L'ALDILA' ESISTE

L'Aldilà esiste
Testimonianze di un chirurgo
Eben Alexander uscito dal coma ha vissuto una storia che oggi lui stesso racconta: «l'aldilà esiste e io l'ho visto». Eben, neurochirurgo ad Harvard, figlio di neurochirurgo, ha sempre creduto nella scienza e nel progresso, nella tecnologia e nella conoscenza. Era questa la sua fede, fatta di realtà e teorie dimostrabili. Per anni è andato avanti così, dritto come un treno, certo della sua consapevolezza. Fino a quando è andato in coma e ha visto l'aldilà. Cristiano non praticante, Alexander ha scritto un libro intitolato significativamente «Proof of Heaven» («La prova del paradiso», che uscirà il 23 ottobre), e ha raccontato tutto in un articolo di copertina di «Newsweek»: dopo aver contratto una rara forma di meningite batterica, è finito in coma per 7 giorni. Spiega, il dottor Eban «Quel particolare tipo di coma ha spento la parte umana del mio cervello, la neocorteccia. I batteri dell'E.coli erano entrati nel mio fluido cerebrospinale e stavano mangiando il mio cervello». Poi, il neurochirurgo lascia posto all'uomo e continua: «sono stato in un luogo incommensurabilmente più in alto delle nuvole, popolato di esseri trasparenti e scintillanti. L'esperienza che ho vissuto è stata così profonda che mi ha dato una ragione scientifica per credere che esista una coscienza dopo la morte». È questo che fa impressione. «Ragione scientifica». Non tanto il racconto, non nuovo nel suo genere, testimonianze, racconti, libri e film sono già stati abbondantemente prodotti sull'argomento. Ma mai prima d'ora a provare per poi credere è stato un neurochirurgo. Un paradosso che ha costretto i suoi colleghi ad inerpicarsi sù sù, per definizioni e confutazioni, a demolir ricordi e minimizzare sensazioni. A incalzarlo tantissime domande, quelle che lui stesso faceva al paziente di turno ritenuto un po' svanito. Mancanza di ossigeno al cervello? Deliri farmacologici? Allucinazioni auto-indotte? No. Esperienza vissuta è la sua risposta ferma. Non si lascia convincere- questa volta- da ragionevoli dubbi e matematiche certezze. «Per quanto ne sappia, nessuno ha mai visitato questa dimensione parallela mentre la sua corteccia era completamente disattivata, e mentre il suo corpo era sottoposto ad attenta osservazione clinica, come il mio lo è stato durante i sette giorni di coma. Di solito, per spiegare i racconti di esperienze ai confini della morte, si dice che questi momenti sono i risultati di minimi, temporanei o parziali malfunzionamenti della corteccia». E risponde da medico. « Secondo la teoria scientifica attuale, in nessun caso avrei potuto essere anche minimamente cosciente nello stato in cui ero, figuriamoci se avessi potuto compiere un'odissea incredibilmente vivida e coerente come quella che ho vissuto». E ora chi se la sente di mettere in discussione la parola di un neurochirurgo?
La vita oltre la vita
Prove che la vita continua dopo la morte
UNIVERSITA' DI SOUTHAMPTON: ECCO LA PROVA CHE LA VITA CONTINUA DOPO LA MORTE
Uno studio dell'Università di Southampton indaga su cosa succede quando il cuore smette di battere per indagare sul livello di consapevolezza delle persone clinicamente decedute. Gli scienziati britannici hanno analizzato 2.000 casi di arresto cardiaco: il 40% dei sopravvissuti avevano "ricordi" nei minuti in cui erano clinicamente morti.
Categoria: Società: vita dopo la morte
La vita oltre la vita
Il viaggio dell'anima
La possibilità che la vita si estenda oltre l'ultimo respiro è una materia che è stata trattata ampiamente, spesso giudicata con aperto scetticismo.
Le esperienze riportate dalle persone così fortunate da poterle raccontare sono state generalmente etichettate come allucinazioni dovute alla grave condizione psicofisica.
È di questi giorni però la pubblicazione di uno studio inglese che comproverebbe il mantenimento di un certo grado di coscienza da parte di persone in arresto cardiaco.
L'Università di Southampton, infatti, ha affrontato in modo scientifico la possibilità scoprendo che una qualche forma di "consapevolezza" può continuare anche dopo che il cervello ha cessato di funzionare del tutto.
Come scrive il Corriere.it, per quattro anni i ricercatori della Southampton University hanno esaminato i casi di 2.060 persone, tutte vittime di arresto cardiaco, in 15 ospedali sparsi tra la Gran Bretagna, gli Stati Uniti e l'Austria.
Secondo i dati in possesso degli studiosi inglesi, circa il 40 per cento dei sopravvissuti ha descritto esperienze coscienti provate mentre il loro cuore aveva smesso di battere. In cifre, dei 330 scampati alla morte 140 hanno raccontato di essere rimasti parzialmente coscienti durante la rianimazione.
Singolare il caso di un assistente sociale cinquantasettenne di Southampton che ha raccontato di avere lasciato il proprio corpo e di avere assistito alle procedure di rianimazione dello staff medico da un angolo della stanza nella quale era ricoverato.
L'uomo, benché il suo cuore si fosse fermato per tre minuti, ha raccontato nei dettagli le azioni dei medici e degli infermieri e ha ricordato anche i suoni delle apparecchiature mediche. Il particolare che ha attirato l'attenzione dei ricercatori è stato che l'uomo ricordava i beep emessi da un particolare apparecchio, programmato per emettere segnali sonori ogni tre minuti.
«Quell'uomo ha descritto tutto quello che è avvenuto in quella stanza, ma la cosa più importante è che si è ricordato di aver udito due beep. Questo ci permette di comprendere quanto è durata la sua esperienza», ha dichiarato Sam Parnia, direttore della ricerca.
Le altre testimonianze tendono a essere piuttosto uniformi nel loro contenuto. Un paziente su cinque ha sperimentato un inusuale senso di pace e circa un terzo dei 330 sopravvissuti ha assistito a un rallentamento o a una accelerazione del tempo.
Alcuni hanno rammentato una forte luce simile a un flash o a un sole splendente, mentre altri hanno raccontato di una sensazione di paura di affogare e venire trascinati in acque profonde. Infine, il 13 per cento di coloro che sono stati rianimati ha ricordato delle esperienze extracorporee e un aumento delle percezioni sensoriali.
I risultati sono stati pubblicati anche sul giornale Resuscitation ed è una delle prime volte che un'università pubblica effettua uno studio di questo tipo.
Sam Parnia è uno specialista in anestesia e rianimazione, attualmente primario del reparto di Terapia intensiva e direttore del dipartimento di ricerca sulla Rianimazione presso la Scuola di Medicina della Stony Brook University di New York. È considerato uno dei massimi esperti mondiali nel campo della morte, del rapporto mente-cervello e delle esperienze ai confini della morte.
Dal 2008 Parnia fa parte del progetto AWARE, uno studio internazionale promosso da Human Consciousness Project al quale hanno aderito venticinque ospedali tra Europa e Nord America. Lo scopo del progetto è quello di verificare se le percezioni riportate da pazienti che hanno superato un arresto cardiaco possono essere provate.
La fisica quantistica potrebbe spiegare l'esistenza dell'anima. La Teoria Quantistica della Coscienza
Ecco l'onda di luce che attraversa l'organismo al momento della morte
La fisica quantistica dimostra che la vita continua dopo la morte
Ecco i nove passi della fenomenologia delle esperienze ai confini della morte (NDE)
Un bambino con ricordi dettagliati della vita precedente: fatti verificati!
La più antica "Esperienza di quasi morte" mai documentata
Il parere di un importante chirurgo: nelle esperienze di pre-morte c'è la prova del distacco anima-corpo.

