quella di Mosè e della Bibbia.

Nella cattedrale di Siena si può ammirare un'immagine di Ermete Trismegisto, ovvero del dio Thoth, che trasmette la saggezza dell'Egitto e della Fenice, simbolo della città di Eliopoli.

I papi disseminarono Roma di simboli dell'antichità e di obelischi provenienti dall'Egitto. Stranamente, i papi scelsero l'antico simbolo di Eliopoli e cioè, un pilastro sormontato da un croce e lo posero proprio nel cuore della cristianità. E' curioso che tutti coloro che vanno in Piazza San Pietro, vengano anche ad ammirare questo antico simbolo dell'Egitto pagano.

Studiosi, quali il gesuita Athanasius Irkere, studiarono gli enigmi egizi, ma la Chiesa cominciò ad avvertire il pericolo. L'ermetismo stimolava prese di posizioni personali, lontani da quelli che erano i suoi interessi. Le nuove idee furono, quindi, bandite e i libri bruciati.

Nel 1600, l'ermetismo venne fatto tacere con la forza e Giordano Bruno, principale sostenitore, fu trascinato davanti a un tribunale ecclesiastico. Malgrado le orrende torture che gli vennero inflitte, il filosofo rinunciò di abbandonare le proprie idee.

La Chiesa aveva un solo modo per porre fine a tutto questo e accadde l'impensabile: il 17 febbraio 1600, Giordano Bruno fu portato in piazza Campo de' Fiori, denudato, legato a un palo e arso vivo. Fino all'ultimo momento della sua vita, il filosofo cercò di non guardare la croce che gli veniva posta davanti agli occhi da un membro dell'inquisizione. Le sue ceneri saranno gettate nel Tevere. Dopo questi tragici eventi, l'ermetismo divenne un fatto culturale clandestino.

Influenza sulla Massoneria

L'ermetismo trovò rifugio nelle società esoteriche, quali il movimento dei rosacrociani e la massoneria. La grande loggia di Londra, cuore e quartier generale della Massoneria pullula di antichi simboli. Gli affiliati vengono iniziati ai segreti, ai riti e ai simboli.

Secondo Michael Baigent, non c'è dubbio che l'ermetismo, partito dall'Egitto, si sia ramificato fino a influenzare anche il ritualismo e il simbolismo delle società segrete: la piramide, l'occhio onniveggente e la stella. I simboli egizi più sacri sono entrati a far parte dei misteri massonici. Le stesse istituzioni americane risultano "contaminate" dall'antico simbolismo egizio.

I fondatori degli Stati Uniti, George Washington, Benjamin Franklin e altri, erano in maggioranza dei massoni e fecero costruire e decorare la Casa Bianca con un'abbondanza di immagini che richiamano la massoneria. La costituzione stessa degli Stati Uniti è un'estensione dei principi della massoneria, con il suo porre fortemente l'accento sulla democrazia, sul sapere e sugli incentivi da dare alla scienza.

Nel tempio massonico dedicato a George Washington, c'è un altro simbolo familiare: Washington e altri padri fondatori sono raffigurati con il "grembiule dei muratori".

Anche il dollaro, simbolo della potenza americana, mostra il alto sconosciuto dello stemma americano: la piramide con l'occhio onniveggente con la promessa di un Nuovo Ordine Mondiale.


E oggi, a più di duecento anni di distanza, possiamo ammirare in alcune delle città più importante dell'occidente, la presenza degli obelischi, simboli antichissimi di un'altra civiltà. Da anni e anni, milioni di persone vi girano attorno, osservandoli distrattamente, di colpo, però, catturano l'attenzione di qualcuno, il quale si chiede: "Che cosa ci fanno qui?", cercando di evocare la magia del passato e capire il significato di questi simboli, che al pari dei geroglifici, hanno bisogno di essere decodificati.

Fonte: ilnavigatorecurioso.it

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Un commento su "L'influenza egizia sulla cultura globale, sul cristianesimo e sul simbolismo massonico"

  1. FLORIil gennaio 23, 2016 a 7:15 pm said:

    Il documentario Zeitgeist

    Era il lontano 2007. C'era ormai Internet in tutte le case, l'informazione era divenuta fruibile da chiunque e tutti potevano esprimersi ed esporre, tra le altre, quelle teorie da bar meglio conosciute come "I LORO Complotti contro di NOI". Ma Loro chi? Il Vaticano naturalmente!

