L'ALDILA' ESISTE

L'Aldilà esiste

Testimonianze di un chirurgo

Eben Alexander uscito dal coma ha vissuto una storia che oggi lui stesso racconta: «l'aldilà esiste e io l'ho visto». Eben, neurochirurgo ad Harvard, figlio di neurochirurgo, ha sempre creduto nella scienza e nel progresso, nella tecnologia e nella conoscenza. Era questa la sua fede, fatta di realtà e teorie dimostrabili. Per anni è andato avanti così, dritto come un treno, certo della sua consapevolezza. Fino a quando è andato in coma e ha visto l'aldilà. Cristiano non praticante, Alexander ha scritto un libro intitolato significativamente «Proof of Heaven» («La prova del paradiso», che uscirà il 23 ottobre), e ha raccontato tutto in un articolo di copertina di «Newsweek»: dopo aver contratto una rara forma di meningite batterica, è finito in coma per 7 giorni. Spiega, il dottor Eban «Quel particolare tipo di coma ha spento la parte umana del mio cervello, la neocorteccia. I batteri dell'E.coli erano entrati nel mio fluido cerebrospinale e stavano mangiando il mio cervello». Poi, il neurochirurgo lascia posto all'uomo e continua: «sono stato in un luogo incommensurabilmente più in alto delle nuvole, popolato di esseri trasparenti e scintillanti. L'esperienza che ho vissuto è stata così profonda che mi ha dato una ragione scientifica per credere che esista una coscienza dopo la morte». È questo che fa impressione. «Ragione scientifica». Non tanto il racconto, non nuovo nel suo genere, testimonianze, racconti, libri e film sono già stati abbondantemente prodotti sull'argomento. Ma mai prima d'ora a provare per poi credere è stato un neurochirurgo. Un paradosso che ha costretto i suoi colleghi ad inerpicarsi sù sù, per definizioni e confutazioni, a demolir ricordi e minimizzare sensazioni. A incalzarlo tantissime domande, quelle che lui stesso faceva al paziente di turno ritenuto un po' svanito. Mancanza di ossigeno al cervello? Deliri farmacologici? Allucinazioni auto-indotte? No. Esperienza vissuta è la sua risposta ferma. Non si lascia convincere- questa volta- da ragionevoli dubbi e matematiche certezze. «Per quanto ne sappia, nessuno ha mai visitato questa dimensione parallela mentre la sua corteccia era completamente disattivata, e mentre il suo corpo era sottoposto ad attenta osservazione clinica, come il mio lo è stato durante i sette giorni di coma. Di solito, per spiegare i racconti di esperienze ai confini della morte, si dice che questi momenti sono i risultati di minimi, temporanei o parziali malfunzionamenti della corteccia». E risponde da medico. « Secondo la teoria scientifica attuale, in nessun caso avrei potuto essere anche minimamente cosciente nello stato in cui ero, figuriamoci se avessi potuto compiere un'odissea incredibilmente vivida e coerente come quella che ho vissuto». E ora chi se la sente di mettere in discussione la parola di un neurochirurgo?

«In quei giorni ho visitato un regno fatto di nuvole, entità superiori, mentre un vento divino mi diceva che ero amato e adorato, per sempre. Un lunghissimo viaggio, incalcolabilmente positivo». Oggi la vita del dottor Eban Alexander è cambiata radicalmente. In corsia incrocia sguardi di colleghi increduli che lo guardano con misto commiserazione. Le cose vanno molto meglio in chiesa, dove «vede tutto con occhi nuovi, sentendo di nuovo l'amore universale del suo viaggio attraverso le finestre di vetro colorato, le note basse dell'organo, i dipinti di Gesù». Ha un progetto: «Chiamare a raccolta gli altri scienziati per dipingere una nuova immagine della realtà, che è un universo in evoluzione e multidimensionale, con al centro un Dio onnisciente».
Nella comunità scientifica, non mancano le critiche all'articolo di Alexander, che racconta di aver «volato su ali di farfalla». Questo viaggio dal sapore esoterico deve essere considerato secondo i medici, esattamente come gli altri: racconti fantastici. Per i medici che a raccontarlo sia un neurochirurgo, non fa molta differenza. Loro restano della stessa opinione di sempre e non si lasciano impressionare. L'aldilà è frutto di immaginazione. E comunque non c'è prova. Come tutti, anche Alexander è condizionato involontariamente dall'immagine del paradiso che ci è stata dipinta da libri, quadri, immagini televisione, catechismi, musica sacra e profana. Insomma, nessuno cambia idea.



La vita oltre la vita

Prove che la vita continua dopo la morte

UNIVERSITA' DI SOUTHAMPTON: ECCO LA PROVA CHE LA VITA CONTINUA DOPO LA MORTE

Uno studio dell'Università di Southampton indaga su cosa succede quando il cuore smette di battere per indagare sul livello di consapevolezza delle persone clinicamente decedute. Gli scienziati britannici hanno analizzato 2.000 casi di arresto cardiaco: il 40% dei sopravvissuti avevano "ricordi" nei minuti in cui erano clinicamente morti.

Categoria: Società: vita dopo la morte

La vita oltre la vita

Il viaggio dell'anima

 La possibilità che la vita si estenda oltre l'ultimo respiro è una materia che è stata trattata ampiamente, spesso giudicata con aperto scetticismo.

Le esperienze riportate dalle persone così fortunate da poterle raccontare sono state generalmente etichettate come allucinazioni dovute alla grave condizione psicofisica.

È di questi giorni però la pubblicazione di uno studio inglese che comproverebbe il mantenimento di un certo grado di coscienza da parte di persone in arresto cardiaco.

L'Università di Southampton, infatti, ha affrontato in modo scientifico la possibilità scoprendo che una qualche forma di "consapevolezza" può continuare anche dopo che il cervello ha cessato di funzionare del tutto.

Come scrive il Corriere.it, per quattro anni i ricercatori della Southampton University hanno esaminato i casi di 2.060 persone, tutte vittime di arresto cardiaco, in 15 ospedali sparsi tra la Gran Bretagna, gli Stati Uniti e l'Austria.

Secondo i dati in possesso degli studiosi inglesi, circa il 40 per cento dei sopravvissuti ha descritto esperienze coscienti provate mentre il loro cuore aveva smesso di battere. In cifre, dei 330 scampati alla morte 140 hanno raccontato di essere rimasti parzialmente coscienti durante la rianimazione.

Singolare il caso di un assistente sociale cinquantasettenne di Southampton che ha raccontato di avere lasciato il proprio corpo e di avere assistito alle procedure di rianimazione dello staff medico da un angolo della stanza nella quale era ricoverato.

L'uomo, benché il suo cuore si fosse fermato per tre minuti, ha raccontato nei dettagli le azioni dei medici e degli infermieri e ha ricordato anche i suoni delle apparecchiature mediche. Il particolare che ha attirato l'attenzione dei ricercatori è stato che l'uomo ricordava i beep emessi da un particolare apparecchio, programmato per emettere segnali sonori ogni tre minuti.

«Quell'uomo ha descritto tutto quello che è avvenuto in quella stanza, ma la cosa più importante è che si è ricordato di aver udito due beep. Questo ci permette di comprendere quanto è durata la sua esperienza», ha dichiarato Sam Parnia, direttore della ricerca.

Le altre testimonianze tendono a essere piuttosto uniformi nel loro contenuto. Un paziente su cinque ha sperimentato un inusuale senso di pace e circa un terzo dei 330 sopravvissuti ha assistito a un rallentamento o a una accelerazione del tempo.

Alcuni hanno rammentato una forte luce simile a un flash o a un sole splendente, mentre altri hanno raccontato di una sensazione di paura di affogare e venire trascinati in acque profonde. Infine, il 13 per cento di coloro che sono stati rianimati ha ricordato delle esperienze extracorporee e un aumento delle percezioni sensoriali.

