Gnosticismo cristiano

Lo Gnosticismo cristiano
Il cristianesimo antico
Lo gnosticismo cristiano fu un importante movimento del cristianesimo antico, sviluppatosi soprattutto ad Alessandria d'Egitto nel II-III secolo; fu una dottrina originale, diversa dalle elaborazioni teologiche prevalenti nelle altre principali sedi del cristianesimo antico: Roma, Antiochia e Costantinopoli.
Caratteristiche
Tale forma di pensiero filosofico-religioso si formò ad Alessandria d'Egitto, città cosmopolita dell'Impero romano, dove esistevano scuole teologiche pagane (neoplatonismo), cristiane ed ebraiche. Dall'assorbimento dello gnosticismo all'interno della teologica cristiana nacque la nuova dottrina. Infatti, secondo la «gnosi cristiana», la salvezza dipende da una forma di conoscenza superiore e illuminata (gnosi), frutto del vissuto personale e di un percorso di ricerca della Verità.
In generale, gli gnostici tendevano ad identificare il Dio dell'Antico Testamento con la potenza inferiore del malvagioDemiurgo (Satana), creatore di tutto il mondo materiale, mentre il Dio neotestamentario con l'Eone perfetto ed eterno, il generatore degli eoni Cristo e Sophia (lo Spirito Santo), incarnati sulla Terra rispettivamente come Gesù e Maria Maddalena. Dalla concezione docetica insita in gran parte delle religioni gnostiche, deriverebbe poi il rifiuto dellaresurrezione del corpo di Gesù, poiché dopo la sua morte, egli sarebbe tornato sulla Terra solo nella sua forma divina, liberato dal corpo materiale.
Tutte queste convinzioni contrastavano fortemente con l'ortodossia del cristianesimo che andava formandosi in quei primi secoli nei principali centri teologici (Antiochia, Costantinopoli e Roma). Fu quindi inevitabile che le dottrine gnostiche, che in un primo tempo si erano diffuse anche all'interno del cristianesimo, incontrassero l'opposizione delle altre comunità e fossero considerate eretiche. In Europa l'accentuarsi delle tensioni e la forte presa che le religioni gnostiche avevano sul popolo, specie sulla gente povera, portarono col tempo alle crociate, con il conseguente sterminio delle varie comunità gnostiche (Albigesi, Ofiti, ecc.). Alcuni aspetti dello gnosticismo (come l'aspetto ascetico) divennero comunque parte integrante del patrimonio della Chiesa, anche se principalmente nel Vicino Oriente.
L'unica comunità religiosa di origine gnostica tuttora esistente è quella dei Mandei (o «Cristiani di san Giovanni»). Tracce della loro esistenza si trovano in documenti risalenti al III secolo.
Nel ricostruire la storia del movimento, Marcello Craveri indica come fondatore in senso proprio dello gnosticismo cristianoClemente Alessandrino, che nell'anno 190 diede inizio a una serie di lezioni al Didaskaléion o Scuola di Alessandria, fondata da Panteno appositamente per la formazione degli aspiranti cristiani (catecumeni). Secondo Clemente, il termine gnosis va interpretato non tanto nel significato di "conoscenza razionalmente intesa", ma piuttosto come "illuminazione della mente data dalla fede". Egli delinea una sorta di progressivo avanzamento dell'umanità, nel cammino verso la conoscenza, per cui, come in passato i Greci si affidavano alla filosofia e gli Ebrei alla legge mosaica, così i Cristiani si affidano alla fede o "accettazione incondizionata della verità rivelata" (Craveri, L'eresia, p. 23). La visione di Clemente, ridimensionando il contributo della filosofia su basi razionali, creò i presupposti per il concetto medievale di essa come "ancella della teologia".
La dottrina gnostica di matrice alessandrina ebbe quindi un ulteriore sviluppo con Origene, discepolo di Clemente e suo successore nella cattedra al Didaskaléion, noto anche per le travagliate vicende biografiche, che lo videro addirittura scomunicato, allontanato dal sacerdozio e dalla stessa diocesi di Alessandria e tacciato di eresia. Aperta una nuova scuola a Cesarea, Origene sviluppò soprattutto una concezione estremamente originale della Trinità, alternativa a quella successivamente dogmatizzata dalla Chiesa romana. La spiegazione di Origene delle tre persone trinitarie le colloca infatti non sullo stesso piano, in orizzontale, bensì in verticale, come tre aspetti di Dio l'uno discendente dall'altro ed emanati dall'unità primaria: "un Dio unico [il Padre], che emanava e rendeva visibile il proprio lògos, cioè il proprio pensiero [Gesù Cristo, il Figlio], e tramite questo esercitava il proprio influsso, il proprio spirito santificante", sintetizza Craveri. Non va dimenticato il tentativo da parte di Origene di tutelare il monoteismo cristiano da suggestioni legate all'idea pagana di "triadi divine", quali, ad esempio, la terna Zeus-Poseidone-Ade o ancora la triplice forma di Ecate o le tre Parche o la Triade capitolina.
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Visione gnostica della creazione
Gran parte delle religioni cristiano-gnostiche teorizzavano che da Dio Primo Eone fossero state generate più coppie di eoni composte sempre da un eone maschile e uno femminile. Da qui dunque la natura sia maschile che femminile di Dio (Dio inteso come Madre e come Padre assieme). Dio e gli eoni nel loro complesso formavano il Pleroma.
Gli eoni dunque rappresentano le varie emanazioni del Dio primo, noto anche come l'Uno, la Monade, Aion Teleos (l'Eone Perfetto), Bythos (greco per Profondità), Proarkhe (greco per Prima dell'Inizio), Arkhe (greco per Inizio). Questo primo essere è anch'esso un eone e contiene in sé un altro essere noto come Ennoia (greco per Pensiero), o Charis (greco per Grazia), o Sige (greco per Silenzio). L'essere perfetto, in seguito, concepisce il secondo ed il terzo eone: il maschio Caen(greco per Potere) e la femmina Akhana (Verità, Amore).
Nella tradizione gnostica, il nome Sophia è, assieme a quello di Cristo, attribuito all'ultima emanazione di Dio. Nella maggior parte, se non in tutte le versioni della religione gnostica, Sophia provoca un'instabilità nel Pleroma, contribuendo alla creazione della materia. Il dramma della redenzione di Sophia attraverso Cristo o il Logos è il dramma centrale dell'universo.
Nei codici di Nag Hammadi, Sophia è la syzygy di Gesù Cristo (essendo stata coemanata con lui, forma un'unità con Cristo), ed è identificata nello Spirito Santo della Trinità. Nel testo "Sull'Origine del Mondo", Sophia è dipinta come Colei che generò senza la sua controparte maschile. In questo modo venne originato il Demiurgo (Satana), ovvero il Dio ebraico Yahweh(anche noto come Yaldabaoth, Samael, o Rex Mundi per i Catari). Questa creatura, responsabile della creazione dell'universo materiale, non apparteneva al pleroma e non sarebbe mai dovuta esistere, poiché appunto Sophia la generò senza il suo syzygy Gesù Cristo, tentando di aprire una breccia nella barriera tra lei e l'inconoscibile Bythos. Nella creazione del mondo materiale ad opera Demiurgo però, Sophia riuscì ad infondere la sua Scintilla Divina (pneuma) nella materia, impermeando dunque il creato della sua Divinità (Divinità dunque presente nel cosmo e quindi in tutte le forme di vita sotto forma di anima), e rovinando i piani del Demiurgo. Riaccendendo la scintilla divina che è in lui infatti, l'uomo si risveglia dagli inganni del Demiurgo e del mondo materiale, e accede alla Verità oltre la realtà. Cristo giunse sulla terra proprio al fine di risvergliare negli uomini la loro divinità (la Sophia che è in loro), indicando all'umanità la via per raggiungere la gnosi ovvero il ritorno al pleroma.
Inoltre Sophia è dipinta anche come Colei che distruggerà Satana/Yaldabaoth/Yahweh e questo universo di materia con tutti i suoi Cieli. Più tardi in "Sull'Origine del Mondo", viene detto:
"Ella [Sophia] li getterà giù nell'abisso. Loro (gli arconti) saranno perduti a causa della loro cattiveria. Diverranno come vulcani e si consumeranno l'un l'altro finché non periranno per mano del primo genitore. Quando questi li avrà distrutti, si rivolgerà contro se stesso e si distruggerà finché non cesserà di esistere.Ed i loro cieli precipiteranno uno sull'altro e le loro schiere saranno consumate dal fuoco. Anche i loro reami eterni saranno rovesciati. Ed il suo cielo precipiterà e si spezzerà in due. [...] essi precipiteranno nell'abisso, e l'abisso sarà rovesciato.La luce vincerà sull'oscurità e sarà come qualcosa che mai fu prima."
Anche il Vangelo di Giuda, recentemente scoperto, tradotto e poi acquistato dalla National Geographic Society menziona gli eoni e parla degli insegnamenti di Gesù al loro riguardo. In un passo di tale Vangelo, Gesù deride i discepoli che pregano l'entità che loro credono essere il vero Dio, ma che è in realtà il malvagio Demiurgo.
Gli gnostici ofiti, o naaseni veneravano il serpente, perché, come narrato nella Genesi (3,1), era stato mandato da Sophia (o era lei stessa nelle sue sembianze) per indurre gli uomini a nutrirsi del frutto della conoscenza, al fine di infondere in loro la gnosis di cui avevano bisogno per svegliarsi dagli inganni del malvagio Demiurgo ed evolversi a Dio.
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Fonti
Sono pervenuti un certo numero di testi di gnosticismo cristiano. Fra questi di grande rilevanza fu il ritrovamento nel 1945 aNag Hammadi, in Egitto, di una "biblioteca" gnostica in buone condizioni, composta di tredici codici, a loro volta comprendenti cinquantatré testi in traduzione copta, in precedenza sconosciuti; a essi si è poi aggiunto il Vangelo di Giudanegli anni ottanta. Inoltre diversi Padri della Chiesa hanno descritto le dottrine dello gnosticismo cristiano con l'intento di criticarle e confutarle, come ad esempio lo scritto Adversus haereses ("Contro gli eretici") di Ireneo di Lione. Tenendo presente che si tratta ovviamente di avversari e di testi polemici, è possibile tuttavia ricavare ulteriori informazioni sulle credenze dello gnosticismo.
Bibliografia
Testi
- Luigi Moraldi (a cura di), Testi Gnostici, Torino, UTET, 1982.
- Manlio Simonetti (a cura di), Testi gnostici cristiani, Bari, Laterza, 1970.
- Manlio Simonetti (a cura di), Testi gnostici in lingua greca e latina, Milano, Fondazione Lorenzo Valla - Mondadori, 1993.
Studi
- Robert M. Grant, Gnosticismo e cristianesimo primitivo, Bologna, Il Mulino, 1976.
- A.H.B.Logan and A.J.M.Wedderburn (eds.), The New Testament and Gnosis. Essays in Honour of Robert McL. Wilson, Edinburgh, T.& T.Clark, 1983.
- Antonio Orbe, La teologia dei secoli II e III : il confronto della Grande Chiesa con lo gnosticismo, Casale Monferrato, Piemme, 1995 (due volumi).
- Pheme Perkins, Gnosticism and the New Testament, Minneapolis, Fortress Press, 1993.
Voci correlate
- Codici di Nag Hammâdi
- Dottrina gnostica
- Gnosticismo
- Letteratura gnostica
- Sacramenti gnostici
- Vangeli gnostici
Collegamenti esterni
- La gnosi cristiana - Origene, parodos.it.
- (EN) Ireneo, Adversus Haereses (traduzione inglese)
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Indice
1 Caratteristiche
2 Visione gnostica della creazione
3 Fonti
4 Bibliografia
5 Voci correlate
6 Collegamenti esterni
Lo gnosticismo e la gnosi
Significato antico e moderno
Non possiamo, come generalmente si fa, confondere i due termini. Essi, in quanto si riferiscono a contenuti e periodi storici molto diversi, devono restare ben distinti.
Per gnosticismo si intende generalmente un movimento eretico sorto e fiorito nell'ambito del Cristianesimo delle origini (I-IV secolo). Tale definizione, che risente della scarsità delle fonti storiche, appare oggi riduttiva e inesatta: il ritrovamento dei testi di Nag-Hammadi (1945) ha permesso di aggiungere nuovi documenti a quelli finora esistenti (essi sono per lo più frammenti di scritti gnostici riportati dai cosiddetti "polemisti", cioè Padri della Chiesa confutatori dello Gnosticismo) e di rendere più chiaro il profilo del fenomeno.
In senso più moderno, lo Gnosticismo va quindi definito come un movimento spirituale complesso collegato alla predicazione di Gesù di Nazareth, che ebbe origine nel primo secolo dopo la sua morte.
Per comprendere tale movimento, bisogna aver chiaro il contesto politico, storico, sociale, filosofico e religioso in cui la predicazione di Gesù si svolse e che è rappresentato dal particolare assetto culturale del bacino del Mediterraneo dell'epoca, in cui confluivano le spinte più disparate. Il fenomeno "colto" dell' Ellenismo, già di per sè di difficile comprensione, e del Neoplatonismo si scontrava con gli aspetti folklorici e popolari della tradizione asiatica, ebraica ed egiziana nella ricerca di una risposta a quattro quesiti fondamentali, sempre relativi al problema della conoscenza (in lingua greca, gli gnostici venivano definiti "coloro che perseguono la conoscenza") : quello "ontologico" (chi siamo), quello "soteriologico" (come ci salviamo), quello "escatologico" (chi è Dio), quello "cosmologico" (struttura e significato dell'universo).
Il messaggio di Gesù ebbe quindi una comprensione anche molto diversificata che, per quanto riguarda lo Gnosticismo, portò alla formulazione di alcuni temi fondamentali e alla realizzazione di una caratteristica organizzazione sociale. Aspetti che si trovano tutti, con maggior o minor sottolineatura, nei diversi sistemi gnostici del Cristianesimo nascente.
Per quanto riguarda i temi specifici dello Gnosticismo, a parte quelli comuni a tutta la tradizione cristiana, essi, come risulta dall' analisi delle fonti a noi pervenute (vedi in: a cura di Manlio Simonetti, "TESTI GNOSTICI IN LINGUA GRECA E LATINA", Mondadori, Fondazione Valla), possono essere riassunti in:
- interpretazione dualistica e antonimica della realtà, divisa tra bene e male (influenza asiatica della dialettica degli opposti);
- affermazione delle origini divine dell' uomo, visto come emanazione dell' Assoluto (dottrina delle "nobili origini", di influsso neoplatonico);
- percezione di vivere in un mondo estraneo alla propria vera natura e dominato dal male (tema dell'esilio di origine ebraica);
- centralità del concetto di salvezza come compito, nel senso che il ritorno al Bene originario è concepito come supremo obiettivo dell'esistenza (dottrina del "ritorno al Padre", di influenza cristiana);
- affidamento del ruolo specifico di salvezza alla Conoscenza ("Gnosi"), o alla sapienza ("Sophia") (influsso ellenistico)attraverso un lavoro di perfezionamento interiore basato sull'eliminazione dei difetti e sulla semplificazione della propria vita (Plotino);
- valorizzazione della cosmologia, del magico, del meraviglioso (influsso medio-orientale);
- concezione della circolarità del tempo e dell' eterno ritorno in un mondo percepito come fallace ed illusorio (influsso indostano).