Ecco che cosa c'è dopo la morte
La vita oltre la vita
La teoria di un famosissimo scienziato prova a spiegare come la vita va avanti per sempre. Tramite la nostra coscienza. Vi è un libro dal titolo abbastanza
complesso: "Biocentrism: How Life and Consciousness Are the Keys to Understanding the Nature of the Universe" che sta avendo un notevole successo su Internet. Il concetto di fondo prova a spiegare come la vita non finisce quando il nostro corpo muore, ma invece può andare avanti per sempre. Tramite la nostra coscienza. L'autore di questa pubblicazione, il dottor Robert Lanza, è stato votato come il terzo miglior scienziato in vita dal New York Times, stando a quanto riportato su Spirit Science and Metaphysics. Lanza, esperto in medicina rigenerativa e direttore del Advanced Cell Technology Company negli Stati Uniti, è anche conosciuto per la sua approfondita ricerca sulle cellule staminali e per l'aver clonato diverse specie di animali in via d'estinzione. Ma da un po' di tempo ha deciso di dedicarsi anche alla fisica, meccanica quantistica e astrofisica. Questa miscela esplosiva di conoscenze ha dato vita ad una sua nuova teoria, quella del biocentrismo.

Teoria del Biocentrismo
Teoria del Biocentrismo
La Teoria del Biocentrismo insegna che la vita e la coscienza sono fondamentali per l'universo e praticamente è la coscienza stessa che crea l'universo materiale in cui viviamo e non il contrario. Prendendo la struttura dell'universo, le sue leggi, forze e costanti, queste sembrano essere ottimizzate per la vita, il che implica che l'intelligenza esisteva prima alla materia. Lanza sostiene inoltre che spazio e tempo non siano oggetti o cose, ma piuttosto strumenti della nostra comprensione: "portiamo lo spazio e il tempo in giro con noi, come le tartarughe con i propri gusci". Nel senso che quando il guscio si stacca (spazio e tempo), noi esistiamo ancora. La teoria implica che la morte della coscienza semplicemente non esista. Esiste solo sotto forma di pensiero, perché le persone si identificano con il loro corpo credendo che questo prima o poi morirà e che la coscienza a sua volta scomparirà. Se il corpo genera coscienza, allora questa muore quando il corpo muore, ma se invece il corpo la riceve nello stesso modo in cui un decoder riceve dei segnali satellitari, allora questo vuol dire non finirà con la morte fisica. In realtà, la coscienza esiste al di fuori dei vincoli di tempo e spazio. È in grado di essere ovunque: nel corpo umano e fuori da esso. Lanza ritiene inoltre che universi multipli possano esistere simultaneamente. In un universo, il corpo può essere morto mentre in un altro può continuare ad esistere, assorbendo la coscienza che migra in questo universo. Ciò significa che una persona morta, durante il viaggio attraverso un tunnel non finisce all'inferno o in paradiso, ma in un mondo simile, a lui o a lei, una volta abitato, ma questa volta vivo. E così via, all'infinito. Senza ricorrere a ideologie religiose lo scienziato cerca quindi di spiegare la coscienza quantistica con esperienze precedenti alla morte, proiezione astrale, esperienze fuori del corpo e anche reincarnazione. Secondo la sua teoria, l'energia della coscienza a un certo punto viene riciclata in un corpo diverso e nel frattempo esiste al di fuori del corpo fisico ad un altro livello di realtà e forse, anche, in un altro universo.
Fonte: wallstreetitalia.com
Tratto da EcPlanet
L'Anima Esiste
La fisica Quantistica lo dimostra
Esiste l'anima? Fino a qualche decennio fa, questa domanda era lecita
solo nell'ambito di una riflessione teologica. Oggi, invece, entra a pieno
diritto nelle domande fondamentali della fisica teorica. Henry P. Stapp, fisico
teorico presso la
University of California-Berkeley, non vuole dimostrare
l'esistenza dell'anima, ma che essa si inserisce all'interno delle leggi della
fisica.
Quando parliamo di anima, siamo nel campo della metafisica o della fisica?
Prima dell'avvento della "fisica quantistica", tutto ciò che travalicava i confini del visibile, era tema di ricerca della metafisica, ovvero quella disciplina che indaga sulle cose "al di là" della fisica.
Oggi, invece, all'indomani della scoperta del bizzarro mondo dei quanti, ciò che non è visibile e che non è determinabile è diventato oggetto di studio della fisica.
Più recentemente, alcuni studiosi hanno cominciato a inquadrare pionieristicamente questioni come la coscienza umana, l'immortalità dell'anima e la vita dopo la morte, come oggetti di studio all'interno della fisica teorica.
Tra questi c'è Henry P. Stapp, fisico teorico presso la University of California-Berkeley che ha lavorato con alcuni padri fondatori della meccanica quantistica, secondo il quale avere fede nell'anima non è ascientifico.
Con la parola "anima", lo scienziato si riferisce ad una dimensione della persona umana indipendente dal cervello o dal resto del corpo che può sopravvivere alla morte. "I forti dubbi circa la sopravvivenza della personalità oltre la morte, basate esclusivamente con la convinzione che sia incompatibile con le leggi della fisica, sono infondati", scrive Stapp nell'articolo "Compatibility of Contemporary Physical Theory With Personality Survival".
Stapp ha collaborato alla stesura dell'Interpretazione di Copenaghen della meccanica quantistica, l'interpretazione della meccanica quantistica maggiormente condivisa fra gli studiosi. Essa si ispira fondamentalmente ai lavori svolti nella capitale danese da Niels Bohr e da Werner Karl Heisenberg attorno al 1927, ricevendo una formulazione meglio definita a partire dagli anni cinquanta.
Stapp spiega che i fondatori della teoria quantistica sostanzialmente hanno costretto gli scienziati a dividere il mondo in due parti: al di sopra del taglio, vi è la matematica classica con la quale è possibile descrivere i processi fisici empiricamente osservati; sotto il taglio, vi è la matematica quantistica che descrive un regno completamente al di fuori del determinismo fisico.
"In generale, si è compreso che lo stato evoluto del sistema sotto il taglio non può essere abbinato a nessuna descrizione classica delle proprietà visibili all'osservatore", scrive Stapp. Dunque, come fanno gli scienziati ad osservare l'invisibile? Scelgono particolari proprietà del sistema quantistico, sviluppando un modello per vedere i suoi effetti sui processi fisici "sopra il taglio".
La chiave è la scelta dello sperimentatore. Il problema è che quando si lavora su un sistema quantistico, la scelta dell'osservatore ha dimostrato di influenzare l'andamento, con effetti visibili nel sistema al di sopra del taglio.