I risultati sono stati pubblicati anche sul giornale Resuscitation ed è una delle prime volte che un'università pubblica effettua uno studio di questo tipo.

Sam Parnia è uno specialista in anestesia e rianimazione, attualmente primario del reparto di Terapia intensiva e direttore del dipartimento di ricerca sulla Rianimazione presso la Scuola di Medicina della Stony Brook University di New York. È considerato uno dei massimi esperti mondiali nel campo della morte, del rapporto mente-cervello e delle esperienze ai confini della morte.

Dal 2008 Parnia fa parte del progetto AWARE, uno studio internazionale promosso da Human Consciousness Project al quale hanno aderito venticinque ospedali tra Europa e Nord America. Lo scopo del progetto è quello di verificare se le percezioni riportate da pazienti che hanno superato un arresto cardiaco possono essere provate.

La fisica quantistica potrebbe spiegare l'esistenza dell'anima. La Teoria Quantistica della Coscienza

Ecco l'onda di luce che attraversa l'organismo al momento della morte

La fisica quantistica dimostra che la vita continua dopo la morte

Ecco i nove passi della fenomenologia delle esperienze ai confini della morte (NDE)

Un bambino con ricordi dettagliati della vita precedente: fatti verificati!

La più antica "Esperienza di quasi morte" mai documentata

Il parere di un importante chirurgo: nelle esperienze di pre-morte c'è la prova del distacco anima-corpo.

Ecco che cosa c'è dopo la morte

La vita oltre la vita

La teoria di un famosissimo scienziato prova a spiegare come la vita va avanti per sempre. Tramite la nostra coscienza. Vi è un libro dal titolo abbastanza complesso: "Biocentrism: How Life and Consciousness Are the Keys to Understanding the Nature of the Universe" che sta avendo un notevole successo su Internet. Il concetto di fondo prova a spiegare come la vita non finisce quando il nostro corpo muore, ma invece può andare avanti per sempre. Tramite la nostra coscienza. L'autore di questa pubblicazione, il dottor Robert Lanza, è stato votato come il terzo miglior scienziato in vita dal New York Times, stando a quanto riportato su Spirit Science and Metaphysics. Lanza, esperto in medicina rigenerativa e direttore del Advanced Cell Technology Company negli Stati Uniti, è anche conosciuto per la sua approfondita ricerca sulle cellule staminali e per l'aver clonato diverse specie di animali in via d'estinzione. Ma da un po' di tempo ha deciso di dedicarsi anche alla fisica, meccanica quantistica e astrofisica. Questa miscela esplosiva di conoscenze ha dato vita ad una sua nuova teoria, quella del biocentrismo. 

Teoria del Biocentrismo

Teoria del Biocentrismo

La Teoria del Biocentrismo insegna che la vita e la coscienza sono fondamentali per l'universo e praticamente è la coscienza stessa che crea l'universo materiale in cui viviamo e non il contrario. Prendendo la struttura dell'universo, le sue leggi, forze e costanti, queste sembrano essere ottimizzate per la vita, il che implica che l'intelligenza esisteva prima alla materia. Lanza sostiene inoltre che spazio e tempo non siano oggetti o cose, ma piuttosto strumenti della nostra comprensione: "portiamo lo spazio e il tempo in giro con noi, come le tartarughe con i propri gusci". Nel senso che quando il guscio si stacca (spazio e tempo), noi esistiamo ancora. La teoria implica che la morte della coscienza semplicemente non esista. Esiste solo sotto forma di pensiero, perché le persone si identificano con il loro corpo credendo che questo prima o poi morirà e che la coscienza a sua volta scomparirà. Se il corpo genera coscienza, allora questa muore quando il corpo muore, ma se invece il corpo la riceve nello stesso modo in cui un decoder riceve dei segnali satellitari, allora questo vuol dire non finirà con la morte fisica. In realtà, la coscienza esiste al di fuori dei vincoli di tempo e spazio. È in grado di essere ovunque: nel corpo umano e fuori da esso. Lanza ritiene inoltre che universi multipli possano esistere simultaneamente. In un universo, il corpo può essere morto mentre in un altro può continuare ad esistere, assorbendo la coscienza che migra in questo universo. Ciò significa che una persona morta, durante il viaggio attraverso un tunnel non finisce all'inferno o in paradiso, ma in un mondo simile, a lui o a lei, una volta abitato, ma questa volta vivo. E così via, all'infinito. Senza ricorrere a ideologie religiose lo scienziato cerca quindi di spiegare la coscienza quantistica con esperienze precedenti alla morte, proiezione astrale, esperienze fuori del corpo e anche reincarnazione. Secondo la sua teoria, l'energia della coscienza a un certo punto viene riciclata in un corpo diverso e nel frattempo esiste al di fuori del corpo fisico ad un altro livello di realtà e forse, anche, in un altro universo.

Fonte: wallstreetitalia.com

Tratto da EcPlanet

L'Anima Esiste

 La fisica Quantistica lo dimostra

Esiste l'anima? Fino a qualche decennio fa, questa domanda era lecita solo nell'ambito di una riflessione teologica. Oggi, invece, entra a pieno diritto nelle domande fondamentali della fisica teorica. Henry P. Stapp, fisico teorico presso la University of California-Berkeley, non vuole dimostrare l'esistenza dell'anima, ma che essa si inserisce all'interno delle leggi della fisica.

Quando parliamo di anima, siamo nel campo della metafisica o della fisica?

Prima dell'avvento della "fisica quantistica", tutto ciò che travalicava i confini del visibile, era tema di ricerca della metafisica, ovvero quella disciplina che indaga sulle cose "al di là" della fisica.

Oggi, invece, all'indomani della scoperta del bizzarro mondo dei quanti, ciò che non è visibile e che non è determinabile è diventato oggetto di studio della fisica.

Più recentemente, alcuni studiosi hanno cominciato a inquadrare pionieristicamente questioni come la coscienza umana, l'immortalità dell'anima e la vita dopo la morte, come oggetti di studio all'interno della fisica teorica.

Tra questi c'è Henry P. Stapp, fisico teorico presso la University of California-Berkeley che ha lavorato con alcuni padri fondatori della meccanica quantistica, secondo il quale avere fede nell'anima non è ascientifico.

Con la parola "anima", lo scienziato si riferisce ad una dimensione della persona umana indipendente dal cervello o dal resto del corpo che può sopravvivere alla morte. "I forti dubbi circa la sopravvivenza della personalità oltre la morte, basate esclusivamente con la convinzione che sia incompatibile con le leggi della fisica, sono infondati", scrive Stapp nell'articolo "Compatibility of Contemporary Physical Theory With Personality Survival".

Stapp ha collaborato alla stesura dell'Interpretazione di Copenaghen della meccanica quantistica, l'interpretazione della meccanica quantistica maggiormente condivisa fra gli studiosi. Essa si ispira fondamentalmente ai lavori svolti nella capitale danese da Niels Bohr e da Werner Karl Heisenberg attorno al 1927, ricevendo una formulazione meglio definita a partire dagli anni cinquanta.

Stapp spiega che i fondatori della teoria quantistica sostanzialmente hanno costretto gli scienziati a dividere il mondo in due parti: al di sopra del taglio, vi è la matematica classica con la quale è possibile descrivere i processi fisici empiricamente osservati; sotto il taglio, vi è la matematica quantistica che descrive un regno completamente al di fuori del determinismo fisico.

"In generale, si è compreso che lo stato evoluto del sistema sotto il taglio non può essere abbinato a nessuna descrizione classica delle proprietà visibili all'osservatore", scrive Stapp. Dunque, come fanno gli scienziati ad osservare l'invisibile? Scelgono particolari proprietà del sistema quantistico, sviluppando un modello per vedere i suoi effetti sui processi fisici "sopra il taglio".

La chiave è la scelta dello sperimentatore. Il problema è che quando si lavora su un sistema quantistico, la scelta dell'osservatore ha dimostrato di influenzare l'andamento, con effetti visibili nel sistema al di sopra del taglio.