Da tali temi discendono poi conseguenze non irrilevanti tanto sul piano dottrinale quanto su quello dell'organizzazione sociale. Caratteristici dello Gnosticismo sono, per esempio:
- la concezione dualistica dell'Assoluto, distinto in Padre e Madre;
- l'abolizione delle persone intermediarie nel processo di salvezza, che, nello Gnosticismo, dipende solo dagli sforzi del singolo e dal potere diretto del Cristo;
- la valorizzazione della donna, del ruolo femminile (anche nell'amministrazione dei riti) e della sessualità;
- la forte spinta alla vita comunitaria basata sulla solidarietà e sulla condivisione dei beni.
A fronte di tematiche semplici e chiare, sta la talvolta incomprensibile complessità dei sistemi. Non dobbiamo dimenticare che nello Gnosticismo convivono due anime in un certo senso antitetiche: quella "colta", che predilige la speculazione intellettuale, e quella "popolare" che, anche volendo trascurare gli aspetti "sotterranei", si esprime attraverso la cultura del mito. Arconti, demiurghi, eoni, personaggi fantastici, personificazioni simboliche affollano il mondo dello Gnosticismo che, con estrema semplificazione, può venir ricondotto a quattro grandi sistemi:
- quello di Simon Mago (I secolo);
- quello di Valentino (II secolo, siriaco-egiziano);
- quello di Mani (III secolo, iranico);
- quello di Marcione, che più di tutti influì nella scissione della Chiesa Ortodossa e che resistette fino al IV-V secolo.
Non analizzeremo qui il contenuto dei diversi sistemi, che possiedono per noi, oggi, solo un'importanza storica e filologica (per un approfondimento in tal senso vedi: Hans Jonas, "LO GNOSTICISMO", ed. Società Editrice Internazionale). E' più importante comprendere quali dinamiche il movimento dello Gnosticismo comportò all'interno del Cristianesimo nascente e quali furono le possibili cause della sua scomparsa.
Dall'analisi delle fonti recentemente acquisite e tuttora al lo studio, emergono ipotesi nuove che, stravolgendo le vecchie teorie e le vecchie definizioni, affidano allo Gnosticismo un ruolo di primo piano all'interno delle diverse correnti che pare siano esistite nell'ambito del Cristianesimo delle origini. Al di là dei complicati sistemi (non tutti, in verità, sono complicati come quello valentiniano; il sistema marcionita è così semplificato che molti studiosi stentano perfino a definirlo "gnostico"), nessun'altra forma di pensiero, infatti, appare più adatta ad esprimere il messaggio di anelito spirituale, di tensione alla salvezza, di integrità morale, di condivisione fraterna, di perdono e di perfezionamento interiore contenuto nella predicazione di Gesù di Nazareth. In questo senso lo Gnosticismo rappresenta il tentativo di intendere il messaggio cristiano in modo totale ed assoluto.
Tuttavia, la sua progressiva emarginazione fa di esso una verità perdente. La necessità del compromesso, creatasi fin da subito all'interno del Cristianesimo che iniziava il processo di penetrazione nei ceti elevati e di potere, selezionò e favorì ben presto le correnti di impronta non troppo popolare, ma anche, nel contempo, non troppo dotta e integralista. La nuova ortodossia, trasformandosi da realtà spirituale in religione di compromesso con il potere politico ed economico, non esitò a combattere con ogni mezzo lo Gnosticismo e il suo profondo senso di estraneità, fino al punto da distruggerne le fonti. Il potere, infatti, non si addice allo Gnostico, la cui cultura resta sempre una "cultura dell'estromissione e dell'alterità" (vedi in Gian Carlo Benelli: "LA GNOSI, IL VOLTO OSCURO DELLA STORIA", Mondadori) bandita dal razionalismo classico.
Piuttosto quindi che una semplice eresia sorta nell'ambito del Cristianesimo delle origini, lo Gnosticismo, più opportunamente, può essere inteso come un complesso movimento di pensiero religioso organizzato in diversi sistemi dottrinali nel contesto del Cristianesimo storico, destinato ad essere emarginato per il predominio di altri movimenti, più funzionali per ragioni di opportunità politica, che poi diedero luogo alla cosiddetta "ortodossia".
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Il termine gnosi non dev'essere confuso con quello di gnosticismo. Mentre per quest'ultimo ci si riferisce ad un movimento filosofico/spirituale collocato in un ben preciso periodo storico, per gnosi si deve invece intendere una forma di pensiero, non delimitabile nel tempo, centrata sulla conoscenza (in greco, "g'nosis").
Per cercare di comprendere in modo sufficiente il complesso spirito della Gnosi, è necessario approfondire i seguenti punti:
1) la Gnosi deve essere vista come la sintesi delle diverse espressioni dell'uomo alla ricerca della Verità, quindi come l'espressione di una "cultura" (la "cultura della Gnosi"). Le radici di tale cultura si perdono nella notte dei tempi.
(Ecco perchè Tertulliano si riferiva ai suoi avversari chiamandoli "gnostici", termine che per lui assumeva significato spregiativo: ravvisava in essi i detentori di una cultura, per lui pericolosa, ricapitolatrice di verità assolute, capiva che la "salvezza", per costoro, più che attraverso l'opera redentrice del Cristo, era l'effetto di una ricerca interiore).
Si dice, a questo proposito, che la Gnosi si regge su quattro pilastri:
- SCIENZA, nel senso, che preciseremo tra poco, di scienza oggettiva;
- FILOSOFIA, cioè amore per la sapienza e la saggezza;
- RELIGIONE, cioè sforzo di unire (dal latino "religare" ciò che appare separato (cioè il mondo sensibile a quello trascendente);
- ARTE, cioè la bellezza, l'armonia delle forme e dell'espressione, come rappresentazione dell'armonia dell'Essere;
2) la conoscenza intesa nel senso corrente, basata cioè sull'intelletto, quella che forma i suoi concetti regolandosi sulle informazioni che le giungono dai cinque sensi, rivela solo gli aspetti logici e più superficiali della vita. La Gnosi afferma che esiste un altro tipo di conoscenza, del tutto particolare, che potremmo definire "interiore" o "intuitiva", che non ha bisogno dei sensi e travalica la mente.
(Come fa notare la Pagels ("Vangeli gnostici" ed. Mondadori) la ligua greca possiede due termini per indicare il concetto di "conoscenza": "manzano", "conosco perchè ho imparato" e "ghig'nosco", "conosco perchè so").
Ciò, nella convinzione che la vera scienza, cioè il vero sapere, non può fondarsi sulla provvisorietà di una qualsiasi teoria e sulla fallace conoscenza legata all'esperienza sensoriale, generatrice di ideologie e di tecnologie, ma unicamente sull'oggettività dell'esperienza diretta, ottenuta attraverso la percezione autentica della Verità. La vera conoscenza non èdunque raggiungibile con la mente, ma solo con "facoltà dell'anima" che l'essere umano pur possedendo, non sa usare e che sono riunite nel concetto di "Coscienza". Quando la Coscienza si risveglia, permette all'uomo di ottenere la saggezza del cuore e l'autorealizzazione del proprio Essere.
3) la conoscenza della Gnosi è innanzitutto "conoscenza di se stessi" e fa proprio il motto scolpito sul frontone del tempio di Apollo in Delfi:
CONOSCI TE STESSO E CONOSCERAI L'UNIVERSO E GLI DEI
Essa è la chiave di accesso al destino dell'uomo che si incrocia, secondo il concetto ben noto della filosofia ermetica, con il destino ed il significato dell'Universo. Macrocosmo e Microcosmo sono espressioni diverse di un'unica Realtà.
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Da quanto esposto finora, si può comprendere come la Gnosi, costante compagna dell'uomo fin dalle sue origini, non si esaurisca nei temi dello Gnosticismo storico, ma li preceda, li comprenda e li sviluppi nei suoi contenuti, accogliendo i contributi delle diverse civiltà nel corso dei tempo.
Ben prima del Cristianesimo, essa si organizzò nel pensiero degli Egizi, dei Babilonesi, dei Persiani di Zoroastro, dei seguaci del Buddha e nelle scuole iniziatiche greche e alessandrine (Pitagora, Socrate, Platone, Plotino e i Neopiatonici). Dopo l'avvento dei Cristianesimo, si arricchì e si diffuse nell'ambito della civiltà romana con i Padri della Chiesa (Origene e Agostino) e, successivamente, con il monachesimo e la predicazione medioevale, con i Bogomili e i Catari, con le culture precolombiane, con la filosofia ermetica del Rinascimento, con gli alchimisti dei '600, con certi aspetti della filosofia del '700 e dell'800 (Kant, Schopenhauer, Nietzsche ecc.).
Nel nostro secolo, fino agli anni '50, la cultura della Gnosi, se da un lato poteva essere confusa con movimenti occultisti per 'adepti' in cerca di emozioni nuove e di riti stravaganti, dall'altro si esprimeva, adeguatamente ai tempi, in complessi e importanti sistemi di pensiero riservati a circoli ristretti di iniziati (H. P. Blavatsky, Ouspensky, Steiner ecc.).
Nella seconda metà del nostro secolo, di fronte ad una spiritualità sempre più degradata a sterili forme esteriori e al crescente disagio dell'uomo in una società dominata dal dilagante fenomeno del materialismo, la Gnosi si propone ancora, e più di sempre, come strumento per un percorso di autorealizzazione, che riassume tutti i molteplici aspetti dell' "essere gnostico" alle soglie del 2000 e che consente, a chi si riconosca in questo spirito, di esprimersi e di manifestarsi. L'invito è di compiere un cammino interiore 'rivoluzionario', controcorrente rispetto ai disvalori dominanti, non certo facile, ma straordinariamente ricco di doni spirituali. Non ci sono intermediari o "guru" nel percorso interiore, ma scuole in cui ognuno può diventare maestro di se stesso.
Dott. Carlo Casasola
Gnosi e gnosticismo
Gnosi e gnosticismo
Vito Mancuso- Il Principio Passione-Garzanti
I Vangeli gnostici
I vangeli gnostici sono un insieme di opere, che ha origine nel colto ambiente intellettuale di Alessandria d'Egitto, circa nel II secolo, nell'ambito di quella corrente mistico-filosofica nota come gnosticismo, in particolare dello gnosticismo cristiano. Dal punto di vista confessionale, nessuno dei vangeli gnostici è incluso nel canone della Bibbia di alcuna confessione cristiana, e dunque sono considerati vangeli apocrifi.
La conoscenza dello gnosticismo e dei suoi testi è rimasta per lunghi secoli legata alle citazioni e ai commenti, molto spesso ostili, di cui si trova traccia principalmente nelle opere della patristica cristiana. La assoluta mancanza di documenti, che non fossero frammenti riportati in altre opere, spesso anche alterati, ha reso in genere difficile la collocazione e la comprensione dello gnosticismo. Tuttavia la scoperta, avvenuta nel 1945 presso il villaggio di Nag Hammâdi, nell'Alto Egitto, di una biblioteca di testi gnostici, scritti su papiro in lingua copta, ha dato un nuovo impulso agli studi relativi allo gnosticismo. Il grosso di questa documentazione è stato scoperto nel 1946 in alcune grotte presso Nag Hammadi, da soldati inglesi (terminato il secondo conflitto mondiale). In realtà, complicate questioni riguardo ai diritti di possesso e di acquisto dei testi rinvenuti, hanno, di fatto, ritardato l'inizio regolare degli studi fino al 1956 (salvo per un piccolo gruppo di manoscritti, acquistati subito dalla Fondazione Jung di Zurigo). Seguì poi un'altra interruzione, risolta nel 1962 da una serie di accordi tra UNESCO e governo della Repubblica Araba Unita, e di nuovo nel 1967, a causa dei conflitti arabo-israeliani. Attualmente i tredici rotoli in papiro, che contengono complessivamente 53 scritti gnostici, sono catalogati, e in parte trascritti e studiati.
Testi della letteratura gnostica
- Vangelo di Tommaso, I-II secolo; il suo carattere gnostico è messo in discussione da alcuni studiosi
- Vangelo greco degli Egiziani, I-II secolo; il suo carattere gnostico è messo in discussione da alcuni studiosi
- Sapienza di Gesù Cristo, I-III secolo
- Libro segreto di Giacomo o Apocrifo di Giacomo, II secolo
- Vangelo della Verità, II secolo
- Dialogo del Salvatore, II secolo
- Vangelo di Maria, II secolo
- Vangelo secondo Filippo, II secolo
- Vangelo di Giuda, II secolo
- Apocrifo di Giovanni o Libro di Giovanni Evangelista o Libro segreto di Giovanni o Rivelazione segreta di Giovanni, II secolo
- Vangelo di Mattia o Tradizioni di Mattia, II secolo
- Vangelo del Salvatore o Vangelo di Berlino, II-III secolo
- Vangelo della Perfezione, II-III secolo, perduto
- Vangelo di Eva, II-III secolo, perduto
- Vangelo di Bardesane, II-III secolo, perduto
- Libro di Tommaso il Contendente o l'Atleta, III secolo
- Pistis Sophia, III secolo
- Libri di Jeu, III secolo
- Vangelo copto degli Egiziani, III-IV secolo
- Vangelo dei Quattro Reami Celesti, perduto
Bibliografia
- Luigi Moraldi, I Vangeli gnostici. Milano, Adelphi, 1981.
Voci correlate
- Gnosticismo
- Gnosticismo cristiano
- Vangeli apocrifi
- Vangeli
- Codici di Nag Hammâdi
Il Vangelo di Tommaso
Vangeli gnostici
Testo gnostico contenente l'autentico insegnamento del Rabbi Jeoshu ha Nozri, anteriore alla reintepretazione effettuata dal clero cristiano. Originariamente redatto in aramaico, era stato distrutto dagli scribi della chiesa romana; ci è giunto attraverso una versione copta scoperta nel 1945 a Naj Hammadi in Egitto.
Queste sono le parole segrete che Gesù il Vivente ha detto e Didimo Giuda Tommaso ha trascritto:
1. Egli disse: "Chiunque trova la spiegazione di queste parole non gusterà la morte".
2. Gesù disse: "Coloro che cercano cerchino finché troveranno. Quando troveranno, resteranno commossi. Quando saranno turbati si stupiranno, e regneranno su tutto."