    In questo nuovo culto dell'Informazione Libera e Non Condizionata, spicca il geniale documentario in tre capitoli intitolato Zeitgeist, che raccoglie nel suo primo capitolo tutte le teorie pseudo-scientifiche/astrologiche fino a poco tempo prima ricomprese nel termine "fandonie".

    Peter Joseph, autore del documentario, è un famoso (???) regista, produttore cinematografico, sceneggiatore, attivista statunitense. Ovviamente il suo vero nome non è Peter Joseph. Quale studioso che ha perso tempo, sangue e fegato a documentarsi sulle sue grandiose scoperte, ha poi deciso di metterci anche la faccia pur sapendo i grandi rischi e ritorsioni (!!!) a cui poteva andare incontro? Galileo Galilei mi pare si facesse chiamare Gino Ginei, per esempio.

    Senza perdere altro tempo, mi voglio divertire un po' con la prima parte del documentario, reperibile in forma gratuita in qualsiasi piattaforma video, che tratta il "mito" di Gesù, strutturando la ricerca in modo che Cristo risulti una specie di pastrocchio astrologico/new age.
    Procediamo!

    Gesù e la mitologia egizia

    Le teorie su cui si basa tutta la critica di Peter Joseph non sono sue ovviamente. Sono di una tale Acharya S, altro pseudonimo che solo in seguito sarà identificato con la storica e archeologa D.M. Murdock, che ha pubblicato un libro chiamato "The Christ Conspiracy". Questo libro si rifà agli studi di Gerald Massey (poeta dell'800, appassionato dell'antico Egitto e autodidatta nello studio dei geroglifici), il quale ha liberamente interpretato una serie di pittogrammi presenti a Luxor, attribuendo loro le caratteristiche dell'annunciazione e il concepimento di Horus come fosse Gesù. Le sue teorie sono state confutate dai più eminenti egittologi dell'ultimo secolo e mezzo, ma il signor Joseph, agli studi professionali preferisce la versione di un poeta autodidatta. Questa è informazione pura e certificata PH 5.5!

    In principio era il Sole ed il culto di questo oggetto, Il sole di Dio

    Il Sole è un oggetto. Non un astro, non una stella. Un oggetto (ripetuto per ben due volte). Proprietà di linguaggio 0 - P.J. 1

    Questo è Horus, il Dio Sole dell'Antico Egitto.

    Ma non era Ra il Dio Sole?! Complotto dei libri di storia e degli egittologi contro di NOI!

    Horus nato il 25 dicembre da una vergine di nome Isis-Meri, a 12 anni insegnava nel tempio, aveva 12 apostoli, fu crocefisso e poi resuscitò dopo 3 giorni.

    Horus, figlio di Iside (Isis MERI?!?) e Osiride, avvelenato (non crocifisso) da Seth (che aveva 12 compagni secondo Plutarco), risuscitato da Ra (che non era suo padre), si vendica di Seth. Non fu mai battezzato da Anup (Ma chi è Anup?), non insegnò mai nel tempio e non si accenna mai a chissà che ministero a 30 anni.

    Da qui ha inizio un elenco di ALCUNE figure mitologiche che nel corso della storia, secondo Peter Joseph e solo secondo lui, hanno avuto le stesse caratteristiche di Gesù.

    Attis di Frigia, nato il 25 Dicembre. Nato da una vergine. Crocifisso. Risorto dopo 3 giorni.

    Attis di Frigia, la sua morte e rinascita sotto forma di viole mammole si celebrava tra il 14 ed il 28 marzo. Morto per auto recisione dei genitali.

    Krishna dell'India. Nato da una Vergine il 25 dicembre. Preannunciato da una stella. Fece miracoli. Morì crocifisso. Resuscitò.

    Krishna dell'India, figlio di Devaki e Vasudeva, ignota la data di nascita (essendo MITOLOGIA). Preannunciata la sua nascita da un sogno. Come unico miracolo sollevò una collina. Morì colpito al calcagno da una freccia (come il Pelide Achille, non come Gesù). Non è mai risorto anzi, la sua morte ha segnato l'inizio di una nuova Era astrologica.