Stapp cita l'analogia pensata da Bohr per spiegare la curiosa interazione tra lo scienziato e i risultati del suo esperimento: "È come un cieco con un bastone: quando il bastone viene tenuto debolmente, il confine tra la persona e il mondo corrisponde al divario tra la mano e il bastone; ma se il bastone viene tenuto saldamente, esso diviene parte del soggetto: la persona sente che egli stesso può estendersi fino alla punta del bastone".

Leggi anche:

Astronomo: i fenomeni spirituali hanno origine in un'altra dimensione

Prof. Tiller: siamo esseri spirituali rivestiti di un bio-corpo

La fisica quantistica dimostra che la vita continua dopo la morte

Dunque, il mondo fisico e il mondo mentale sono collegati in modo dinamico. La spiegazione quantistica su come la mente e il cervello possono essere separati, ma collegati con le leggi della fisica, "è una rivelazione benvenuta", scrive Stapp.

Essa risolve un problema che ha afflitto la scienza e la filosofia per secoli, con la scienza che vedeva la necessità di equiparare la mente con il cervello, e la filosofia-teologia, incaricatasi di considerare la mente come qualcosa di indipendente dal cervello.

La Teoria fisica classica può solo eludere il problema, e i fisici classici possono solo lavorare per etichettare questa intuizione come un prodotto della confusione umana. La scienza, continua Stapp, dovrebbe invece riconoscere gli effetti della coscienza come un problema fisico.

Inoltre, tale prospettiva, secondo Stapp è indispensabile a conservare la moralità umana, spiegando alle persone di essere qualcosa di più che semplici macchine fatte di sangue e carne. In un altro articolo, intitolato "Attention, Intention, and Will in Quantum Physics", Stapp scriveva:

"È opinione ormai ampiamente diffusa nelle persone la visione scientifica secondo la quale ogni essere umano è fondamentalmente un robot meccanico, prospettiva che rischia di avere un impatto significativo e corrosivo sul tessuto morale della società".

Categoria: Ricerca Scientifica ' Tags: fisica quantistica, vita dopo la morte

La vita oltre la vita

La Fisica Quantistica lo dimostra

Nell'epoca contemporanea, intrisa di scientismo e materialismo, la maggior parte degli scienziati ritiene che il concetto di vita ultraterrena o è una sciocchezza, oppure, se realmente esistesse, è completamente indimostrabile. Eppure, un ricercatore afferma che la fisica quantistica è in grado di fornire prove certe dell'esistenza dell'aldilà.

Categoria: Ricerca Scientifica, Società ' Tags: fisica quantistica, persone, teologia, vita dopo la morte

La vita oltre la morte

La Fisica Quantistica lo dimostra

Perchè la morte fa così paura? Certamente perchè è l'oblio a sconvolgere la nostra coscienza e a smuovere la paura primordiale della morte.

L'uomo vuole vivere, sente se stesso come un essere fatto per la vita e il rischio di essere consegnato al non-essere perpetuo è fonte di una profonda angoscia esistenziale.

Se da una parte le religioni, sapienze antiche, prospettano la certa continuazione della vita nell'aldilà, fornendo una straordinaria mitigazione della paura della morte e un sostanziale significato alla vita del credente, la società contemporanea tende ad esorcizzare la paura della morte o cancellandola dall'esperienza quotidiana, evitando di parlarne o di pensarvi, oppure spettacolarizzandola in fiction televisive e cinematografiche nelle quali l'eroe di turno causa la morte dei nemici come se fossero mosche.

Da qualche tempo, però, ad interessarsi al fenomeno della morte e della sua possibile funzione come passaggio verso un nuovo stato di vita c'è anche la scienza, in particolare quella disciplina definita come 'fisica quantistica', una branca della fisica che studia il comportamento delle particelle a livello atomico e subatomico.

Tra i ricercatori più appassionati della questione vi è il professor Robert Lanza, direttore scientifico presso l'Advanced Cell Technology e professore aggiunto presso la Wake Forest University School of Medicine.

Come ricercatore ha pubblicato centinaia di articoli scientifici e numerose invenzioni e ha scritto, fino ad ora, più di 30 libri, tra i quali "Principles of Tissue Engineering" (Principi di ingegneria dei tessuti) e "Essentials of Stem Cell Biology" (Fondamenti di biologia delle cellule staminali), due pubblicazioni che sono riconosciute come riferimenti definitivi in campo scientifico.

Lanza sostiene la teoria del Biocentrismo, secondo la quale la morte come noi la conosciamo non sarebbe altro che un'illusione generata dalla nostra coscienza. "Ci hanno insegnato a pensare che la vita sia solo l'attività generata dalla combinazione del carbonio e di una miscela di molecole, che vivremo per un certo tempo e che poi finiremo per marcire sottoterra", scrive Lanza sul suo sito web. "In effetti, noi crediamo nella morte perchè ci è stato insegnato che moriremo, o più specificamente, ci hanno insegnato che la nostra coscienza è un fenomeno associato al nostro organismo e che questa morirà con esso".

La sua Teoria del Biocentrismo, però, afferma che la morte non può essere l'evento terminale che pensiamo che sia. Il Biocentrismo si attesta come la teoria del tutto e mette la vita al centro e all'essenza dell'attività dell'Universo. Lanza spiega che la vita e la biologia sono il centro dell'esistenza. Anzi, è la vita stessa a creare l'Universo e non il contrario.

Ciò significa che è la coscienza della persona a determinare la forma e la dimensione degli oggetti nell'Universo. La filosofia realista di provenienza greca ha sempre affermato che la realtà esiste di per sé, a prescindere dall'esistenza dell'osservatore.

La fisica quantistica, invece, ha scoperto che l'osservatore è determinante nella formazione della realtà. In effetti, la realtà che noi percepiamo con i nostri sensi è l'incontro tra il 'funzionamento di base dell'Universo', che potenzialmente può assumere infinite forme, e la 'presenza dell'osservatore', che ne determina con la sua coscienza la forma.

Praticamente, la realtà è come la pensiamo! Lanza fa un esempio sul modo in cui percepiamo la realtà intorno a noi: una persona percepisce il cielo come di un certo colore, e gli viene insegnato che quel colore si chiama 'blu'. Ma le cellule del cervello di un'altra persona potrebbero percepire un colore diverso, che chiamerebbe sempre blu, ma che potrebbe corrispondere al mio 'verde'.

Lanza pone questo postulato alla base della sua teoria: tutto ciò che percepisci del mondo non può esistere senza la tua coscienza: la nostra coscienza è alla base della realtà. Ponendo questo postulato nell'osservazione più generale dell'Universo, significa che lo spazio e il tempo non si comportano in maniera "dura" e "veloce" come ci sembra di percepire. In sintesi, essi non esistono di per sé fuori di noi, ma sono un prodotto della nostra coscienza!

La vita oltre la vita

L'Aldilà esiste

La neuroscienza e le esperienze di pre-morte

Gli scettici spesso attribuiscono le profonde esperienze fuori dal corpo riportate da persone in stato di morte clinica a fattori fisiologici e psicologici. Rober Mays, che ha studiato le esperienze di pre-morte (NDE) per circa 30 anni, ha esaminato alcuni di questi fattori durante una conferenza tenuta presso l'International Association for Near-Death Studies (IANDS) di Newport Beach, California.

Sono molti i casi di persone che in stato di morte clinica, a seguito di un incidente o di un arresto cardiaco, al risveglio riportano esperienze note al grande pubblico come Near-Death Experience (esperienze di pre-morte o quasi-morte).

Solitamente, i ricercatori tendono ad attribuire queste visioni a fattori psicologici o fisiologici, dovuti all'ipossia, ovvero privazione di ossigeno, o ad uno stato cerebrale simile al sogno REM.

Queste le cause che farebbero ricordare al risveglio scene dell'aldilà, interazione con parenti defunti, revisione di vita e altro.

