CARTOMANZIA

Storia ed origini dei Tarocchi
Storia ed origini dei Tarocchi

CARTOMANZIA

STORIA ED ORIGINI DEI TAROCCHI 

La cartomanzia è un metodo di divinazione effettuato tramite la consultazione di un mazzo di carte che possono essere normali carte di seme italiano o francese, tarocchi o speciali carte illustrate dette Sibille.

Storia

Nel Medioevo le carte da gioco sono state occasionalmente usate a scopo divinatorio, ma in modo differente dall'uso nella cartomanzia moderna, poiché non assegnavano alle carte alcun significato ma si limitavano ad utilizzarle come strumento di scelta casuale. Un primo esempio tedesco è Eyn loszbuch ausz der Karten gemacht stampata tra il 1505 e il 1510 aMagonza in cui in ogni pagina è stampata in un angolo una carta da gioco con semi tedeschi e una predizione in termini generali della fortuna che aspetta il lettore. Più evoluto è il Giardino dei pensieri di Francesco Marcolini da Forlì pubblicato nel 1540, che usa un mazzo da 36 carte. Il lettore sceglie una domanda dal primo capitolo del libro e pesca una sequenza di coppie di carte, il cui valore lo reindirizza alle pagine successive dove leggere la risposta. Dorman Newman pubblicò alla fine del XVII secolo in Inghilterra un mazzo specializzato per le predizioni (la prima edizione è probabilmente del 1690), le incisioni di stampa furono poi acquistate da John Lenthall che li pubblicà per diversi anni[3]. Le carte del mazzo di Lenthall (come è ora noto) contenevano il testo della predizione e/o la guida alla pesca di ulteriori carte e in un angolo della carta un seme francese con un numero da 1 a 13 in caratteri romani; in pratica era un metodo simile a quello di Marcolini, in cui però il testo del libro era stato trasposto direttamente sulla carte da gioco.

Origini della Cartomanzia

La cartomanzia ha origini piuttosto recenti rispetto ad altre forme di divinazione. Le prime testimonianze certe risalgono al1770, data di pubblicazione a Parigi di Etteilla, ou la seule manière de tirer les cartes, dove l'autore, Etteilla, alias di Jean-Baptiste Alliette, spiegava l'uso delle normali carte da gioco francesi per predire l'avvenire. Qualche anno più tardi lo stesso Etteilla dava alle stampe Manière de se recréer avec un jeu de cartes nommées Tarot (Parigi, 1783-1785) dedicato alla divinazione per mezzo dei tarocchi.

Dopo Etteilla, la più famosa cartomante fu Marie Adélaide Lenormand (1768-1843), meglio nota come "Mademoiselle Lenormand", alla quale pare che si rivolgesse Josephine de Beauharnais, prima moglie di Napoleone Bonaparte. Da lei prende nome un particolare mazzo detto "Sibilla Lenormand", la cui invenzione non va però attribuita a Mlle Lenormand.

Fu invece nell'Ottocento che la cartomanzia attirò le attenzioni di occultisti ed esoteristi, in quanto si iniziò diffusamente a ritenere che le carte avessero antichissime origini egizie e racchiudessero il sapere primigenio, l'unico vero.

Mazzi da divinazione

I mazzi di carte usati a scopo divinatorio risultano essere diversi ed eterogenei, sia per origine che per quantità di "semi" e di figure. Si va dalle comuni carte da gioco e dai vari mazzi di Sibille italiane (La vera sibilla), parigine (Lenormand) e zigane (diffuse nel mondo di lingua tedesca), fino a un'infinita di mazzi di creazione più recente e studiati appositamente per l'uso divinatorio (tra i più noti e utilizzati troviamo l'Oracle Belline).

Vengono usate in alcuni casi anche le carte Zener, 25 carte, con 5 stelle, 5 onde, 5 croci, 5 cerchi e 5 quadrati), sebbene l'uso per cui queste carte sono state progettate non abbia a che fare con la divinazione bensì con l'esercitazione della telepatia.

Tuttavia il mazzo più utilizzato allo scopo divinatorio è costituito dai tarocchi di Marsiglia, contenenti 78 carte.

Principio della cartomanzia

Il principio base della cartomanzia, esercitata con ogni mazzo, si basa su un motto dell'alchimia: "Come sopra così sotto", intendendo il "sopra" come il grande universo metafisico, e il "sotto" come la realtà fisica del mondo intorno a noi.

Più semplicemente, il mosaico delle carte estratte, attraverso l'interpretazione dei simboli o delle allegorie in esse contenute e delle posizioni da esse assunte, ci possono fornire una buona approssimazione delle conseguenze derivanti dalle nostre scelte attuali (metodo intuitivo) o addirittura fornirci una indicazione sul da farsi o su ciò che comunque accadrà qualunque cosa decidiamo di fare (metodo sacrale). Più praticamente le carte divinatorie possono essere usate sia per leggere un eventuale futuro sia per svelare, a chi le studia, particolari aspetti di se stesso.

Tratto da Wikipedia, l'enciclopedia libera.

Tarocchi di Marsiglia

Divinazione dei tarocchi

Tarocchi di Marsiglia
Tarocchi di Marsiglia

TAROCCHI

STORIA ED ORIGINI 

Tarocchi/Trionfi

I tarocchi sono un mazzo di carte da gioco, generalmente composto da 78 carte utilizzate per giochi di presa, la cui origine risale alla metà del XV secolonell'Italia Settentrionale, probabilmente a Ferrara, Bologna o Milano. Si diffusero in varie parti d'Europa e raggiunsero il periodo di maggior diffusione a cavallo tra il XVII e il XVIII secolo, dopodiché il loro uso è andato calando.

A partire dalla fine del XVIII secolo i tarocchi furono associati alla cabala e ad altre tradizioni mistiche. Lo sviluppo di queste teorie fu avviata dal massone francese Antoine Court de Gébelin, che senza alcuna base storica fece risalire i tarocchi all'Antico Egitto, ed ebbe nuovo impulso nella metà dell'Ottocentocon l'occultista Eliphas Lévi, che indicò la loro origine nella Cabala ebraica[1]. Negli anni a cavallo tra la fine dell'Ottocento ed i primi del Novecento le dottrine esoteriche sui tarocchi furono fissate definitivamente dagli occultisti francesi Papus (pseudonimo di Gérard Encausse) e Oswald Wirth in una serie di celebri opere ancora in auge. Nei primi decenni del Novecento la "Scuola francese dei Tarocchi" cominciò ad essere soppiantata dalla "Scuola inglese" nata in seno all'Ordine Ermetico dell'Alba Dorata.

Il tipico mazzo di tarocchi è composto da un mazzo di carte tradizionale a cui si aggiungono ventuno carte dette Trionfi e una carta singola detta Il Matto. Il mazzo di carte tradizionale è diviso in quattro semi (italiani o francesi) di quattordici carte, dall'asso al dieci più quattro figure, dette anche "onori" o "carte di corte": Re, Regina, Cavaliere e Fante. I trionfi sono generalmente illustrati con figure umane, animali e mitologiche e numerati da 1 a 21, spesso in numeri romani). Esistono varianti in cui il numero di carte viene ridotto, per esempio il tarocchino bolognese o il tarocco siciliano, o aumentato come nelleminchiate. Nella terminologia introdotta dalle teorie esoteriche i Trionfi e il Matto sono detti collettivamente arcani maggiori e le carte rimanenti arcani minori.