Stapp cita l'analogia pensata da Bohr per spiegare la curiosa interazione tra lo scienziato e i risultati del suo esperimento: "È come un cieco con un bastone: quando il bastone viene tenuto debolmente, il confine tra la persona e il mondo corrisponde al divario tra la mano e il bastone; ma se il bastone viene tenuto saldamente, esso diviene parte del soggetto: la persona sente che egli stesso può estendersi fino alla punta del bastone".
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La fisica quantistica dimostra che la vita continua dopo la morte
Dunque, il mondo fisico e il mondo mentale sono collegati in modo dinamico. La spiegazione quantistica su come la mente e il cervello possono essere separati, ma collegati con le leggi della fisica, "è una rivelazione benvenuta", scrive Stapp.
Essa risolve un problema che ha afflitto la scienza e la filosofia per secoli, con la scienza che vedeva la necessità di equiparare la mente con il cervello, e la filosofia-teologia, incaricatasi di considerare la mente come qualcosa di indipendente dal cervello.
La Teoria fisica classica può solo eludere il problema, e i fisici classici possono solo lavorare per etichettare questa intuizione come un prodotto della confusione umana. La scienza, continua Stapp, dovrebbe invece riconoscere gli effetti della coscienza come un problema fisico.
Inoltre, tale prospettiva, secondo Stapp è indispensabile a conservare la moralità umana, spiegando alle persone di essere qualcosa di più che semplici macchine fatte di sangue e carne. In un altro articolo, intitolato "Attention, Intention, and Will in Quantum Physics", Stapp scriveva:
"È opinione ormai ampiamente diffusa nelle persone la visione scientifica secondo la quale ogni essere umano è fondamentalmente un robot meccanico, prospettiva che rischia di avere un impatto significativo e corrosivo sul tessuto morale della società".
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La vita oltre la vita
La Fisica Quantistica lo dimostra
Nell'epoca contemporanea, intrisa di
scientismo e materialismo, la maggior parte degli scienziati ritiene che il
concetto di vita ultraterrena o è una sciocchezza, oppure, se realmente
esistesse, è completamente indimostrabile. Eppure, un ricercatore afferma che
la fisica quantistica è in grado di fornire prove certe dell'esistenza
dell'aldilà.
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La vita oltre la morte
La Fisica Quantistica lo dimostra
Perchè la morte fa così paura? Certamente perchè è l'oblio a sconvolgere la nostra coscienza e a smuovere la paura primordiale della morte.
L'uomo vuole vivere, sente se stesso come un essere fatto per la vita e il rischio di essere consegnato al non-essere perpetuo è fonte di una profonda angoscia esistenziale.
Se da una parte le religioni, sapienze antiche, prospettano la certa continuazione della vita nell'aldilà, fornendo una straordinaria mitigazione della paura della morte e un sostanziale significato alla vita del credente, la società contemporanea tende ad esorcizzare la paura della morte o cancellandola dall'esperienza quotidiana, evitando di parlarne o di pensarvi, oppure spettacolarizzandola in fiction televisive e cinematografiche nelle quali l'eroe di turno causa la morte dei nemici come se fossero mosche.
Da qualche tempo, però, ad interessarsi al fenomeno della morte e della sua possibile funzione come passaggio verso un nuovo stato di vita c'è anche la scienza, in particolare quella disciplina definita come 'fisica quantistica', una branca della fisica che studia il comportamento delle particelle a livello atomico e subatomico.
Tra i ricercatori più appassionati della questione vi è il professor Robert Lanza, direttore scientifico presso l'Advanced Cell Technology e professore aggiunto presso la Wake Forest University School of Medicine.
Come ricercatore ha pubblicato centinaia di articoli scientifici e numerose invenzioni e ha scritto, fino ad ora, più di 30 libri, tra i quali "Principles of Tissue Engineering" (Principi di ingegneria dei tessuti) e "Essentials of Stem Cell Biology" (Fondamenti di biologia delle cellule staminali), due pubblicazioni che sono riconosciute come riferimenti definitivi in campo scientifico.
Lanza sostiene la teoria del Biocentrismo, secondo la quale la morte come noi la conosciamo non sarebbe altro che un'illusione generata dalla nostra coscienza. "Ci hanno insegnato a pensare che la vita sia solo l'attività generata dalla combinazione del carbonio e di una miscela di molecole, che vivremo per un certo tempo e che poi finiremo per marcire sottoterra", scrive Lanza sul suo sito web. "In effetti, noi crediamo nella morte perchè ci è stato insegnato che moriremo, o più specificamente, ci hanno insegnato che la nostra coscienza è un fenomeno associato al nostro organismo e che questa morirà con esso".
La sua Teoria del Biocentrismo, però, afferma che la morte non può essere l'evento terminale che pensiamo che sia. Il Biocentrismo si attesta come la teoria del tutto e mette la vita al centro e all'essenza dell'attività dell'Universo. Lanza spiega che la vita e la biologia sono il centro dell'esistenza. Anzi, è la vita stessa a creare l'Universo e non il contrario.
Ciò significa che è la coscienza della persona a determinare la forma e la dimensione degli oggetti nell'Universo. La filosofia realista di provenienza greca ha sempre affermato che la realtà esiste di per sé, a prescindere dall'esistenza dell'osservatore.
La fisica quantistica, invece, ha scoperto che l'osservatore è determinante nella formazione della realtà. In effetti, la realtà che noi percepiamo con i nostri sensi è l'incontro tra il 'funzionamento di base dell'Universo', che potenzialmente può assumere infinite forme, e la 'presenza dell'osservatore', che ne determina con la sua coscienza la forma.
Praticamente, la realtà è come la pensiamo! Lanza fa un esempio sul modo in cui percepiamo la realtà intorno a noi: una persona percepisce il cielo come di un certo colore, e gli viene insegnato che quel colore si chiama 'blu'. Ma le cellule del cervello di un'altra persona potrebbero percepire un colore diverso, che chiamerebbe sempre blu, ma che potrebbe corrispondere al mio 'verde'.
Lanza pone questo postulato alla base della sua teoria: tutto ciò che percepisci del mondo non può esistere senza la tua coscienza: la nostra coscienza è alla base della realtà. Ponendo questo postulato nell'osservazione più generale dell'Universo, significa che lo spazio e il tempo non si comportano in maniera "dura" e "veloce" come ci sembra di percepire. In sintesi, essi non esistono di per sé fuori di noi, ma sono un prodotto della nostra coscienza!