Tuttavia, le esperienze di pre-morte riportate dai pazienti divergono notevolmente da quelle sperimentate in condizione di ipossia o di sonno REM. "I pazienti riferiscono quasi sempre di aver vissuto un'esperienza iper-reale, che eclissa di gran lunga il nostro ordinario, certi di trovarsi nella loro vera casa, permeata di amore condizionato, e senza più aver paura di morire", riporta Robert Mays, studioso di casi di NDE da oltre trent'anni.

"Questi aspetti caratteristici semplicemente non sono presenti nell'ipossia, nello stato REM, e così via", continua Mays.

I ricercatori dell'Università di Liegi, Belgio, hanno voluto esaminare altri aspetti fisiologici. Si sono chiesti se le persone che hanno avuto esperienze simili alle NDE in situazioni di non-pericolo di vita (come il sonno, la meditazione o lo svenimento), avrebbero descritto gli stessi sentimenti delle persone che hanno sperimentato l'NDE durante situazioni di pericolo di vita, come l'arresto cardiaco.

Come riporta The Epoch Times, lo studio comparato sembra dimostrare che le persone, in entrambe le situazioni di pericolo e non, descrivono le loro esperienze nello stesso modo in termini di contenuto e di intensità. "Sembra che ci sia una coerenza e comunanza dell'esperienza, indipendentemente dai fattori fisiologici", riassume Mays.

Ampliando lo sguardo, Mays ha sottolineato la mancanza di prove su una connessione tra mente e cervello. Se fosse dimostrato che la mente è un frutto dell'attività del cervello, allora l'idea che le NDE sono semplici eventi cerebrali sarebbe vera.

Eppure, un "centro del sè" non è stato trovato nel cervello, dice Mays. Elencando quelli che lui chiama gli "enigmi della coscienza", il ricercatore ha evidenziato come la personalità sia in grado di coordinare diverse regioni del cervello.

Ad esempio, nonostante la presenza di una disfunzione cerebrale grave, una mente unitaria e coerente è comunque in grado di esistere. Se la coscienza fosse così dipendente dal cervello, ci si aspetterebbe che un cervello danneggiato frammenti la coscienza centrale della persona.

Mays ha parlato di un fenomeno chiamato "lucidità terminale", durante il quale le persone con cervelli disfunzionali (compresi i malati di Alzheimer), poco prima di morire cominciano improvvisamente recuperare la struttura razionale del pensiero e i loro ricordi.

Questo fenomeno, secondo Mays, può mostrare che la coscienza centrale della persona non viene compromessa quando il cervello è danneggiato, esistendo in maniera quasi indipendente.

Mays è convinto che le neuroscienze potrebbero trarre grandi vantaggi da uno studio più approfondito della NDE. Ad esempio, se si dimostrasse definitivamente che la coscienza è in grado di operare al di fuori del cervello, la si potrebbe utilizzare per trattare alcuni danni cerebrali.

Mays vorrebbe poter avere accesso ad attrezzature adeguate, collaborando con i neuroscienziati per verificare come la mente possa interfacciarsi fisicamente con i neuroni. Ciò potrebbe essere realizzato studiato i neuroni coltivati in vitro.

Categoria: Società ' Tags: vita dopo la morte 

Teoria Quantica

Esistenza dell'Anima

L'esperimento della doppia fenditura

Nella presentazione della sua teoria biocentrica, Lanza ha citato il famosoesperimento della doppia fenditura, a fondamento delle sue affermazioni. L'esperimento ha mostrato che quando un osservatore guarda passare una particella attraverso due fenditure poste in una barriera, la particella si comporta come un proiettile, passando attraverso una delle due fenditure. Tuttavia, se l'osservatore smette di guardare la particella, questa inizia a comportarsi come un'onda, riuscendo a passare attraverso entrambe le fenditure nello stesso tempo.

Questo significa che la materia e l'energia possono presentare le caratteristiche sia delle onde che delle particelle e che il loro comportamento dipende dalla percezione e dalla coscienza di un osservatore.

La fisica quantistica sembra confermare le teorie dei filosofi idealisti, i quali hanno sempre pensato che la realtà fosse un prodotto della mente dell'uomo. Una volta che spazio e tempo vengono accettati come costrutti della nostra mente, significa che la morte, e l'idea di mortalità, sono anch'esse un fenomeno legato all'esperienza sensoriale della nostra coscienza. Con la morte del nostro organismo, la nostra coscienza entra in una condizione dove non esistono pi confini spaziali e temporali: l'eternità!

Secondo Lanza, la vita è un'avventura che trascende il nostro modo ordinario di pensare. Quando moriamo, non entriamo nel mondo caotico del non-essere, ma torniamo alla matrice fondamentale dell'Universo: "con la morte, la nostra vita diventa un fiore perenne che torna a vivere nel multiverso", il luogo delle possibilità infinite. Se non sapessimo che si tratta di uno scienziato, penseremmo di ascoltare un uomo di religione.

Leggi anche;

La Teoria della Coscienza Quantica spiega l'esistenza dell'anima

Tutti gli articoli sull'affascinante mondo della Fisica Quantistica

Anima e Universo

Anima struttura vitale dell'Universo


L'anima come struttura fondamentale dell'Universo

Ma Robert Lanza non è l'unico scienziato a ritenere che la fisica quantistica giustifichi l'esistenza della vita eterna. Un medico americano, il dottor Stuart Hameroff, e un fisico quantistico inglese di fama mondiale, Sir Roger Penrose, hanno sviluppato una teoria che potrebbe dimostrare definitivamente l'esistenza dell'anima.

Secondo la Teoria Quantistica della Coscienza elaborata dai due scienziati, le nostre anime sarebbero inserite in microstrutture chiamate "microtubuli", contenute all'interno delle nostre cellule cerebrali.

La loro idea nasce dal considerare il nostro cervello come una sorta di "computer biologico", equipaggiato con una rete di informazione sinaptica composta da più di 100 miliardi di neuroni . Essi sostengono che la nostra esperienza di coscienza è il risultato dell'interazione tra le informazioni quantiche e i microtubuli, un processo che i due hanno definito"Orch-OR" (Orchestrated Objective Reduction). Con la morte corporea i microtubuli perdono il loro stato quantico, ma le informazioni in essi contenute non vengono distrutte.

In parole povere, la coscienza non muore, ma torna alla sua sorgente. "Quando il cuore smette di battere e il sangue non scorre più, i microtubuli smettono di funzionare perdendo il loro stato quantico", spiega il dottor Hameroff, professore emerito presso il Dipartimento di Anestesiologia e Psicologia e direttore del Centro di Studi sulla Coscienza presso l'Università dell'Arizona.

"L'informazione quantistica contenuta nei microtubuli non è distrutta, non può essere distrutta, ma viene riconsegnata al cosmo. Quando un paziente torna a vivere dopo una breve esperienza di morte, l'informazione quantistica torna a legarsi ai microtubuli, facendo sperimentare alla persona i famosi casi di premorte".

La grande portata di questa teoria è evidente: la coscienza umana, così intesa, non è il semplice prodotto che emerge da un processo biologico, né si esaurisce nell'interazione tra i neuroni del nostro cervello, ma è un informazione quantistica in grado di esistere al di fuori del corpo a tempo indeterminato.

Certamente la prospettiva è entusiasmante, dato che queste teorie sono in grado di dare un senso alla morte. Ma la domanda che sorge conseguentemente allora è questa: qual è lo scopo dell'esperienza che facciamo nello spazio e nel tempo qui sulla Terra?

L'Esistenza dell'Anima

Teoria quantistica della coscienza


La Fisica Quantistica potrebbe spiegare l'Esistenza dell'Anima. Teoria quantistica della coscienza (I^ Parte)

Una teoria rivoluzionaria sostiene che l'anima umana è una delle strutture fondamentali dell'Universo e che la sua esistenza è dimostrabile grazie al funzionamento delle leggi della fisica quantistica. Con la morte fisica, le informazioni quantistiche che formano l'anima non vengono distrutte, ma lasciano il sistema nervoso per essere riconsegnate all'Universo.