3. Gesù disse, "Se i vostri capi vi diranno, 'Vedete, il Regno è nei cieli', allora gli uccelli dei cieli vi precederanno. Se vi diranno, 'È nei mari', allora i pesci vi precederanno. Invece, il Regno è dentro di voi e fuori di voi.
Quando vi conoscerete sarete riconosciuti, e comprenderete di essere figli del Padre vivente. Ma se non vi conoscerete, allora vivrete in miseria, e sarete la miseria stessa."
4. Gesù disse, "L'uomo di età avanzata non esiterà a chiedere a un bambino di sette giorni dov'è il luogo della vita, e quell'uomo vivrà.
Perché molti dei primi saranno ultimi, e diventeranno tutt'uno."
5. Gesù disse, "Sappiate cosa vi sta davanti agli occhi, e quello che vi è nascosto vi sarà rivelato.
Perché nulla di quanto è nascosto non sarà rivelato."
6. I suoi discepoli gli chiesero e dissero, "Vuoi che digiuniamo? Come dobbiamo pregare? Dobbiamo fare elemosine? Quale dieta dobbiamo osservare?"
7. Gesù disse, "Non mentite, e non fate ciò che odiate, perché ogni cosa è manifesta in cielo. Alla fine, nulla di quanto è nascosto non sarà rivelato, e nulla di quanto è celato resterà nascosto."
7. Gesù disse, "Fortunato è il leone che verrà mangiato dall'umano, perché il leone diventerà umano. E disgraziato è l'umano che verrà mangiato dal leone, poiché il leone diventerà comunque umano."
8. E disse, "L'uomo è come un pescatore saggio che gettò la rete in mare e la ritirò piena di piccoli pesci. Tra quelli il pescatore saggio scoprì un ottimo pesce grosso. Rigettò tutti gli altri pesci in mare, e poté scegliere il pesce grosso con facilità. Chiunque qui abbia due buone orecchie ascolti!"
9. Gesù disse, "Vedete, il seminatore uscì, prese una manciata e seminò. Alcuni semi caddero sulla strada, e gli uccelli vennero a raccoglierli. Altri caddero sulla pietra, e non misero radici e non produssero spighe. Altri caddero sulle spine, e i semi soffocarono e furono mangiati dai vermi. E altri caddero sulla terra buona, e produssero un buon raccolto, che diede il sessanta per uno e il centoventi per uno."
10. Gesù disse, "Ho appiccato fuoco al mondo, e guardate, lo curo finché attecchisce."
11. Gesù disse, "Questo cielo scomparirà, e quello sopra pure scomparirà.
I morti non sono vivi, e i vivi non morranno. Nei giorni in cui mangiaste ciò che era morto lo rendeste vivo. Quando sarete nella luce, cosa farete? Un giorno eravate uno, e diventaste due. Ma quando diventerete due, cosa farete?"
12. I discepoli dissero a Gesù, "Sappiamo che tu ci lascerai. Chi sarà la nostra guida?"
Gesù disse loro, "Dovunque siate dovete andare da Giacomo il Giusto, per amore del quale nacquero cielo e terra."
13. Gesù disse ai suoi discepoli, "Paragonatemi a qualcuno e ditemi come sono."
Simon Pietro gli disse, "Sei come un onesto messaggero."
Matteo gli disse, "Sei come un filosofo sapiente."
Tommaso gli disse, "Maestro, la mia bocca è totalmente incapace di esprimere a cosa somigli."
Gesù disse, "Non sono il tuo maestro. Hai bevuto, e ti sei ubriacato dell'acqua viva che ti ho offerto."
E lo prese con sé, e gli disse tre cose. Quando Tommaso tornò dai suoi amici questi gli chiesero, "Cosa ti ha detto Gesù?"
Tommaso disse loro, "Se vi dicessi una sola delle cose che mi ha detto voi raccogliereste delle pietre e mi lapidereste, e del fuoco verrebbe fuori dalle rocce e vi divorerebbe."
14. Gesù disse loro, "Se digiunate attirerete il peccato su di voi, se pregate sarete condannati, e se farete elemosine metterete in pericolo il vostro spirito.
Quando arrivate in una regione e vi aggirate per la campagna, se la gente vi accoglie mangiate quello che vi offrono e prendetevi cura dei loro ammalati.
Dopo tutto, quello che entra nella vostra bocca non può rendervi impuri, è quello che viene fuori dalla vostra bocca che può rendervi impuri."
15. Gesù disse, "Quando vedrete uno che non è nato da una donna, prostratevi e adoratelo. Quello è il vostro Padre."
16. Gesù disse, "Forse la gente pensa che io sia venuto a portare la pace nel mondo. Non sanno che sono venuto a portare il conflitto nel mondo: fuoco, ferro, guerra.
Perché saranno in cinque in una casa: ce ne saranno tre contro due e due contro tre, padre contro figlio e figlio contro padre, e saranno soli."
17. Gesù disse, "Vi offrirò quello che nessun occhio ha visto, nessun orecchio ha udito, nessuna mano ha toccato, quello che non è apparso nel cuore degli uomini."
18. I discepoli dissero a Gesù, "Dicci, come verrà la nostra fine?"
Gesù disse, "Avete dunque trovato il principio, che cercate la fine? Vedete, la fine sarà dove è il principio.
Beato colui che si situa al principio: perché conoscerà la fine e non sperimenterà la morte."
Continua...................
19. Gesù disse, "Beato colui che nacque prima di nascere.
Se diventate miei discepoli e prestate attenzione alle mie parole, queste pietre vi obbediranno.
Perché vi sono cinque alberi per voi in Paradiso: non mutano, inverno ed estate, e le loro foglie non cadono. Chiunque li conoscerà non sperimenterà la morte."
20. I discepoli dissero a Gesù, "Dicci com'è il Regno dei Cieli."
E lui disse loro, "È come un seme di mostarda, il più piccolo dei semi, ma quando cade sul terreno coltivato produce una grande pianta e diventa un riparo per gli uccelli del cielo."
21. Maria chiese a Gesù, "Come sono i tuoi discepoli?"
Lui disse, "Sono come bambini in un terreno che non gli appartiene. Quando i padroni del terreno arrivano, dicono, 'Restituiteci il terreno.' E quelli si spogliano dei loro abiti per renderglieli, e gli restituiscono il terreno.
Per questo motivo dico, se i proprietari di una casa sanno che sta arrivando un ladro staranno in guardia prima che quello arrivi e non gli permetteranno di entrare nella loro proprietà e rubargli i loro averi.
Anche voi, quindi, state in guardia nei confronti del mondo. Preparatevi con grande energia, così i ladri non avranno occasione di sopraffarvi, perché la disgrazia che attendete verrà.
Che fra voi ci sia qualcuno che comprenda.
Quando il raccolto fu maturo, lui arrivò subito con un sacco e lo mieté. Chiunque abbia due buone orecchie ascolti!"
22. Gesù vide alcuni neonati che poppavano. Disse ai suoi discepoli, "Questi neonati che poppano sono come quelli che entrano nel Regno."
E loro gli dissero, "Dunque entreremo nel regno come neonati?"
Gesù disse loro, "Quando farete dei due uno, e quando farete l'interno come l'esterno e l'esterno come l'interno, e il sopra come il sotto, e quando farete di uomo e donna una cosa sola, così che l'uomo non sia uomo e la donna non sia donna, quando avrete occhi al posto degli occhi, mani al posto delle mani, piedi al posto dei piedi, e figure al posto delle figure allora entrerete nel Regno."
23. Gesù disse, "Sceglierò fra voi, uno fra mille e due fra diecimila, e quelli saranno come un uomo solo."
24. Dissero i suoi discepoli, "Mostraci il luogo dove sei, perché ci occorre cercarlo."
Lui disse loro, "Chiunque qui abbia orecchie ascolti! C'è luce in un uomo di luce, e risplende sul mondo intero. Se non risplende, è buio."
25. Gesù disse, "Amate il vostro amico come voi stessi, proteggetelo come la pupilla del vostro occhio."
26. Gesù disse, "Voi guardate alla pagliuzza nell'occhio del vostro amico, ma non vedete la trave nel vostro occhio. Quando rimuoverete la trave dal vostro occhio, allora ci vedrete abbastanza bene da rimuovere la pagliuzza dall'occhio dell'amico."
27. "Se non digiunate dal mondo, non troverete il Regno. Se non osservate il Sabato come Sabato non vedrete il Padre."
28. Gesù disse, "Ho preso il mio posto nel mondo, e sono apparso loro in carne ed ossa. Li ho trovati tutti ubriachi, e nessuno assetato. Il mio animo ha sofferto per i figli dell'umanità, perché sono ciechi di cuore e non vedono, poiché sono venuti al mondo vuoti, e cercano di andarsene dal mondo pure vuoti.
Ma nel frattempo sono ubriachi. Quando si libereranno dal vino, cambieranno condotta."
29. Gesù disse, "Se la carne fosse nata a causa dello spirito sarebbe una meraviglia, ma se lo spirito fosse nato a causa del corpo sarebbe una meraviglia delle meraviglie.
Eppure mi stupisco di come questa grande ricchezza si sia ridotta in tale miseria."
30. Gesù disse, "Dove ci sono tre divinità, esse sono divine. Dove ce ne sono due o una, io sono con lei."
31. Gesù disse, "Nessun profeta è benvenuto nel proprio circondario; i dottori non curano i loro conoscenti."
32. Gesù disse, "Una città costruita su un'alta collina e fortificata non può essere presa, né nascosta."
33. Gesù disse, "Quanto ascolterete con le vostre orecchie, proclamatelo dai vostri tetti ad altre orecchie.
Dopo tutto, nessuno accende una lampada per metterla in un baule, né per metterla in un posto nascosto. Piuttosto, la mette su un lampadario così che chiunque passi veda la sua luce."
34. Gesù disse, "Se un cieco guida un cieco, entrambi cadranno in un fosso."
35. Gesù disse, "Nessuno può entrare nella casa di un uomo robusto e prenderla con la forza se prima non gli lega le mani. A quel punto uno può sottrargli la casa."
36. Gesù disse, "Non vi tormentate, dalla mattina alla sera, al pensiero di cosa indossare."
37. I suoi discepoli dissero, "Quando ci apparirai, e quando tornerai a visitarci?"
Gesù disse, "Quando vi spoglierete senza vergognarvi, e metterete i vostri abiti sotto i piedi come bambini e li distruggerete, allora vedrete il figlio di colui che vive e non avrete timore."
Continua...................
38. Gesù disse, "Spesso avete desiderato ascoltare queste parole che vi dico, e non avevate nessuno da cui ascoltarle. Vi saranno giorni in cui mi cercherete e non mi troverete."
39. Gesù disse, "I Farisei e gli accademici hanno preso le chiavi della conoscenza e le hanno nascoste. Non sono entrati, e non hanno permesso a quelli che volevano entrare di farlo.
Quanto a voi, siate furbi come serpenti e semplici come colombe."
40. Gesù disse, "Una vite è stata piantata lontano dal Padre. Poiché non è robusta, sarà sradicata a morrà."
41. Gesù disse, "Chiunque ha qualcosa in mano riceverà di più, e chiunque non ha nulla sarà privato anche del poco che ha."
42. Gesù disse, "Siate come passanti."
43. I suoi discepoli gli dissero, "Chi sei tu per dirci queste cose?"
"Non comprendete chi sono da quello che dico.
Invece, siete diventati come i Giudei, che amano l'albero ma odiano i frutti, o amano i frutti ma odiano l'albero."
44. Gesù disse, "Chiunque bestemmia contro il Padre sarà perdonato, e chiunque bestemmia contro il figlio sarà perdonato, ma chiunque bestemmia contro lo spirito santo non sarà perdonato, né sulla terra né in cielo."
45. Gesù disse, "L'uva non si coglie dai rovi, né i fichi dai cardi, poiché essi non danno frutti.
I buoni producono bene da quanto hanno accumulato; i cattivi producono male dalla degenerazione che hanno accumulato nei loro cuori, e dicono cose malvagie. Poiché dal traboccare del cuore producono il male."
46. Gesù disse, "Da Adamo a Giovanni il Battista, fra quanti nacquero da donna nessuno è tanto più grande di Giovanni il Battista da non dover abbassare lo sguardo.
Ma vi dico che chiunque fra voi diventerà un bambino riconoscerà il regno e diventerà più grande di Giovanni."
47. Gesù disse, "Un uomo non può stare in sella a due cavalli o piegare due archi.
E uno schiavo non può servire due padroni, altrimenti lo schiavo onorerà l'uno e offenderà l'altro.
Nessuno beve vino stagionato e subito dopo vuole bere vino giovane. Il vino giovane non viene versato in otri nuovi, altrimenti si guasta.
Non si cuce un panno vecchio su un abito nuovo, perché si strapperebbe."
48. Gesù disse, "Se due persone fanno pace in una stessa casa diranno alla montagna 'Spostati!' e quella si sposterà."
49. Gesù disse, "Beati coloro che sono soli e scelti, perché troveranno il regno. Poiché da lì venite, e lì ritornerete."
50. Gesù disse, "Se vi diranno 'Da dove venite?' dite loro, 'Veniamo dalla luce, dal luogo dove la luce è apparsa da sé, si è stabilita, ed è apparsa nella loro immagine.'
Se vi diranno, 'Siete voi?' dite, 'Siamo i suoi figli, e siamo i prescelti del Padre vivente.'
Se vi chiederanno, 'Qual è la prova che il Padre è in voi?' dite loro, 'È il movimento e la quiete.' "
51. I suoi discepoli gli dissero, "Quando riposeranno i morti, e quando verrà il nuovo mondo?"
Lui disse loro, "Quello che aspettate è venuto, ma non lo sapete."
52. I discepoli gli dissero, "è utile o no la circoncisione?"
53. Lui disse loro, "Se fosse utile, il loro padre genererebbe figli già circoncisi dalla loro madre. Invece, la vera circoncisione nello spirito è diventata vantaggiosa da ogni punto di vista."
54. Gesù disse, "Beato il povero, perché suo è il regno dei cieli."
55. Gesù disse, "Chi non odierà suo padre e sua madre non potrà essere mio discepolo, e chi non odierà fratelli e sorelle, e porterà la croce come faccio io, non sarà degno di me."
56. Gesù disse, "Chi è arrivato a conoscere il mondo ha scoperto una carcassa, e di chiunque ha scoperto una carcassa il mondo non è degno."
57. Gesù disse, Il regno del Padre è come un uomo che ha dei semi. Il suo nemico di notte gli ha piantato erbacce fra i semi. L'uomo non ha voluto che i braccianti gli strappassero le erbacce, ma ha detto loro, 'No, altrimenti per strappare le erbacce potreste finire per strappare anche il grano.' Poiché il giorno del raccolto le erbacce saranno molte, e saranno strappate e bruciate."