La vita oltre la vita
L'Aldilà esiste
La neuroscienza e le esperienze di pre-morte
Gli scettici spesso attribuiscono le profonde esperienze fuori dal corpo riportate da persone in stato di morte clinica a fattori fisiologici e psicologici. Rober Mays, che ha studiato le esperienze di pre-morte (NDE) per circa 30 anni, ha esaminato alcuni di questi fattori durante una conferenza tenuta presso l'International Association for Near-Death Studies (IANDS) di Newport Beach, California.
Sono molti i casi di persone che in stato di morte clinica, a seguito di un incidente o di un arresto cardiaco, al risveglio riportano esperienze note al grande pubblico come Near-Death Experience (esperienze di pre-morte o quasi-morte).
Solitamente, i ricercatori tendono ad attribuire queste visioni a fattori psicologici o fisiologici, dovuti all'ipossia, ovvero privazione di ossigeno, o ad uno stato cerebrale simile al sogno REM.
Queste le cause che farebbero ricordare al risveglio scene dell'aldilà, interazione con parenti defunti, revisione di vita e altro.
Tuttavia, le esperienze di pre-morte riportate dai pazienti divergono notevolmente da quelle sperimentate in condizione di ipossia o di sonno REM. "I pazienti riferiscono quasi sempre di aver vissuto un'esperienza iper-reale, che eclissa di gran lunga il nostro ordinario, certi di trovarsi nella loro vera casa, permeata di amore condizionato, e senza più aver paura di morire", riporta Robert Mays, studioso di casi di NDE da oltre trent'anni.
"Questi aspetti caratteristici semplicemente non sono presenti nell'ipossia, nello stato REM, e così via", continua Mays.
I ricercatori dell'Università di Liegi, Belgio, hanno voluto esaminare altri aspetti fisiologici. Si sono chiesti se le persone che hanno avuto esperienze simili alle NDE in situazioni di non-pericolo di vita (come il sonno, la meditazione o lo svenimento), avrebbero descritto gli stessi sentimenti delle persone che hanno sperimentato l'NDE durante situazioni di pericolo di vita, come l'arresto cardiaco.
Come riporta The Epoch Times, lo studio comparato sembra dimostrare che le persone, in entrambe le situazioni di pericolo e non, descrivono le loro esperienze nello stesso modo in termini di contenuto e di intensità. "Sembra che ci sia una coerenza e comunanza dell'esperienza, indipendentemente dai fattori fisiologici", riassume Mays.
Ampliando lo sguardo, Mays ha sottolineato la mancanza di prove su una connessione tra mente e cervello. Se fosse dimostrato che la mente è un frutto dell'attività del cervello, allora l'idea che le NDE sono semplici eventi cerebrali sarebbe vera.
Eppure, un "centro del sè" non è stato trovato nel cervello, dice Mays. Elencando quelli che lui chiama gli "enigmi della coscienza", il ricercatore ha evidenziato come la personalità sia in grado di coordinare diverse regioni del cervello.
Ad esempio, nonostante la presenza di una disfunzione cerebrale grave, una mente unitaria e coerente è comunque in grado di esistere. Se la coscienza fosse così dipendente dal cervello, ci si aspetterebbe che un cervello danneggiato frammenti la coscienza centrale della persona.
Mays ha parlato di un fenomeno chiamato "lucidità terminale", durante il quale le persone con cervelli disfunzionali (compresi i malati di Alzheimer), poco prima di morire cominciano improvvisamente recuperare la struttura razionale del pensiero e i loro ricordi.
Questo fenomeno, secondo Mays, può mostrare che la coscienza centrale della persona non viene compromessa quando il cervello è danneggiato, esistendo in maniera quasi indipendente.
Mays è convinto che le neuroscienze potrebbero trarre grandi vantaggi da uno studio più approfondito della NDE. Ad esempio, se si dimostrasse definitivamente che la coscienza è in grado di operare al di fuori del cervello, la si potrebbe utilizzare per trattare alcuni danni cerebrali.
Mays vorrebbe poter avere accesso ad attrezzature adeguate, collaborando con i neuroscienziati per verificare come la mente possa interfacciarsi fisicamente con i neuroni. Ciò potrebbe essere realizzato studiato i neuroni coltivati in vitro.
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Teoria Quantica
Esistenza dell'Anima
L'esperimento della doppia fenditura