    Dioniso. Nato da una vergine il 25 dicembre. Vagava facendo miracoli TRA CUI trasformare l'acqua in vino. Chiamato "Il Re dei Re".

    Chiunque abbia studiato un minimo di mitologia greca alle ELEMENTARI sa che Dioniso è nato dalla coscia di Zeus o dall'unione tra Zeus e Semele, che per nessun mito greco esiste alcuna datazione, che trasformava l'acqua in vino perchè era il Dio dell'ubriachezza e di tante altre cose. Una leggenda lo vuole figlio del Re di Tebe, ma mai Re dei Re. Crocifisso?! Quando!?

    Mithra, nato il 25 dicembre, aveva 12 discepoli, faceva miracoli, morì per 3 giorni e resuscitò.

    Il Dio Mitra è una divinità potentissima dello Zoroastrismo, il "Signore delle anime". Come si sa lo Zoroastrismo è una religione che ebbe molto piede in India e nell'Impero Persiano. Ma l'altro Mitra di cui si hanno notizie faceva parte del pantheon tardo-romano, il cui culto era celebrato il 25 dicembre. Il signor Jones fa una specie di pastrocchio attribuendo ad una divinità le caratteristiche dell'altra.

    Ma per maggiori info sulla data di nascita di Gesù ne parlero' alla fine dell'articolo.

    Gesù e l'astrologia

    Il cerchio dello Zodiaco ha una croce (sottile indizio) che lo divide in quattro settori, 12 simboli (ricordiamoci il numero 12, gli servirà più avanti) che indicavano con forme antropomorfe lo stazionamento del sole nelle costellazioni. L'Acquario, per esempio, indicava le piogge primaverili.

    L'Acquario nei tre calendari, siderale, tropicale e astronomico, ha una durata che oscilla tra il 21 gennaio e il 14 marzo. La primavera inizia il 20 marzo. E' proprio vero che non esiste più la mezza stagione!!

    Sirio-Gesù, La cintura di Orione - I Re magi, La Costellazione Virgo-Maria e Betlemme

    Il 24 dicembre la stella più luminosa del firmamento, Sirio, si trova a ridosso della Cintura di Orione, composta da tre stelle. Il nome con cui gli antichi romani chiamavano Sirio era Stella Canicula, gli egizi la chiamavano Sothisper indicare la Dea Iside, i Polinesiani la chiamavano Grande Uccello, gli Hawaiani la chiamano Regina del Cielo.
    Per quelli che Joseph chiama "I tre magi", non sono altro che la cintura di Orione, che nella tradizione cinese sono chiamati i Tre Astri e nella storia occidentale erano dapprima indicati semplicemente con le lettere dell'alfabeto greco, in seguito si sono guadagnate il nome di Alnitak, Alnilam e Mintaka.
    Probabilmente avrebbero preferito chiamarsi Gaspare, Melchiorre e Baldassarre per essere ricordate con più facilità.

    Segue una fantasiosa delucidazione sulla lettera -M nei nomi delle vergini madri.

    A sinistra Iside con Horus in braccio a destra Maria SS con in braccio il Signore dei Signori
    Avendo già appurato che non ci sono molte vergini nelle mitologie, poichè spero non ci sia bisogno di spiegare quanto la spiritualità pre-cristiana fosse strettamente legata ad una ritualità sessuale e quanto la crescita del Cristianesimo sia stata osteggiata anche per la rivoluzionaria predicazione contro i costumi sessuali politeisti, proseguiamo con la bislacca analisi di P.J. sulla Bibbia astrologica.
    Il simbolo del segno della Vergine è una M rovesciata, per questo tutte le madri vergini (che non ce ne sono, abbiamo detto) iniziano con la M. Iside inizia con la lettera I (Secondo P.J., si chiama Isis-Meri, ma di questo appellativo non c'è traccia) , la madre del Buddah -Siddartha Gautama, si chiamava Maya ma NON è mitologia, Siddartha Gautama è esistito veramente, così come sua madre che non era vergine! Il simbolo della costellazione è una donna con una spiga.