58. Gesù disse, "Beato l'uomo che si è impegnato e ha trovato la vita."
59. Gesù disse, "Guardate colui che vive finché vivete, altrimenti potreste morire e poi cercare di scorgere colui che vive, e non ne sareste capaci."
60. Vide un samaritano che portava un capretto e andava in Giudea. Disse ai suoi discepoli, "Quell'uomo [...] del capretto." Loro gli dissero, "Così che possa ucciderlo e mangiarlo." Lui disse loro, "Non lo mangerà finché è vivo, ma solo dopo averlo ucciso e ridotto a cadavere."
Loro risposero, "Non potrebbe fare altrimenti."
Lui disse loro, "E così pure voi, cercatevi un posto per riposare, o potreste diventare cadaveri e venire mangiati."
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61. Gesù disse, "In due si adageranno su un divano; uno morirà, l'altro vivrà."
Disse Salomè, "Chi sei tu signore? Sei salito sul mio divano e hai mangiato dalla mia tavola come se qualcuno ti avesse inviato."
Gesù le disse, "Sono quello che viene da ciò che è integro. Mi sono state donate delle cose di mio Padre."
"Sono tua discepola."
"Per questa ragione io ti dico, se uno è integro verrà colmato di luce, ma se è diviso, sarà riempito di oscurità."
62. Gesù disse, "Io rivelo i miei misteri a coloro che ne sono degni.
Che la vostra mano sinistra non sappia cosa fa la destra."
63. Gesù disse, "C'era un ricco che aveva molto denaro. Disse, 'Investirò questo denaro così che io possa seminare, mietere e riempire i miei magazzini con il raccolti, e che non mi manchi nulla.' Queste erano le cose che pensava in cuor suo, ma quella stessa notte morì. Chi fra voi ha orecchie ascolti!"
64. Gesù disse, "Un uomo organizzò un ricevimento. Quando ebbe preparato la cena, mandò il suo servo a invitare gli ospiti. Il servo andò dal primo e gli disse, 'Il padrone ti invita.' E quegli disse, 'Ci sono dei mercanti che mi devono dei soldi, e vengono da me stasera. Devo andare a dargli istruzioni. Lo prego di scusarmi ma non posso venire a cena.' Il servo andò da un altro e disse, 'Il padrone ti ha invitato.' Quegli disse al servo, 'Ho comprato una casa, e devo assentarmi per un giorno. Non avrò tempo per la cena.' Il servo andò da un altro e gli disse, 'Il padrone ti invita.' Quegli disse al servo, 'Un mio amico si sposa, e devo preparargli il banchetto. Non potrò venire. Lo prego di scusarmi se non posso venire.' Il servo andò da un altro e gli disse, 'Il padrone ti invita.' Quegli disse al servo, 'Ho comprato una proprietà, e sto andando a riscuotere l'affitto. Non potrò venire, Lo prego di scusarmi.' Il servo ritornò e disse al padrone, 'Quelli che avevi invitato a cena chiedono scusa ma non possono venire.' Il padrone disse al servo, 'Vai per la strada e porta a cena chiunque trovi.'
Acquirenti e mercanti non entreranno nei luoghi del Padre mio."
65. Lui disse, Un [...] uomo possedeva una vigna e l'aveva affittata a dei contadini, così che la lavorassero e gli cedessero il raccolto. Mandò il suo servo dai contadini per farsi consegnare il raccolto. Quelli lo afferrarono, lo picchiarono, e quasi l'uccisero. Poi il servo ritornò dal padrone. Il padrone disse, 'Forse non li conosceva.' Mandò un altro servo, e i contadini picchiarono anche quello. Quindi il padrone mandò suo figlio e disse, 'Forse verso mio figlio mostreranno un qualche rispetto.' Poiché i contadini sapevano che lui era l'erede della vigna, lo afferrarono e lo uccisero. Chi ha orecchie ascolti!"
66. Gesù disse, "Mostratemi la pietra scartata dai costruttori; quella è la chiave di volta."
67. Gesù disse, "Quelli che sanno tutto, ma sono carenti dentro, mancano di tutto."
68. Gesù disse, "Beati voi, quando sarete odiati e perseguitati;
e non resterà alcun luogo, dove sarete stati perseguitati."
69. Gesù disse, "Beati quelli che sono stati perseguitati nei cuori: sono loro quelli che sono arrivati a conoscere veramente il Padre.
Beati coloro che sopportano la fame, così che lo stomaco del bisognoso possa essere riempito."
70. Gesù disse, "Se esprimerete quanto avete dentro di voi, quello che avete vi salverà. Se non lo avete dentro di voi, quello che non avete vi perderà."
71. Gesù disse, "Distruggerò questa casa, e nessuno sarà in grado di ricostruirla [...]."
72. Un uomo gli disse, "Dì ai miei fratelli di dividere con me i loro averi."
Lui disse all'uomo, "Signore, e chi mi ha nominato spartitore?"
Si girò verso i discepoli e disse, "Non sono uno spartitore, vero?"
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73. Gesù disse, "Il raccolto è enorme ma i braccianti sono pochi, perciò pregate il mietitore di mandare i braccianti nei campi.
74. Lui disse, "Signore, sono in molti attorno all'abbeveratoio, ma non c'è nulla nel pozzo."
75. Gesù disse, "In molti si affollano davanti alla porta, ma sarà il solitario ad entrare nella camera nuziale."
76. Gesù disse, "Il regno del Padre è come un mercante che ricevette un carico di mercanzia e vi trovò una perla. Il mercante fu accorto; vendette la mercanzia e si tenne solo la perla.
Così anche voi, cercate il tesoro che è eterno, che resta, dove nessuna tarma viene a rodere e nessun verme guasta."
77. Gesù disse, "Io sono la luce che è su tutte le cose. Io sono tutto: da me tutto proviene, e in me tutto si compie.
Tagliate un ciocco di legno; io sono lì.
Sollevate la pietra, e mi troverete."
78. Gesù disse, "Perché siete venuti nella campagna? Per vedere una canna scossa dal vento? E per vedere un uomo vestito in abiti raffinati, come i capi e i potenti? Quelli sono vestiti in panni raffinati, e non sanno cogliere la verità."
79. Una donna nella folla gli disse, "Fortunato il grembo che ti generò e il seno che ti nutrì."
Lui le disse, "Fortunati coloro che hanno ascoltato la parola del Padre e l'hanno veramente conservata. Poiché vi saranno giorni in cui direte, 'Fortunato il grembo che non ha concepito, e il seno che non ha allattato. ' "
80. Gesù disse, "Chi è arrivato a conoscere il mondo ha scoperto un cadavere, e chi ha scoperto un cadavere è al di sopra del mondo."
81. Gesù disse, "Lasciate che chi è diventato ricco regni, e che chi ha il potere vi rinunci."
82. Gesù disse, "Chi è vicino a me è vicino al fuoco, e chi è lontano da me è lontano dal regno."
83. Gesù disse, "Le immagini sono visibili alla gente, ma la loro luce è nascosta nell'immagine della luce del Padre. Lui si rivelerà, ma la sua immagine è nascosta dalla sua luce."
84. Gesù disse, "Quando vedete ciò che vi somiglia siete contenti. Ma quando vedrete le immagini che nacquero prima di voi e che non muoiono né diventano visibili, quanto dovrete sopportare!"
85. Gesù disse, "Adamo è partito da un grande potere e una grande ricchezza, ma non era degno di voi. Perché se fosse stato degno, non avrebbe conosciuto la morte."
86. Gesù disse, "Le volpi hanno tane e gli uccelli hanno nidi, ma gli esseri umani non hanno un posto dove stendersi e riposare."
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87. Gesù disse, "Quanto è misero il corpo che dipende da un corpo, e quanto è misera l'anima che dipende da entrambi."
88. Gesù disse, "I messaggeri e i profeti verranno da voi e vi daranno ciò che vi appartiene. Voi, da parte vostra, date loro quello che avete, e dite a voi stessi, 'Quando verranno a prendere quello che gli appartiene?'"
89. Gesù disse, "Perché sciacquate l'esterno della coppa? Non capite che quello che ha creato l'interno è anche quello che ha creato l'esterno?"
90. Gesù disse, "Venite a me, perché il mio giogo è confortevole e il mio dominio è gentile, e troverete la vostra pace."
91. Gli dissero, "Dicci chi sei così che possiamo credere in te."
Lui disse loro, "Voi esaminate l'aspetto di cielo e terra, ma non siete arrivati a comprendere colui che è di fronte a voi, e non sapete come interpretare il momento attuale."
92. Gesù disse, "Cercate e troverete.
Nel passato, comunque, non vi ho rivelato le cose che allora mi chiedeste. Ora vorrei dirvele, ma voi non le chiedete più."
93. "Non date le cose sacre ai cani, perché potrebbero gettarle sullo sterco. Non gettate perle ai porci, o potrebbero [...]."
94. Gesù disse, "Colui che cerca troverà, e chi bussa entrerà."
95. Gesù disse, "Se avete denaro, non prestatelo a interesse. Piuttosto, datelo a qualcuno da cui non lo riavrete."
96. Gesù disse, "Il regno del Padre è come una donna. Prese un po' di lievito, lo nascose nell'impasto, e ne fece grandi forme di pane. Chi ha orecchie ascolti!"
97. Gesù disse, "Il regno è come una donna che portava una giara piena di farina. Mentre camminava per una lunga strada, il manico della giara si ruppe e la farina le si sparse dietro sulla strada. Lei non lo sapeva; non si era accorta di nulla. Quando raggiunse la sua casa, posò la giara e scoprì che era vuota."
98. Gesù disse, "Il regno del Padre è come una persona che voleva uccidere un potente. Prima di uscire di casa sfoderò la spada e la infilò nel muro per provare se il suo braccio riusciva a trapassarlo. Poi uccise il potente."
99. I discepoli gli dissero, "I tuoi fratelli e tua madre sono qui fuori."
Lui disse loro, "Quelli che fanno il volere del Padre mio sono i miei fratelli e mia madre. Sono quelli che entreranno nel regno di mio Padre."
Continua................
100. Mostrarono a Gesù una moneta d'oro e gli dissero, "Gli uomini dell'imperatore romano ci chiedono le tasse."
Lui disse loro, "Date all'imperatore quello che è dell'imperatore, date a Dio quello che è di Dio, e date a me quel che è mio."
101. "Chiunque non odia padre e madre come me non può essere mio discepolo, e chiunque non ama padre e madre come me non può essere mio discepolo. Poiché mia madre [...], ma la mia vera madre mi ha dato la vita."
102. Gesù disse, "Maledetti i Farisei! Sono come un cane che dorme nella mangiatoia: il cane non mangia, e non fa mangiare il bestiame."
103. Gesù disse, "Beati quelli che sanno da dove attaccheranno i ribelli. Possono organizzarsi, raccogliere le risorse imperiali, ed essere preparati prima che i ribelli arrivino."
104. Dissero a Gesù, "Vieni, oggi preghiamo, e digiuniamo."
Gesù disse, "Quale peccato ho commesso, o di quale impurità mi sono macchiato? Piuttosto, quando lo sposo lascia la camera nuziale, allora lasciate che la gente digiuni e preghi."
105. Gesù disse, "Quando farete dei due uno diventerete figli di Adamo, e quando direte 'Montagna, spostati!' si sposterà."
107. Gesù disse, "Il regno è come un pastore che aveva cento pecore. Una di loro, la più grande, si smarrì. Lui lasciò le altre novantanove e la cercò fino a trovarla. Dopo aver faticato tanto le disse, 'Mi sei più cara tu di tutte le altre novantanove.'"
108. Gesù disse, "Chi berrà dalla mia bocca diventerà come me; io stesso diventerò quella persona, e tutte le cose nascoste gli si riveleranno."
109. Gesù disse, "Il regno del Padre è come una persona che aveva un tesoro nascosto nel suo campo ma non lo sapeva. E quando morì lo lasciò a suo figlio. Il figlio non ne sapeva nulla neanche lui. Diventò proprietario del campo e lo vendette. L'acquirente andò ad arare, scoprì il tesoro, e cominciò a prestare denaro a interesse a chi gli pareva."
110. Gesù disse, "Lasciate che chi ha trovato il mondo, ed è diventato ricco, rinunci al mondo."
111. Gesù disse, "I cieli e la terra si apriranno al vostro cospetto, e chiunque è vivo per colui che vive non vedrà la morte."
Non dice Gesù, "Di quelli che hanno trovato se stessi, il mondo non è degno?"
112. Gesù disse, "Maledetta la carne che dipende dall'anima. Maledetta l'anima che dipende dalla carne."
113. I suoi discepoli gli chiesero, "Quando verrà il regno?"
"Non verrà cercandolo. Non si dirà 'Guarda, è qui!', oppure 'Guarda, è lì!' Piuttosto, il regno del Padre è sulla terra, e nessuno lo vede."
114. Simon Pietro gli disse, "Lasciate che Maria se ne vada, poiché le donne non meritano la vita." Gesù disse, "Io stesso la guiderò in modo da farla maschio, così anche lei potrà diventare uno spirito vivente somigliante a voi maschi. Poiché ogni donna che farà se stessa maschio, entrerà il Regno dei Cieli."
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Translated by Piero La Mura ( piero@robotics.stanford.edu ). Distribute free on the internet.
Il Vangelo di Giuda
Testo integrale
https://giuseppemerlino.wordpress.com/2010/12/11/gnosticismo-e-gnosi/
Ecco la traduzione in italiano del Vangelo di Giuda:
Quando Gesù comparve sulla terra, fece miracoli e grandi meraviglie per la salvezza dell' umanità. E da allora qualcuno ha camminato nella via della rettitudine mentre altri hanno camminato nella trasgressione e furono nominati dodici discepoli . Egli cominciò a parlare con loro dei misteri dell'altro mondo e che cosa sarebbe avvenuto alla fine. Spesso non comparve ai suoi discepoli come se stesso, ma si trovò fra loro come un bambino.
La moltitudine di questi immortali è chiamato Cosmo che è separato dal Padre ed i settantadue luminari che coesistono con l'Auto-Generato ed i suoi settantadue Eoni.In lui è comparso il primo essere umano con i suoi poteri incorruttibili.E l'Eone che è comparso con la sua generazione, l'Eone nel quale sono la nube della conoscenza e l'angelo, è chiamato El che disse:"Che dodici angeli si manifestino ed abbiano dominio sul Caos".Adesso osserva: là dalla nube è apparso un Angelo con la faccia che splende come il fuoco e che sembra macchiata con il sangue. Il suo nome è Nebro, che significa il "ribelle" altri lo chiamano Yaldabaoth.Nebro generò Saklas ed altri sei Angeli per avere aiuto, e questi generarono dodici angeli nel cielo, ciascuno dei quali ricevette una parte nei cieli.