Etimologia

Alla loro comparsa nel XV secolo questo tipo di mazzo era detto trionfi. Tuttavia, l'origine del termine è da sempre controversa. Sono state ipotizzate alcune possibilità:

un rapporto diretto con il poemetto allegorico I Trionfi di Francesco Petrarca, le cui sei allegorie sono state spesso rappresentate in modo simile alle icone trionfali dei tarocchi: Trionfo dell'Amore = Amanti, Trionfo della Castità = Temperanza, Trionfo della Morte = Morte, Trionfo della Fama = Giudizio, Trionfo del Tempo = Eremita, Trionfo dell'Eternità = Mondo. Ma mentre nelle allegorie del Petrarca le figure allegoriche sono sempre a bordo di un carro trionfale, questo non avviene per le figure dei tarocchi, inoltre i trionfi del Petrarca sono solo sei contro i ventuno trionfi dei tarocchi ed è difficile trovare una corrispondenza per trionfi come la Papessa o L'Appeso.

  • un rapporto con i carri trionfali che nel Medioevo accompagnavano le processioni carnevalesche.

Nel XVI secolo in contemporanea con la comparsa di diversi giochi detti anch'essi "Trionfi", che assegnano il ruolo di atout ricoperto dai trionfi dei tarocchi a carte normali compare per la prima volta il termine "tarocco". La sua prima occorrenza è in un inventario della corte di Ferrara del dicembre 1505, ma dello stesso anno è anche la prima occorrenza dell'equivalente francese Taraux, per cui è stato teorizzato che il termine italiano potrebbe derivare da quello francese, piuttosto che il contrario. La prima occorrenza in un testo stampato è nel Gioco della Primiera del poeta Francesco Berni nel 1526 e per il XVI secolo aveva soppiantato "Trionfi"[7]. L'origine del termine "tarocco" è tuttora ignota, sebbene siano state avanzate alcune congetture, tra cui che potrebbe derivare dal processo di decorazione delle carte, dal nome del fiume Taro, un affluente del Po[8]. Nel tentativo di sostenere un'origine antica dei tarocchi alcune ipotesi esoteriche ipotizzano connessioni con antiche civiltà o con termini della Cabala, per esempio Antoine Court de Gébelin ipotizzò che derivasse dall'egiziano "Ta-Rosh" ("via regale"), Samuel Liddell MacGregor Mathers che derivasse dall'egiziano "taru" (che significherebbe "consultare") mentre per Gérard Encausse da un tetragramma cabalistico ("Tora", "Rota" o altre varianti.).

Storia e Origini 

Non ci sono dati certi sull'origine delle carte da gioco occidentali, i primi indizi della loro esistenza cominciano a comparire in documenti risalenti alla fine del XIII secolo. La teoria più diffusamente accettata è che queste siano arrivate inEuropa attraverso i contatti con i Mamelucchi egiziani, e per quell'epoca avevano già assunto una forma molto simile a quella odierna[N 1][10]. In particolare il mazzo dei Mamelucchi conteneva quattro semi: bastoni da polo, denari, spade e coppe simili a quelli ancora utilizzati nelle carte tradizionali italiane, spagnole e portoghesi, con la sola sostituzione dei bastoni da polo con i bastoni, ed ogni seme aveva tre figure di corte, anche qui come nei mazzi tradizionali occidentali.[11]

La teoria generalmente accettata è che le carte dei tarocchi derivino dall'aggiunta dei trionfi al normale mazzo di carte da gioco italiane. Il primo riferimento alla loro esistenza sono un paio di citazioni nei registri della corte estense di Ferrara del 1442, ulteriori riferimenti compaiono in annotazioni del 1452, 1454 e 1461[12]. Il confronto tra le due registrazioni del 1442, la prima relativa al pagamento del pittore di corte Jacopo da Sagramoro per la decorazione di quattro mazzi di trionfi destinati al signore di Ferrara Leonello d'Este, mentre la seconda relativa all'acquisto ad un prezzo molto minore di alcuni mazzi destinati ai fratelli di Leonello indicherebbe che all'epoca erano già diffusi mazzi economici e che quindi questi erano già prodotti da alcuni anni. Un'altra prima testimonianza è l'affresco Il gioco dei tarocchi in uno dei cortili interni di Palazzo Borromeo a Milano, di attribuzione incerta[N 2] e datato alla fine degli anni quaranta del XV secolo[13]

Primi mazzi

Una prima descrizione di "carte de trionfi" compare nella lettera che accompagnava un mazzo di carte inviato dal capitano Jacopo Antonio Marcello aIsabella di Lorena, consorte di Renato d'Angiò nel 1449. Il mazzo non è giunto fino a noi, ma allegata alla lettera c'era un trattato in latino di Marziano da Tortono, segretario di Filippo Maria Visconti, duca di Milano. Marziano descrive esplicitamente solo ventiquattro carte del mazzo: sedici carte illustrate con immagini di divinità greche e quattro carte illustrate con Re, ma si può dedurre dal contenuto che con tutta probabilità a esse si aggiungevano un mazzo di carte tradizionali i cui semi erano però rappresentati da uccelli. Nonostante le diversità rispetto al mazzo di tarocchi tradizionali è comunque un esempio dell'evoluzione dei mazzi del periodo. Nel suo trattato Marziano attribuisce l'idea del mazzo al duca Filippo Maria Visconti e la sua illustrazione a Michelino da Besozzo. In base a quest'ultimo punto si può datare il mazzo ad un periodo tra il 1414 e il 1425[14].

I mazzi più antichi ancora esistenti sono stati realizzati per la famiglia Visconti e sono generalmente attribuiti al pittore di corte Bonifacio Bembo[15]. Le carte sono miniate col fondo in foglia d'oro o d'argento e lavori di punzonatura, il loro prezzo non è pervenuto ma era certamente molto alto. Il più antico dei tre è dettoTarocchi Visconti di Modrone (dal nome del ramo cadetto dei Visconti che l'ha posseduto) o anche Cary-Yale (poiché è conservato nella collezione Cary della Beinecke Rare Book and Manuscript Library dell'Università di Yale). La sua struttura differisce lievemente da quella dei mazzi correnti, ogni seme contiene sei figure di corte (tre maschili e tre femminili) anziché quattro e negli undici trionfi rimasti ce ne sono alcuni non entrati nella tradizione, come tre dedicati a virtù cardinali (fede, speranza e carità). Un secondo mazzo, i Tarocchi Brera-Bambrilla, di cui i trionfi rimasti sono solo due (La Ruota della Fortuna e L'Imperatore) viene datato tra il 1442 e il 1445. Il terzo mazzo e più completo mazzo, detto Tarocchi Visconti-Sforza, fu realizzato per Francesco Sforza e la moglie Bianca Maria Visconti. Di quest'ultimo sopravvivono diciannove trionfi (mancano Il Diavolo e La Torre), anche se sei di esse (Temperanza, Forza, La Stella, La Luna e Il Mondo) sono carte aggiunte successivamente e dipinte da un altro pittore[16].

Ulteriori frammenti di mazzi sono di origine ferrarese: per esempio i tarocchi detti di Carlo VI conservati alla Bibliothèque nationale de France; quelli detti "di Alessandro Sforza" conservati al Museo di Castello Ursino a Catania; quelli di Ercole I d'Este conservati alla Yale University Library. Il fatto che quasi tutti questi giochi (ed altri più recenti) siano giunti incompleti è evidentemente legato alla fragilità del supporto cartaceo ed alle citate persecuzioni che subirono le carte da gioco (spesso soggette a roghi oppure sciolte nel macero per ricavarne cartapesta da riutilizzare).