    A causa della rappresentazione di Isis con in braccio un bambino, le sette protestanti, gli gnostici e gli atei hanno falsamente e stoltamente accusato i Cattolici di aver esportato dalla simbologia pagana la venerazione a Maria SS Madre di Dio. A mio parere invece, uno degli aspetti più belli del cattolicesimo, è che ha riconosciuto le tracce di Dio al di fuori della storia ebraica perché ha fede in un Padre che ama tutti indistintamente, che è venuto nel mondo anche per convertire e salvare non solo le pecore perdute della casa d'Israele, ma anche tutti i popoli pagani, anch'essi chiamati alla salvezza mediante il Sacrificio salvifico di Cristo. La vita, morte, risurrezione di Gesu' e salvezza offerta a tutti i popoli sono state possibili anche grazie alla disponibilita' di Maria SS, che -a differenza dei miti- ha REALMENTE partorito, cullato e allattato il Figlio di Dio, il Salvatore. Le immagini della donna col bambino in braccio sembrano profetiche, nonostante i pagani non fossero consapevoli del loro vero significato recondito.

    Se vi andate a vedere bene i miti citati (certo che lo dovete fare voi, mica posso fare tutto io!), noterete che di caratteristiche comuni ce ne sono ben poche. Non sono nati da vergini allo stesso modo di come Gesù è nato da Maria, non hanno avuto una vita così simile a Cristo, non hanno ricevuto i titoli che sono stati dati a Gesù e nel caso di resurrezioni, non hanno nulla a che fare con quella di Cristo. Se vi prendeste la briga di studiarli, notereste che davvero hanno poco a che fare con la storia del Nazareno.

    Inoltre, se guardate meglio in che modo si cerca di ricostruire in toto la figura di Gesù, noterete che per farlo si sono andati a prendere pezzettini di storie e mitologie presi da secoli e regioni di distanza gli uni dagli altri. Con questa strategia, si può ricreare qualsiasi personaggio storico, da Giulio Cesare, a vostra nonna. Per non parlare del povero Vegeta che per salvare il mondo da Majin Bu si è sacrificato per noi, resuscitando però qualche puntata dopo!

    rappresentazione molto simile alla pieta' di Michelangelo
    Il fatto poi che in alcune leggende ci fossero effettivamente delle similitudini con Cristo, si spiega capendo che le aspettative di un dio che arriva sulla terra possano essere molto simili indipendentemente dalla cultura di appartenenza. Se si pensa ad un "super-uomo", lo si immagina fare cose che noi non sappiamo fare (aka miracoli) e avere delle virtù superiori alle nostre. Così nell'immaginario collettivo si può arrivare a sperare qualcosa che poi si avvera sul serio. Un po' come tutte le volte che avete provato a immaginare l'ultimo prodotto della Apple. Qualche volta non ci siete andati vicini neanche lontanamente, mentre altre volte ci avete preso in pieno... eppure non penso che possiate dire che la Apple vi abbia copiato l'idea (anche perché probabilmente i suoi legali vi toglierebbero anche l'anima ).

    Un'altra considerazione da fare è dal punto di vista complottista: Avrebbe avuto senso che una religione nata in seno al giudaismo prendesse spunto da mitologie pagane? Chiunque sa come venivano trattati gli dei pagani dagli ebrei, capisce benissimo che sarebbe stata un'operazione di marketing decisamente fallace. Il cristianesimo per attecchire non poteva che essere in linea con le scritture bibliche. Certo, non ha riscosso il successo dovuto all'inizio, ma solo perché molti giudei aspettavano un salvatore armato che salvasse Israele piuttosto di uno disposto ad essere crocifisso per Amore di tutti.

    Un'altra considerazione la possiamo fare guardando alla storia: Anche se ci fossero molte altre similitudini con miti e leggende varie, questo non cambierebbe l'esistenza di Cristo. Ci sono prove e ritrovamenti storici che dimostrano l'esistenza dei vangeli scritti dopo pochi anni dalla morte di Gesù (es. i ritrovamenti di parti del Vangelo di Marco nelle grotte di Qumram), che descrivono fatti e usanze confermate dagli storici, e divulgati in periodi in cui ancora vivevano persone in grado di confutare l'esistenza e la vita di Cristo. Non si può dire lo stesso delle varie mitologie citate.