I dodici sovrani generarono i dodici angeli: Il primo è Seth, che è chiamato Cristo. Il secondo è Harmathoth, Il terzo è Galila. Il quarto è Yobel. Il quinto Adonaios. Questi sono i cinque che dominavano sull' inferno, ed il primo di tutti sul Caos.
Allora Saklas disse ai suoi Angeli: "Lasciateci creare un essere umano a nostra somiglianza e immagine".Modellarono Adamo e sua moglie Eva, che è chiamata, nella nube, Zoe. In questo nome tutte le generazioni cercano l'uomo, e ciascuna di loro chiama la donna con questi nomi.Giuda disse a Gesù: "Quanto a lungo nel tempo vivranno gli esseri umani?"Gesù disse: "Perché ti stai domandando questo? Quell'Adamo, con la sua generazione, ha vissuto con la longevità e con il dominio, il suo spazio di vita nel posto dove ha ricevuto il suo regno?"Giuda disse a Gesù: "Lo spirito umano muore?"Gesù rispose: "Ecco perché Dio ordinò a Michele di dare solo in prestito lo spirito alle genti, in modo che potessero offrire i loro servizi, ma l' Eccelso ordinò a Gabriele di garantire gli spiriti - cioè, lo spirito e l'anima - alla grande generazione senza un sovrano che la domina. Di conseguenza, il resto delle anime perirà.Dio fu causa della conoscenza concessa ad Adamo ed a quelli come lui, in modo che i Re del Caos e dell'Inferno non abbiano potere sopra di loro.Giuda disse a Gesù: "Allora cosa faranno quelle generazioni?"Gesù rispose: "In verità ti dico, per tutti loro le stelle portano i fatti a compimento. Quando Saklas porta a fine il tempo che gli è stato assegnato, la prima stella comparirà con le generazioni, e compiranno ciò che dissero che avrebbero fatto. Poi fornicheranno in mio nome e uccideranno i loro bambini e faranno tutto ciò in mio nome".Dopo ciò Gesù rise.Giuda disse: "Maestro, perché stai ridendo di noi?"Gesù rispose: "Non sto ridendo di voi ma allo sbaglio delle stelle, perché queste sei stelle vagano con questi cinque combattenti, e tutti saranno distrutti insieme con le loro creature".Giuda disse a Gesù: "Allora, che cosa faranno quelli che sono battezzati nel tuo nome?"Gesù rispose: "In verità ti dico, questo battesimo vi segnerà con il mio nome e vi porterà a me. Ma tu li supererai tutti perché sacrificherai l'uomo che mi riveste. Già il vostro corno è stato alzato, la vostra collera è stato accesa, la vostra stella brilla intensamente, ed allora l'immagine grande della generazione di Adamo sarà innalzata, per prima al cielo.La terra e gli angeli, quella generazione, che proviene dai regni eterni, esiste. Vedi, hai sentito tutto. Alza in alto i tuoi occhi e guarda la nube e la luce all'interno di essa e le stelle che la circondano. La stella che mostra il cammino è la tua stella".
I loro sommi sacerdoti mormoravano perché lui era andato nella stanza degli ospiti per la sua preghiera. Ma là alcuni scribi lo stavano guardando con attenzione per arrestarlo durante preghiera, poiché erano impauriti della gente, perché era considerato da tutti come un profeta. Si avvicinarono a Giuda e gli dissero, "Che cosa stai facendo qui? Tu sei un discepolo di Gesù." Giuda gli rispose quello che desideravano. Ricevette dei denari e lo consegnò a loro.
I Catari cristiani gnostici
I Catari: eretici, pacifisti e "amici" dell'Ordine del Tempio
I Catari: il loro nome significava Puri. Erano detti anche Albigesi, dalla città di Albi. Apparvero sulla scena europea all'inizio dell'anno Mille. Erano cristiani ma gnostici e quindi eretici agli occhi della Chiesa Cattolica. Nato nel Midi della Francia, il catarismo si diffuse con grande velocità in tutta Europa. Fu di certo una reazione legittima alla politica ipocrita dei padri della Chiesa. Se i Vangeli predicavano la povertà e l'amore per il prossimo, perché il clero non viveva secondo tali precetti? Come un fulmine a ciel sereno, la potente eresia minacciava di sconvolgere l'intera Cristianità.
Cosa fare per debellarla? Unicum nella storia dello gnosticismo, il movimento cataro rappresentò una seria minaccia alla sopravvivenza della Chiesa Cattolica. Bisognava soffocarlo a tutti i costi, ma come? E poi, da dove venivano questi eretici? Che cosa predicavano esattamente? I Catari irruppero nella letteratura antica nel 1022, ma solamente dopo il 1140 i teologi si resero conto della portata di questa eresia. Il primo ecclesiastico a prendere posizione contro i Catari fu Petrus Venerabilis, abate di Cluny, in un trattato.
Mentre il primo documento di evidente preoccupazione e ripensamento nei riguardi del catarismo di per sé, è una lettera di Everwin von Steinfeld a Bernardo di Chiaravalle, scritta tra il 1143 e il 1144. Everwin aveva interrogato personalmente alcuni degli eretici ed, essendo piuttosto perplesso, chiese consiglio a Bernardo. Anche Bernardo aveva preso per ben due volte la parola contro i Catari, in una lettera e in una predica sul "Cantico dei Cantici". Li accusava di essere orgogliosi ipocriti. Allo stesso tempo, però, li difendeva dinanzi all'intransigenza della Chiesa, testimoniando i loro buoni propositi e la loro buonafede. Se Bernardo fosse stato ancora in vita all'epoca delle crociate contro gli Albigesi, probabilmente queste non avrebbero avuto luogo.
Diffusione del catarismo nel Midi della Francia. In basso, a sinistra, è visibile il castello di Montségur. Carta: Jollydack-CC-BY-SA-3.0
Inizialmente i Catari erano per la maggior parte contadini e laici illetterati. Più tardi ci fu una trasformazione del movimento che, penetrato in altri strati sociali più alti e divenuto una vera e propria setta religiosa, dalla Bulgaria aveva raggiunto Bisanzio, poi la Bosnia, e da lì si era diffuso in Europa. Nella Francia meridionale, ad Albi, fu eletto un vescovo cataro. In Italia il movimento si propagò a partire dalla Lombardia e giunse fino a Napoli. I Catari erano detti i poveri di Cristo e vivevano pellegrinando, digiunando e pregando, praticando lavori manuali.
La dottrina gnostica dei Catari
La dottrina gnostica dei Catari
La dottrina gnostica dei Catari
La loro dottrina si presenta piuttosto complicata a causa delle diverse tendenze in seno al movimento stesso. Vediamo una spiegazione in sintesi. Questi gnostici si ritenevano originariamente abitanti celesti. Dopo essere stato scacciato dal cielo, Lucifero aveva corrotto altri angeli, trascinandoli con sé fin sulla terra. Questi angeli incarnavano le anime degli uomini. Perciò, secondo i Catari, l'uomo non nacque originariamente dalla terra, ma dal cielo. L'uomo era un angelo caduto. I Catari pensavano che il mondo materiale appartenesse invece a Satana, il Rex mundi. Egli aveva creato il sole, la terra, l'aria... l'uomo. Di conseguenza il mondo materiale era per sua natura diabolico. Il Diavolo aveva creato l'effimero e il visibile; Dio ciò che era invisibile, come l'anima, e immortale.
Ma se il Diavolo aveva creato il mondo materiale, ciò significava per i Catari che Jahve, Dio della Genesi e creatore della materia, era il Diavolo stesso. Per questo motivo i Catari rifiutavano il Vecchio Testamento. Consideravano Mosè e David schiavi di Satana, e lo stesso valeva per tutti i patriarchi biblici. In particolare Mosè incarnava l'immagine di un mago malvagio. Solo più tardi, nel XIII secolo, il radicale cataro Giovanni di Lugio cominciò a parlare di un mondo intermedio situato tra il cielo e la terra. In questo ambito di Lugio collocò l'Antico Testamento con i suoi patriarchi ispirati da un Dio buono.
Fra le mura del castello di Montségur, l'ultimo bastione dei Catari. Foto: LenAlex LGPL
Il Nuovo Testamento invece fu riconosciuto dai Catari fin dall'inizio come adempimento della nuova alleanza con Dio tramite Cristo. Tuttavia i Vangeli canonici non venivano seguiti come testi base, poiché era troppo difficile conciliarli con la dottrina dualistica catara. I Catari preferirono ai canonici gli Apocrifi, i testi respinti dalla Chiesa. Diverse erano le opinioni di questi eretici su Gesù, per alcuni un angelo e per altri un normale predicatore. La crocifissione creava grandi problemi. Infatti se Gesù era un angelo, non poteva essere stato crocifisso. Tutti questi temi furono per anni argomento di discussione fra i Puri.
In ogni caso il compito dei Catari sulla terra era quello di fare penitenza per i propri peccati. Una volta terminata la loro esistenza umana, sarebbero stati liberi e quindi saliti al cielo. I cosiddetti perfetti, coloro che seguivano le regole di vita nel modo più rigoroso praticando castità, digiuni e penitenze, sarebbero saliti subito al cielo, gli altri avrebbero continuato a reincarnarsi fino a che non avessero raggiunto la perfezione e poi, a loro volta, il cielo.
Secondo il codice morale cataro, l'atto sessuale veniva condannato anche fra coniugi, perché per mezzo di questo gli esseri viventi mettevano al mondo nuovi schiavi di Satana. Di conseguenza la donna, originariamente, rappresentava il pericolo della tentazione e veniva respinta come impura. Più tardi questo atteggiamento nei confronti del sesso femminile cambiò, perché proprio le donne costituivano il maggior numero dei seguaci catari. Inoltre la posizione della donna nel Midi era spesso importante, molte erano le ricche nobili che seguivano il movimento. Non sarebbe stato vantaggioso respingere le colonne portanti del catarismo.
Anche per quanto riguardava i pasti, i Catari avevano le loro regole. Inizialmente rifiutavano sia la carne che il vino, questo divieto fu più tardi rimosso. Si mostravano assolutamente contrari a tutte le forme di violenza: alcuni animali non potevano essere uccisi perché forse erano l'incarnazione di anime degli angeli caduti. Uccidere un uomo era vietato in ogni caso, anche in seguito a un'aggressione, anche per difesa. Erano pacifisti, non usavano le armi. Le crociate condotte contro questi eretici su istigazione della Chiesa, che costarono la vita di migliaia di uomini donne e bambini disarmati, appaiono in questa luce ancora più scandalose.
Per ciò che riguardava i rituali della setta, la preghiera ebbe sin dall'inizio un ruolo importantissimo. Si pregava più volte al giorno. Le orazioni più importanti erano il Padrenostro e l'Ave Maria. Ma solo i perfetti potevano recitare queste due preghiere, i credenti dovevano accontentarsi di formule più semplici. Tipico rituale cataro era poi il consolamentum. La cerimonia permetteva al novizio di far parte degli angeli caduti che sarebbero tornati al cielo. Il consolamentum era preceduto da un periodo di preparazione molto lungo che comprendeva un anno di digiuno chiamato endura. Seguiva un periodo di prova e poi il novizio veniva presentato alla comunità.
Per praticare loro rituali, i Catari si riunivano dappertutto: in stalle, cantine, boschi, stanze sotterranee, capanne, case dei credenti e, raramente, anche nelle chiese. A volte si riunivano di giorno, a volte di notte. Non avevano giorni festivi fissi. Una volta al mese si celebrava una messa detta servitium che constava di una predica, la lettura del Vangelo e il rito della divisione dei pani. Questi pani, dopo la recitazione del Padrenostro, venivano divisi tra tutti i presenti ma sicuramente non avevano niente a che fare con la consacrazione del corpo di Cristo. Il significato intrinseco della cerimonia doveva essere un altro.
Il massacro dei Catari gnostici
Il massacro dei Catari: "Uccideteli tutti! Dio riconoscerà i suoi figli."
Il massacro dei Catari: "Uccideteli tutti! Dio riconoscerà i suoi figli."
Molti si convertirono al catarismo, anche dei prelati, e diversi nobili protessero la setta, soprattutto nel Midi che era il territorio più liberale, più acculturato e lontano dal cattolico re di Francia. Nel 1209 ebbero inizio le crociate contro gli Albigesi indette da papa Innocenzo III. La prima città distrutta fu Béziers che cadde in preda alle fiamme. Gli abitanti furono massacrati senza distinzione alcuna fra cristiani ed eretici, uomini, donne o bambini. Poi fu la volta di Carcassonne. Le crociate durarono per circa trent'anni. La crudeltà era sempre stessa. Nel 1244 ebbe luogo l'assedio di Montségur, fortezza pirenaica che rappresentava l'ultimo bastione della resistenza catara.
I crociati ebbero il sopravvento sugli eretici e concessero agli assediati quattordici giorni di tregua. E qui inizia la leggenda. Si dice che durante la notte prima del giorno della resa quattro Catari siano riusciti ad allontanarsi nascostamente dalla fortezza e a passare le file nemiche. Essi avrebbero portato con sé il tesoro della setta. Alcuni ipotizzano che si trattasse del misterioso Graal. Di più non sappiamo. La storia, invece, è più prosaica e anche più terribile: alla fine della tregua il castello fu conquistato e duecento Catari disarmati, tra cui donne e bambini, vennero bruciati in un rogo ai piedi del monte. Ancora oggi esiste una lapide a Montségur per commemorare l'insensato massacro.
Catari ed eresia. San Domenico brucia gli scritti dei Catari. Pubblico dominio.
La leggenda orale del Graal custodito dai Catari e quella riportata dal poeta Wolfram von Eschenbach nell'operaParzifal, hanno suggerito che questi gnostici fossero degli alleati dei Templari eretici. Molti hanno visto dei paralleli tra il castello di Munsalvaesche e la fortezza di Montségur. Si è voluta una somiglianza tra Esclarmonde, la famosa catara di Montségur, e Repanse de Schoye, la custode del Graal. Ma Wolfram chiama esplicitamente i custodi del Graal Templeisen e li descrive, senza dubbio, come dei Cavalieri dell'Ordine del Tempio.
Non si può dire che ci fosse un'alleanza nel vero senso della parola fra Catari e Templari. Anche se i Cavalieri del Tempio non presero parte attivamente alle crociate contro i Catari (rifiutarono di alzare le armi contro dei cristiani se pure eretici), parvero tuttavia non disdegnare l'appoggio a Simon de Montfort, fanatico condottiero della crociata. Lo alloggiarono nella loro commenda, poiché de Montfort non poteva soggiornare nella città di Montpellier a causa dell'odio degli abitanti contro di lui. Inoltre lo storico Napoleon Peyrat afferma che Guillaume de Nogaret, il più accanito persecutore dei Templari, sarebbe stato discendente di antenati catari e che i beni dei Templari andarono agli Ospitalieri di San Giovanni proprio in seguito alle sue pressioni durante i processi. Nogaret fu accusato da papa Bonifacio VIII di appartenere ad una famiglia di patarinse cioè di eretici catari.