Questi mazzi e le loro varianti si diffusero nell'Italia settentrionale con diverse interpretazioni illustrative: per esempio, nella versione ferrarese la Luna è rappresentata da uno o due astrologi, mentre in quella viscontea una donna tiene una mezza luna nella mano destra; nei tarocchi ferraresi il Matto è un buffone tormentato da alcuni bambini mentre in quelli lombardi è un mendicante gozzuto (evidente allusione al gozzo, cioè la tipica malattia dei montanari della zona prealpina). A volte i mazzi erano realizzati in occasione di matrimoni signorili ed in tal caso gli emblemi dei due sposi erano dipinti sulla carta dell'Innamorato.

Funzione delle carte

Ci sono numerose testimonianze che i tarocchi fossero usati originariamente come carte da gioco, già il trattato di Marziano descrive alcune delle regole del gioco, anche se non in maniera sufficientemente dettagliata da ricostruirlo completamente[17], comunque le prime descrizioni sufficientemente complete delle regole di gioco risalgono al XVI secolo e non divennero comuni prima del XVII secolo[18] I giochi erano giochi di presa, come per esempio la briscola, giocati in una sequenza di mani in cui i trionfi che comandano sulle carte numerali, sulle figure e sui trionfi di valore inferiore. Il Matto è generalmente usato per evitare di dover giocare una carta dello stesso seme o uno dei trionfi quando non lo si desidera. Il punteggio viene calcolato a fine partita in base alle carte ottenute, ma il metodo esatto di conteggio varia da gioco a gioco[19].

Nei primi secoli non ci sono resoconti che attestino l'uso dei tarocchi per scopi esoterici o di divinazione, l'unico riferimento ai tarocchi come mezzo di lettura del carattere delle persone è in un'opera di narrativa, il Caos del tri per uno del monacoMerlin Cocai, in cui uno dei personaggi compone dei sonetti che descrivono il carattere di altri personaggi basandosi sulle carte dei Trionfi[20].

Oltre a questo tipo di passatempo, i tarocchi furono utilizzati come giochi di abilità verbale. Nelle lunghe serate a corte, infatti, non di rado si utilizzavano le figure per comporre frasi e motti che dovevano ispirarsi alle carte estratte ed i 22 Trionfi potevano anche essere abbinati (o appropriati, come si diceva) a persone e gruppi, specialmente gentildonne oppure note cortigiane. Molti di questi sonetti sono giunti fino a noi: poesiole comiche, satiriche, mordaci, scritte solitamente in ambientecinquecentesco. Probabilmente, in questo ambito colto vanno a collocarsi due mazzi: i cosiddetti Tarocchi del Mantegna(una serie di cinquanta incisioni che non costituiscono in realtà un mazzo di tarocchi, né sono opera del Mantegna)[21] ed ilTarocco Sola-Busca, realizzato con la tecnica dell'acquaforte tra il XIV e il XV secolo. In quest'ultimo le 22 carte dei Trionfi raffigurano guerrieri dell'antichità classica e biblica, mentre le carte numerali rappresentano scene della vita quotidiana.

Anche Pietro Aretino si occupò di tarocchi nella sua opera Le carte parlanti che ebbe un discreto successo e godette di varie ristampe[22].

Diffusione del gioco

Per la metà del XV secolo le figure che comparivano sui trionfi si era ormai stabilizzata e il gioco si diffuse a partire dai tre principali centri di Ferrara, Milano e Bologna[23]. In quest'epoca i trionfi non erano ancora numerati ed i giocatori dovevano memorizzare l'ordine di precedenza, che presentava alcune differenze tra città e città: a Bologna la carta di maggior valore era l'Angelo, seguito da Il Mondo e quindi dalle tre virtù (Giustizia, Temperanza e Forza), a Milano le tre virtù avevano valori inferiori mentre a Ferrara la carta di maggior valore era il Mondo, seguito dalla Giustizia, dal Mondo e le altre due virtù avevano valori molto inferiori[24].

Da Ferrara, prima di estinguersi all'inizio del XVII secolo, il gioco si trasmise a Venezia e a Trento, senza però attecchire[24]. A Bologna il gioco rimase popolare fino ai giorni nostri nella forma del tarocchino bolognese e da qui si diffuse a Firenzedove invece nacque la variante delle Minchiate che utilizza un mazzo espanso di 97 carte[24]. Da Firenze il gioco si diffuse aRoma e da qui nel XVII secolo in Sicilia. Fu comunque da Milano che il gioco si diffuse nel resto d'Europa, prima in Francia e in Svizzera i cui soldati vennero in contatto con il gioco durante l'occupazione francese di inizio del XVI secolo e da queste nazioni si sparse nel resto d'Europa[25].

In Francia il gioco è giocato con il mazzo detto dei tarocchi di Marsiglia, la cui principale differenza è l'uso dei semi francesi (cuori, quadri, fiori e picche) al posto di quelli italiani. Il gioco è documentato in diversi brani della letteratura francese del XVI secolo, e compare nel capitolo risalente al 1534 del Gargantua e Pantagruel in cui Rabelais elenca i giochi giocati da Gargantua[26]. Una prima descrizione delle regole è contenuta in un libretto stampato a Nevers intorno al 1637[27]. Il gioco è apparentemente molto diffuso, tanto che il gesuita François Garasse scrive nel 1622 che in Francia è più popolare degli Scacchi[28], ma per il 1725 la sua diffusione si è ridotta alla Francia Orientale, dove persiste fino ai giorni nostri ed incontra un generale revival nel XX secolo[29]. In Francia si aggiungono alcune nuove regole ai giochi di tarocchi, la possibilità ottenere un bonus per possedere certe combinazioni di carte in apertura di partita, bonus o penalità per vincere o perdere una mano con certe carte (per esempio vincere con il Pagat - il Bagatto italiano o perdere uno dei Re).

In Germania il gioco arriva intorno all'inizio del XVII secolo, probabilmente importato dalla Francia, vista l'attestazione nel gergo dei giocatori tedeschi di numerosi termini che sono corruzioni dei corrispondenti francesi[N 3] e per la metà del secolo è ampiamente diffuso. Non è comunque certo il periodo e canale di arrivo del gioco[N 4]

L'apice della diffusione del gioco è dal 1730 al 1830, in questo periodo era giocato nell'Italia settentrionale, Francia orientale, Svizzera, Germania, Belgio, Paesi Bassi, Danimarca, Austro-Ungheria, Svezia e Russia e sebbene rimanesse un gioco a diffusione locale le regole erano abbastanza omogenee con piccole differenze locali, sia che si giocasse con un mazzo con semi italiani che con uno con semi francesi[30].

L'uso dei tarocchi come carte da gioco si trova ancor oggi in alcune aree italiane e francesi. Il tarocco siciliano è ancora giocato in quattro paesi della Sicilia: Barcellona Pozzo di Gotto, Calatafimi, Tortorici e Mineo. A Bologna si usa il tarocchino bolognese, le cui regole originali sono conservate dall'Accademia del tarocchino bolognese. A Pinerolo si usa il tarocco ligure-piemontese. In Francia si usa il Tarot nouveau; qui le regole sono fissate dalla Fédération Française de Tarot.

Tecniche di stampa

Le tecniche che nel corso dei secoli si sono susseguite per la creazione dei tarocchi e per le carte da gioco sono state innumerevoli. È presumibile che anticamente fossero vergati su pergamena o incisi su tavolette di legno; nei secoli successivi, si passò dall'uso degli stampi in legno di pero (o affini per morbidezza e robustezza) come matrice per i tratti, congiuntamente agli stampini (i cosiddetti pochoirs o stencil) per l'applicazione dei colori. Verso la metà del XV secolo, le tecniche di stampa furono perfezionate prima con la xilografia, poi con la calcografia e, alla fine del secolo, con l'invenzione dei caratteri mobili.