Nella presentazione della sua teoria biocentrica, Lanza ha citato il famosoesperimento della doppia fenditura, a fondamento delle sue affermazioni. L'esperimento ha mostrato che quando un osservatore guarda passare una particella attraverso due fenditure poste in una barriera, la particella si comporta come un proiettile, passando attraverso una delle due fenditure. Tuttavia, se l'osservatore smette di guardare la particella, questa inizia a comportarsi come un'onda, riuscendo a passare attraverso entrambe le fenditure nello stesso tempo.
Questo significa che la materia e l'energia possono presentare le caratteristiche sia delle onde che delle particelle e che il loro comportamento dipende dalla percezione e dalla coscienza di un osservatore.
La fisica quantistica sembra confermare le teorie dei filosofi idealisti, i quali hanno sempre pensato che la realtà fosse un prodotto della mente dell'uomo. Una volta che spazio e tempo vengono accettati come costrutti della nostra mente, significa che la morte, e l'idea di mortalità, sono anch'esse un fenomeno legato all'esperienza sensoriale della nostra coscienza. Con la morte del nostro organismo, la nostra coscienza entra in una condizione dove non esistono pi confini spaziali e temporali: l'eternità!
Secondo Lanza, la vita è un'avventura che trascende il nostro modo ordinario di pensare. Quando moriamo, non entriamo nel mondo caotico del non-essere, ma torniamo alla matrice fondamentale dell'Universo: "con la morte, la nostra vita diventa un fiore perenne che torna a vivere nel multiverso", il luogo delle possibilità infinite. Se non sapessimo che si tratta di uno scienziato, penseremmo di ascoltare un uomo di religione.
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La Teoria della Coscienza Quantica spiega l'esistenza dell'anima
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Anima e Universo
Anima struttura vitale dell'Universo
L'anima come struttura fondamentale dell'Universo
Ma Robert Lanza non è l'unico scienziato a ritenere che la fisica quantistica giustifichi l'esistenza della vita eterna. Un medico americano, il dottor Stuart Hameroff, e un fisico quantistico inglese di fama mondiale, Sir Roger Penrose, hanno sviluppato una teoria che potrebbe dimostrare definitivamente l'esistenza dell'anima.
Secondo la Teoria Quantistica della Coscienza elaborata dai due scienziati, le nostre anime sarebbero inserite in microstrutture chiamate "microtubuli", contenute all'interno delle nostre cellule cerebrali.
La loro idea nasce dal considerare il nostro cervello come una sorta di "computer biologico", equipaggiato con una rete di informazione sinaptica composta da più di 100 miliardi di neuroni . Essi sostengono che la nostra esperienza di coscienza è il risultato dell'interazione tra le informazioni quantiche e i microtubuli, un processo che i due hanno definito"Orch-OR" (Orchestrated Objective Reduction). Con la morte corporea i microtubuli perdono il loro stato quantico, ma le informazioni in essi contenute non vengono distrutte.
In parole povere, la coscienza non muore, ma torna alla sua sorgente. "Quando il cuore smette di battere e il sangue non scorre più, i microtubuli smettono di funzionare perdendo il loro stato quantico", spiega il dottor Hameroff, professore emerito presso il Dipartimento di Anestesiologia e Psicologia e direttore del Centro di Studi sulla Coscienza presso l'Università dell'Arizona.
"L'informazione quantistica contenuta nei microtubuli non è distrutta, non può essere distrutta, ma viene riconsegnata al cosmo. Quando un paziente torna a vivere dopo una breve esperienza di morte, l'informazione quantistica torna a legarsi ai microtubuli, facendo sperimentare alla persona i famosi casi di premorte".
La grande portata di questa teoria è evidente: la coscienza umana, così intesa, non è il semplice prodotto che emerge da un processo biologico, né si esaurisce nell'interazione tra i neuroni del nostro cervello, ma è un informazione quantistica in grado di esistere al di fuori del corpo a tempo indeterminato.
Certamente la prospettiva è entusiasmante, dato che queste teorie sono in grado di dare un senso alla morte. Ma la domanda che sorge conseguentemente allora è questa: qual è lo scopo dell'esperienza che facciamo nello spazio e nel tempo qui sulla Terra?
L'Esistenza dell'Anima
Teoria quantistica della coscienza