Tuttavia sappiamo da documenti d'epoca che spesso i Templari custodirono dei beni appartenenti ai Catari e che aprirono le porte delle loro commende a questi gnostici offrendo loro rifugio durante le persecuzioni, che li aiutarono addirittura a passare il confine con la Spagna e l'Italia. Meglio si accorda con lo scenario complessivo una posizione neutrale templare nei confronti dei Catari. La neutralità sarebbe inoltre confermata dallo statuto segreto dell'Ordine del Tempio, quello di Maître Roncelin, che proclama la libertà di religione e un rapporto fraterno con gli appartenenti ad altre fedi, fossero esse la religione musulmana o qualche culto eretico. Non dimentichiamo poi che molti dei Templari nati nel Midi della Francia di certo ebbero nelle loro famiglie parenti catari, e quindi sarebbe stato difficile per loro assumere una posizione troppo intransigente nei riguardi degli eretici.
E poi c'è un fatto importante. Ho scritto in altri articoli che una cerchia interiore dell'Ordine del Tempio, a mio avviso, praticava l'eresia mandea. Ebbene, il manicheismo, da cui sembrerebbe essersi sviluppata l'eresia catara, deriva dalla dottrina del persiano Mani (216- 276 d.C.). E durante la sua giovinezza, Mani era stato anch'egli discepolo dei Mandei. Templari e Catari uniti da una medesima radice alla base delle loro dottrine eretiche? Forse, ma per il momento resta un'ipotesi. Non si può escludere che proprio il comune denominatore di questa dottrina segreta si celasse oltre il simbolo del Graal sia nelle leggende nate intorno ai Cavalieri dai bianchi mantelli che nei miti sugli eretici catari.
Il catarismo
Il massacro dei Catari
Il termine deriva dal lat. mediev. cathărus (calco dal gr. καϑαρός «puro»), con il quale si autodefinirono per primi i seguaci del vescovo Novaziano elettosi antipapa nel 251; per questa ragione il termine katharoi fu citato per la prima volta in un documento ufficiale della Chiesa Cristiana nei canoni del Concilio di Nicea del 325.
Una diversa etimologia del termine "catari", proposta per la prima volta dal teologo Alano di Lilla (1200 circa), sostiene che il termine derivi sia dal greco katha (spurgo), perché "trasudano tutti i loro vizi".
Con la definizione di càtari, detti anche albigesi (dal nome della cittadina francese di Albi), furono successivamente designate le persone coinvolte nel sostegno culturale o religioso del movimento ereticale sorto intorno al XII secolo inOccitania.
Fu proprio per contenere l'estendersi del fenomeno cataro che, dopo infruttuosi tentativi da parte di alcuni legati papali,Domenico di Guzmán concepì un nuovo modo di predicazione: per combattere i Càtari bisognava usare i loro stessi principii, vale a dire, oltre alla predicazione, operare in povertà, umiltà e carità. Questa nuova formula portò Domenico, dieci anni più tardi, alla fondazione dell'ordine domenicano.
Data l'inefficacia di questi interventi di tipo non violento, papa Innocenzo III bandì contro di essi nel 1208 una vera e propriacrociata, la prima indetta da cristiani contro cristiani. L'errore fu, per i catari, riunirsi in chiese alla pari della chiesa di Roma. Nonostante questo, nel 1229 i catari dovettero istituire un quinto vescovado, dato l'aumento numerico dei fedeli. Per rimediare all'inefficacia religiosa della crociata e per debellare l'eresia catara fu appositamente creato da papa Gregorio IX il Tribunale dell'Inquisizione, che impiegò settant'anni ad estirpare il catarismo dal sud della Francia.
La dottrina dualistica degli albigesi
I catari cacciati da Carcassonne nel 1209
I catari diffusero nel basso Medioevo, e in particolare tra il 1150 e il 1250, un'eresiadualista che si fondava essenzialmente sul rapporto oppositivo tra materia e spirito. La dottrina catara fu assimilata al suo apparire a quella del manicheismo e deibogomili dei Balcani: con questi ultimi tuttavia aveva molti punti in comune. Le derivazioni gnostiche, manichee,[2] pauliciane e bogomile dei catari erano forse giunte fino in Europa all'inizio del XII secolo, tramite l'Impero bizantino e i Balcani o tramite i crociati e i pellegrini che tornavano dalla Terra Santa: i fedeli catari erano infatti detti anche "bulgari".
Alcune similitudini con il movimento patarino (che lottò per una Chiesa di poveri ed uguali) fecero sì che i due movimenti finissero per essere confusi nell'opinione pubblica".[2]
Appoggiandosi ad alcuni passi del Vangelo, in particolare quelli in cui Gesù sottolinea l'irriducibile opposizione tra il suo regno celeste e il regno di questo mondo, i catari rifiutavano del tutto i beni materiali e tutte le espressioni della carne. Professavano un dualismo in base al quale il re d'amore (Dio) e il re del male (Rex mundi) rivaleggiavano a pari dignità per il dominio delle anime umane; secondo i catari, Gesù avrebbe avuto solo in apparenza un corpo mortale (docetismo). Essi svilupparono così alcune opposizioni irriducibili, tra Spirito e Materia, tra Luce e Tenebra, tra Bene e Male, all'interno delle quali tutto il creato diventava una sorta di grande tranello di Satana (una sorta di Anti-Dio diverso dalla concezione cristiana) nel quale il Maligno irretiva lo spirito umano contro le sue inclinazioni rette, verso lo Spirito e verso il Tutto. Lo stesso Dio-creatore dell'Antico Testamento corrispondeva al Dio malvagio, a Satana. Basandosi su questi principi rifiutavano il consumo dei cibi di carne e delle uova ma anche il coito: il sesso era infatti considerato cosa tanto malefica che perfino il matrimonio era per essi peccaminoso poiché serviva solo ad aumentare il numero degli schiavi di Satana.[3]
Pur convinti della divinità di Cristo, gli albigesi sostenevano che egli fosse apparso sulla Terra come un angelo (un eoneemanato dal Dio e dalla Luce) di sembianze umane (di natura angelica era considerata anche Maria), e accusavano laChiesa cattolica di essere al servizio di Satana, perché corrotta e attaccata ai beni materiali. Credendo nella deviazione dalla vera fede della Chiesa di Roma, i catari crearono una propria istituzione ecclesiastica, parallela a quella ufficiale presente sul territorio.
La convinzione che tutto il mondo materiale fosse opera del Male comportava il rifiuto del battesimo d'acqua, dell'Eucarestiae anche del matrimonio, suggello dell'unione carnale, genitrice dei corpi materiali - prigione dell'anima. L'atto sessuale era infatti visto come un errore, soprattutto in quanto responsabile della procreazione, cioè della creazione di una nuova prigionia per un altro spirito. Allo stesso modo era rifiutato ogni alimento originato da un atto sessuale (carni di animali a sangue caldo, latte, uova), ad eccezione del pesce, di cui in epoca medievale non era ancora conosciuta la riproduzione sessuale.
L'origine delle funzioni del corpo umano era per loro diabolica; ma è nel novero delle sciocchezze pseudo-storiografiche, se solo si guardi alla magnificenza stessa,connessa a gentilezza di costumi, con cui si presentarono in Linguadoca all'alba del 1200 molte Corti catare, l'elucubrazione dello storico protestante dell'Inquisizione Henry Charles Lea, pel quale «una vittoria dei càtari avrebbe riportato l'Europa ai tempi selvaggi primitivi».[4]
Era proibito quindi collaborare in qualsiasi modo a quelli che i catari ritenevano i piani di Satana. La vittoria massima del Bene contro il Male era la morte, che liberava lo spirito dalla materia, e la perfezione per il càtaro era raggiunta quando egli si lasciava morire di fame (endura)[2].
Struttura e aspetti liturgici
La propaganda catara ebbe una forte presa tra i ceti più umili, gli stessi che avevano fatto la forza dei patarini. Essi sfruttarono il clima di delusione seguito alla riforma gregoriana, che aveva mancato di riformare la Chiesa secondo la povertà predicata da Cristo e ritenuta tipica del cristianesimo delle origini.
Le comunità di fedeli erano divise in "credenti" (simpatizzanti, non tenuti ad applicare tutte le norme della disciplina catara), che si chiamavano «Buoni Uomini», «Buone Donne» o «Buoni Cristiani» e quelli che per l'Inquisizione erano i "perfetti", coloro cioè che praticavano la rinuncia ad ogni proprietà e vivevano unicamente di elemosina. Gli unici che potevano rivolgersi a Dio con la preghiera erano i perfetti, mentre i semplici credenti potevano sperare di divenire perfetti con un lungo cammino di iniziazione, seguito dalla comunicazione dello Spirito Santo, il consolamentum, mediante l'imposizione delle mani. Questo era uno dei pochi Sacramenti càtari, tra cui una sorta di confessione collettiva periodica.
L'Uomo e la Donna costituiscono l'Essere Umano. Questo era il pensiero che animava la comunità catara e si rispecchia nel fatto che i cosiddetti "perfetti" potevano essere sia uomo che donna.
Tra i perfetti esisteva comunque una gerarchia facente capo ai vari vescovi di ogni provincia (assistiti da coloro che venivano detti il "Figlio Maggiore" e il "Figlio Minore") e ai vari diaconi delle comunità catare.
Dal punto di vista dell'organizzazione sociale:
Spesso essi sfidavano a contraddittorio i preti cristiani, battendoli non tanto sul piano teologico quanto sul modello di vita seguito, manifestando per questo una forte presa sui ceti popolari. Agli occhi del popolo il confronto tra castità e santità di vita dei catari rispetto all'organizzazione ecclesiastica tradizionale era sempre a favore dei primi, in quanto il clero comune, oltre a non essere un esempio di santità, ispirava paura e antipatia; niente di meglio degli abusi del clero per incoraggiare l'eresia.
Crociata contro gli albigesi
Lo stesso argomento in dettaglio: Crociata albigese.
Inizialmente la gerarchia ecclesiastica tollerò l'eresia, cercando di contrastarla con i dibattiti e l'educazione catechistica. I primi atti di repressione violenta furono invece praticati dal potere politico (re e feudatari) che tentarono di bloccare la diffusione dell'eresia che scardinava le basi sociali (famiglia e società civile) oltre che punire gli eretici violenti che devastavano chiese e monasteri creando disordini sociale. Il re di Francia Roberto il Pio fu il primo sovrano a condannare a morte dei catari responsabili di violenze nel 1017. Pochi anni dopo l'imperatore Enrico III fece impiccare alcuni eretici catari. Nei Paesi Bassi un tale Tanchelmo di idee catare si circondò di tremila proseliti e portò scompiglio e devastazione in tutta la regione; la repressione condotta dal duca di Lorena fu terribile e altrettanto violenta.[senza fonte][5]
Il catarismo si diffuse in vaste regioni della Francia meridionale e dell'Italia settentrionale, con punte di elevata densità nellaLinguadoca, nella Provenza e nella Lombardia. Nel terzo Concilio Lateranense, convocato da papa Alessandro III a Roma nel marzo 1179, venne condannato il catarismo; i Catari e i loro protettori furono colpiti da anatema, i loro beni confiscati e si invitarono i principi secolari a porre gli eretici nella debita soggezione, disponendo inoltre un'indulgenza biennale, o più ampia a discrezione dei vescovi, a beneficio di coloro che prendevano le armi contro i Catari, accusati di professare dottrine eterodosse e di sovversione sociale:[6] «Ora in Guascogna, ad Albi, nella regione di Tolosa e in altri luoghi la maledetta perversità degli eretici, chiamati da alcuni Catari, da altri Patarini, Pubblicani e in altri modi ancora, ha talmente preso piede, che ormai non professano in segreto, come alcuni, la loro malvagia dottrina, ma proclamano pubblicamente il loro errore e si conquistano dei seguaci tra i semplici i deboli; ordiniamo che essi, i loro difensori e i loro protettori siano colpiti da anatema, proibiamo a chiunque di accoglierli nella propria casa o nelle proprie terre, di aiutarli di esercitare con essi il commercio. Se poi morissero con questo peccato, nessuno potrà richiamarsi a privilegi concessi da noi o invocare qualche indulto per offrire la messa in loro suffragio o ammetterli alla sepoltura cristiana».[6] Dopo l'elezione al soglio pontificio di Innocenzo III, nel 1198, la Chiesa reagì con decisione, in modo violento e repressivo, all'eresia. Il Pontefice intervenne anche in Italia, ma soprattutto in Linguadoca.
Nel 1200 affidò ad un legato di sua fiducia, Raniero da Ponza, la missione speciale della predica contro gli eretici nella Francia meridionale,[7] nella Contea di Tolosa (catari albigesi in Linguadoca e Provenza),[8] incaricandolo di procedere contro i ribelli con la scomunica e l'interdetto, ma con la possibilità di sciogliere dalla condanna i pentiti. Il Pontefice nutriva ancora la speranza di ottenere risultati positivi mediante l'intervento di questo cistercense, che aveva conosciuto direttamente il tormento e l'angoscia che hanno caratterizzato i movimenti ereticali e di rinnovamento. Raniero intervenne, ricorrendo a dure sanzioni: scomunica, esilio, confisca dei beni. Ma i Catari non si lasciarono convincere e persistettero nelle loro tesi gnostiche manichee, rifiutando ancora decisamente l'interpretazione cattolica delle scritture, i sacramenti ecclesiastici, la gerarchia e l'intero apparato dogmatico, rituale e organizzativo della Chiesa romana.
Innocenzo III inviò ancora invano, nel 1203, dei legati pontifici, con il compito di combattere l'eresia. L'uccisione nel 1208 del legato papale Pietro di Castelnau, di cui furono incolpati i Catari, fu la scintilla che scatenò la cosiddetta crociata contro gli albigesi. Quella che negli intenti doveva essere una sanguinosa rappresaglia contro i nemici della Chiesa si trasformò in una lunga guerra di conquista da parte dei baroni francesi del Nord ai danni delle contee provenzali[9]. La crociata contro gli albigesi, che assunse la forma di un vero e proprio genocidio, terminò nel 1229 con la sconfitta del Sud, con strascichi che si protrassero fino al 1244 con la caduta della roccaforte catara di Montségur.
I massacri
Nello scontro tra eretici e anti-eretici si giunse a gravi fatti di sangue. La prima vittoria delle forze crociate fu la presa diBéziers. Nella difesa della città morirono insieme qualche migliaio di catari e di cattolici. I numeri del massacro, amplificati dalla propaganda anti-eretica, contribuirono a dare ai Crociati la fama di invincibili, spargendo terrore negli avversari[10]. Secondo i legati papali furono massacrate circa 20.000 persone, mentre gli stessi crociati, al loro rientro dal massacro, affermarono di aver sterminato "almeno un milione di persone"[11] sia cattolici che catari, uomini, donne, bambini, anziani.