Il progresso della stampa fece nascere le prime fabbriche di mazzi di tarocchi, che erano stampati su foglio unico, numerati, rozzamente colorati e tagliati. Il prezzo era superiore alle carte comuni, dato il maggior numero, come ci informa un registro fiscale bolognese del 1477. Tuttavia la stampa introdusse sul mercato mazzi a basso costo che favorirono la diffusione del gioco. Nell'Ottocento, in concomitanza con la rivoluzione industriale, si passò all'uso delle macchine di stampa quadricromiche (che modificarono notevolmente i colori più antichi di certi cartai) ed oggigiorno i tarocchi sono disegnati e riprodotti soprattutto mediante tecnologia informatica (penne grafiche e digitalizzazione).

Tarocchi occulti

I primi usi documentati dei tarocchi come strumento per la cartomanzia risalgono al XVII secolo a Bologna. Comunque la loro diffusione moderna in cartomanzia e l'associazione con l'occultismo risalgono alla fine del XVIII secolo e sono dovuti principalmente ad Antoine Court de Gébelin e di Etteilla. Il primo nell'VIII volume della sua opera Le Monde primitif pubblicato nel 1781 incluse due saggi nel quale si sosteneva che i tarocchi fossero in realtà i Libri di Thot codificati dai sacerdoti egizi nelle immagine simboliche dei trionfi per tramandarlo segretamente sotto l'aspetto innocuo di carte da gioco, il secondo pubblicò una serie di libri (Manière de se récréer avec le jeu de cards called Tarots) tra il 1783 e il 1785 nei quali riprese a approfondì il legame dei tarocchi con i Libri di Toth e descrisse un metodo per il loro uso in cartomanzia.

Gérard Encausse, sotto lo pseudonimo di Papus (1865-1917), seguendo le idee di Lévi, si permise di creare tarocchi con i personaggi egizi illustranti una struttura cabalistica.

Arthur Edward Waite, per far combaciare i tarocchi con le 22 vie dell'Albero della Vita che uniscono le 10 sephirot della medesima Tradizione cabalistica, scambiò il numero VIII della Giustizia con il numero XI della Forza; trasformò l'Innamorato in Gli Amanti; rivisitò a suo modo il Matto, spogliandolo di qualunque valenza esoterica, falsificando in questo modo il significato di tutti gli arcani.

Aleister Crowley, occultista appartenente all'Ordo Templi Orientis, cambiò anche i nomi, i disegni (e quindi il significato) e l'ordine delle carte: la Giustizia diventa il Giudizio; Temperanza diventa l'Arte; il Giudizio diventa Eone ed i Fanti ed i Cavalieri, eliminati, sono sostituiti da Principi e Principesse.

Oswald Wirth, occultista svizzero massone e membro della Società Teosofica, disegnò da sé i propri tarocchi introducendo negli arcani non soltanto abiti medievali, sfingi egizie, numeri arabi e lettere ebraiche al posto dei numeri romani, simboli taoisti e la versione alchemica del Diavolo inventata da Éliphas Lévi, ma si ispirò anche alla grossolana versione di Court de Gébelin.

All'inizio del Novecento un noto autore, Paul Marteau, nel suo libro Le Tarot de Marseille riprodusse le sue carte. Questo evento, insieme a tutte le deviazioni di cui sono stati oggetto i tarocchi in questi ultimi due secoli, ha rappresentato il "colpo di grazia" per i tarocchi di Marsiglia. Infatti Marteau, commise due grandi errori: per un verso il suo mazzo è soltanto un'approssimazione dell'originale (i disegni sono, infatti, l'esatta riproduzione dei tarocchi di Besançon pubblicati da Grimaud alla fine del XIX secolo, che a sua volta riproducono altri tarocchi di Besançon pubblicati da Lequart e firmati "Arnault 1748." ); inoltre, modificò alcuni dettagli originali, forse per imprimere il proprio marchio e poter commercializzare il "prodotto" incassandone i diritti d'autore. Per di più, conservò i quattro colori di base imposti dai macchinari tipografici invece di rispettare gli antichi colori delle copie dipinte a mano.

I mazzi storici 

I tarocchi del Mantegna

I cosiddetti tarocchi del Mantegna sono due serie distinte di 50 incisioni risalenti al XV secolo, denominate serie "E" e serie "S", opera di due distinti artisti di scuola ferrarese rimasti anomini, che per secoli sono state attribuite ad Andrea Mantegna. Le due serie ritraggono gli stessi soggetti raggruppati tematicamente in cinque gruppi (le condizioni dell'uomo, Apollo e le muse, le arti liberali, i principi cosmici e levirtù cristiane)[21] e non costituiscono in realtà neanche un mazzo di tarocchi, poiché mancano completamente le carte di semi e i soggetti pur presentando in alcuni casi delle somiglianze iconografiche con quelli dei tarocchi tradizionali sono comunque diversi. Si ignora l'uso a cui era destinato il mazzo, sembrerebbero essere stati un'opera didattica e istruttiva.

I tarocchi di Marsiglia

Non abbiamo riferimenti per la datazione dei tarocchi di Marsiglia così chiamati per la città della Francia che ha goduto di una posizione di monopolio nella produzione di questo tipo di carte pur non avendole inventate; sebbene i primi mazzi conosciuti risalgano al XVIII secolo, lo stile delle carte a semi italiani fa propendere per l'origine latina di questo tipo di mazzo, probabilmente diffusosi dalla Lombardia in territorio francese. Uno dei modelli più conosciuti dei tarocchi di Marsiglia fu inciso su legno dal francese Claude Burdel nel 1751.

Egli aveva contrassegnato Il Carro con le sue iniziali, mentre la sua firma per esteso compare sul 2 di denari. Le figure sono intere, e - relativamente agli Arcani maggiori - recano la denominazione in francese e sono contrassegnati da numeri romani. La morte non aveva nome. Le scritte erano in un francese sgrammaticato, spesso privo di accenti e apostrofi. Gli abiti delle figure, pur nella loro forte stilizzazione, si riferiscono a prototipi rinascimentali. Il mazzo fu poi rielaborato correttamente dal francese Grimaud, e ristampato nel XIX secolo.

I tarocchi di Besançon

Come per Marsiglia, la città non può vantare la paternità di queste carte da tarocco a semi italiani. Il più antico mazzo di questo genere databile con certezza risale al 1746, e ne conosciamo sia il fabbricante - Nicolas Laudier - sia l'incisore, Pierre Isnard. Le eccezioni più notevoli sono i Trionfi II, la Papessa, trasformata in Giunone, e il V, il Papa, diventato Giove tonante.

La composizione dei Trionfi marsigliesi

È questa forse la principale forma definitiva attualmente usata. Molti tarocchi fantastici si ispirano a quelli marsigliesi. Vale quindi la pena di darne una descrizione più accurata:

I - Il Bagatto (le Bateleur). La parola ha origini latine e sta ad indicare "figura da poco", "bagatella", cosa di nessun conto. Rappresenta un giovane uomo con un grande cappello e abiti vistosi, posto in piedi davanti a un tavolo, su cui figurano monete, vasetti, dadi, coltelli, una borsa. L'uomo regge nella mano sinistra un bastone dorato.

II - La Papessa (La Papesse). È forse una delle figure che ha dato luogo a maggiori discussioni, dal momento che nessuna donna ha mai avuto accesso al soglio di Pietro. In taluni mazzi è stata sostituita da Divinità o altre carte. La donna ha un triregno in capo, è seduta su un trono ricoperto da un velo e ha in mano un libro aperto.