    Altre illazioni

    Il numero 12

    12 sono gli apostoli, 12 sono i segni zodiacali, 12 sono le tribù di Israele, 12 le stelle sulla corona della Madonna.

    Ma 12 è anche il numero dei mesi dell'anno, dei nervi cranici, il numero delle coppie di costole, 12 le vertebre dorsali. 12 è il numero atomico del magnesio. Complotto del Corpo Umano e della Chimica contro di NOI!

    Cristo muore sulla Croce perché il 25 dicembre il Sole è vicino alla Croce del Sud e quindi il Sole muore sulla Croce e poi risorge in Primavera.

    Insomma, finora si è detto che Gesù NASCE il 25 Dicembre, non muore! E comunque, la costellazione Croce del Sud è stata scoperta effettivamente come non facente parte della Costellazione del Centauro solo nel 1516.

    L'era dell'acquario: Mt 28:20 - Lc 22:10

    La nascita di Gesù corrisponde con l'inizio dell'Era dei Pesci ("Ovviamente" perchè Gesù è simbolicamente rappresentato come un Pesce! Ah, ma che studiate a fare simbologia!!), c'è un errore di traduzione dal greco, secondo P.J., in quanto Gesù dice: "Sono con voi fino alla fine dell'Era". L'indicazione di Gesù ai discepoli in Luca 22:10 su dove si celebrerà la Pasqua indica un uomo con una brocca, cioè la costellazione dell'Acquario. Quindi la morte di Gesù indica l'ingresso nell'Era dell'Acquario. New Age, new Age come se piovesse!

    Il documentario si conclude con una ricerca delle fonti non bibliche dell'esistenza di Gesù, per la cui risposta rimando a questo video.

    Un'altra considerazione: Gesu' è veramente nato il 25 dicembre?

    Anzitutto, vorrei ricordare che per noi Cristiani non è tanto importante sapere in quale giorno sia nato Gesu' di preciso, cio' che a noi interessa è festeggiare il significato simbolico della Sua nascita. Pure la scelta della data del 25 Dicembre cela delle sorprese molto interessanti...

    I sostenitori dell'ipotesi pagana, quando non scadono nel complottismo cercando di trovare assurde o false similitudini tra Gesù e altre divinità, affermano che il 25 dicembre è la data romana del Sole Invictus, e che quindi sarebbe stata presa dai primi cristiani per comodità dato che nell'impero era già festa quel giorno, e nessuno così doveva mettere mano al calendario delle ferie. All'epoca c'era già il traffico sull'Aurelia, e senza raccordo non vi dico che casino per fare le partenze intelligenti! Quindi, in ogni caso, un plauso ai cristiani primitivi per essere stati così premurosi da preoccuparsi per le necessità dell'impero appena convertito.

    Se Gesù è nato un 25 dicembre, il concepimento deve essere avvenuto, ovviamente, 9 mesi prima. E non a caso il calendario cristiano pone al 25 marzo l'Annunciazione a Maria. Ma l'evangelista Luca ci dice anche che giusto sei mesi prima era stato concepito Giovanni Battista. Quel concepimento, che non viene ricordato nella Chiesa d'Occidente, le antiche Chiese bizantine lo celebrano solennemente tra il 23 e il 25 settembre, appunto sei mesi prima dell'Annunciazione a Maria. Il Vangelo di Luca si apre con la storia di Zaccaria ed Elisabetta, ormai rassegnata alla sterilità. Sempre da Luca sappiamo che Zaccaria apparteneva alla classe sacerdotale di Abìa, e che quando ebbe l'apparizione "officiava nel turno della sua classe".