La Fisica Quantistica potrebbe spiegare l'Esistenza dell'Anima. Teoria quantistica della coscienza (I^ Parte)
Una teoria rivoluzionaria sostiene che l'anima umana è una delle strutture fondamentali dell'Universo e che la sua esistenza è dimostrabile grazie al funzionamento delle leggi della fisica quantistica. Con la morte fisica, le informazioni quantistiche che formano l'anima non vengono distrutte, ma lasciano il sistema nervoso per essere riconsegnate all'Universo.
Continua.........
L'Esistenza dell'Anima
Teoria Quantistica

2^ PARTE
Un medico e un fisico quantistico di fama mondiale, l'americano dott.Stuart Hameroff e l'inglese SirRoger Penrose, hanno sviluppato una teoria che potrebbe dimostrare definitivamente l'esistenza dell'anima.
Leggi anche: Racconta la sua esperienza nell'aldilà dopo essere morto per un ora
Continua.........
L'Esistenza dell'Anima
Teoria Quantistica

3^ PARTE
Secondo la Teoria Quantistica della Coscienza elaborata dai due scienziati, le nostre anime sarebbero inserite all'interno di microstrutture chiamate "microtubuli", contenute all'interno delle nostre cellule cerebrali.
La loro idea nasce dal considerare il nostro cervello come una sorta di "computer biologico", equipaggiato con una rete di informazione sinaptica composta da più di 100 miliardi di neuroni.
Continua.........
L'Esistenza dell'Anima
Teoria Quantistica

4^ PARTE
Essi sostengono che la nostra esperienza di coscienza è il risultato dell'interazione tra le informazioni quantiche e i microtubuli, un processo che i due hanno definito "Orch-OR" (Orchestrated Objective Reduction).
Con la morte corporea, i microtubuli perdono il loro stato quantico, ma le informazioni in essi contenute non vengono distrutte. In parole povere, più legate ad un linguaggio tradizionale, l'anima non muore, ma torna alla sua sorgente.
Continua.........
L'Esistenza dell'Anima
Teoria Quantistica
5^ PARTE
"Quando il cuore smette di battere e il sangue non scorre più, i microtubuli smettono di funzionare perdendo il loro stato quantico", spiega il dott. Hameroff, professore emerito presso il Dipartimento di Anestesiologia e Psicologia e direttore del Centro di Studi sulla Coscienza presso l'Università dell'Arizona.
Continua..........
L'esistenza dell'Anima
Teoria Quantistica

6^ PARTE
La fisica quantistica dimostra che la vita continua dopo la morte
"L'informazione quantistica all'interno dei microtubuli non è distrutta, non può essere distrutta, ma viene riconsegnata al cosmo. Quando un paziente torna a vivere dopo una breve esperienza di morte, l'informazione quantistica torna a legarsi ai microtubuli, facendo sperimentare alla persona i famosi casi di premorte", spiega Hameroff al Daily Mail.
Continua.........
L'Esistenza dell'Anima
Teoria Quantistica

7^ PARTE
La grande portata di questa teoria è evidente: la coscienza umana, così intesa non si esaurisce nell'interazione tra i neuroni del nostro cervello, ma è un informazione quantistica in grado di esistere al di fuori del corpo a tempo indeterminato. Si tratta di quella che per secoli le religioni hanno definito "anima".
Questa teoria scientifica si avvicina molto alla concezione religiosa orientale dell'anima.
Continua.........
L'Esistenza dell'Anima
Teoria Quantistica