III - L'Imperatrice (L'Imperatrice). Una donna in trono, con la corona in testa, ha in mano uno scettro col globo sormontato dalla croce (da sempre simbolo di impero). Regge con la mano destra uno scudo con un'aquila araldica, e ha due ali aperte sulla schiena.

IV - L'Imperatore (L'Empereur). Un uomo barbuto, seduto in trono di profilo, con una gamba incrociata sull'altra, regge uno scettro con la destra. Sotto al Trono è appoggiato uno scudo con un'aquila araldica. La carta è evidentemente collegata col potere terreno.

V - Il Papa (Le Pape). Seduto in posizione frontale, il Pontefice col Triregno regge un pastorale a croce con tre traverse. Ai suoi piedi, di statura notevolmente inferiore, sono inginocchiati due chierici. Il Papa ha la barba canuta, probabile allusione alla sua saggezza.

VI - L'innamorato (L'Amoreux). Sotto un grande cupido alato, pronto a scoccare la sua freccia, un giovane sta in piedi tra due figure femminili, una vestita più poveramente dell'altra. I critici sono concordi nell'identificare questa lama col mito diErcole, che dovette scegliere tra Vizio e Virtù.

VII - Il Carro (Le Chariot). Un carro visto in modo rigidamente frontale, è condotto da un giovane guerriero incoronato, mentre trattiene saldamente due cavalli, uno blu ed uno rosso, che tendono a scartare in posizioni opposte.

VIII - La Giustizia (la Justice). È questa una delle quattro Virtù cardinali citate nel mazzo, da cui manca la Prudenza. Una donna in trono regge con la mano sinistra una bilancia dai piatti allineati, e con la destra una spada. Questo Trionfo contiene in sé l'idea di equilibrio e di punizione.

IX - L'Eremita (L'Hermite). Un vecchio barbuto, appoggiandosi ad un bastone, avanza reggendo una lampada. Non si può fare a meno di pensare a Diogene che, reggendo una lampada affermava di cercare l'uomo.

X - La Ruota della Fortuna (La Roue de Fortune). Questa immagine, largamente conosciuta e rappresentata nel Medioevo, raffigura una ruota sormontata da una sfinge alata con corona e spada, con due esseri mezzo uomo e mezzo animale arrampicati ai suoi lati. Già in epoca medievale la Ruota era usata per ricordare la vanità delle conquiste e dei beni terreni.

XI - La Forza (La Force). Una donna con un ampio cappello in testa chiude le fauci di un leone. È una delle quattro Virtù cardinali raffigurata nel mazzo.

XII - L'Appeso (Le Pendu). Un uomo è appeso per un piede a un palo retto da nodose travi di legno. La gamba libera è piegata verso l'interno. La carta raffigura una pena praticata realmente durante il Medioevo, sia dal vero sia in effigie, a chi si rendeva reo di tradimento. Questo tipo di pittura, detta infamante, era solitamente affidata a mestieranti, ma a volte ad artisti di rilievo, come Sandro Botticelli e Andrea del Sarto.

XIII - La Morte (a volte lasciata senza scritta) - Uno scheletro con una falce cammina in un campo cosparso di mani e di teste. La figura è collegata con l'iconografia medievale del Trionfo della Morte molto diffusa nel Medioevo e nel Rinascimento, in cui uno o più scheletri si trascinano, in fila o in una danza macabra, regnanti, Papi e altri soggetti solitamente di alto livello sociale.

XIV - La Temperanza (La Temperance). Altra virtù cardinale. Un Angelo con la veste bipartita in due zone di colore blu e rosso, versa un liquido da un'anfora all'altra reggendole entrambe con le mani.

XV - Il Diavolo (Le Diable). Un essere cornuto dal viso sghignazzante, le ali di pipistrello, i seni femminili, i genitali maschili, le gambe caprine, sta in cima a un piccolo ceppo a cui sono legati due diavoletti. Gli zoccoli e il ghigno osceno sono mutuati dalle classiche immagini greche del dio Pan.

XVI - La Casa di Dio (La Maison Dieu). Una torre che ha come tetto una corona, viene scoperchiata da una lingua di fuoco, mentre due figure umane cadono al suolo e piccole sfere riempiono l'aria. La costruzione evoca la Biblica torre di Babele, talmente alta che Dio punì gli uomini confondendo il loro linguaggio.

XVII - La Stella (L'etoile). Con questa carta si abbandona il mondo umano e si entra in quello spiritualmente superiore. Otto stelle, di cui la centrale molto più grande, sormontano una donna nuda che versa per terra acqua da due anfore. Sul fondo, un minuscolo albero su cui canta un piccolo uccello.

XVIII - La Luna (La Lune). Seconda lama della serie degli astri la Luna splende rotonda in cielo ma con il volto raffigurato di profilo, mentre gocce colorate partono dalla terra verso di essa. In primo piano un Gambero, legato zodiacalmente al segno del Cancro, esce da una pozza d'acqua. Due cani ululano e due torri sullo sfondo sembrano custodire il paesaggio.

XIX - Il Sole (Le Soleil). Un grande sole radiante sparge gocce su due gemelli ritti in piedi vicino a un basso muretto in mattoni.

XX - Il Giudizio (Le Jugement). Un angelo esce da un nembo colorato suonando la tromba, mentre tre piccoli corpi sorgono da un avello. Anche questa immagine, frequentissima nel Medioevo, può farsi risalire ai numerosi miti sulla fine del mondo presenti in molte religioni antiche. Il più importante riferimento è certamente l'Apocalisse di Giovanni, ultimo libro del Nuovo Testamento. Questa carta corrisponde all'Angelo di altri mazzi da gioco.

XXI - Il Mondo (Le Monde). La carta rappresenta una donna seminuda che regge due bastoncini nelle mani. Essa è circondata da una mandorla di foglie, mentre ai quattro lati della carta compaiono i simboli Tetramorfi degli Evangelisti: un Angelo (San Matteo) un'Aquila (San Giovanni) un Toro (San Luca) e un Leone (San Marco). La carta compendia, se pur in forma elementare due figure geometriche, il cerchio e il quadrato, che erano considerate il simbolo della perfezione.

XXIl - Matto (Le Fou). La lama non è numerata e può essere inserita sia all'inizio sia alla fine del mazzo. Un giullare girovago, col cappello a sonagli, che regge su una spalla un fagottino con le sue poche cose, si avvia verso una strada non meglio identificata, rincorso da un cane che gli sta lacerando una calza. Una figura analoga si trova nel tarocco del Mantegna, ma è chiamato il Misero.