    Ora bisogna sapere che nell'antico Israele i sacerdoti erano divisi in 24 classi le quali, dandosi il turno con una cadenza fissa, prestavano servizio liturgico nel tempio per una settimana, due volte l'anno. Si sapeva anche che la classe di Zaccaria nell'elenco ufficiale era l'ottava, senza conoscere però quando cadevano i suoi turni di servizio. E qui entra in gioco il professor Talmon. Lavorando sui testi esseni di Qumran e sul calendario del Libro dei Giubilei, lo studioso è riuscito a precisare in quale ordine cronologico si susseguivano le 24 classi sacerdotali (per inciso: l'articolo in cui Talmon dava ragione delle sue scoperte risale addirittura al 1958: verrebbe da chiedersi come mai ci siano voluti decenni perché arrivasse al grande pubblico). Alla classe di Abìa toccava il servizio liturgico al Tempio due volte l'anno, ed una di quelle volte capitava proprio nell'ultima settimana di settembre! Le Chiese bizantine avevano dunque ragione a celebrare tra il 23 e il 25 settembre l'annuncio a Zaccaria. Si aveva così un fondamento "storico" esterno all'ambito liturgico, biblico e patristico, di un'antichissima tradizione.

    Questa, in sintesi, la successione dei fatti, disposti su un arco temporale di 15 mesi: il 23 settembre l'annuncio a Zaccaria e il concepimento di Giovanni; il 25 marzo, sei mesi dopo, l'annuncio a Maria e il concepimento di Gesù; il 24 giugno, tre mesi dopo, la nascita di Giovanni; sei mesi dopo, il 25 dicembre, la nascita di Gesù. potete trarre ulteriori informazioni nell'articolo di UCCR

    GLI ELOHIM SONO DEGLI DEI?

    Secondo il falso profeta Mauro Biglino l'Antico Testamento nei suoi racconti, provvede a presentare chiaramente gli Elohìm come una pluralità di individui. Egli asserisce che non a caso le interpretazioni religiose o genericamente spiritualiste sono costrette a definire metaforici, allegorici. Quindi se Elohim significa dei, Dio non sarebbe uno, ma una serie di individui o divinita'? Altro complotto contro di noi.. In realta' il termine ELOHIM sta sia per il plurale di Eloha o il suo superlativo, dipende dai verbi e dal contesto in cui è inserito.

    Il termine Elohim può essere tutte e due le cose: se il verbo e il resto della struttura grammaticale sono al singolare allora il termine è il superlativo di Eloha e pertanto singolare; se invece la struttura è plurale allora il termine è il plurale di Eloha. Forse potrà aiutare questo esempio a capire questo concetto: in Italiano i termini astratti Verità e realtà e sim. sono singolari e plurali, ma solo se inseriti in una frase si può identificarne il numero, esempio:
    "La verità è una sola"
    (verbo e articolo al singolare = "verità" è un singolare)
    "Le verità sono tante"
    (verbo e articolo al plurale= "verità" è un plurale"

    Che il termine Elohim sia un singolare non ha bisogno di dimostrazioni perchè, come detto prima sono i verbi è il resto della struttura grammaticale a renderlo noto senza dubbio alcuno. Tradurre letteralmente il suo superlativo indefinito in italiano è impossibile perchè in italiano non esiste questa forma. Per rendere un pensiero simile a quello espresso in ebraico diremo in italiano: Giudice Supremo. (clicca qui)

    "Quando il Figlio dell'Uomo tornera' sulla Terra trovera' ancora la fede?"(Lc 18, 8)

    Concludendo: se non siete credenti, cercate almeno di non essere creduloni. Moltissime altre illazioni potrebbero essere facilmente spiegate. Queste sono state riportate solo perchè vi capacitiate che tutto cio' non è altro che un sottilissimo piano per distruggere i costumi, la visione sulla sessualita', la famiglia e la societa' che per 2000 anni è stata cristiana, di modo da potere cosi' imporre l'unica religione mondiale: un miscuglio di idee pagane ed ecologiste incorporate oggi nella new age. Le inquietanti immagini di scimmie, gorilla, cannibali e inni a madre terra sulla struttura simbolo della Cristianita' proprio il giorno dell'Immacolata Concezione vorrebbero essere una rivendicazione e una beffa nei confronti di Cristo. Mi diverte leggere le varie teorie complottistiche su Internet. Ma le fonti del mio articolo sono le stesse che potrebbe trovare chiunque altro: Wikipedia, un buon libro di mitologia e un sussidiario della V elementare, quindi occhio: queste storie sono belle favole, a volte raccontate molto bene per carità, ma con un buon libro e un po' di voglia restano... Favole.


  2. Tratto da lastella

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