Continua.........

L'Esistenza dell'Anima

Teoria Quantistica

Energie dell'Anima
Energie dell'Anima

2^ PARTE

Un medico e un fisico quantistico di fama mondiale, l'americano dott.Stuart Hameroff e l'inglese SirRoger Penrose, hanno sviluppato una teoria che potrebbe dimostrare definitivamente l'esistenza dell'anima. 

Leggi anche: Racconta la sua esperienza nell'aldilà dopo essere morto per un ora 

Continua.........

L'Esistenza dell'Anima

Teoria Quantistica

3^ PARTE

Secondo la Teoria Quantistica della Coscienza elaborata dai due scienziati, le nostre anime sarebbero inserite all'interno di microstrutture chiamate "microtubuli", contenute all'interno delle nostre cellule cerebrali.

La loro idea nasce dal considerare il nostro cervello come una sorta di "computer biologico", equipaggiato con una rete di informazione sinaptica composta da più di 100 miliardi di neuroni.

Continua.........

L'Esistenza dell'Anima

Teoria Quantistica

Regni dell'Anima
Regni dell'Anima

4^ PARTE

Essi sostengono che la nostra esperienza di coscienza è il risultato dell'interazione tra le informazioni quantiche e i microtubuli, un processo che i due hanno definito "Orch-OR" (Orchestrated Objective Reduction).

Con la morte corporea, i microtubuli perdono il loro stato quantico, ma le informazioni in essi contenute non vengono distrutte. In parole povere, più legate ad un linguaggio tradizionale, l'anima non muore, ma torna alla sua sorgente.

Continua.........

L'Esistenza dell'Anima

Teoria Quantistica

5^ PARTE

"Quando il cuore smette di battere e il sangue non scorre più, i microtubuli smettono di funzionare perdendo il loro stato quantico", spiega il dott. Hameroff, professore emerito presso il Dipartimento di Anestesiologia e Psicologia e direttore del Centro di Studi sulla Coscienza presso l'Università dell'Arizona.

Continua..........

L'esistenza dell'Anima

Teoria Quantistica

Luci dell'Anima
Luci dell'Anima

6^ PARTE

La fisica quantistica dimostra che la vita continua dopo la morte

"L'informazione quantistica all'interno dei microtubuli non è distrutta, non può essere distrutta, ma viene riconsegnata al cosmo. Quando un paziente torna a vivere dopo una breve esperienza di morte, l'informazione quantistica torna a legarsi ai microtubuli, facendo sperimentare alla persona i famosi casi di premorte", spiega Hameroff al Daily Mail.

Continua.........

L'Esistenza dell'Anima

Teoria Quantistica

Luci dell'Anima
Luci dell'Anima

7^ PARTE

La grande portata di questa teoria è evidente: la coscienza umana, così intesa non si esaurisce nell'interazione tra i neuroni del nostro cervello, ma è un informazione quantistica in grado di esistere al di fuori del corpo a tempo indeterminato. Si tratta di quella che per secoli le religioni hanno definito "anima".

Questa teoria scientifica si avvicina molto alla concezione religiosa orientale dell'anima. 

Continua.........

L'Esistenza dell'Anima

Teoria Quantistica

Luci dell'Anima
Luci dell'Anima

8^ PARTE

Secondo il credo buddista e induista, l'anima è parte integrante dell'Universo ed esiste al di fuori del tempo e dello spazio. L'esperienza corporea (o anche terrena, materiale), non sarebbe altro che una fase dell'evoluzione spirituale della coscienza umana.

Continua.........

L'Esistenza dell'Anima

Teoria Quantistica

9^ PARTE

Ma anche le religioni del libro, quali l'Ebraismo, il Cristianesimo e l'Islam, insegnano l'immortalità dell'anima. Chissà che questa teoria non possa aprire una nuova stagione di confronto positivo tra la ragione e la fede, la religione e la scienza.

Categoria: Ricerca Scientifica, Società ' Tags: antropologia, fisica quantistica, teologia, vita dopo la morte

Leggi anche:

Racconta la sua esperienza nell'aldilà dopo essere morto per un'ora



Anima e Religione

Immortalità dell'Anima

Cristianesimo e Anima

L'Anima immortale per il Cristianesimo


Se chiedete ad un cristiano, protestante o cattolico, intellettuale o no, che cosa insegna il Nuovo Testamento sulla sorte individuale dell'uomo dopo la morte - con pochissime eccezioni - vi risponderà sempre: l'immortalità dell'anima. Eppure, per quanto diffusa, tale opinione e uno dei più gravi malintesi sul cristianesimo (Oscar Cullmann, protestante).
Qualsiasi tentativo di interpretare con successo la Bibbia deve tener conto del fatto che il pensiero israelita, è prevalentemente sintetico e globale. L'uomo, unità di forza vitale integrale di corpo, anima e spirito, viene considerato un tutt'uno in un contesto psicologico e fisico globale.
Non lo si divide in corpo e anima, o in corpo, anima e spirito. Porre una divisione all'interno dell'essere umano è platonismo puro, non mai il pensiero della rivelazione. (Aubrev Johnson).
Non si tratta, quindi. di tre co-principi, ognuna delle espressioni esprime il sospetto nella sua totalità, in una prospettiva psicosomatica. e non sostanze indipendenti, come la 'psyche' e il 'soma' di Platone. Si tratta di manifestazioni di un'unica realtà. Le facce di una stessa medaglia.
Nella Bibbia si usano tre termini per indicare l'essere umano:

'BASHAR' = 'sarx' = 'soma' (N.T) = carne, corpo.Esprime l'aspetto materiale della persona considerato come sostanza percettibile e tangibile.

'NEPHESH' - "psyche" (N.T.) = anima. Esprime l'aspetto vitale della persona. L'essere vivente, centro della personalità, della volontà responsabile e dell'attività razionale. E' l'Io, la soggettività, sede dell'attività emotiva e affettiva. La nephesh (anima) è ciò che risulta quando il bashar (corpo) é animato dalla ruach (spirito) (Jacob). 
Il bashar (corpo) è la nephesh (anima) nella sua forma esteriore (Pedersen).