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I Tarocchi Egiziani

Divinazione dei Tarocchi

Origini dei Tarocchi

I tarocchi sono una serie di simboli che custodiscono le energie primordiali dell'esistenza e le rimandano all'uomo, sul piano sottile, attraverso la mantica stessa, ovvero la lettura dei segni.
La Cina è la terra d'origine della carta, ed il luogo di probabile invenzione delle carte da gioco. 
La scarsità di fonti e la difficoltà dell'interpretazione della lingua lasciano ancora molti lati oscuri nella storia delle prime carte cinesi. 
Sappiamo che le carte con semi corrispondenti a monete s'ispirano all'antica monetazione locale, come dimostrano i semi del gioco: Jian (o Qian) 'monete, denaro', Tiao ovvero 'bastoni, oggetti lunghi' e Wan'miriadi, 10.000, decine di migliaia'. 
I semi delle carte cinesi possono essere divenuti, in Occidente, i tradizionali semi delle comuni carte da gioco: le Stringhe sono simili a canne, sdoppiate poi in Spade e Bastoni; i Cerchi o Palle, invece, ispirano gli Ori; mentre le Decine di migliaia diventano le Coppe, per una probabile interpretazione errata degli ideogrammi relativi.
Il segno dei Denari italiani è quasi identico a quello dei Cash cinesi, e i Bastoni che apparvero in Italia nel XVI secolo, chiamati anche Colonne, hanno una grande somiglianza con le carte ku p'ai, nelle quali può anche intendersi l'immagine di Spade. Per quanto riguarda le coppe, invece, è probabile che il geroglifico cinese abbreviato di wan, visto da un occhio occidentale (cioè da destra a sinistra, e non da sinistra a destra come d'uso in Cina) e capovolto può prendere le sembianze di una coppa. Si ipotizza che le figure rappresentate sulle carte potrebbero essere state ispirate dagli scacchi, relazionando questa connessione ad un gioco dell'antica India, ùche prevedeva pezzi incarnanti figure reali e militari. L'antichissimo gioco da tavolo indiano Ashtapada (rinominato Chaturanga, o dei quattro re, nel V secolo d.C.) è assai simile ai quattro semi delle carte da gioco. 
Il Chaturanga, che in seguito divenne il persiano Shatranj, è considerato una delle possibili origini delle carte indiane rotonde.Anche il mazzo Ganjifa è costituito da dodici soggetti, con valori comprendenti carte non figurate (dall'1 al 10) e due figure: un ministro (o consigliere) e un re. 
Le illustrazioni raffigurano figure umane ed incarnazioni delle molte divinità indiane, tra cui le incarnazioni o avatares di Vishnù, uno dei componenti la trinità indiana.Alcune tradizioni riportano, inoltre, una connessione tra le carte dei Tarocchi ed il mondo tzigano.
Nel tentare una spiegazione etimologica del termine 'Tarocco', s'individuò un collegamento fra la parola 'Taro', 'Tarot' e il termine 'Tantra', una tecnica mistica indiana, mirata all'ottenimento di un contatto con la divinità che dimora in ogni uomo per trovare l'armonia con tutto il creato.
Le fonti si appropriarono di un gioco indiano sacro, che potrebbe essere messo in relazione alle immagini che colorano le carte degli Arcani Maggiori dei Tarocchi.
Le fonti testimoniano di presenze di tribù tribù nomadi a Creta, Corfù e nei Balcani prima del 1350, mentre nella prima metà del XV secolo sono documentate nel nord della Germania (presso Amburgo), e a Roma (1422), a Barcellona e Parigi (1427).Altre fonti affermano, invece, che i Tarocchi sarebbero una rappresentazione su carta di ideogrammi egizi, riprodotti sull'antichissimo testo dell'Egitto faraonico detto il Libro di Thot. Questa non comprovata ipotesi, fu avanzata anche da Court Gebelin (Le Mond Primitif analysé et comparé avec le mond moderne , 1781).
Secondo lo studioso i simboli riportati sui Tarocchi sarebbero stati noti ai nomadi che, nei tempi più antichi, migrarono dalle rive del Nilo ai paesi europei. Questa migrazione sarebbe avvenuta verso il XV secolo, ed in questo senso vi sarebbero riscontri storici di migrazioni provenienti sia dall'India, sia dal Nord Africa, in quel periodo. Secondo Court de Gebelin, i Tarocchi sarebbero stati la chiave per aprire i sigilli dei geroglifici ieratici.
In questo quadro storico, s'incastona l'opera di Jean-Baptiste Alliette, che acquisì il nome che lo contraddistingue nella storia dei Tarocchi: Etteilla, ovvero il suo cognome letto all'inverso. Nel XVIII secolo, pubblicò il suo libro Etteilla, ou manière de se récréer avec un jeu de cartes, il primo testo che conteneva tutte le spiegazioni delle lamine e le regole per una corretta lettura.I simboli contenuti nell'iconografia di alcune lamine di tarocchi si trovano anche nelle profezie di Ezechiele e di san Giovanni.
Si è ipotizzato anche che i Tarocchi, a livello arcaico, fossero medaglie dalle quali, in seguito, si fabbricarono talismani. Infatti, le clavicole, o piccole chiavi di Salomone, sono trentasei talismani che recano sessantadue sigilli analoghi alle figure geroglifiche dei tarocchi.
Questi sigilli, farebbero parte, inoltre, del libro delle trentadue vie, e la loro spiegazione si trova nel testo attribuito ad Abramo, ovvero il Sepher Jézirah. Si giunge così ad una corrente di pensiero che vede nei tarocchi la rappresentazione della saggezza della cabala ebraica.
Questi leggono nel termine tarocchi un evidente collegamento con rota, la 'ruota', da cui 'tarot' e 'Torà'.Facendo una panoramica sulle ulteriori supposizioni legate all'origine del mazzo dei Tarocchi, c'è chi ritiene, che la loro origine sia antecedente alla cultura egizia, legata a qualche popolo ormai scomparso, o forse dimenticato, ad una fantomatica o reale Atlantide, oppure al mazzo coreanoHtou-Tjyen (composto di 80 carte).
Un'ipotesi di Paul Foster Case (The Tarots, a Key to the Wisdom of the Ages) afferma che le carte dei tarocchi sarebbe nate nel 1200, a Fez, in Marocco. 
Altre fonti legano l'introduzione delle carte da gioco alle Crociate. 
A questo proposito, ricordiamo che l'occultista Oswald Wirth, nella sua opera magna sul mondo dei Tarocchi, collocò la nascita delle carte da gioco e del Tarocchino a Bologna, per mano di Francesco Fibbia Castracani. Ma per quanti libri siano stati scritti sull'argomento, ancor oggi, a quasi cinque secoli dalla sua prima apparizione storicamente documentata, questo gioco rappresenta un mistero insoluto. 
Sappiamo di certo che i tarocchi trovarono la loro massima diffusione in Europa, tra la fine del Medioevo e il Rinascimento, anche nelle corti signorili dell'Italia settentrionale.
Filippo Maria Visconti, duca di Milano, appare uno dei personaggi chiave nel mondo dei trionfi. Egli, per celebrare la futura nascita di un figlio, che mai avrebbe creduto di poter avere, commissionò uno dei più importanti mazzi di tarocchi italiani (1424), per i quali furono scelte sedici divinità tra quelle legate al pantheon greco. L'anno seguente avvenne la nascita dell'erede, ma anziché essere un maschio, come sperava, questo fu di sesso femminile, Bianca Maria Visconti. Ciò modificò in seguito il simbolismo delle singole carte. 
La storia poi ricorda che prima del 1420, era già presente in Italia un certo interesse per il gioco delle carte. Dal 1420 al 1429 apparvero le prime leggi atte a regolamentare il gioco delle carte nella regione di Milano e intorno a Firenze. Nel 1422 appare il primo documento che attesta tale gioco alla corte ferrarese, che poi diverrà una delle più importanti fonti storiche relativi alla nascita dei tarocchi in Italia. L'anno successivo Bernardino da Siena predica contro l'uso dei tarocchi e dalle sue parole si evince che la struttura del mazzo era di 4x14 carte numerate. 
Sono fondamentali le fonti che portano alla considerazione dei tarocchi regionali, come ad esempio il Tarocco Piemontese. Appaiono fondamentali testimonianze, che attestano la presenza del gioco dei tarocchi presso i Savoia dal 1401 al 1761, anno di nascita della Fabrique Royale di Torino, e poi fino all'Unità d'Italia (1861).
Altro capitolo di massima importanza riguarda la città di Bologna. Per addentrarci in questo percorso sono illuminanti le ricerche eseguite da sir Michael Dummett, Giordano Berti e da Andrea Vitali. Questi studiosi ci permettono di ricomporre un quadro storico di grande interesse.