Le fonti coeve più importanti sulla crociata contro gli Albigesi sono la cronaca di Guillaume de Puylaurens e la Historia albigensis di Pietro di Vaux de Cernay, che riferiscono il punto di vista dei crociati, e La Chanson de la Croisade alibigeoise, che rispecchia invece i sentimenti degli abitanti della Francia meridionale. Quest'ultima fonte descrive in questi termini il massacro di Marmande del 1219:
« Corsero nella città [le armate dei cattolici], agitando spade affilate, e fu allora che cominciarono il massacro e lo spaventoso macello. Uomini e donne, baroni, dame, bimbi in fasce vennero tutti spogliati e depredati e passati a fil di spada. Il terreno era coperto di sangue, cervella, frammenti di carne, tronchi senza arti, braccia e gambe mozzate, corpi squartati o sfondati, fegati e cuori tagliati a pezzi o spiaccicati. Era come se fossero piovuti dal cielo. Il sangue scorreva dappertutto per le strade, nei campi, sulla riva del fiume. »
Il cronista cistercense Cesario di Heisterbach riporta[12] che - durante il massacro di Béziers - dei Catari trovarono rifugio con dei Cattolici in una chiesa. Il legato pontificio Arnaud Amaury, non potendo distinguere gli eretici ma risoluto a non porre fine al massacro, ordinò quindi:
(LA)
« Caedite eos! Novit enim Dominus qui sunt eius. »
(IT)
« Uccideteli tutti! Dio riconoscerà i suoi. »
Lo storico Jean Dumont ritiene che questa frase sia un falso basandosi su sue ricerche che smentirebbero anche la ricostruzione dei fatti fino ad ora tramandata: a Béziers non vi erano catari chiamati in quella regione albigesi, la crociata non sarebbe passata da Béziers e meno che mai sarebbero transitati dalla città «legati pontifici». Béziers sarebbe stata messa a sacco ma in anni precedenti la crociata contro gli albigesi e in un contesto del tutto differente che riguardava una guerra feudale tra due famiglie della zona, del tutto priva di motivazioni religiose.[14] Anche il saggista cattolico Vittorio Messori ha proposto una differente lettura dei fatti, riducendone l'effettiva dimensione e contestualizzandoli all'interno dei rapporti intercorsi tra i Catari e la Chiesa di Roma.[15] Tale presa di posizione ha innescato una querelle con il filologoFrancesco Zambon.[16][17]
L'ultima roccaforte dei catari, Montségur, fu espugnata nel 1244. L'antefatto fu il massacro di Avignonet, dove un gruppo di domenicani, due inquisitori col loro seguito, furono uccisi in una vera e propria operazione militare, in cui fu accusato di essere implicato anche il conte di Tolosa, Raimondo VII. Quando si diffuse la notizia che gli autori del complotto si erano rifugiati a Montségur, il concilio di Béziers decise di togliere quella fortezza ai catari. L'assedio iniziò nel marzo del 1243 e si protrasse per un anno, finché un traditore, forse per denaro, non rivelò agli assedianti una via d'ascesa segreta a una torre poco sorvegliata. I crociati riuscirono a impadronirsene inducendo i difensori della fortezza alla resa. La guarnigione militare fu lasciata libera mentre i catari furono processati. I "perfetti" dovevano abiurare o salire sul rogo. Tutti rifiutarono di abiurare e furono condannati a morte. Più di 200 persone furono arse vive il 14 marzo 1244 in una località che porta ancora il nome di Pratz dels crematz (prato dei bruciati).[18]
Con l'unificazione della Francia meridionale sotto il controllo del re Luigi IX, venne meno la protezione dei feudatari locali nei confronti dei catari, che furono costretti alla clandestinità o alla fuga.
Nella seconda metà del XIII secolo la repressione colpì anche i catari presenti in Italia, fino ad allora protetti dall'imperatoreFederico II in funzione anti-guelfa. Dopo la morte di Federico II e di Manfredi, con l'ascesa di Carlo d'Angiò e la sconfitta delle forze ghibelline, la presenza catara fu soffocata ad opera degli inquisitori in molte città italiane contemporaneamente: Viterbo, Orvieto, Firenze, Vicenza, Treviso, Milano. Esecuzioni di Catari si ebbero anche a Concorezzo[19] e a Desenzanonel 1276 per mano degli Scaligeri[20].
Nei primi decenni del Trecento, in Italia come in Provenza, il Catarismo si estinse[21].
I luoghi dei Catari
Le vie dei castelli catariChâteau d'Arques
Verso la fine dell'XI secolo si diffusero nelle regioni della Linguadoca-Rossiglione, dove insediarono delle chiese, ad Albi, Carcassonne eTolosa; quest'ultima si fece promotrice anche di un importante Concilio cataro, a Saint-Félix de Lauragais. Principali castelli catari nel Linguadoca-Rossiglione erano Montségur, Puivert, Puilaurens,Queribus, Peyrepertuse e Lastours. È bene precisare che i ruderi dei castelli a noi pervenuti non appartengono alle originali costruzioni catare, ma sono ricostruzioni, ampiamente rimaneggiate, effettuate dalla Corona di Francia dopo il 1250 per difendere la zona dei Pirenei da possibili sconfinamenti dei regni spagnoli limitrofi.
Alla fine del XII secolo la Francia non era la compagine statale che è attualmente: numerose regioni appartenevano all'Inghilterra, la Bretagna era un reame autonomo, la Provenza faceva parte del Sacro Romano Impero Germanico. Parte delle regioni nelle quali era diffusa la lingua occitana costituiva un insieme di feudi autonomi che per alcuni decenni (fra il XII e il XIII secolo) integrarono, insieme ai territori d'Aragona, uno stato economicamente prospero e forte, guidato dal rePietro II d'Aragona e appoggiato dalla Santa Sede nella persona di papa Innocenzo III.
La prematura scomparsa di Pietro, caduto in battaglia nel 1213 alle porte di Tolosadove si era schierato per difendere la Linguadoca assediata dai crociati, segnò l'apice della parabola del catarismo.
Il catarismo era diffuso anche nei Balcani specialmente in Bosnia e Dalmazia. Il bano Kulin, vassallo del re d'Ungheria,Emerico, si convertì al catarismo verso la fine del XII secolo. Nel 1200 papa Innocenzo III fece pressione su Emerico affinché ordinasse a Kulin di perseguitare gli eretici ed in caso di rifiuto prendesse possesso dei domini di Kulin. Benché Kulin si fosse arreso, nel 1202, ad una missione papale, il catarismo, come avrebbe in seguito riconosciuto papa Onorio III, non venne estirpato tra gli slavi del sud.
- Quéribus
- Carcassonne
- Concorezzo
Poesia e catarismo
Come molte fonti storiche testimoniano, e come molti studiosi della poesia trovadorica e del movimento cataro scrivono,[23] vi è una perfetta coincidenza cronologica e geografica fra la diffusione della poesia trobadorica e quella della religione catara. Ciò avviene in un'area geografica che comprende la Linguadoca, parte del Quercy, del Limosino e del Perigord, l'intera regione dei Pirenei e le terre di Minerve, dove appunto trovatori e trovatrici, sacerdotesse e sacerdoti catari, vissero nelle stesse corti, nelle stesse città.
Uno dei più conosciuti e famosi trovatori, Peire Vidal, ci racconta appunto che le più belle dame appartenenti alla società raffinata dell'amor cortese vivevano là dove l'eresia catara aveva il suo epicentro, e loro stesse erano interessate all'eresia. E possiamo parlare ad esempio del borgo di Fanjeaux che Peire Vidal descrive come un "paradiso cortese" nel suo poemaMos cors s'alegr'e s'ejau, uno dei più importanti centri dell'eresia catara. Peire Vidal lo troviamo ancora nei castelli di Lastours, a Cabaret soprattutto, dove si era innamorato follemente di Louba, là cioè dove sacerdotesse e sacerdoti catari vivevano e predicavano liberamente e dai signori di quei feudi erano protetti e aiutati nell'organizzare case di insegnamento cataro; ma esistono luoghi ancora più conosciuti in cui trovatori e catari si trovavano a percorrere le stesse strade e a frequentare gli stessi palazzi o castelli, come nelle città di Tolosa, Carcassonne, Foix. A Tolosa Raimon VI, signore della contea, uomo erudito e amante della poesia, venne persino scomunicato per la sua simpatia e protezione del movimento cataro. A volte nobiluomini ospitavano i trovatori e proteggevano i catari, e spesso accadeva a costoro che la propria figlia, o la propria madre, o ancor di più la propria moglie abbracciasse la fede catara fino al divenire essa stessa sacerdotessa: è il caso della contessa di Foix, Philippa, divenuta sacerdotessa, o quello della figlia, della madre e della moglie di Pierre Rogier de Mirepoix.
Tra i vari castelli che ospitarono trovatori di grande fama, come Vidal, Gui de Cavallion, Daniel, Peire Raimon de Tolosa, de Peguilhan, e al tempo stesso ospitarono, proteggendoli, sacerdoti catari, spiccava il castello di Puivert, il più noto dal punto di vista delle feste musicali.
Ciò che cantavano i trovatori era l'amore cortese, ossia un amore sensuale e spesso erotico, un amore sempre adulterino, non era affine in un certo senso a ciò che predicavano i sacerdoti catari, ovvero l'amore verso il Dio della Luce, il Dio Buono: i due mondi mai coincidevano ma, al tempo stesso, spesso si intrecciavano anche se, come suggerirono Simone Weil e Déodat Roché, nelle poesie trobadoriche potrebbe essere rintracciata un'ispirazione di matrice platonica, tipica di un poetare mistico e collegato alla religione catara.
Nel momento in cui la Chiesa di Roma attaccò militarmente le ricche terre dell'Occitania, non solo per distruggere l'eresia catara, ma anche per impadronirsi, insieme al regno di Francia, di quelle fertili e ricche terre, nella poesia politica, ossia nelsirventese, i due mondi letterario e religioso si incontrano quasi divenendo coincidenti. Se sono infatti pochi in realtà i trovatori che hanno abbracciato la fede catara (fra questi sicuramente Bernard Mir, Pierre Roger de Mirepoix, Guilhem de Durfort), sono invece molti quei poeti del Sud che attraverso i loro scritti si sono scagliati contro la Chiesa di Roma e contro l'invasore francese, portando avanti le stesse accuse che la Chiesa dei catari rivolgeva alla Chiesa di Roma. Fra questi trovatori vi sono poeti che già in vita furono molto famosi e molto apprezzati, come Cardenal e Montanhagol. Il primo, ad esempio, scrisse il sirventese Ab votz d'angel lengu'esperta denunciando le azioni violente e corrotte dei domenicani; il secondo ancor più duramente definì i membri del clero cattolico "assassini" e "lupi rapaci" nel suo sirventese Li clerc si fan pastor. Questo sirventese contiene parole che corrispondono esattamente al trattato originale cataro La Glesia de Dio. Quello che forse è il sirventese più duro mai scritto contro la Chiesa di Roma e di cui ancora nei libri dell'Inquisizione si parla fu D'un sirventes far en est son que m'agenssa, scritto da Guilhem Figueira: nel verbale di un processo per eresia del 1274si legge che un mercante di Tolosa di nome Raimon Baranhon fu capace di recitare a memoria la prima strofa di tale componimento.
Cadenet, il trovatore di origine provenzale, visse nella casa di uno dei grandi vassalli del conte Raimon di Tolosa, ossia il nobile Guilham de Lanta, la cui famiglia è conosciuta nella storia occitana come una delle più note e attive facenti parte del movimento cataro; una famiglia anche nota poiché molti dei suoi componenti, soprattutto di sesso femminile, finirono la loro vita sui roghi innalzati dall'Inquisizione. Oppure il poeta Raimon de Miraval, cavaliere e piccolo feudatario delle terre del Carcassès, faceva parte della nobiltà occitana, largamente compromessa nel sostegno e nella protezione del movimento cataro; la medesima società che finanziava e ospita i trovatori, che organizzava feste e commissionava ai poeti canzoni d'amore per segrete amanti. E come si afferma nella prima parte della Canzone della crociata scritta dal chierico cattolico Guilhem de Tudela (assolutamente convinto della necessità di sterminare i catari), anche i nobili e i signori dell'Occitania sono coinvolti loro malgrado nella lotta contro gli eretici. Non sono quindi solo i catari a subire il ferro e fuoco del nemico francese e cattolico, ma anche tutti quei feudi e quelle città dove in piena libertà pochi anni prima i catari predicavano, i trovatori cantavano storie d'amore, gli ebrei insegnavano nelle università, i musulmani lavoravano in pace e le donne erano libere di partecipare anche a discussioni di carattere politico, o scegliere persino il proprio stile di vita e il proprio amante. Una simile società dei feudi e dei liberi comuni, che per alcuni aspetti è stata definita pre-rinascimentale,[senza fonte] una volta sottoposta a più di 15 anni di guerre, a molti più anni di terribile Inquisizione, a roghi, torture, imprigionamenti, e ad altre atrocità, vide in breve tempo spegnersi il fior fiore del movimento trobadorico, dato che nessuna libertà era più concessa, come quella di cantare amori adulterini, o di spendere denaro per la bellezza, venendo questo impiegato per le armi e la difesa.
Note
- ^ a b Piccinni, Gabriella. I mille anni del Medioevo, Mondadori, Milano 2007, p. 287; ISBN 88-424-2044-1.
- ^ a b c Franco Cardini, Marina Montesano. Storia medievale, Mondadori, Firenze 2006, p. 265; ISBN 978-88-00-20474-3.
- ^ Duvernoy, Jean, Zambon, Francesco. La religione dei catari. Fede, dottrine, riti. Edizioni Mediterranee, Roma 2000, pp. 160-161; ISBN 88-272-1372-4.
- ^ https://archiviostorico.corriere.it/2007/gennaio/31/Una_Lega_anticalunnia_difesa_dei_co_9_070131027.shtml
- ^ Jean-Baptiste Guiraud, Elogio dell'Inquisizione (PDF), a cura di Rino Cammilleri, Leonardo, 1994, pp. 10-13. URL consultato il 10 ottobre 2016.
- ^ a b R. Aubert, G. Fedalto, D. Quaglioni, Storia dei concili, Ed. San Paolo, Cinisello Balsamo, 1995.
- ^ "... ut ecclesias, quas in locis, per quae transitum feceris, invenies a suo statu dilapsas, possis ad statum congruum revocare" Herbert Grundmann, Zur Biographie Joachims von Fiore und Rainers von Ponza in Deutsches Archiv fuer Erforschungs des Mittelalters, Monumenta Germaniae Historica 16 (1960 p. 262/note.