8^ PARTE
Secondo il credo buddista e induista, l'anima è parte integrante dell'Universo ed esiste al di fuori del tempo e dello spazio. L'esperienza corporea (o anche terrena, materiale), non sarebbe altro che una fase dell'evoluzione spirituale della coscienza umana.
Continua.........
L'Esistenza dell'Anima
Teoria Quantistica
9^ PARTE
Ma anche le religioni del libro, quali l'Ebraismo, il Cristianesimo e l'Islam, insegnano l'immortalità dell'anima. Chissà che questa teoria non possa aprire una nuova stagione di confronto positivo tra la ragione e la fede, la religione e la scienza.
Categoria: Ricerca Scientifica, Società ' Tags: antropologia, fisica quantistica, teologia, vita dopo la morte
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Racconta la sua esperienza nell'aldilà dopo essere morto per un'ora


Anima e Religione
Immortalità dell'Anima

Cristianesimo e Anima
L'Anima immortale per il Cristianesimo
'BASHAR' = 'sarx' = 'soma' (N.T) = carne, corpo.Esprime l'aspetto materiale della persona considerato come sostanza percettibile e tangibile.
"Voi sbagliate tutto... (Mc. 12:27) perché avete tanti dubbi dentro di voi? (Lc. 24:38) Io sono la risurrezione e la vita. Chi crede im me, anche se muore, vivrà; anzi chi vive e crede in me non morirà mai. Credi tu questo? (Gv. 11:25) Dopo la risurrezione gli uomini... saranno come gli angeli del Cielo. (Mt. 22:30) La vita eterna è questo: conoscere te, l'unico vero Dio, e conoscere colui che tu hai mandato, Gesù Cristo. (Gv. 17:3) Io vi dichiaro: chi ascolta la mia parola e crede nel Padre che mi ha mandato ha la vita eterna... E' già passato dalla vita alla morte. (Gv. 5:24) Ve lo assicuro: chi crede ha la vita eterna. (Gv. 6:47) Quel che nessuno ha mai visto e udito, quel che nessuno ha mai immaginato, Dio lo ha preparato per quelli che lo amano.(1°Cor 2:9) Io vi dichiaro solennemente che chi ubbidisce alla mia parola non vedrà mai la morte.(Gv. 8:51)

Buddismo e Anima
L'Anima è immortale per il Buddismo
Per il Buddismo la morte è una trasformazione di energia. Il buddismo ci insegna che con la morte la vita non scompare ma si trasforma in qualcosa di più profondo e consapevole. Dopo la morte per i buddisti quindi l'uomo continua ad esistere fino a quando non si manifesteranno di nuovo le condizioni per una nuova reincarnazione nel mondo della materia.
Questo succede a tutti gli esseri viventi, a miliardi di persone, di animali, di organismi unicellulari che esistono sono esistiti e esisteranno su questo pianeta e sulle miliardi di galassie dei miliardi di universi.
Il divenire è una realtà in cui nulla si crea, nulla si distrugge, ma tutto si trasforma come ci insegna la chimica.
Dopo la morte il buddhismo crede in una reincarnazione ciclica nelle diverse specie di esistenza secondo la propria legge personale del "Karma", parola traducibile con "obbligo" o "compito", ma che in realtà rappresenta l'essenza prima di causa/effetto di ogni anima. L'obbiettivo esistenziale è azzerare il Karma, se non ci si riesce in questa vita ci si rincarna seguendo le leggi del livello di Karma più appropriate a quel tipo di anima. Anche per il buddhismo esiste un inferno ed un paradiso (molti inferni e molti piani paradisiaci). Se l'uomo è stato particolarmente cattivo, dopo la morte fisica, l'attendono pene infernali di lunga o media durata, mentre le buone azioni in vita sono premiate con la dimora in un mondo divino. Tuttavia il piacevole soggiorno nei piani divini non è per l'eternità, la liberazione finale dalle sofferenze e dalle passioni è garantita solo dal raggiungimento della completa illuminazione chiamata Nirvana.
Per il Buddhismo la vita di ogni essere
vivente quindi è eterna, perché eterna è
l'anima che fa vivere tutti i corpi fisici legati alla materia. La stessa anima
inoltre fa parte dell'intero universo che esiste eternamente e come tale anche
essa ha le stesse caratteristiche esistenziali. Sulla base di questa
ragione nascita e morte sono in
realtà momenti del processo di rinnovamento universale che
fanno parte di un ciclo naturale ininterrotto.
Eloquente metafora per intuire cosa accade per il buddista quando un essere vivente muore si può avere paragonando l'intero universo fisico/non fisico ad un mare; l'onda che si vede in superficie è semplicemente il prodotto dell'energia di un movimento ondoso invisibile che esiste nelle profondità dello stesso, quindi l'onda, il movimento "visibile" deriva da un'onda, da un movimento "invisibile". L'energia cinetica che ha generato l'onda visibile, dopo un certo tempo, si dissolverà e così l'onda visibile si mescolerà nuovamente alle profonde onde invisibili dell'oceano. Al momento della morte la vita non si dirige fisicamente in nessun luogo poiché è già parte dell'universo/mare. Sebbene la nostra forma fisica muoia e la nostra coscienza legata al corpo venga meno, l'entità della nostra vita continua ad esistere nella vita eterna dell'universo/mare da dove deriva e da dove è nata, proprio come il moto ondoso prosegue, invisibile, nell'oceano, quando un'onda scompare dalla sua superficie.
Per il Buddhismo tutti gli esseri viventi superiori, inferiori ed anche gli Dei, non sfuggono alla suprema legge dell'universo della morte e alla possibilità di reincarnarsi in un essere direttamente inferiore o superiore allo stato della loro ultima incarnazione. Gli uomini sono, per cosi dire, avvantaggiati e risiedendo in un piano fisico particolarmente vicino al dolore ed alla sofferenza possono sperare di prendere coscienza più facilmente e di ottenere l'illuminazione unica e definitiva che ponga fine al ciclo delle rinascite.
L'obiettivo dell'uomo che segue il cammino di salvezza del Buddha è il raggiungimento della condizione suprema del Nirvana; l'estinzione in vita terrena di ogni desiderio e la libertà da ogni forma di condizionamento materiale e psicologico.Ottenuta questa illuminazione interiore il saggio si disfa del carico del Karma che lo lega al corpo materiale preparando la strada alla liberazione definitiva; l'unione al Tutto, l'unione a Dio.
"Per innumerevoli vite ho vagato
cercando invano il costruttore di questa casa.
Doloroso invero è continuare a rinascere.
Oh, costruttore! Ora ti ho trovato.
Non costruirai più questa casa. Tutte le tue assi sono rotte,
La trave di colmo è spezzata.
La mia mente ha raggiunto la libertà suprema
Estinto è ogni desiderio".
(Buddha)
ANIMA E RELIGIONI
Immortalità dell'Anima