'RUACH' = "pneuma" (N.T.) = spirito. E' lo Spirito di Dio presente nell'uomo. Se la nephesh è la vitalità, la ruach - il soffio di Dio come potenza generatrice della vita - è l'energia che la produce. E' la vita, l'amore, la verità, la libertà, in una parola, l'immagine di Dio che si comunica all'uomo ("Dio creò l'uomo a sua immagine[Gen. 1,26]). La ruach dell'uomo e la stessa ruach di Dio, così come i raggi del sole che risplendono in una stanza sono il sole stesso. Sia l'anima che lo spirito (psyche e ruach) concernono la vita più intima dell'uomo, rispettivamente, i suoi due aspetti naturale esoprannaturale. Il luogo di incontro, il terreno comune tra l'uomo e Dio, è, quindi, solo lo spirito (ruach) (D. S. Russel)
Benché lo spirito (ruach umano) sia presente potenzialmente in ogni uomo, esso e in condizioni così imperfette e depravate che ènecessario un suo completo rinnovamento, se non una sua creazione ex novo per opera dello Spirito Santo (Ruach divino), che, infatti, non solo è creazione, ma anche ri-creazione, nel senso che rinnova la vita. Lo spirito umano e come soffocato dalle false quanto effimere illusioni del mondo, ma, qualora l'uomo lo voglia esso viene risvegliato e rinnovato dallo Spirito di Dio. Lo spirito nuovo che ne deriva è, perciò, frutto non solo dell'intervento di Dio - una sua 'grazia' ma anche della cooperazione dell'uomo. [2°Cor. 5:17] (Barclav Swete). 
Quando l'uomo muore, la ruach, l'energia vitale, torna a Dio, la nephesh (anima) si spegne, il bashar (corpo) torna alla terra. La linea di divisione è qui: uomo e carne da una parte, Dio e ruach dall'altra. (Norman Snaith)
L'uomo in quanto bashar e nephesh, è persona umana piena di vita terrena; in quanto ruach, è persona umana piena di vita divina."Dio ritira il suo soffio: l'uomo, morendo, ritorna nella polvere(Gb. 34:14 - Is. 2:5); non resta più nulla. Nella Bibbia si parla, di un soggiorno dei morti: lo 'Sheol' nel quale, però, non c'è vita (Is. 38:18 - Sal. 6:6) Questa contraddizione evidenzia una speranza di sopravvivenza che va progressivamente affermandosi nel resto della Scrittura (Dn. 12:2 - Sap. 3:1 - Mc. 7:9, Mc.12:4:3): la 'Geenna' , dimora temporanea per i giusti e luogo di tormento eterno per i reprobi, sostituisce l'amorfo e oscuro Sheol. 
Poiché il pensiero ebraico non poteva in alcun modo concepire la nephesh come vivente se separata dalla bashar, i morti venivano ritenuti dei 'rephaim', cioè ombreprive di vitalità. 
Gesù difende la fede nella resurrezione dei morti ed espressamente nella resurrezione dei giusti, ma critica chiaramente ogni interpretazione grossolana, di tipo materiale: "la carne e il sangue non possono ereditare il regno di Dio". Risurrezione dei morti non significa ripristino della vita terrena, bensì rinnovamento per una forma di vita sovraterrena. 
Con Gesù, i confini tra la vita, la morte e la risurrezione cadono: Cristo è "la resurrezione e la vita: chi crede in me, anche se muore vivrà" (Gv. 11:25) I termini: vita, morte, resurrezione non coincidono più con i dati biologici. 
La resurrezione costituisce un particolare dono gratuito di Dio che non è necessario ritenere rinviato alla fine dei tempi.
Risorgendo ritroveremo noi stessi la nostra individualità ma saremo trasfigurati purificati e glorificati in Cristo: "si semina un corpo animale [soma psychikon], risorge un corpo spirituale (soma pneumatikon]" (1°Cor 15:43). C'è la speranza per l'uomo che Dio che lo ha creato gli concederà di vivere aldilà della morte biologica. I risorti vengono trasfigurati nello splendore degli angeli.
Il cristiano accetta la morte come estrema forma di purificazione e sa che essa e un consegnarsi al Padre e un risorgere definitivamente in Cristo. Alla resurrezione così concepita non si devono assimilare le resurrezioni operate da Gesù che in sostanza non sono altro che 'rianimazioni', quei 'risuscitati' dovranno morire e resuscitare di nuovo perché essi sono stati risuscitati con un corpo ancora mortale 'soma psychi kon' e non con un 'soma pneumatikon' spirituale (Enciclopedia di spiritualità, cattolica). 
Il corpo animale (soma psychikon) è la vita terrena, che perisce, il corpo spirituale (soma pneumatikon) è quello creato dalla potenza vitale di Dio. 
Paolo non insegna un'immortalità dell'anima, che con la morte si separerebbe dal corpo terreno e continuerebbe a sopravvivere senza di esso. L'uomo è sempre un esistenza corporea e rimane tale anche nel mondo della resurrezione. L'uomo entra nella morte passando attraverso il mistero di una tramutazione nella vita nuova, interamente creata da Dio. (K.H. Schelkle, cattolico)
Secondo il teologo protestante Oscar Cullmann, la morte è realmente quale si presenta: uno scheletro. Se la vita deve scaturire da questa morte integrale, è necessario un nuovo atto creatore di Dio che richiami alla vita non solo una parte dell'uomo, ma l'essere umano integrale. L'uomo intero, che è realmente morto, e richiamato alla vita da un nuovo atto creatore di Dio. 
Dopo la morte si entra in uno 'stato intermedio' imperfetto, di sonno, di attesa della risurrezione del corpo. In tale stato i morti vivono già vicino a Cristo e il tempo ha per essi un ritmo diverso di quello dei vivi. 
Per il teologo protestante Karl Barth, invece, la trasformazione del corpo carnale nel corpo spirituale avviene già al momento della morte. 
Il tempo e lo spazio al di là della dimensione terrena sono un nonsenso. I morti sono al di fuori del tempo, il verbo 'dormire' usato nella Bibbia, deve essere inteso in senso figurato e riproduce "l'impressione" che fanno ai sopravvissuti quanti muoiono e non la loro condizione dopo la morte. L'uomo in quanto tale non ha un aldilà, e non ne ha nemmeno bisogno, poiché Dio è il suo aldilà.
Anche per Hans Kung, teologo cattolico, l'uomo muore come totalità con il corpo e l'anima, come unità psicosomatica. 
La fede cristiana parla non "dell'immortalita dell'anima, ma dell'immortalità come insopprimilbilità del rapporto personale con Dio. Se il V Concilio Lateranense (1511) diede rilievo all'immortalità dell'anima lo fece per affermare 1'individualità dell'uomo contro il neoaristotelismo che sosteneva la dottrina di un anima collettiva. Il Concilio, in realtà ebbe, prima di tutto, a cuore l'immortalità del singolo e con ciò quella di tutto l'uomo e non solo 1'immortalità puramente "naturale" dell'anima. (Fiorenza-Metz, cattolico).
La vita non viene tolta, ma trasformata. Perdendosi nel la realtà di Dio 1'uomo acquista se stesso. Morire in Dio, non significa affatto separazione, in senso platonico e aristotelico-tomista, dell'anima dal corpo, ma è, piuttosto, un atto di perfezionamento salvitico per il quale l'uomo, in virtù di Dio, diviene pienamente uomo. 
Si tratta di un morire nelle dimensioni di Dio, in cui lo spazio e il tempo sono assorbiti nell'eternità e non hanno più alcuna rilevanza. Non si deve, perciò pensare ad un annientamento totale dell'essere, in quanto, egli muore, non nel nulla ma in Dio e quindi in quella eternità del 'nunc' divino, che rende irrilevante per il defunto la distanza temporale di questo mondo tra morte personale e giudizio finale.
Non ci si deve immaginare - come tentano di fare singoli teologi cattolici e evangelici (Ratzinger-Cullmann) - un regno intermedio o una fase intermedia collegata direttamente alla morte: ciò è in contrasto con la Scrittura e le moderne conoscenze fisiologiche.
Non c'è soltanto una vita dopo la morte, ma anche una vita prima della morte, cosi non c'è soltanto la morte alla fine della vita, ma anche la morte di uomini nel mezzo della vita. E' la morte dell'assenza di rapporto dell'uomo con gli altri uomini, la morte dell'impotenza e della mancanza di parola, la morte dell'anonimato e dell'apatia, la morte dei deperimento e della deformazione spirituale, la morte dello stordimento e del consumo.
La risurrezione alla vita, la resurrezione a una vita prima della morte non è una speranza vuota, illusoria, soltanto quando sia fondata e sostenuta da una resurrezione a una vita dopo 1a morte. Resurrezioneione nell'al di qua come anticipazione della resurrezione nell'al di là.
Per i cattolici Fiorenza e Metz, come il corpo non è semplice materia, ma una materia informata da spirito, così l'anima non è puro spirito, ma uno spirito che informa la materia. Per cui, non è dato di sezionare l'uomo in anima e corpo come se fossero, rispettivamente, 'puro spirito' o 'pura materia'. 
Benché la testimonianza biblica metta in rilievo innanzitutto e direttamente 1'immortalità dell'uomo nella resurrezione della carne alla fine della storia, essa non esclude l'essere immediatamente con Cristo dopo la morte (Fil 1:23). Come ciò si possa spiegare teologicamente rimane un mistero. 
In realtà, l'uomo non può comprendere, né anticipare nella sua esistenza attuale, terrena, attraverso una pura contemplazione intellettuale o una pura intuizione il suo futuro escatologico. 
Il cattolico, Claude Tresmontant, sostiene che, nella prospettiva cristiana, l'anima umana non è divina per natura. E' divinizzabile per grazia, il che, egli dice, e assai diverso. Un'anima può sussistere, non essere annientata, e tuttavia non avere parte alla vita divina. Tale condizione e peggiore del nulla. Nella concezione cristiana si parla, non di immortalità dell'anima (Platone), ma di nuova nascita, per cui l'anima creata diviene una creatura nuova, se lo consente; tale nuova nascita è una condizione necessaria per il suo ingresso nell'economia della vita divina. (Gv. 3:3)
Non si tratta, dunque, soltanto di sapere se all'anima viene riservato un destino ultraterreno, ma se ha consentito a questa nuova nascita che rinsalda e rende definitiva Ia sua partecipazione alla natura e alla vita divina. 
Nulla permette di stabilire oggi che la morte equivalga ad annichilimento. E' una petizione di principio, un sofisma. 
Quando risusciteranno dai morti gli uomini saranno come gli angeli nei cieli; Dio è Dio dei vivi non dei morti: questo dice Gesù. (Mt 22:30) E' il Dio che ha creato, vivificato, santificato, uomini che sono, ora e sempre vivi. Gesù è venuto ad insegnare le condizioni e i mezzi per entrare nel Regno dei cieli. 
Questo ingresso nella vita non è automatico, non avviene da solo. Occorre che l'uomo vi consenta e vi cooperi. 
Questo regno non è un luogo, ma un essere, un partecipare dell'esistenza di Dio, oggi e domani. "Il regno di Dio e dentro di voi" (Lc. 17:20). Chi custodisce la mia parola non vedrà la morte in eterno (Gv. 8: 51). Colui che accoglie il suo insegnamento ha la vita eterna (Gv. 6:47 - 5:24).
Gesù non dice che l'avrà più tardi, ma che l'ha ora, in modo attuale e per sempre. "Io sono il pane della vita...affinchè chi ne mangia non muoia". (Gv. 6:48). Si tratta di una seconda nascita, di una seconda creazione, mediante la quale rinasciamo "creature nuove". "Io sono la resurrezione..." (Gv. 11:23). 
Non c'è, dunque periodo intermedio. Per Gesù è 'oggi' che l'uomo giustificato entra nella vita divina. Ciascuno di noi entra oggi, morendo, nell'eternita, se ne è degno. 
Gesù non promise al ladrone che, alla fine dei tempi, la sua anima avrebbe reinformato una materia per ricostruire un corpo. Insegnò, piuttosto, che l'uomo passa da un tipo di esistenza biologica ad un altro tipo non più biologico. 
Il Nuovo Testamento greco parla non di resurrezione dei "corpi", ma di resurrezione dei "morti". (Mc.12:25).
L'insegnamento fondamentale di Gesù non riguardava la resurrezione secondo la dottrina del giudaismo fariseo, ma la intendeva come ingresso attuale nella vita eterna. L'anima non è divina per natura, l'esistenza è per essa un dono ricevuto quando lo si voglia accogliere. 
Il teologo domenicano francese Narie-Joseph Nicolas, si chiede. come concepire l'anima separata? Quando il corpo manca, quando il cervello non funziona più, dov'è l'anima, dov'è la coscienza? Che cosa può essere e fare da sola? Non è più attuale essere "dualisti", tant'è che saranno moltissimi quelli che diranno che l'uomo muore nella sua interezza. In verità, dopo la morte che tutto distrugge, il Creatore ri-creerà l'uomo dal nulla, così' come dal nulla l'ha fatto, conservandogli la sua insostituibile identità, anche se sotto una forma diversa, La vita immortale, la vita eterna e il ritorno al Padre, l'incontro con Dio. "E così saremo sempre col Signore" (1°Tm 4:17).
Tutto questo per quanto riguarda coloro che accettano Cristo, per gli altri che lo rifiutano, Paolo non ne fa parola, l'inferno? Certo, ma non inteso come un luogo di torture. 
Dio non è un torturatore e l'inferno non è un 'luogo', ma, piuttosto, come uno stato interiore la coscienza della Sua assenza, la consapevolezza dolorosa di essere senza Lui. L'entità di questa sofferenza - non voluta da Dio, ma dall'uomo che non ha voluto 'amare' - e l'esatto riflesso negativo della infinita gioia della salvezza. Gli uomini che ignorano il Cristo, ricevono la Sua Grazia nelle ombre della loro coscienza e possono accettarla o rifiutarla. 
Molti uomini fanno della loro morte la distruzione della loro individualità provvisoria ostinandosi a non vedere in questa il punto di collegamento con ciò che dura: sono gli esseri senza pensiero, senza libertà e senza amore (Gv. 14:21). Essi non possono unirsi a Dio perché non si sono fatti simili a Lui ((Mt. 5:48): lo Spirito non è in essi (1°Cor. 2:14). Con la morte viene meno il tempo.
Dire che un'anima aspetta il giorno della resurrezione, non significa nulla. Fuori del tempo non c'è né prima, né dopo, ma incontro con quello che per noi terrestri è, ancora, l'Ultimo Giorno, situato in avanti nel tempo. 
Se poi aggiungiamo l'abolizione dello spazio, l'idea del corpo glorioso nell'altra dimensione si pone al di là della nostra comprensione.
Dopo aver preso atto dell'opinione di tanti teologi cattolici e protestanti di chiara fama, disponiamoci all'ascolto della voce di un galileo, nostro unico e vero Maestro, Gesù Cristo.