Tarocchi dei Visconti

Tarocchi dorati dei Visconti/Sforza

Tarocchi dorati dei Visconti
Tarocchi dorati dei Visconti

TAROCCHI


Da tempo immemorabile l'uomo ricorre a diversi sistemi divinatori per scoprire che cosa gli riserva il futuro.
Già da diversi secoli la cartomanzia e, in particolare, la lettura dei Tarocchi, costituisce uno dei metodi frequentemente più usati per predire ciò che il futuro, prossimo o meno, può avere in serbo.
L'arte dei Tarocchi propone un cammino attraverso la storia dei mazzi di Tarocchi e i diversi metodi utilizzati per leggerli, affinchè non solo sia possibile seguire lo sviluppo di queste carte, ma anche conoscere i misteri in esse celati.
Le prime carte dei Tarocchi risalgono a circa 600 anni fa, sebbene siano giunte testimonianze di mazzi ancor più antichi.
Nel corso dei secoli, a seguito di cambiamenti introdotti dagli artisti che hanno realizzato i diversi mazzi, si è sedimentato un numero infinito di simboli, di grande interesse per le scienze umane, in particolare per gli studiosi di storia, semiologia e antropologia.
Lo psichiatra svizzero Carl Gustav Jung, per esempio, trasse dai Tarocchi le soluzioni simboliche a molte delle sue teorie, effettuando molte ricerche sui simbolismi religiosi e mistici, studiò le immagini ancestrali, comuni a tutta l'umanità e presente nei miti e nelle leggende.
Comunque, i Tarocchi hanno anche un carattere ludico, a prescindere da ciò che essi possano rivelare, in quanto il futuro dipende sempre dalle nostre scelte personali e dal nostro libero arbitrio.Elenco mazzi di Tarocchi con un alto valore simbolico:
- Visconti Sforza (Milano, 1450 circa). Il più antico esemplare di Tarocchi italiano. Splendida riproduzione dell'arte rinascimentale;
- Mantegna (Ferrara, 1460 circa). Capolavoro dell'arte dell'incisione, ispirato alla mistica cristiana medievale;
- Etteilla (Parigi, 1795). Il primo mazzo concepito e disegnato esclusivamente per l'utilizzazione dei simboli nella previsione del futuro;
- Wirth (Parigi, 1888). Discepolo dell'occultista Eliphas Lévi, a cui si deve l'interpretazione dei Tarocchi in relazione alla Cabala. Oswarld Wirth sviluppò un mazzo sulle idee del maestro;
- Egizio (Parigi, 1896). Basato sugli studi di Jean Baptiste Pitois, questo mazzo collega i Tarocchi di tradizione occidentale con gli antichi simboli religiosi egizi;
- Papus (Parigi, 1909). Mazzo disegnato da uno dei grandi rinnovatori delle teorie esoteriche dei Tarocchi, affiliato all'ordine dei Rosacroce, dediti alla ricerca della conoscenza;
- Rider Waite (Londra, 1910). Queste carte, disegnate dallo scrittore americano Arthur Esward Waite, membro dell'Ordine Ermetico dell'Alba Dorata, una società esoterica inglese, incorporano concetti formulati nell'ambiente dei Rosacroce e sono tra le più usate;
- Crowley (Londra, 1944). Discepolo di Lévi, Aleister Crowley ideò il proprio mazzo, di ispirazione surrealista ed erotica.

STORIA DEI TAROCCHI


"Se affermassi che è giunta fino ai nostri giorni un'opera degli antichi egizi che racchiude i fondamenti di una dottrina magica e religiosa, che nessuno ha studiato fino a questo momento, senza dubbio stimolerei la curiosità di molte persone. E la sorpresa sarebbe ancora maggiore se dicessi che questa magnifica opera è considerata semplicemente uno strano mazzo di carte. Molte persone penserebbero che si tratta di uno scherzo, oppure mi chiamerebbero ciarlatano; eppure quello che affermo è vero. E dirò di più: nessuno, finora, aveva pensato di studiare quest'opera perché nessuno, prima di me, ne aveva intuito l'origine. Sto parlando del Libro di Thot, ossia delle popolarissime carte dei Tarocchi."
Cominciava all'incirca con queste parole un articolo pubblicato in Francia nel 1781 dall'archeologo massone Antoine Court de Gebelin sulle pagine dell'enciclopedia Le Monde primitit, analysé er comparé avec le Monde moderne. Usando come strumento d'analisi un mazzo dei Tarocchi di Marsiglia, Court de Gebelin approfondiva nel suo articolo lo studio degli Atouts o Trionfi, ossia degli Arcani Maggiori, e il loro rapporto con la religione egizia. In appendice, l'archeologo accludeva lo studio di un suo sconosciuto collaboratore, in cui per la prima volta veniva spiegata l'origine della parola Tarocco come derivazione di Ta-Rosh, la "dottrina di Mercurio".
Considerando che Mercurio, Thot nella mitologia egizia, era il dio della magia, diveniva evidente il rapporto dei Tarocchi con l'arte divinatoria.

I TAROCCHI EGIZI E LA CABALA EBRAICA


Le ipotesi di Court de Gebelin furono analizzate, approfondite e precisate da una lunga serie di occultisti. Il primo fu Jean-François Alliette, meglio noto con lo pseudonimo Etteilla: questo misterioso personaggio accettò l'ipotesi di un'origine egizia dei Tarocchi, e giunse persino ad affermare che furono inventati nell'anno 2170 a.C., durante una riunione di maghi presieduta da Ermete Trismegisto. Diversamente da Court de Gebelin, però, Etteilla giunse alla conclusione che i Tarocchi avevano perso le loro caratteristiche originarie nel corso dei secoli, e decise di restituirli a quella che doveva essere stata la loro forma primitiva: cambiò la numerazione, variò l'iconografia delle figure e diede loro un nome. Furono soprattutto i nomi a fare la fortuna della sua opera, il Libro di Thot, o gioco dei 78 Tarocchi egizi. In una serie di opuscoli pubblicati tra il 1783 e il 1785, Etteila dichiarò che in queste carte erano nascosti i segreti della medicina universale e che esse potevano essere usate per conoscere il futuro.
Per diversi anni, le rivelazioni di Etteilla furono accettate senza riserve, fino a quando un altro grande studioso, Eliphas Lévi, diffuse, verso la metà del XIX secolo, una nuova verità. Nel suo scritto Dogme et Rituel de La Haute Magie, Lévi difese la teoria secondo cui i Tarocchi non sarebbero nati nell'antico Egitto ma in Palestina, all'epoca dell'ultima rivolta degli ebrei contro i romani. Il fatto che il numero degli Atouts fosse 22, come le lettere dell'alfabeto ebraico, suggerì a Lévi la possibilità di spiegare il significato dei singoli Arcani con l'aiuto della Cabala.