- ^ Anne Brenon - I Catari - trad. 1990 - Firenze ed. Nardini.
- ^ Manselli, Raoul, L'eresia del male, Napoli, Morano, 1963, pp. 299-301.
- ^ Manselli, Raoul, L'eresia del male, Napoli, Morano, 1963, p. 300.
- ^ The Dark Side of Chritian History, Helen Ellerbe (1995).
- ^ Dal libro V, cap. XXI del Dialogo sui miracoli di Cesario di Heisterbach.
- ^ Citazione da 2 Tim 2, 19.
- ^ Intervista di M. Introvigne a Jean Dumont riportata in «Cristianità», n. 131, marzo 1986.
- ^ [https://archiviostorico.corriere.it/2007/gennaio/31/Una_Lega_anticalunnia_difesa_dei_co_9_070131027.shtml Presa di posizione di Vittorio Messori.
- ^ Risposta a Messori di Francesco Zambon "Il vero massacro dei Catari".
- ^ La disputa sul massacro dei Catari - la Repubblica.it Prosecuzione della disputa.
- ^ Manselli, Raoul, L'eresia del male, Napoli, Morano, 1963, p. 307-309.
- ^ Touring; i credenti di Concorezzo furono sterminati dal podestà di Milano Oldrado da Tresseno.
- ^ Alberto Cavazzoli, Alla ricerca del Santo Graal nelle terre dei Gonzaga, Reggio Emilia, 2008.
- ^ Manselli, Raoul, L'eresia del male, Napoli, Morano, 1963, p. 328.
- ^ La cena segreta. Trattati e rituali catari. A cura di Francesco Zambon.
- ^ Si vedano, ad esempio, Francesco Zambon (2002), René Nelli (1968) ed Anne Brenon (2002).
Bibliografia
Testi
- La cena segreta. Trattati e rituali catari, a cura di Francesco Zambon, Milano, Adelphi, 1997. ISBN 978-88-459-1271-9
- La religione dei Catari. Fede, dottrine, riti, Jean Duvernoy, Edizioni Mediterranee, 2000. ISBN 88-272-1372-4
- Stelio Calabresi, Da Zoroastro ai catari (PDF).
Storia
Italiano
- Bueno, Irene, Le eresie medievali, Rome, Ediesse, 2013.
- Bonoldi Gattermayer, Elena. Il processo agli ultimi catari. Inquisitori, confessioni, storie, Milano: Jaca Book, 2011.
- Dante, Domenico. Il tempo interrotto. Breve storia dei catari in Occidente, Palomar, Bari 2009.
- Garella, Daniele, Il Libro Segreto di Jordan Viach, Stella Mattutina Edizioni, Firenze, 2016
- Garofani, Barbara, Le eresie medievali, Roma, Carocci, 2008.
- Lopane, Paolo. I Catari. Dai roghi di Colonia all'eccidio di Montségur, Besa, 2011
- Manselli, Raoul, L'eresia del male, Morano, Napoli 1963
- Mason Marco, "Eretgia", La crociata contro gli albigesi tra storia, epica e lirica trobadorica, Il Cerchio, Rimini, 2014.
- Moiraghi, Mario. Il primo inquisitore. Sulle tracce di Raniero da Ponza, Ancora, Milano - 2007
- Sabbadini Vittorio, Gli eretici sul lago: storia dei catari bagnolesi, Relapsus, 2015, ISBN 978-88-99096-41-0.
- A. S. Tuberville, Le eresie e l'Inquisizione nel medioevo: 1000-1305 ca. in Storia del mondo medievale, vol. V, 1999, pp. 568-598
- Weis, René, Gli ultimi catari. La repressione di un'eresia. Montaillou, 1290-1329, Milano: Mondadori, 2002.
- Da Wikipedia, l'enciclopedia libera.
L'uomo nuovo
L'uomo, l'iniziato, il Dio
L'UOMO NUOVO
Quando Dio non si situa più al traguardo della vita, non cambia solo il rapporto con lui (religione), ma
pure l'uomo.
La gloria del Dio che Gesù ci fa conoscere non consiste nell'accettare offerte dall'uomo, ma nel
comunicargli vita.
Dio non chiede nulla in cambio di questa vita.
Sta all'uomo -se vuole- lasciarsi coinvolgere da quest'onda vitale, inserircisi, potenziarne e
prolungarne l'efficacia facendola giungere a tutta l'umanità (Mt.5,14-16): "ovunque questo torrente
giungerà porterà la vita..." (Ez.47,9).
Il tempo di ciò che l'uomo deve fare per Dio è finito.
Con Gesù è iniziato quello di ciò che Dio fa per noi, e con noi per l'umanità.
L'epoca dei sacerdoti mediatori tra l'uomo ed il divino è terminata: la relazione dell'uomo con Dio
-attraverso Gesù- è piena immediata ed efficace: "Tutto quello che chiederete al Padre nel mio
nome, ve lo concederà... affinchè la vostra gioia sia completa!" (Gv.15,16; 16,23-24).
Il tempio quale luogo privilegiato dove incontrare la divinità ha esaurito la sua funzione: chiunque ama
entra nella sfera del divino che non può venire limitata a recinti sacri...nè a particolari giorni: "chi sta
nell'amore dimora in Dio" (I Gv.4,16). Per sapere se qualcuno è cristiano non dobbiamo pertanto
guardare quante volte entra in chiesa, ma come si comporta con gli altri. Quando esce di chiesa si vede
se è cristiano, non quando v'entra. (Cfr. il salmo "anticultuale" 15: Il salmista si chiede chi può abitare
nella tenda di Dio. Nelle dieci risposte che elenca non ne indica nessuna che riguardi il culto, Dio, ma
tutti atteggiamenti verso l'uomo).
Questa è l'enorme novità portata da Gesù.
2
Al posto di una religione quale lusso per pochi eletti (i giusti) "un giogo -dirà Pietro- che nè i nostri
padri, nè noi siamo stati in grado di portare" (At.15,10), una proposta di vita accessibile a tutti:
"Venite a me voi tutti, che siete affaticati e oppressi, e io vi ristorerò" (Mt.11,28).
Tutto quel che prima si doveva fare per ottenere la benevolenza di Dio, compreso l'amore rivolto al
fratello, (forse amato più perchè così permetteva di salire un gradino di più verso Dio che per
effettivo trasporto verso il prossimo)...tutto finito?
Con Gesù si.
O meglio: cambia direzione.
Non più suppliche e preghiere rivolte ad ottenere la benevolenza di un Dio distratto e lontano: "Fino
a quando, Signore, continuerai a dimenticarmi" (Sal.13,2), inaccessibile, , cieco di fronte le nostre
sofferenze, indifferente ai nostri bisogni: "perchè mi respingi?" (Sal.43,2); un Dio al quale bisogna gridare:
"A te grido, signore, non restare in silenzio!" (Sal.28,1). Ma un familiare fiducioso dialogo con
colui che è intimo a noi stessi, e che sa meglio di noi quali cose abbiamo bisogno (Mt. 6,6-8; Rom.
8,26-27).
Verso il prossimo non avremo più un amore interessato allo scopo di ottenere la ricompensa del Dio
che tutto pesa e giudica, ma come il samaritano soccorreremo il ferito gratuitamente senza calcolare i
meriti che ne possono venire... (Lc. 10,33-36). Con Dio, e come Dio, comunicheremo al fratello quell'energia
vitale che il Padre per primo ci ha donato: "Non siamo stati noi ad amare Dio, ma lui ci ha
amato per primi!" (IGv.4,10).
Il cristiano è colui che fa esperienza di Dio come gratuità.
Si sente amato senza condizioni.
Sente che il Padre lo ama non già perchè lo meriti, ma perchè Dio è amore (I Gv. 4,7) e non ha altra
maniera di manifestarsi che attraverso l'amore.
Dio avvolge costantemente l'uomo con un amore potente e delicato, forte e tenero, capace di
giungere come compassione e non come giudice fin negli aspetti più nascosti e miseri della sua persona.
Amore che rispondendo alle esigenze concrete dell'uomo, si manifesta di volta in volta, in misericordia,
perdono, generosità... (ICor. 13,4-7), che, per produrre frutto occorre che si trasformino e traducano a
loro volta in amore, perdono e generosità senza alcuna restrizione: "gratis hai ricevuto... gratis
dai..."(Mt. 10,8). L'esperienza d'essere amati da la capacità d'amare.
Trasportati da quest'amore non abbiamo bisogno, per voler bene, di cercare "Dio" o "Gesù" nel
fratello!
(C'è gente che si prende cura degli infermi, dei poveri, perchè in ognuno "vede" Gesù... il giorno che
un'improvvisa miopia impedisse questa visione? Che farebbero, smetterebbero d'occuparsi dei bisognosi
e dei malati?)
3
Per amare non dobbiamo cercare qualcosa di divino nell'altro che ce lo renda meno indigesto, non
dobbiamo usare Gesù come zucchero per addolcire la pillola amara..."fallo per Gesù"..."vedi Gesù nel
fratello..." "lo faccio per amore di Dio..."
Così facendo non amiamo il fratello, ma Dio o Gesù che non hanno bisogno certo del nostro amore!
Quanta ipocrisia!
Il fratello rimane non amato... o peggio ancora sente la bruciante umiliazione d'esser stato amato
"per carità cristiana..." e non per lui quale uomo!
Dev'essere davvero tanto difficile amare qualcuno se per farlo dobbiamo scomodare Dio o tentare
di scorgere qualcosa che ci ricordi il suo bel viso, magari formato "sacrocuore"...
Eh già, Dio e Gesù sono così facili da amare...
Il vicino un pò più difficile...
Gesù chiede di amare "come lui ci ha amato" (Gv.13,34), e non d'amare come se fosse lui il termine
di quest'amore!
Come Gesù amerò il fratello che mi ritrovo davanti, e se è pidocchioso, o insopportabile, se è
ributtante o una canaglia, non devo farmi venire il mal di testa per sforzarmi di trovarvi qualcosa di
divino che me lo renda amabile, qualcosa che motivi o giustifichi il mio amore per lui... ma con Gesù e
come Gesù, con la forza, la spinta d'amore (lo spirito) che il Padre continuamente mi comunica, dirigerò
verso questo fratello così difficile da amare la stessa energia d' amore con la quale vengo amato.
Il discepolo che nel Vangelo sembra aver comprenso questo è quello somigliante a Gesù, Tommaso, il
suo "gemello" (Tommaso, aram. teôma',Didimo, gr. didymos: gemello). Comprende che non ha senso
offrire la propria vita al datore della vita, come intendeva invece Pietro (Gv.13,37), e che non deve
morire PER Gesù, ma CON Gesù deve dare la sua vita per i fratelli e l'umanità intera (Gv. 11,16). Unico
segno certo d'amore verso Dio è l'amore al fratello (IGv. 4,20-21).
"Mi ami?" -chiede Gesù a Pietro-
"Procura vita ai fratelli" (Gv.21,15ss).
Colui che comprende questo, accoglie Gesù ed il suomessaggio non come una guida ed una norma a lui
esterne, ma li fa propri, ci si identifica. Questo processo di assimilazione produce una decisiva
trasformazione nell'uomo, perchè ad ogni momento di sviluppo, di progresso nella linea dell'amore,
l'uomo consente al Padre di effondergli nuova quantità di spirito, in una misura che supera di molto ciò
che l'uomo può produrre con le proprie forze. Questa continua effusione di vita divina, accompagna
l'uomo conducendolo al massimo sviluppo di se perchè lo spirito che Dio comunica è senza limiti (Gv.3,34)
e Dio regala vita a quanti fanno proprio il messaggio di Gesù,(Mc.4,24-25)
4
Lo Spirito rende l'uomo completamente libero e capace di disporre di se stesso (II Cor. 3,17), per
giungere attraverso la pratica dell'amore, in una maniera progressiva (30, 60, 100), ma continua, allo
sviluppo di tutte le sue capacità.
Colui che accoglie questa proposta di vita non sarà più un "religioso", (termine valido per tutte le
religioni) ma "cristiano", o, come Paolo lo chiama, "L'uomo nuovo", o lo "spirituale"(gr. pneumatikos). (I
Cor.2,14-15; Ef. 4,24;).
L'uomo nuovo è sempre aperto al nuovo. Sa che il momento in cui si dovesse fermare, sedere,
rischierebbe di non essere più in sintonia col Dio che "fa nuove tutte le cose" (Ap.21,5), con lo Spirito
che continuamente "crea e rinnova la faccia della terra" (Sal. 104,30). Per questo risponde al
richiamo della vita che continuamente vuole sbocciare, e che per nascere, esige che "non ci si fermi
alle cose passate, non -si pensi più alle realtà antiche... altrimenti non ci si accorge della nuova
che proprio ora vuol germogliare..." (Is. 43,18-19).
In questa spinta verso il nuovo, l'uomo nuovo abbandona l'otre vecchio,(Mc.2,22), il "certo", la
tradizione dei padri,(Lc.14,26), lascia "che i morti seppelliscano i morti" (Mt. 8,22), e si apre al nuovo,
all'incognito; si spoglia della camicia di forza dell'ortodossia, della terna dei falsi valori sacri:
"Religione-Patria-Famiglia" ( I difensori di questi valori saranno accerrimi nemici dei seguaci di Gesù
che verranno:"Percossi nelle sinagoghe" (religione), "Condotti di fronte ai Governanti" (Patria), e
"Padri daranno a morte i figli..." (Famiglia) Mc. 13,9-13).
Nella realizzazione del meraviglioso progetto di Dio, progetto che è personale (l'uomo nuovo) e
comunitario (il Regno di Dio), il singolo e la comunità "agnelli in mezzo a lupi" (Mt.10,16) corrono
pericoli. Il maggiore è quello di ricopiare nella vita della comunità il sistema vigente nella società dove
esistono capi e servitori: chi comanda e chi obbedisce.
Gesù mette in guardia i suoi contro questa tentazione sempre ricorrente: "chi è il più
importante?"(Lc.22,24), ed esclude assolutamente nella sua comunità meccanismi di potere: "I capi
delle nazioni le dominano e i loro grandi usano il potere: tra voi però non sia così: Chi vuol esser
grande si farà servitore degli altri..." (Mc.10,43). Ma c'è un altro potere che -come abbiamo visto
sopra- è il più sottile ed il più pericoloso, il potere religioso, il desiderio di essere guida (seppure spirituale)
di altri. Anche questo viene escluso categoricamente da Gesù: Lui e solo lui è al centro della
comunità. Lui solo la guida e gli comunica vita.
Pertanto nella sua comunità c'è "un solo pastore": Gesù (Gv.10,16), un solo Maestro ed un unica guida
spirituale: Gesù (Mt.23,8-10), un unica persona da seguire e da imitare: Gesù: "Tu segui me!" (Gv.21,22).