"Voi sbagliate tutto... (Mc. 12:27) perché avete tanti dubbi dentro di voi? (Lc. 24:38) Io sono la risurrezione e la vita. Chi crede im me, anche se muore, vivrà; anzi chi vive e crede in me non morirà mai. Credi tu questo? (Gv. 11:25) Dopo la risurrezione gli uomini... saranno come gli angeli del Cielo. (Mt. 22:30) La vita eterna è questo: conoscere te, l'unico vero Dio, e conoscere colui che tu hai mandato, Gesù Cristo. (Gv. 17:3) Io vi dichiaro: chi ascolta la mia parola e crede nel Padre che mi ha mandato ha la vita eterna... E' già passato dalla vita alla morte. (Gv. 5:24) Ve lo assicuro: chi crede ha la vita eterna. (Gv. 6:47) Quel che nessuno ha mai visto e udito, quel che nessuno ha mai immaginato, Dio lo ha preparato per quelli che lo amano.(1°Cor 2:9) Io vi dichiaro solennemente che chi ubbidisce alla mia parola non vedrà mai la morte.(Gv. 8:51)


Buddismo e Anima

L'Anima è immortale per il Buddismo

Per il Buddismo la morte è una trasformazione di energia. Il buddismo ci insegna che con la morte la vita non scompare ma si trasforma in qualcosa di più profondo e consapevole. Dopo la morte per i buddisti quindi l'uomo continua ad esistere fino a quando non si manifesteranno di nuovo le condizioni per una nuova reincarnazione nel mondo della materia.

Questo succede a tutti gli esseri viventi, a miliardi di persone, di animali, di organismi unicellulari che esistono sono esistiti e esisteranno su questo pianeta e sulle miliardi di galassie dei miliardi di universi.

Il divenire è una realtà in cui nulla si crea, nulla si distrugge, ma tutto si trasforma come ci insegna la chimica.