IPOTESI OCCULTISTE PIÙ RECENTI


Anche se le interpretazioni di Lévi hanno avuto un'importanza fondamentale per l'esoterismo di scuola occidentale, poiché sono un punto di riferimento obbligato per tutti gli studiosi di scienze occulte, è stato necessario apportarvi alcune modifiche e precisarne diversi passaggi. Per esempio Gérard Encausse, meglio noto come Papus, personaggio di spicco dell'Ordine Cabalistico dei Rosacroce, affermò in uno dei suoi studi dedicati ai Tarocchi, e specificamente a quelli diffusi in Boemia, che "il libro dei Tarocchi, tramandato presso i boemi di generazione in generazione, è il libro primitivo di un antico rito di iniziazione [ ... ]
Che io sappia, la chiave della sua struttura e dei suoi possibili utilizzi non è stata ancora scoperta. Ho cercato di colmare questa lacuna offrendo agli iniziati, ossia a coloro che conoscono gli elementi della scienza occulta, uno strumento rigoroso con cui sia possibile approfondire i loro studi: Secondo l'iniziato inglese Arthur Edward Waite, creatore di uno dei mazzi più diffusi, "i Tarocchi rimandano a una Dottrina Sacra trasmessa in maniera misteriosa e testimoniata da filosofie quali l'alchimia, la Cabala, le ricerche esoteriche dei Rosacroce e perfino i riti massonici, di cui costituisce, è evidente, una sintesi". Un altro autore molto conosciuto, lo svizzero Oswald Wirth, sosteneva che "i Tarocchi erano imparentati con i naibi, le carte pedagogiche medievali. Probabilmente un iniziato del XIII secolo decise di realizzare un libro cabalistico utilizzando immagini che godevano già del favore popolare, e scelse quelle che più si awicinavano alle ventidue lettere dell'alfabeto ebraico': Secondo Aleister Crowley, infine, i Tarocchi sono il punto in cui si concentrano tutte le energie dell'Universo, e in base a questa interpretazione ha riordinato alcuni degli Arcani e ha trasformato diversi simboli.

GLI ARCANI


Il termine "Arcano" viene usato per indicare un segreto di grande importanza, oppure un mistero, qualcosa di occulto e difficilmente conoscibile.
Per questo motivo le carte dei Tarocchi sono definite "Arcani": le loro misteriose figure nascondono infiniti significati simbolici.
Le 78 carte di un mazzo di Tarocchi si dividono in due gruppi: gli Arcani Minori, composti da 56 carte suddivise in quattro semi (Coppe o Cuori, Denari o Quadri, Bastoni o Fiori e Spade o Picche, come nelle carte italiane o francesi) ognuno dei quali presenta 14 carte; e le restanti 22 carte, che vengono generalmente chiamate Trionfi o Arcani Maggiori.

I TAROCCHI PER LA DIVINAZIONE


Le carte dei Tarocchi utilizzate per la divinazione sono quelle chiamate italiane, in cui i quattro semi nei quali si dividono i 56 Arcani Minori corrispondono ai simboli usati nelle carte napoletane: Denari, Coppe, Spade e Bastoni. Per ogni seme ci sono 14 carte, di cui dieci numerali (dall'Asso al 10) e quattro figure (Fante, Cavaliere, Regina e Re). Le 22 carte degli Arcani Maggiori presentano invece figure speciali ricche di significati simbolici, ognuna con un nome proprio e numerate dallo 0 al XXI o dall'I al XXII, secondo la scuola esoterica cui appartiene il loro ideatore.

I TAROCCHI E LA CABALA


Dato che gli Arcani Maggiori sono 22, i Tarocchi sono stati spesso posti in relazione con la Cabala ebraica: altrettante, infatti, sono le lettere dell'alfabeto ebraico; inoltre, per la numerologia cabalistica il 22 rappresenta un numero magico.
Secondo la tradizione, la Cabala fu consegnata direttamente da Dio al popolo ebraico, quale mezzo per interpretare la sua Parola e per evitare che questa si diffondesse tra gli empi. Per millenni si è tramandata oralmente all'interno di circoli di iniziati. Il sistema della Cabala si articola nel cosiddetto Albero della Vita, che per i cabalisti rappresenta tutte le manifestazioni di Dio e in cui il processo della creazione è simboleggiato dalle dieci sefirot, o sfere, e dai 22 sentieri che le uniscono. Se si segue questo schema, e si collegano i Tarocchi con i testi cabalistici, a ogni Arcano viene fatto corrispondere uno di questi sentieri, e viceversa a ogni sentiero si associa simbolicamente un Arcano Maggiore.

I SIMBOLI DEGLI ARCANI


Le molteplici letture possibili dei simboli dei Tarocchi dipendono dal tipo di approccio alle carte (esoterico, astrologico, cabalistico ecc.), ma poiché le varie interpretazioni sono complementari, per comprendere il significato di una carta bisogna considerarle tutte. Naturalmente, l'analisi dei simboli finisce per essere molto complessa, ma ciò non deve sorprendere: gli Arcani sono la sintesi di simboli impiegati da molte culture, in differenti luoghi, nel corso di millenni. Attraverso l'analisi delle figure dei Tarocchi di Marsiglia (il mazzo più tradizionale e, con quello di Rider Waite, il più popolare), si è giunti alla conclusione che i disegni degli Arcani non rispondono a semplici motivi artistici, ma piuttosto costituiscono una sintesi delle teorie sviluppate da diverse correnti filosofiche, culturali e occultistiche.

I SIMBOLI FONDAMENTALI


Il ricco simbolismo dei Tarocchi ha originato una serie infinita di speculazioni sulla sua origine, dato che in essi si fondono, tra gli altri temi, immagini bibliche, elementi naturali, costellazioni zodiacali, motivi astrologici, allegorie medievali e riferimenti alla mitologia classica e a quella scandinava. Per esempio, le colonne alle spalle del Papa alludono a quelle del tempio di Salomone, e il melograno che regge La Papessa, in alcuni casi, come nei Tarocchi esoterici di Fournier, è il frutto di Persefone, dea greca degli Inferi. Alcuni simboli, comunque, si ripetono in diversi Arcani, come i seguenti.
Acqua. Rappresenta l'''oceano primordiale" da cui sorge la terra; è considerata uno trumento di purificazione e di rigenerazione.
Ali. Sono simbolo di ascensione e spiritualità. Per gli antichi greci rappresentavano l'intelligenza, per i cristiani lo spirito.
Angelo. È il messaggero del divino; il suo ruolo appartiene al campo dello spirito e dell'intelletto.
Animale. Come archetipo, l'animale rimanda alle potenze istintive e alla sfera del subcosciente. Inoltre, è il simbolo dei principi e delle forze cosmiche.
Barba. È un attributo della virilità, del coraggio e dell'autorità. Se chi la porta è di età matura, rappresenta saggezza e autorità spirituale.
Bastone. È il vincolo verticale tra il cielo e la terra, l'asse del mondo, il simbolo dell'autorità.
Cappello. Indica la ricezione delle energie superiori e simboleggia i pensieri della persona che lo indossa. È anche un simbolo di protezione.
Collare. Rappresenta l'unione cosmica fra tutti gli esseri e l'appartenenza dei loro diversi stati a un'essenza comune.
Colonne. Raffigurano i due pilastri laterali (l'Amore e la Forza) dell'Albero della Vita. Trovarsi tra le colonne significa occupare una posizione importante nel cosmo.
Fiore. Per la sua forma quasi circolare è associato all'idea del centro, e quindi all'anima; per la sua essenza simboleggia la fugacità delle cose.
Mantello. Rappresenta la capacità di nascondersi e di sapersi isolare dalle correnti di pensiero dominanti.
Nudità. Viene collegata all'abbandono dei beni materiali; è anche simbolo di candore e purezza.
Ruota. Suggerisce la perfezione dello spirito. Immagine sia del movimento, sia dell'immobilità.
Scettro. È il simbolo della fertilità e del dominio, del potere e dell'autorità.
Spada. Rappresenta la libertà, la forza e il potere della persona che la sfodera.
Tratto da Scoprire e Conoscere l'Astrologia - De Agostini

Le stelle sono piccole fessure attraverso le quali fuoriesce la luce dell'infinito.
Anonimo (attribuito a Confucio)


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