Induismo e anima
Immortalità dell'Anima
L'induista crede nella vita che prosegue dopo la morte. Il corpo è considerato un semplice involucro materiale temporaneo. Quando giunge il momento di lasciare la vita, l'anima o Ātman, abbandona il corpo per andare in un piano più spirituale. L'anima del defunto, se ha accumulato energie negative (Karma) attraverso i troppi peccati fatti in vita, si incarna in un nuovo corpo su questa terra o su un'altro pianeta, superiore divino o inferiore infernale. Quindi, se il Karma è negativo nei mondi infernali l'anima del defunto subisce il peso delle sue malvagie azioni. Se il Karma invece è positivo vivrà come un essere divino, o Deva, su uno dei mondi celesti fino a quando il suo Karma non sarà esaurito, allora l'anima ritornerà in un altro corpo sulla terra facendo parte di una classe spiritualmente elevata. Quando il Karma viene completamente assolto l'anima abbandona definitivamente il mondo fisico fatto di sofferenza, poiché soggetto a malattia, vecchiaia e morte, e può raggiungere la liberazione ovvero l'unione con Dio. Per realizzare questo obiettivo e spezzare il ciclo di rincarnazione di morte e rinascita l'induista deve vivere in maniera che il suo Karma non sia né negativo né positivo, ovvero agendo senza scopi egoistici, in una neutrale serenità non-duale. Così come scritto in antichi testi induisti, si insegnano vari metodi, detti Yoga, tramite i quali giungere al risultato della liberazione definitiva. E' l'individuo che sceglie il metodo seguendo le varie scuole di filosofia indiana. Per gli induisti dimostrare fede è mettere in pratica nel reale gli insegnamenti ricevuti, infatti la vita del credente deve essere vissuta in conformità con gli ideali che si seguono. L'uomo è normalmente spinto all'azione su questa terra dal desiderio, il quale nasce dal contatto del nostro corpo fisico con la realtà fisica tramite i sensi. Il desiderio è la causa che vincola l'uomo al ciclo delle rinascite. L'illuminazione induista è lo sradicamento totale di ogni concetto legato alla materialità terrena. Per l'induismo le risorse di questo mondo materiale, che si possono sfruttare per la propria illuminazione, sono insufficienti e per questo si insegna una via per la quale gli uomini, con cuore devoto, siano capaci di acquistare lo stato di liberazione suprema per mezzo dei propri sforzi a prescindere dall'ambiente in cui si vive. E' fondamentale per l'induismo che i modi per raggiungere la salvezza eterna sono molteplici e non dipendono unicamente dall'adorazione di una determinata divinità anziché un'altra; il credente accetta di far parte di un ritmo ciclico nell'esistenza cosmica che alterna periodi detti "Yuga". Accetta inoltre che gli esseri viventi preesistono alla loro nascita e che, alla loro morte, rinasceranno sotto altra forma. Ci sono molti approcci diversi alla fede e tutti sono validi perché tutti hanno lo stesso fine. Il "Brahman", l'obiettivo finale di ogni fedele induista, è indescrivibile, incorporeo, infinito, trascendente ed eterno. È il principio ultimo che non ha avuto inizio, non ha una fine ed è in tutte le cose. Esso è l'origine di tutti i "Deva" (esseri celesti) e rappresenta la base del manifesto e dell'immanifesto; uno stato indifferenziato di puro etere, situato al di là di questo mondo, ma trascendente in esso. "Nessuno può distruggere l'anima eterna.Per l'anima non vi è nascita né morte. Essa è non nata, eterna, sempre esistente e primordiale. Non muore quando il corpo muore.Come una persona indossa abiti nuovi e lascia quelli usati, così l'anima si rivestedi nuovi corpi materiali, abbandonando quelli vecchi e inutili.Mai un'arma può tagliare a pezzi l'anima né il fuoco può bruciarla; l'acqua non può bagnarla né il vento inaridirla.L'anima individuale è indivisibile e insolubile; non può essere seccata né bruciata.È immortale, onnipresente, inalterabile, inamovibile, invisibile, inconcepibile, immutabile ed eternamente la stessa.Sapendo ciò non dovresti lamentarti per il corpo.Colui che dimora nel corpo non può mai essere ucciso".(Bhagavad Gita)