Dopo la morte il buddhismo crede in una reincarnazione ciclica nelle diverse specie di esistenza secondo la propria legge personale del "Karma", parola traducibile con "obbligo" o "compito", ma che in realtà rappresenta l'essenza prima di causa/effetto di ogni anima. L'obbiettivo esistenziale è azzerare il Karma, se non ci si riesce in questa vita ci si rincarna seguendo le leggi del livello di Karma più appropriate a quel tipo di anima. Anche per il buddhismo esiste un inferno ed un paradiso (molti inferni e molti piani paradisiaci). Se l'uomo è stato particolarmente cattivo, dopo la morte fisica, l'attendono pene infernali di lunga o media durata, mentre le buone azioni in vita sono premiate con la dimora in un mondo divino. Tuttavia il piacevole soggiorno nei piani divini non è per l'eternità, la liberazione finale dalle sofferenze e dalle passioni è garantita solo dal raggiungimento della completa illuminazione chiamata Nirvana.

Per il Buddhismo la vita di ogni essere vivente quindi è eterna, perché eterna è l'anima che fa vivere tutti i corpi fisici legati alla materia. La stessa anima inoltre fa parte dell'intero universo che esiste eternamente e come tale anche essa ha le stesse caratteristiche esistenziali. Sulla base di questa ragione nascita e morte sono in realtà momenti del processo di rinnovamento universale che fanno parte di un ciclo naturale ininterrotto.

Eloquente metafora per intuire cosa accade per il buddista quando un essere vivente muore si può avere paragonando l'intero universo fisico/non fisico ad un mare; l'onda che si vede in superficie è semplicemente il prodotto dell'energia di un movimento ondoso invisibile che esiste nelle profondità dello stesso, quindi l'onda, il movimento "visibile" deriva da un'onda, da un movimento "invisibile". L'energia cinetica che ha generato l'onda visibile, dopo un certo tempo, si dissolverà e così l'onda visibile si mescolerà nuovamente alle profonde onde invisibili dell'oceano. Al momento della morte la vita non si dirige fisicamente in nessun luogo poiché è già parte dell'universo/mare. Sebbene la nostra forma fisica muoia e la nostra coscienza legata al corpo venga meno, l'entità della nostra vita continua ad esistere nella vita eterna dell'universo/mare da dove deriva e da dove è nata, proprio come il moto ondoso prosegue, invisibile, nell'oceano, quando un'onda scompare dalla sua superficie.

Per il Buddhismo tutti gli esseri viventi superiori, inferiori ed anche gli Dei, non sfuggono alla suprema legge dell'universo della morte e alla possibilità di reincarnarsi in un essere direttamente inferiore o superiore allo stato della loro ultima incarnazione. Gli uomini sono, per cosi dire, avvantaggiati e risiedendo in un piano fisico particolarmente vicino al dolore ed alla sofferenza possono sperare di prendere coscienza più facilmente e di ottenere l'illuminazione unica e definitiva che ponga fine al ciclo delle rinascite.

L'obiettivo dell'uomo che segue il cammino di salvezza del Buddha è il raggiungimento della condizione suprema del Nirvana; l'estinzione in vita terrena di ogni desiderio e la libertà da ogni forma di condizionamento materiale e psicologico.Ottenuta questa illuminazione interiore il saggio si disfa del carico del Karma che lo lega al corpo materiale preparando la strada alla liberazione definitiva; l'unione al Tutto, l'unione a Dio.

"Per innumerevoli vite ho vagato

cercando invano il costruttore di questa casa.

Doloroso invero è continuare a rinascere.

Oh, costruttore! Ora ti ho trovato.

Non costruirai più questa casa. Tutte le tue assi sono rotte,

La trave di colmo è spezzata.

La mia mente ha raggiunto la libertà suprema

Estinto è ogni desiderio".

(Buddha)

ANIMA E RELIGIONI

Immortalità dell'Anima

Induismo e anima

Immortalità dell'Anima

L'induista crede nella vita che prosegue dopo la morte. Il corpo è considerato un semplice involucro materiale temporaneo. Quando giunge il momento di lasciare la vita, l'anima o Ātman, abbandona il corpo per andare in un piano più spirituale. L'anima del defunto, se ha accumulato energie negative (Karma) attraverso i troppi peccati fatti in vita, si incarna in un nuovo corpo su questa terra o su un'altro pianeta, superiore divino o inferiore infernale. Quindi, se il Karma è negativo nei mondi infernali l'anima del defunto subisce il peso delle sue malvagie azioni. Se il Karma invece è positivo vivrà come un essere divino, o Deva, su uno dei mondi celesti fino a quando il suo Karma non sarà esaurito, allora l'anima ritornerà in un altro corpo sulla terra facendo parte di una classe spiritualmente elevata. Quando il Karma viene completamente assolto l'anima abbandona definitivamente il mondo fisico fatto di sofferenza, poiché soggetto a malattia, vecchiaia e morte, e può raggiungere la liberazione ovvero l'unione con Dio. Per realizzare questo obiettivo e spezzare il ciclo di rincarnazione di morte e rinascita l'induista deve vivere in maniera che il suo Karma non sia né negativo né positivo, ovvero agendo senza scopi egoistici, in una neutrale serenità non-duale. Così come scritto in antichi testi induisti, si insegnano vari metodi, detti Yoga, tramite i quali giungere al risultato della liberazione definitiva. E' l'individuo che sceglie il metodo seguendo le varie scuole di filosofia indiana. Per gli induisti dimostrare fede è mettere in pratica nel reale gli insegnamenti ricevuti, infatti la vita del credente deve essere vissuta in conformità con gli ideali che si seguono. L'uomo è normalmente spinto all'azione su questa terra dal desiderio, il quale nasce dal contatto del nostro corpo fisico con la realtà fisica tramite i sensi. Il desiderio è la causa che vincola l'uomo al ciclo delle rinascite. L'illuminazione induista è lo sradicamento totale di ogni concetto legato alla materialità terrena. Per l'induismo le risorse di questo mondo materiale, che si possono sfruttare per la propria illuminazione, sono insufficienti e per questo si insegna una via per la quale gli uomini, con cuore devoto, siano capaci di acquistare lo stato di liberazione suprema per mezzo dei propri sforzi a prescindere dall'ambiente in cui si vive. E' fondamentale per l'induismo che i modi per raggiungere la salvezza eterna sono molteplici e non dipendono unicamente dall'adorazione di una determinata divinità anziché un'altra; il credente accetta di far parte di un ritmo ciclico nell'esistenza cosmica che alterna periodi detti "Yuga". Accetta inoltre che gli esseri viventi preesistono alla loro nascita e che, alla loro morte, rinasceranno sotto altra forma. Ci sono molti approcci diversi alla fede e tutti sono validi perché tutti hanno lo stesso fine. Il "Brahman", l'obiettivo finale di ogni fedele induista, è indescrivibile, incorporeo, infinito, trascendente ed eterno. È il principio ultimo che non ha avuto inizio, non ha una fine ed è in tutte le cose. Esso è l'origine di tutti i "Deva" (esseri celesti) e rappresenta la base del manifesto e dell'immanifesto; uno stato indifferenziato di puro etere, situato al di là di questo mondo, ma trascendente in esso. "Nessuno può distruggere l'anima eterna.Per l'anima non vi è nascita né morte. Essa è non nata, eterna, sempre esistente e primordiale. Non muore quando il corpo muore.Come una persona indossa abiti nuovi e lascia quelli usati, così l'anima si rivestedi nuovi corpi materiali, abbandonando quelli vecchi e inutili.Mai un'arma può tagliare a pezzi l'anima né il fuoco può bruciarla; l'acqua non può bagnarla né il vento inaridirla.L'anima individuale è indivisibile e insolubile; non può essere seccata né bruciata.È immortale, onnipresente, inalterabile, inamovibile, invisibile, inconcepibile, immutabile ed eternamente la stessa.Sapendo ciò non dovresti lamentarti per il corpo.Colui che dimora nel corpo non può mai essere ucciso".(Bhagavad Gita)


© 2016. VERA CARTOMANTE SENSITIVA. 20100 MILANO
Creato con Webnode
Crea il tuo sito web gratis! Questo sito è stato creato con Webnode. Crea il tuo sito gratuito oggi stesso! Inizia